Epilogo
Il tritone
stringeva tra le sue mani sporche di sangue il
corpo della sua amata con gli occhi spalancati in un’ultima
espressione di
dolore e orrore allo stato puro.
L’acqua
attorno a loro si era tinta di un rosso vivo e
aveva macchiato la sua purezza cristallina con una cosa tanto oscena
come il
sangue di un’innocente. Le avvicinò la mano libera
per chiuderle gli occhi, non
riusciva a lasciarla andare, sembrava quasi che stesse dormendo, se non
fosse
per tutto quel sangue e per quello squarcio enorme nel petto che gli
rammentava
cosa aveva appena fatto.
Ayla era
già morta nel momento in cui era caduta sulla
riva, una ferita come quella non poteva essere curata, lei stava
morendo e lui
non sapeva nemmeno chi fosse da imputare per quel gesto.
L’aveva guardata
correre via mentre quel ragazzo le correva dietro e dopo qualche minuto
lei era
ritornata morente ed era crollata a riva.
Le
accarezzò la testa mentre piangeva silenziosamente,
sapeva di dover andare via per mettere al sicuro quello che era rimasto
di lei,
ma non riusciva ancora a credere a quanto fosse appena successo. Aveva
dovuto
prendere quella decisione nell’arco di pochi istanti, il suo
cuore doveva essere
estratto mentre ancora batteva o tutto sarebbe stato inutile.
Lacrime amare
solcarono il suo volto mentre stringeva la
ragazza al suo petto un’ultima volta. Quella mattina non
avrebbe mai immaginato
che l’avrebbe vista morire fra le sue braccia in
così pochi istanti. Non aveva
avuto nemmeno il tempo per dirle addio, nemmeno un ultimo bacio da
strapparle
prima che il freddo della morte venisse a reclamare il suo ultimo
respiro. Ayla
era un’anima troppo pura per quel mondo corrotto di umani, la
strinse più forte
a sé mentre silenziosamente si maledì per essere
stato così debole e non averla
strappata a quel mondo crudele quando ancora poteva farlo. Ed ormai era
troppo
tardi.
Ayla era morta,
e lui stringeva ancora fra le mani il suo
cuore caldo.
Un cuore che
ancora batteva.
Quando un cuore
cessa di battere tutto muore, il corpo e
l’anima; ma esisteva un’antica pratica magica che
consentiva di salvare
quest’ultima strappando il cuore ancora vivo al corpo ormai
distrutto. Tra le
sue mani quel grumo di sangue
continuava a battere, la sua anima poteva ancora salvarsi e anche se in
maniera
diversa, potevano ancora stare insieme per sempre.
Trovare la forza
di lasciare andare il suo corpo però non
era per niente facile.
Affondò
la sua testa nei capelli di lei, cercò di
ispirare il suo profumo ed imprimere per un’ultima volta quel
ricordo nella sua
mente. Non voleva ricordarla in quel modo, morta dissanguata fra le sue
braccia, no.
Voleva ricordare
il suo sorriso, i suoi baci, le sue
carezze e quel modo che solo lei aveva di tenerlo sempre con il fiato
sospeso,
in bilico fra il tormento o felicità.
Sapeva che
doveva andare via, avrebbe dovuto affrettarsi
per tornare nel suo regno e sigillare il suo cuore in un nuovo
involucro, non
avendolo mai fatto non sapeva quanto tempo ci sarebbe voluto alle
streghe. Eppure
non riuscì ad abbandonarla sul pelo dell’acqua
nemmeno quando sentì dei passi riavvicinarsi
al lago.
La strinse
più forte a sé, nell’ennesimo disperato
abbraccio ma ormai non poteva più proteggerla e avrebbe
portato con sé quel
senso di colpa fino a che sarebbe stato vivo.
Un uomo di mezza
età comparve dall’ombra dei cespugli, il
suo volto era sconvolto dall’orrore della scena.
“tu
creatura degli inferi! L’hai uccisa!” si teneva a
debita distanza dall’acqua, forse aveva paura di lui.
Il tritone
sollevò lo sguardo ancora lucido e notò i
vestiti del vecchio sporchi di sangue, strinse il pugno libero in un
moto di
rabbia, “tu sei l’unico assassino qui!”
gli gridò contro. “che genere di
vigliacco può pugnalare al petto una ragazza
innocente!”
“ma
vedi, di innocente in Ayla non era rimasto niente, tu
l’hai plagiata mostro, sei tu l’unico responsabile
della sua morte!” Armes
sputò per terra per manifestare il suo ribrezzo.
Aidan strinse il
cuore di lei delicatamente, era la cosa
più preziosa che possedesse adesso.
“lei
non morirà mai. Non nel mio mondo”
Appoggiò
il suo corpo sulla superficie dell’acqua con la
massima cura, come se la ragazza stesse dormendo. Non avrebbe voluto
lasciarla
lì ma non poteva fare altro che separarsi da lei. Le fece
un’ultima carezza
sulla guancia gelida, non avrebbe mai più rivisto i suoi
occhi, il suo sorriso,
non avrebbe più sentito la sua voce a tratti imbarazzata o
scherzosa. L’amava e
non era riuscito a strapparla via a quel mondo crudele che come un
cancro l’aveva
consumata lentamente fino a spegnere la sua luce.
Non aveva
più nulla da fare sulla terra, troppo dolore e
sofferenza.
“Giuro
sulla mia vita, sui miei discendenti, che voi
umani la pagherete per questo.”
Si
allontanò dalla riva lasciandosi
alle spalle un vecchio confuso e frastornato, il cuore di lei stretto
contro il
suo petto batteva ancora, lentamente si immerse sott’acqua
dove ad attenderlo
c’era il suo regno e la possibilità di poter
salvare l’anima della sua amata.
Lui, il principe
di Atlantica,
avrebbe trovato un modo per salvarla ad ogni costo e mentre quel cuore
batteva lentamente
come un piccolo passerotto, nel cuore di Aidan l’amore venne
sostituito dall’odio,
che per generazioni, come una maledizione, avrebbe perseguitato la sua
linea di
sangue.
****
Armes
nascosto tra le foglie aveva assistito inorridito a
quella scena, Ayla era arrivata tremante al lago dove una creatura
squamata le
aveva squartato il petto alla ricerca del suo cuore. Vederla in quegli
ultimi
istanti, morire in quel modo, persino lui che era stato il suo
assassino provò
del rimorso per la fine di quella fanciulla, un destino ancora
più atroce se
l’era ghermita.
“Ayla!”
delle torce e delle voci in lontananza si avvicinarono
sempre di più. Rimase nascosto nell’ombra per
accertarsi di vedere chi stesse
arrivando. Cosa avrebbe potuto dire? Di certo l’avrebbero
incolpato della sua
morte se l’avessero trovato con i vestiti sporchi di sangue,
così fece la cosa
più intelligente che gli potesse venire in mente,
iniziò a gridare aiuto a gran
voce e si gettò nel lago di sangue verso la ragazza di cui
lui stesso era stato
l’assassino.
“aiuto!
Ayla, è qui, venite presto!” continuava a gridare
dando sfoggio di un abile recitazione.
Un
brusio si mosse nella foresta, le torce accese si
fecero sempre più vicine. Skan, Kota, il Capoclan e altri
uomini del villaggio
stavano sbucando dalla radura, i volti pallidi mentre illuminava il
lago
completamente cremisi.
Il
padre di Ayla mosse qualche passo sotto shock, mentre
Armes prendeva in braccio il corpo della ragazza e lo trascinava a
riva, non c’era
più traccia della sua antica bellezza, il corpo rigido e
pallido giaceva inerme
fra le braccia dell’uomo.
Skan
esitò davanti a quella scena, uno squarcio le aveva
aperto il petto e fra le costole rotte e le membra spappolate sembrava
evidente
che le mancasse il cuore.
“cosa…?”
tentò di biascicare inutilmente,
Armes
appoggiò il corpo della ragazza sulla riva.
“l’ha
uccisa” disse lui tranquillo sapendo che il figlio avrebbe
capito. “le ha
strappato il cuore dal petto, mi dispiace figliolo, sono arrivato
troppo
tardi.” Gli diede una pacca sulla spalla per rincuorarlo. Il
ragazzo crollò
sulle sue ginocchia davanti al corpo della fanciulla che era stata la
sua
promessa sposa.
“chi?”
riuscì a dire mentre guardava il suo corpo
dilaniato.
“credo
tu sappia la risposta” suggerì Armes. “i
mostri
hanno preso ad infestare anche i mari adesso, ma nascondo la loro
natura dietro
sembianze umane, questo non cambia la realtà dei fatti,
bestie sono e bestie
rimarranno”
Armes
avrebbe addossato tutta la colpa su quel tritone fino
al giorno in cui sarebbe morto, avrebbe raccontato un migliaio di volte
la
storia di come da lontano aveva visto quel mostro emergere dal lago e
strappare
il cuore di quella ragazza innocente, e di come lui non aveva fatto in
tempo a
salvarla.
Nessuno
avrebbe mai saputo la verità, neppure suo figlio.
Le
voci attorno a loro si mischiarono in un sommesso
borbottio, Kota, il fratello della ragazza gridò tentando di
trovare l’uomo che
le avesse fatto quello, che a parer suo doveva essere ancora nelle
vicinanze.
Skan sapeva che non era così, quella creatura era
già mille miglia chissà dove,
lontano da tutto quello.
“ti
avrei amata e protetta.” Prese il corpo tra le
braccia nella maniera più delicata possibile, “non
doveva finire così” le
sussurrò come se potesse ancora sentirlo.
“dobbiamo
riportarla al villaggio e organizzare un degno
funerale” suggerì Armes, l’unico che
sembrava non essere sotto shock per quanto
accaduto. Il padre di Ayla non riusciva a parlare, continuava ad
annuire a qualunque
cosa gli venisse detta, sua figlia era morta, niente aveva
più importanza per lui.
Ma
non per Skan; mentre stringeva a sé quel corpo riportandolo
al villaggio di una cosa era certo, avrebbe dato la caccia a quelle
bestie
marine e le avrebbe sterminate fino all’ultima, fino a che il
loro sangue non
avrebbe tinto il mare di rosso così come quello di Ayla
aveva tinto il lago.
Quella
fu l’inizio di una guerra che sarebbe andata avanti
per secoli dove i cacciatori e le sirene si sarebbero uccisi a vicenda,
finchè
qualcuno un giorno avrebbe ristabilito la pace fra i due popoli.
Ma
chi mai avrebbe potuto riportare la pace fra quei due
popoli consumati dall’odio?
****
Alcuni
secoli dopo
Il
giovane tritone dai capelli rossi era ben nascosto dietro
uno scoglio lì vicino, nessuno avrebbe potuto vederlo,
nemmeno quella ragazza
che si trovava ad alcuni metri da lui sulla spiaggia. Era insolito,
veniva in
quella spiaggia da anni eppure era la prima volta che la vedeva, non
aveva mai
visto una ragazza umana in vita sua, suo nonno l’aveva sempre
messo in guardia
dagli umani.
Quasi
gli sembrò di sentire nella testa la sua voce che
gli ripeteva : “esseri senza scrupoli e privi del
cuore, non sono in grado
di provare sentimenti, sono malvagi”
Eppure
più la guardava più non riusciva a credere che
una
creatura tanto bella potesse essere così malvagia,
che fosse solo una
sua impressione?
La
ragazza alzò il volto scrutando l’orizzonte in
lontananza,
il mare era proprio bello a quell’ora di pomeriggio, era come
se nell’aria ci
fosse sempre un po' di magia quando il sole tramontava
sull’acqua. Eppure quel
pomeriggio c’era qualcosa di diverso, una brezza gelida le
scompiglio i lunghi
capelli biondi, il profumo del mare le arrivò dritto in
faccia assieme a
qualche altro odore, un profumo che non aveva mai sentito
prima…
Il
suo sguardo si perse nella contemplazione del lento
movimento delle onde, e per un momento le parve di scorgere un guizzo
laggiù in
fondo al mare, ma probabilmente era stato solo un riflesso del sole o
qualche
pesce che giocava sul fondale marino.
La
ragazza fece due passi in avanti, quell’acqua era
così
invitante quel pomeriggio che forse avrebbe fatto un bagno…
Ma
questo, è l’inizio di un’altra
storia…
A.A
Confesso
che avevo lasciato questa storia incompiuta per
così tanti anni, mi ero persino dimenticata della sua
esistenza, oggi, per
chissà quale volontà divina, ho trovato
l’ispirazione per concludere questo
prequel, per chi non lo sapesse o avesse letto prima questa storia, “Le
origini del potere” è un prequel
spin-off della mia storia “Deep Alley, il
destino di Elena” per chi avesse la curiosità di
leggerla vi lascio il link qui
sotto, per chi invece viene da quella storia, saprà
già come finisce, e per chi
invece l’ha trovata solo adesso, spero di avervi intrattenuto
e fatto passare delle
piacevoli ore.
Dalla
vostra Clara Oswin, passo e chiudo! Ci si vede in
giro!
Link Deep Aleey: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3158948&i=1