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Autore: Ale Villain    21/02/2021    1 recensioni
AGGIORNATA CON IL CAPITOLO 26 - MARZO 2024
Era così lei: niente di più che una studentessa dalla vita semplice, circondata da pochi affetti e con un passato misterioso, ma che ormai per lei non rappresentava che un mero ricordo. Era così lei, da quando era in quel mondo: ma per quanto ancora le sarebbe andato bene?
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I.V era stranamente agitato. Non sapeva cosa aspettarsi, non sapeva nemmeno come approcciarsi e che motivazione dare a questa sua “visita” inaspettata.
[...]
Stava per muovere un altro passo quando sentì un rumore veloce, alla sua sinistra, proprio dove si trovava il soggiorno.
Si bloccò e si girò piano.
Finalmente la vide.
Era a pochi passi da lui.
E gli stava puntando contro una pistola.

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Sospirò nervosa e fece per chiudere la porta; I.V, però, non glielo permise e posizionò con uno scatto il piede tra la porta e lo stipite.
Mise una mano sulla porta, spingendola fino ad aprirla nuovamente.
"Non costringermi a usare questi metodi" sussurrò, guardandola intensamente negli occhi.
Ambra deglutì. Quel timbro di voce l’avrebbe fatta impazzire, prima o poi.
Genere: Azione, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo V: Niente da fare
© AleVillain
 





 

Jeim diede un calcio ad una lattina accartocciata. Continuò così ancora per qualche metro.
“Hai finito?” disse Hoseok, sbuffando appena.
“Non ho voglia”
Hoseok alzò gli occhi al cielo.
“Questo lo avevo capito da un pezzo” decretò poi.
Jeim arrestò la camminata. Prese da terra la lattina e la accartocciò forte, con l’ausilio di una sola mano. Rimase ad osservarla per qualche secondo, fino a quando non vide un leggero fumo uscire dalla superficie, che in un istante si trasformò in una fiamma viva.
Hoseok osservò la scena in silenzio, incrociando le braccia al petto. Sapeva che quello era un classico modo che Jeim usava per scaricare la tensione: incendiare oggetti a caso. Nessuno si era mai preoccupato più di tanto per questa sua peculiarità; per quanto fosse l’unico tra di loro a possedere il potere del fuoco – potere, tra l’altro, considerato il più pericoloso e difficile da gestire – era perfettamente in grado di controllarlo e non aveva mai provocato danni a nessuno. Non involontariamente, almeno.
Inoltre, in quelle spedizioni alla ricerca di indizi da parte di altre bande di cacciatori, non erano venuti a capo di nulla. L’unica notizia vagamente interessante, che erano riusciti ad estrapolare, era che in un gruppo di cacciatori di nazionalità italiana c’erano state delle dispute per via di un allontanamento da parte di uno di loro, per ritirarsi e vivere la sua vita privata con una ragazza di cui si era pazzamente innamorato.
Il problema era che sembrava non c’entrare assolutamente nulla con tutta questa storia. Loro, infatti, non sapevano della lettera, né conoscevano un elemento, probabilmente di aria o di acqua secondo la logica di I.V, di nome Ambra e dai capelli rossi.
Hoseok si grattò vagamente la testa e si guardò intorno, controllando velocemente che non ci fosse nessuno, ma il vicolo sembrava deserto.
Ritornò con gli occhi sul rosso, che aveva appena fatto scorrere via la cenere dalle sue mani, fino a farla depositare per terra.
“Quante bande di cacciatori dobbiamo ancora controllare?” domandò infine quest’ultimo.
Hoseok scosse la testa.
“Per oggi può bastare” decretò “Mi sto rompendo le palle pure io. E ho voglia di una birra”
Jeim fece un verso di scherno.
“Le birre che prendi tu fanno sempre schifo”
Hoseok si ricordò improvvisamente il risvolto negativo del potere del fuoco: un carattere insopportabile.
“Grazie, amico” disse, prima di procedere con la camminata e rischiare di volare per terra. Non si era minimamente accorto che erano arrivati alla fine del marciapiede e che erano risbucati sulla strada.
“Prego, imbranato” rispose a tono l’altro, mentre lo guardava con un piede sul marciapiede e uno sull’asfalto grigio della strada.
Hoseok fece per rispondergli a tono, quando squillò il cellulare nella tasca posteriore dei jeans.
Lo estrasse dalla tasca e, dopo aver spostato qualche ciuffo nero che gli ricadeva sulla fronte, rispose, senza neanche guardare da chi arrivasse la chiamata.
“Sì?”
Nelle orecchie, la voce ferma e autoritaria di Yunho: “Abbiamo novità sulla lettera. Tornate indietro”
“Novità? Di che tipo?” domandò incuriosito.
“Ti spiego quando tornate indietro” rispose lui, marcando le ultime due parole e chiudendo la chiamata senza nemmeno salutare.
Hoseok staccò il cellulare dall’orecchio e osservò lo schermo.
“Novità sulla lettera, Jeim. Si torna alla base”
 
 
 
***
 
 
 
“Ah, ma ci siamo proprio tutti!” esclamò Hoseok, una volta aperta la porta del ‘covo’.
Davanti a lui e Jeim, infatti, c’erano gli altri tre e persino Ambra. Quest’ultima, a vederlo, fece un impercettibile passo indietro. Aveva già inquadrato che tipologia di ragazzo fosse e voleva stargli alla larga il più possibile.
Yunho arrivò di fronte ai ragazzi con la lettera in mano. Girò la testa dietro di sé, cercando di guardare Ambra.
“Cos’hai detto ad I.V riguardo questa lettera?”
Nonostante non la stesse guardando negli occhi e non avesse nemmeno fatto il suo nome, Ambra intuì velocemente che stava parlando con lei.
“Che non si riesce a bruciare” disse, cercando di mantenere fermo il tono di voce “E nemmeno a bagnar-“
“Hai tentato di bruciare la lettera?!” esclamò Jeim, facendo un passo avanti, mentre Yunho lo bloccava con un braccio dicendogli Stai qui, mi servi in coreano.
Ambra deglutì, astenendosi dal rispondere.
Jeim continuava a guardarla fumante. Ambra non si sarebbe meravigliata se, da un momento all’altro, dalla sua testa fosse uscito del fumo.
“Perché hai deciso di darla a questa cretina?” disse lui poi, girandosi verso Yunho.
Yunho inspirò ed espirò lentamente.
“Jeim, mi servi” continuò, provando ad ignorare la sfuriata. Jeim non sembrava avere intenzione di rimanere fermo sul posto, ma per lo meno si era ammutolito.
Ambra, intanto, stava cercando in tutti i modi di evitare il suo sguardo di fuoco. Non le importava essere appellata come cretina, aveva solo paura che quel giorno avrebbe scoperto cosa voleva dire avere a che fare Jeim incazzato.
Yunho decise di rivolgersi direttamente ad I.V, il quale gli spiegò in breve la piccola ma importante scoperta della rossa.
“Allora direi che una domanda è più che legittima” Yunho si rivolse alla ragazza, dopo aver ascoltato il racconto “Conosci cacciatori che vivono in zona?”
Ambra deglutì.
“Io… ehm…”
Yunho scosse la testa, ghignando appena. “Non provare a mentire”
Estrasse la pistola da una tasca e la puntò in direzione di Ambra. “Non ti ho chiesto se conosci dei cacciatori, perché sono sicuro che la risposta è sì. Voglio sapere se conosci dei cacciatori che vivono in questa zona” e caricò la pistola.
Ambra cominciò a sudare freddo. La prima volta che uno di loro le aveva puntato la pistola addosso non ci aveva badato molto, ma solo perché aveva addosso l’adrenalina di tutto quello che le era successo poco prima. Il rapimento, il non ricordare minimamente cosa fosse successo, perché si trovasse lì.
Ma in quel momento Ambra era perfettamente lucida e, più o meno, calma. Aveva capito che se sottostava a quello che dicevano non succedeva niente. In più nella stanza era presente Won Hu, che con lei era stato gentile: magari poteva aiutare a calmare le acque.
Perciò la pistola puntata addosso era una doccia d’acqua ghiacciata: Yunho non sembrava uno che perdeva il controllo, Yunho dava l’impressione di essere un calcolatore, preciso. Probabilmente anche nello sparare. Non aveva mai puntato la pistola addosso a lei, quindi se lo aveva fatto in quel momento era perché sentiva realmente la necessità di una risposta sincera da parte sua.
Ambra cominciò a sentire il respiro venire a meno. E ora come caspita ne usciva?
Oggi ne abbiamo sentita qualcuna di banda di cacciatori” disse sottovoce Hoseok, avvicinandosi a Yunho. Quest’ultimo annuì.
So perfettamente che ci sono della bande” rispose “Ma devono conoscere anche lei. Devo pur trovare un collegamento con questa lettera
“Conosco degli elementi…” mormorò piano lei, dopo che Yunho ebbe finito di parlare, come a dimostrare fosse educata.
“I cacciatori, Ambra. Voglio i nomi dei cacciatori”
Ambra deglutì a vuoto, nuovamente. La voce ormai ridotta ad un sussurro.
Scosse la testa. Gli occhi le pizzicavano. Voleva solo poter dire a suo fratello quanto gli voleva bene. E non solo a lui.
Yunho fece qualche passo verso di lei, la pistola sempre puntata verso la sua fronte.
“Ti avevo detto che non dovevi mentirmi…”
Ambra fece un respiro profondo: “È la verità…” sospirò, non avendo il coraggio di guardarlo negli occhi.
Le sopracciglia di Yunho si corrucciarono, gli occhi si fecero più scuri.
La tensione si poteva tagliare con un coltello. Persino Jeim aveva smesso di fremere sul posto e stava osservando la scena con sguardo serio.
Il dito indice di Yunho sfiorò il grilletto.
Ambra chiuse gli occhi, lasciando che un paio di lacrime le scorressero sul viso.
“Aspetta”
Yunho si girò di scatto verso I.V. Si trovava dietro di lui e gli stava osservando la nuca.
“Mi hai interrotto” sentenziò, voltandosi completamente verso di lui ma mantenendo la pistola puntata sulla fronte della ragazza “Spero tu abbia un motivo valido”
I.V non ci pensò due volte a parlare.
“È stata adottata, ha frequentato tutte le scuole qui e vive con umani. Può non aver mai più avuto alcun contatto con il suo vero mondo e con il nostro”
“Ma sa che è un elemento, qualcuno glielo deve aver pur spiegato!” ribatté Yunho.
I.V sospirò. “Più probabile che quel qualcuno sia un elemento piuttosto che un cacciatore”
Yunho non si scompose.
I.V si mosse sul posto. “Oh, andiamo, Yunho. Ha paura di noi, ha paura fin da quando ha visto me e Jeim per la prima volta. Perché dovrebbe averne se conoscesse dei cacciatori? Avrebbe potuto pensare che noi fossimo buoni” spiegò, mimando delle virgolette con le dita mentre pronunciava l’ultima parola.
Ambra aveva riaperto gli occhi non appena aveva sentito la voce di I.V. Era stato un miracolo, ci avesse pensato qualche secondo di più probabilmente non era più lì.
Aveva, però, mantenuto lo sguardo basso tutto il tempo. Non aveva più il coraggio di guardare in faccia nessuno.
Yunho parve ragionare su quello che gli aveva appena detto il compagno. Non aveva tutti i torti, ma per qualche assurdo motivo continuava a non tornargli qualcosa.
Era dal primo giorno che, secondo lui, Ambra stava nascondendo qualcosa, qualcosa che probabilmente sarebbe stato essenziale sapere per risolvere quell’arcano.
Si erano ritrovati tra le mani all’improvviso questa lettera anonima, indirizzata ad Ambra, ma nessuno di loro aveva collegamenti con lei. Loro non avevano saputo dell’esistenza della rossa, e viceversa, fino all’arrivo della lettera. Hoseok gli aveva anche riferito che Ambra, nel telefono, aveva in rubrica un numero salvato come Selene (Due) T., ma ad I.V non aveva voluto rivelare chi fosse.
Yunho si voltò verso la ragazza, guardandola negli occhi. Era ancora scossa dall’accaduto, lo poteva vedere dall’espressione preoccupata e dalle guance bagnate, ma aveva ripreso a respirare normalmente.
Perché il suo sesto senso gli stava dicendo che quella ragazza, all’apparenza così innocente, non gli avesse raccontato proprio tutto della sua vita?
 
 












 


Angolo Autrice
Credetemi quando vi dico che questo è uno dei capitoli più importanti in ASSOLUTO. Può non sembrarlo, è vero, ma vedrete che più avanti tornerà tutto.
Ho aggiornato un pelo in ritardo, avviso nel caso qualcuno stesse aspettando il capitolo c:
Un bacione.
  
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