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Autore: NPC_Stories    14/02/2021    2 recensioni
Una raccolta di flashfic e oneshot che attraverso una parodia quasi sempre comica di alcuni cliché letterari racconteranno frammenti di vita dei miei personaggi ricorrenti, o anche piccoli missing moments di altre storie.
Aggiornamento a random quando mi sento ispirata.
Genere: Fantasy, Parodia, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, FemSlash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Forgotten stories of the Forgotten Realms'
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1371 DR: Willfully Weak


Quattordicesimo giorno del mese di Alturiak, città di Silverymoon

Il sole era calato da pochi minuti quando la vampira schiuse l'uscio di casa sua, sbirciando fuori. I negozi stavano chiudendo, tranne il panificio notturno che rimaneva aperto per gli studenti del Collegio della Signora che avrebbero fatto le ore piccole, come sempre.
Abitare nel quartiere a sud del fiume era piacevole. Così tanti giovani. Case relativamente nuove, graziose. La sua era una delle tante casette tutte uguali nei pressi del grande polo universitario, ma alcuni anni prima l'aveva personalizzata facendo dipingere l'intonaco esterno di azzurro. Intorno all'uscio della porta aveva commissionato un mosaico di acquamarina e vetro colorato, che ricordava le correnti e i gorghi del fiume.
Non sembrava la casa di una vampira. Sembrava solo la casa di una persona benestante. A Erika piaceva molto, la faceva sentire parte della società, come se fosse viva.
Naturalmente non lo era. Quella notte ne era più consapevole che mai.

"Bert" salutò, all'indirizzo del chierico che stazionava su una panchina appena fuori da casa sua.
"Fratello Alectus" la corresse lui. "Fratello Bert era il mio predecessore."
Erika sollevò un sopracciglio. "Uh. Da quando?"
"L'ho sostituito cinque anni fa" le fece notare.
"Mh" Erika si strinse nelle spalle, dedicando alla faccenda una brevissima riflessione. "Nah, non intendo memorizzare questa cosa. Andiamo, Bert. Ho da fare."

La vampira e il chierico camminarono in silenzio per un paio di minuti. Lui restava sempre tre passi dietro di lei, ma Erika sapeva che l'uomo non la perdeva di vista un attimo. Era il suo compromesso con la città di Silverymoon[1]: poteva restare, poteva esistere, finché non faceva del male a nessuno e accettava di essere costantemente sotto l'occhio vigile di un sacerdote. Il delicato compito di gestire la sua libertà vigilata era stato affidato al clero di Deneir, il dio della conoscenza. Era stata una buona scelta, equilibrata: Deneir era un dio buono, i suoi chierici non le avrebbero consentito nemmeno mezzo passo falso, ma allo stesso tempo non erano fanatici e la loro continua ricerca della conoscenza li rendeva persone… abbastanza di mente aperta, per quanto potessero esserlo i preti di un dio buono.
Erika li detestava tutti, ma riusciva a sopportarli. Insomma, quantomeno non erano sacerdoti di Lathander. Quelli non le avrebbero mai consentito di esistere. Era stata lady Alustriel, all'epoca Alta Maga della città, a decidere per il culto di Deneir, e perfino la vampira doveva riconoscere che fosse una scelta valida.
"Dove andiamo?" Le chiese 'Bert'.
"È la tua professione di sacerdote di Deneir che ti spinge a fare domande tutto il tempo?"
"È la mia professione di tuo guardiano" puntualizzò lui. "Se ti faccio una domanda, hai l'obbligo di rispondermi."
Erika si disturbò a prendere fiato solo per poter sbuffare.
"Bert era più simpatico."
"Non credo. Hai spedito una lettera a sua moglie fingendoti la sua amante e per poco questo non ha sfasciato la sua famiglia. Credo che Bert non ti piacesse affatto."
"Ah" Erika ci pensò un attimo. "Allora quello prima di lui."
"Dove andiamo?" Tornò alla carica il chierico.
"Da Terrence. Sento la sua mancanza."
Non era del tutto una bugia. Sentiva davvero la mancanza del suo ragazzo, perché i vampiri amano in modo morboso. Ma non era nemmeno l'unica ragione.

La stanza di Terrence era un altro dei pochi posti in cui Erika riusciva a godere di un po' di privacy, senza chierici impiccioni fra le scatole. Nonostante la loro dedizione alla conoscenza, nemmeno i preti di Deneir ci tenevano a spiare le sue pratiche amatorie.
Entrò senza dire una parola e si buttò sul letto proprio accanto a lui.
Terrence era impegnato a cercare di centrare un bicchiere lanciando piccole palline di carta. Il bicchiere era sulla scrivania, dall'altra parte della stanza, e lui era disteso sul letto. Non aveva totalizzato molti centri finora.
"Vedo che stai studiando per l'esame di domani" disse lei a mo di saluto, prendendolo bonariamente in giro.
"All'inferno l'esame di domani. Ho scritto metà degli articoli che dovrei studiare" bofonchiò lui. "E il professore non ha assolutamente capito come interpretare il mio approccio filosofico alla trasmutazione, ma ormai ci ho rinunciato."
"Non puoi correggerlo?"
"È un articolo di vent'anni fa" mormorò il giovane, sconsolato. Si soffiò via una ciocca di capelli neri dagli occhi. "Come mai sei tornata a trovarmi così presto?"
"Non posso venire a trovare il mio ragazzo?"
"Erika…" Terrence si girò verso di lei, sollevandosi su un gomito. "Me lo diresti, se il tuo attaccamento verso di me stesse diventando di nuovo incontrollabile?"[2]
La vampira lo fulminò con un'occhiata gelida. Si alzò dal letto, fece un passo indietro e spalancò le braccia come per invitarlo a guardarla.
"Ti sembro qui per svago? Non noti nulla di diverso in me?"
Lui la fissò per un lungo momento. Non si vedeva molto mentre lei camminava, tantomeno nelle ombre della sera, per questo il prete non se n'era accorto. Ma ora che rimaneva immobile in una stanza rischiarata da un incantesimo di Luce, era piuttosto visibile: una cortina di oscurità che sembrava emanare da lei.
"Vorrei fare una battuta e chiederti se hai tagliato i capelli. Ma, sì, ora lo vedo. C'è qualcosa di nuovo in te."
Erika agitò le mani concitata, come se cercasse di dissipare quelle ombre.
"Mi sento diversa, Terry. Più il mio tempo passa, più cambio."
"Questo lo sapevamo già" considerò lui. "In passato il tuo corpo ha affrontato dei cambiamenti e li abbiamo sempre tamponati."
"Ma questa è una cosa diversa, nuova!" Insistette lei. "Sento che la mia connessione con l'Energia Negativa che mi anima è diventata più forte. Questa oscurità che mi avvolge dev'esserne l'ennesima manifestazione."
Terrence sospirò e si alzò dal letto. Andò da lei e prese le piccole fredde mani nelle sue.
"Tranquilla. Ora facciamo qualche ricerca, capiamo cos'è questa nuova cosa e poi l'affrontiamo insieme, come sempre."

Gli esperimenti di Terrence ed Erika non erano mai molto piacevoli, e talvolta chiedevano il prezzo della vita di piccoli animali usati come cavie per testare i nuovi poteri della vampira. Il giovane mago aveva una testuggine espressamente dedicata a questo compito, il suo nome era Gamera.
Gamera che, al momento, giaceva morta nel suo terrario dopo che Erika l'aveva colpita con una schicchera.
"Energia negativa" sentenziò Terrence, togliendosi un paio di occhiali troppo ingombranti per il suo viso sottile. "Avevi ragione. Ogni volta che attacchi qualcuno, rilasci energia negativa che attacca la vitalità della tua vittima."
"Bene. Magnifico! Ogni volta che invecchio divento sempre più un mostro" Erika si allontanò di scatto dal suo ragazzo e cominciò a misurare la stanza a grandi passi, portandosi dietro la sua scia di oscurità.
"Non prenderla così male" Terrence picchiettò Gamera con un dito, riavvolgendo la linea temporale della tartaruga in modo da farla tornare in vita. Si fermò solo quando Gamera gli morse il dito. "Ahia. Dannata bestiaccia. La prossima volta ti lascio morta e mi prendo un pesce rosso."
"Terrence…"
"Lo chiamerò Boris. Sarà di sicuro più intelligente di te. Metterò il tuo stupido guscio sul fondo del suo acquario, così saprà cosa succede a chi mi morde."
"Terrence!"
"Sì, sì, sei un mostro, blah blah blah. Andiamo, Erika. Non ci credi nemmeno tu a questa baggianata."
"Non… non lo so se ci credo" concesse lei. "Ma so che non voglio uccidere la gente per sbaglio. Magari la prossima volta che faremo l'amore ti graffierò senza pensarci e mi troverò un cadavere fra le braccia."
Il mago si fece una risata, dissipando le sue preoccupazioni con un cenno della mano.
"Ci vuole ben altro per uccidermi! Ma stai tranquilla, metteremo un freno al tuo problema. E anche a quella cosa dell'oscurità che ti circonda, anche se non mi dispiace l'idea che la tua bellezza rimanga celata, prima o poi qualcun altro ti noterà e io avrò un rivale."
"Ma piantala di fare il cretino!" Erika raccolse un cuscino dal suo letto e glielo tirò addosso. "Metteti al lavoro per risolvere il mio problema, visto che è colpa tua se sono così!"
Terrence rise, ma le rilanciò indietro il cuscino. "Agli ordini, mia amata! Incanterò nuovi oggetti magici per contrastare i poteri che non vuoi."
"Quanto ci vorrà? Quello stoccafisso che mi segue ovunque mi aspetta qui fuori."
"Oh, non lo so, penso almeno un anno" Terrence aprì svariati cassetti della sua scrivania e cominciò ad estrarne libri, polveri, oggetti da artigiano. In effetti era ben strano tenere cose tanto diverse in una scrivania. Mise tutto in uno zaino molto capiente. "Ma se riesco ad andare a lavorare nel mio laboratorio fuori città… avrai tutto fra un'ora."
"Sei un tesoro" Erika lo abbracciò da dietro mentre preparava il suo bagaglio. "Stai attento allo stoccafisso quando esci."
"Non preoccuparti. È te che controlla, non me. Quando sarò tornato, tu sarai di nuovo la stessa vampira di sempre."
"Evvai" biascicò lei, poco entusiasta.
Lui si girò nel suo abbraccio e le diede un bacio sul naso.
"E faremo l'amore, perché non ti vedrò da davvero troppo tempo."
"Ah, funziona così?" Erika fece un passo indietro, lasciandolo andare. "Tu mi fai dei regali e io in cambio devo venire a letto con te?" Scherzò.
"Sì, Erika, funziona così. Io sono un tipo all'antica."
"Stupido!"
Terrence fece appena in tempo a uscire dalla porta prima di sentire il tonfo leggero del cuscino che sbatteva contro il muro, mancando di poco la sua testa.



**********

Ebbene sì, è una storia di San Valentino. Più o meno.
Il trope di oggi è Willfully Weak, che credo sia auto-esplicativo.


[1] Compromesso che si è reso necessario dopo che la sua identità è stata svelata alle autorità cittadine, nella storia Secret
[2] Altro riferimento a Secret, quando il compagno di Erika è stato costretto a fare una scelta drastica a causa del morboso attaccamento della vampira
   
 
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