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Autore: vanessie    12/02/2021    1 recensioni
Katelyn e Matthew sono due amici nati e cresciuti insieme fino ai loro 19 e 18 anni. Le loro mamme sono grandi amiche, tra un nascondino e una partita ai videogames hanno condiviso il passaggio dall’infanzia alla prima adolescenza. Le confidenze, le risate e gli sguardi imbarazzati hanno preceduto dei baci veri nati per gioco. Lui aveva sempre avuto il coraggio di dirle che l’amava, lei lo aveva compreso solo più tardi, quando guardandolo nei suoi occhi color del cielo aveva avvertito delle emozioni indescrivibili. Adesso che Matt frequentava il college in America, a Kate restavano solo bei ricordi…almeno fino a quando, sette anni dopo, ormai ventiseienne e con una relazione, lo rivide, partecipando con i suoi genitori ad una grigliata a casa dei loro cari amici di famiglia. Lì in giardino i loro sguardi si incrociarono, Katelyn capì che quelle emozioni sopite si erano risvegliate. In quel cielo azzurro c’erano ancora tutte le cose belle che amava di lui…
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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INSIDE YOUR SKYBLUE EYES

 

Capitolo 27

“Codice genetico”

 

 

POV Matt       

Il primo giorno del nuovo anno. La sveglia segnava mezzogiorno e mezzo, certo ci eravamo addormentati verso le sei del mattino. Katelyn era ancora nel mondo dei sogni, la schiena nuda coperta solo dai suoi capelli lunghi. Le rimboccai le coperte, era gennaio, la temperatura era freddina. Mi alzai e raccolsi da terra il macello di vestiti, biancheria intima e scarpe che avevamo disseminato nella mia camera. Poggiai le sue cose sulla sedia della scrivania, le scarpe in un angolo, le mie cose le portai con me in bagno per metterle a lavare. Mi infilai sotto al getto della doccia perché la notte prima era stata parecchio intensa, tanto da farmi sudare. Tornai con l’accappatoio in camera, presi dei boxer puliti, una felpa con la cerniera, il pantalone di una tuta e li indossai. In quel momento mi cadde l’occhio sul comodino. Due ricordi della notte passata erano ancora lì sopra, sebbene fossero riposti nella loro carta semiaperta e poggiati su qualche strato di carta igienica. Presi tutto e andai in cucina, buttandoli nell’immondizia. Avevo voglia di caffè e di sfondarmi con qualcosa che mi saziasse. Nel frigorifero e nella dispensa trovai qualcosa per preparare dei tramezzini, mentre il caffè era sul fornello. Dio quant’era stato fantastico quell’ultimo dell’anno: festeggiare con i miei vecchi amici, con Kate, mangiare e ballare in quel locale alla moda, stare da solo con lei a casa mia. Si era davvero messa il mio abito e le stava benissimo, non avevo fatto altro che desiderare di toglierglielo. Avevamo fatto l’amore tre volte, una diversa dall’altra, una più perfetta dell’altra, non sapevo scegliere quale fosse stata la mia preferita. Sorrisi a quel mio pensiero, mentre spalmavo qualche salsa varia nei tramezzini sia per me sia per Katelyn. Avevo dedotto che fossero piaciute anche a lei…insomma almeno quanto a me. La terza volta ero stato così eccitato da tutta la situazione, dal suo modo di ansimare, dal modo in cui ci stavamo coccolando, dal fatto che mi avesse detto ad alta voce senza giri di parole di essere innamorata di me, che l’avevo presa così, senza alcun tipo di preoccupazione. Non ero un tipo da sesso senza precauzioni, anche perché spesso mi capitava di andare a letto con qualche tipa e la cosa finiva lì.

 

cap-27

 

“Hey, buon anno” sentii dire dalla sua voce “Ciao, buon anno a te” risposi sorridendo “Che prepari?” “Caffè e qualche tramezzino, ti vanno?” domandai “Sì” rispose sedendosi davanti a me, dal lato opposto dell’isola della cucina. Le porsi il piatto con la sua parte di tramezzini, poi versai il caffè nella tazza e glielo passai. Mangiammo in silenzio, lei si era legata i capelli in una coda e si era messa pantaloni e felpa coordinati, abiti comodi proprio come i miei. Si era struccata. Chissà a cosa pensava, era rilassata e ancora poco reattiva. Sorrise quando si accorse che la fissavo “Che c’è? Ieri sera sei tornato a casa con una tipa tutta ben sistemata e ora struccata non mi riconosci?” scherzò “Non direi, per me sei bellissima così” “Non puoi pensarlo sul serio” ribattè.

 

giphy

 

“Guarda che la Kate che ho conosciuto io era senza trucco, ha cominciato a truccarsi soltanto molti anni dopo” precisai pensando a lei bambina. La lasciai mangiare in silenzio, era interessata alle news dell’ora di pranzo, la classica cronaca in cui si mostrano i vari capodanno nelle principali città del mondo, si elencano il numero di feriti per i petardi e cose simili. Accesi il telefono e risposi a qualche messaggio di buon anno da parte di amici americani. “Mi passeresti lo zucchero, amore?” mi domandò, alzai gli occhi su di lei “Come hai detto, scusa?” “Ti ho chiesto se puoi passarmi lo zucchero” ripetè, ma non era ciò che intendevo “No, no, cosa hai detto dopo?” insistei perché noi non ci eravamo mai appellati in quel modo, al massimo le era uscito un tesoro un paio di volte “Mi passeresti lo zucchero, amore?” tentò titubante. Presi la zuccheriera e gliela porsi “Wow…amore…non me lo aspettavo” dichiarai sorridendo “Non ci ho pensato, mi è uscito così” “Mi piace, è…romantico” affermai. Lei sorrise “Credo che dopo ieri notte posso permettermelo, giusto?” “Puoi chiamarmi come vuoi” dissi. Notai che al ricordo le si imporporarono le guance, ma non dissi nulla. “Non pensavo che la serata sarebbe andata proprio in quel modo, cioè mi andava, ma non credevo di esserne tanto coinvolta a quei livelli” confessò dopo aver bevuto il caffè. Le andai vicino, le presi la testa con una mano e la baciai a più riprese. “Nemmeno io pensavo che tu mi concedessi tanto” affermai “Il punto è che neppure io lo pensavo. Non mi è mai successo con nessuno” “Che cosa?” “Un bel po’ delle cose che abbiamo fatto. Di solito nelle due relazioni che ho avuto…ok mi vergogno a parlarne” concluse.

 

giphy

 

Sorrisi “Andiamo, non penso che ormai tu debba vergognarti di nulla e poi sono il tuo migliore amico, ci siamo sempre confidati” la spronai curioso “Ma non su quest’argomento” “Dai Kate” “Beh promettimi di non ridere” disse “Prometto” la rassicurai. “L’ho sempre fatto in posizioni classiche” confessò avvampando “Non è che abbiamo fatto qualcosa di strano tipo kamasutra ieri” “Beh però insomma…e poi la terza volta io…nessuno mi aveva mai…baciata là in quel modo, tranne te un sacco di anni fa e comunque non così a lungo” sussurrò, come se in casa ci fosse qualcuno oltre me. Mi trattenni per non sorridere perché glielo avevo promesso, Kate era così ingenua e bambina in certe cose. Non mi pareva una cosa così strana. “E poi devi sapere che…non so il motivo per cui lo faccio, ma sia ieri sera, sia una volta la scorsa estate, io con te ho letteralmente scordato i rischi del caso” aggiunse. “Ieri è stata colpa mia” affermai serio assumendomi la responsabilità “Ero così eccitato che quando ho capito che non volevi che continuassi in quel modo, ti ho presa senza neanche riflettere un secondo” precisai. “È colpa di entrambi” “Sei preoccupata?” domandai pensando che il problema con Kate non fosse di certo il rapporto occasionale con una sconosciuta e il rischio Aids o malattie sessualmente trasmissibili. Il problema era il rischio gravidanza ed era un grosso problema. Vivevo dall’altra parte dell’oceano, non lavoravo neppure, tolte quelle ore al pronto soccorso in cui agli specializzandi davano una miseria, visto che il guadagno era più che altro l’esperienza acquisita sul campo. Inoltre la nostra non era neanche una relazione. “Non sono preoccupatissima, insomma dovrei essere fuori dai giorni dell’ovulazione però…non ho mai permesso a nessuno di rischiare e non so perché lo concedo a te! Non sei neanche il mio ragazzo” spiegò.

 

giphy

 

Annuii, il suo discorso filava “Inoltre ormai che ci siamo Matty, tanto è la mattinata delle confessioni imbarazzanti…ho sempre avuto l’idea che mi avrebbe fatto…un certo senso” aggiunse.  “Cosa?” “Sapere che dentro di me ci sono miliardi di piccole cose viaggianti che vogliono solo annidarsi” affermò “Oh sì, gli spermatozoi” affermai “Non chiamarli così!” esclamò “Perché? Non ho mica detto qualcosa di volgare, è il loro nome scientifico” la presi in giro ridendo. Avevo capito che entrare nei dettagli la imbarazzava. “Ok gli spermatozoi” ripetè “Pensavi che ti avrebbe fatto senso avere un rapporto sessuale completo, senza qualcosa che bloccasse il contatto, giusto? È questo che vuoi dire?” continuai “Sì” “Pensavi questo e?” “Non lo so che tipo di incantesimo tu mi faccia, ma nelle due volte in cui è successo, entrambe con te, non ho avuto nessuna sensazione strana” ammise “Non ti ha fatto senso” tentai di capire “No per niente. Anzi è stato così…diverso. In positivo, capisci? Intimo e più…come dire…profondo” “Beh anche per me è stato più bello” ammisi. Lei annuì, mordendosi le labbra, assumendo un’espressione dolce “Non ho pensato a miliardi di esseri viaggianti che vogliono usurpare il mio ovulo! Li ho immaginati più come miliardi di esserini che hanno interamente il tuo codice genetico, che vagano con gli occhi azzurri in cerca di un posto caldo in cui stare” spiegò. Sorrisi “Che idea romantica” la presi in giro. Lei si alzò in piedi, avvolgendo le mani intorno alle mie spalle “Credo che sia colpa del fatto che sono innamorata” disse “Lo sono anch’io e lo sai” “Ed è per questo che ti permetto di fare qualsiasi cosa. Ed è per questo che prima mentre ero sovrappensiero ti ho detto: mi passeresti lo zucchero, amore?” “Cosa vuoi che ti dica, Katelyn? Ti amo e te lo dico da quando avevo 13 anni. La differenza è che prima di andare negli Stati Uniti ero un ragazzino di 18 anni, adesso te lo dico più consapevolmente” affermai. Ci baciammo, la strinsi a me, lei calò le mani sulla mia vita, sistemandole poi intorno alla mia schiena. Quando ci staccammo mi aiutò a riporre le stoviglie usate per quel brunch, poi ci mettemmo sul divano. Ero seduto, quasi stravaccato con le gambe aperte. Lei si era sistemata nel mezzo, con la schiena reclinata sul mio torace. Guardammo la tv approfittando della posizione per qualche bacetto, qualche carezza, qualche sguardo profondo. Restammo in quella posizione anche quando, stufi della tv, facemmo qualche partita ai videogiochi, proprio come quando eravamo ragazzini.

“Ahhhhhhhhh non posso crederci! Ho vinto di nuovo” affermò felice. In realtà avevo giocato da schifo per farla vincere entrambe le volte, insomma quella mattina mi aveva dichiarato un sacco di cose che mi frullavano ancora in testa. Avevo già avuto una storia seria, quella con Jane, per cui non era la prima volta che una ragazza diceva di amarmi o mi chiamava amore, ma ciò che sentivo per Kate era profondamente diverso. “Giochi malissimo” mi prese in giro poi aggiunse “Non ricordavo che tu fossi così tanto una schiappa” “Non sono una schiappa” mi lamentai.

 

giphy

 

“Oggi lo sei” “Non è vero” ribattei “Sei stanco per stanotte?” mi chiese assumendo un’aria dolce. Che carina era quasi preoccupata “No, ti ho solo lasciata vincere” ammisi “Cosa? Perché?” “Così” dissi lasciando cadere nel vuoto la sua domanda. Mollò il joystick, si mise a ridere iniziando a spingermi, a farmi il solletico. Le bloccai le mani sorridendo, riuscì a liberarne una e tirarmi un buffetto sul capo “Chi ti ha dato il permesso di farmi vincere?” chiese “Volevo solo essere carino” mi giustificai bloccandole nuovamente la mano. L’avevo quasi sdraiata sul divano nel tentativo di fermarla, mi allontanò con le gambe, schivai per poco un colpo alle parti basse “Che idea ti sei fatto? Mi fai vincere perché sono venuta a letto con te?” domandò facendo la finta offesa “No” “Sì” ribattè. Allentai la presa per non farle male, si alzò, mettendosi seduta “Non provare a rifarlo!” mi intimò “Non credevo che te la prendessi tanto” ammisi rispondendo al suo sorriso “Non l’ho fatto per farti un favore, l’ho fatto perché mi andava di andare a letto con un bel ragazzo attraente. Era l’ultimo dell’anno, è di buon augurio, non montarti la testa” disse per scherzare “Bastarda” risposi buttandola sul divano e imprigionandola.

 

giphy

 

Lei rise, la baciai e fui io stavolta a farle il solletico per torturarla. Era così semplice, mi bastava trattenerla con una mano, tanto non riusciva a far forza a sufficienza per liberarsi. “Basta dai” mi supplicò tra le risate “Basta lo decido io” “Non rie-sco a res-pi-rare se conti-nui a far-mi il sol-letico” singhiozzò incapace di smettere “No, è carino torturarti” “Matt smet-tila” sillabava qualsiasi parola “Non penso, dopo che anche oggi hai attentato ai miei gioielli di famiglia” scherzai pensando che mi fossi scansato appena in tempo poco prima “Co-sa vuoi per smet-te-re?” “Uhm interessante, passiamo alle trattative” giocai. La feci respirare solo un secondo “Solo perché adesso hai troppa più forza di me, non devi credere di farmi ciò che vuoi” affermò riferendosi al solletico. Ricominciai immediatamente a farglielo “Oh io dico di sì, questo non dovevi dirlo” la sfidai “Stu-pi-do” rise “Non è la parola chiave per farmi smettere” “Co-sa vuoi che di-ca?” domandò esausta “Provaci” risposi dandole tregua “Che sei intelligente, simpatico, generoso?” tentò “No, ti do un’altra possibilità prima di ricominciare” “Che sei…bravo ai videogiochi e che mi dispiace per prima quando ho detto che sei una schiappa?” “Mi dispiace, Kate…” dissi tornando a bloccarle le braccia con una sola mano per ricominciare con il solletico “No, no, no, ti prego” “Avanti riprova” “Che sei bellissimo e che puoi farmi il solletico quanto vuoi?” domandò. Scossi la testa e la torturai ancora per qualche minuto “Ok ho capito” “Avanti, dimmi” affermai “Che ti amo?” domandò. La lasciai libera, aveva trovato la frase giusta. Si mise seduta “Ah quindi era così semplice? Volevi sentirti dire che ti amo?” mi chiese “Sì” ammisi. Lei sorrise, dandomi un bacio sulla guancia “Che tenero” sussurrò, feci un’espressione lievemente imbarazzata, mi accarezzò sul capo “Te lo dico ogni volta che vuoi, amore” aggiunse. La guardai, potevo a 25 anni ridurmi come un ragazzino delle medie ogni volta che lei mi chiamava amore? Feci sfiorare la punta del naso sul suo “Credo che il nomignolo amore mi piaccia molto” confessai. Le nostre labbra si avvicinarono e il pomeriggio lo trascorremmo tra mille baci.

 

NOTE:

Eccomi qua, dopo la notte di passione il nuovo anno comincia con la necessità di chiarire un po' di cose. Entrambi sanno benissimo di essersi lasciati andare parecchio, rischio troppo alto per una non relazione vissuta a distanza enorme. Katelyn tuttavia si sente di dover ammettere una serie di cose legate al sesso, alle sue esperienze precedenti e alle sue idee, lo fa perchè nettamente coinvolta, tanto da chiamarlo amore per la prima volta mentre era sovrappensiero. Mi auguro di essere riuscita a far trasparire capitolo dopo capitolo quanto Kate sia innamorata, quanto dall'estate precedente (inizio della storia) ad ora abbia progressivamente abbandonato il suo lato razionale, lasciandosi andare alle emozioni. Grazie ancora a chi mi legge, spero che la storia vi stia piacendo 💖

Vanessie

   
 
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