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Autore: SilvanaFreesound    22/02/2021    1 recensioni
Si tratta del sequel del mio primo racconto "My Angel" in cui i nostri beniamini Kei Tsukishima e Tadashi Yamaguchi si troverranno alle prese con le loro prime esperienze erotico/amorose. I due pallavolisti si inerfacceranno con alcuni personaggi trovandosi in situazioni a volte comiche, al limite del paradossale! Vi auguro buona lettura e buon divertimento !
Genere: Comico, Commedia, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kei Tsukishima, Nuovo personaggio, Tadashi Yamaguchi
Note: Lime, Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO UNO

 

Era già trascorsa una settimana buona dalla vittoria del torneo di prefettura.

La prestazione sportiva di Tsukishima non passò inosservata: fu meritatamente convocato ad un ritiro di giovani promettenti matricole voluto fortemente dal coach della Shiratorizawa, impressionato dalla sua sovrastante fisicità e dalla strategica gestione del suo muro difensivo, capace di bloccare incredibilmente le azioni del suo super “cannone” Wakatoshi Ushijima.

Dopo quel lunedì al parco i due giovani non ebbero modo di vedersi. Kei aveva provato con tutte le sue forze a defilarsi da questo gravoso impegno: ben cinque giorni intensivi di allenamento lontano dalla sua amata.

Tuttavia dovette soccombere alle pressioni del coach e del capitano della sua squadra, inorgogliti dall’eccezionalità dell’evento: era da tanto che la Karasuno non si esprimeva così ad alti livelli.

Terminato il ritiro, il Middle Blocker numero undici ritornò alla sua quotidianità scolastica, felice di rivedere Lucy ed il suo migliore amico.

In classe, la fanciulla non stava più nella pelle: contava i minuti, anzi i secondi alla pausa pranzo, emozionata all’idea di poter trascorrere un pò di tempo in compagnia del suo boyfriend.

All' una e mezza la campanella suonò puntuale decretando l’interruzione delle lezioni.

La ragazza raggiunse il biondo pallavolista il quale era ancora seduto al suo posto, intento a prendere appunti sulle materie che avrebbe dovuto recuperare a causa della sua assenza giustificata.

“Allora, pranziamo insieme, io e te?” gli domandò con entusiasmo.

“Io, te e Yamaguchi! L’ ho appena mandato da Sakanoshita a prendere qualcosa da mangiare per noi tre.”

La fanciulla non riuscì a credere alle sue orecchie.

“Fammi capire, sono cinque lunghi ed interminabili giorni che non stiamo insieme per via di quel ritiro di matricole, tra poco parti per le nazionali di Tokyo e solo gli dei sanno quando ti rivedrò, e se ti rivedrò e tu vuoi pranzare con Yamaguchi? Mi devo preoccupare?” lamentò manifestando la sua profonda delusione.

Sentendosi tra l’incudine e il martello, Tsukishima sospirò profondamente senza proferir parola.
 

La ragazza ricompose il volto e tornò alla carica tentando di convincere il suo amato.

“In tua assenza, gironzolando per la scuola, ho scoperto un posto tranquillo con una bella vista dove poter pranzare stando un pò da soli, io e te. Quindi, per una volta che organizzo io, non puoi dirmi di no! O solo tu sei deputato a premeditare i picnic d’amore?” lo provocò canzonandolo.

“Ah, ah … buona questa ! E’ una tua interpretazione! Io non ho premeditato proprio nulla!”

“Ah, no? Di lunedi mattina per andare a scuola ti sei ritrovato casualmente dentro il borsone da volley un plaid, biscotti, frutta fresca e, come se non bastasse, due fette di torta di fragole. Dimmi un pò, quando ci sei passato in pasticceria, domenica mattina o domenica pomeriggio?” lo derise compiaciuta.

“Smettila!” quella cruda verità sbattuta così candidamente in faccia lo aveva spiazzato imbarazzandolo.

Rimproverò se stesso per aver forzato gli eventi con quel picnic nel parco; a mente fredda giudicò duramente quella scelta ritenendola azzardata, inappropriata ed irrazionale, ma tanto era il cocente desiderio di recuperare in fretta quel bacio mancato  la sera del concerto che in quel momento gli sembrò l’unica vincente o per lo meno attuabile.

“Piuttosto ormai è tardi per cambiare programma! Yamaguchi è via da un pò, dovrebbe essere di ritorno a momenti, ha pure offerto lui!”

“Yamaguchi,Yamaguchi!” sbottò piuttosto seccata “se non sbaglio non è anche lui tutto love love con la moretta della sezione cinque? Se non ci vedrà in classe, capirà. Dai su, andiamo!“

Detta cosi, il giovane atleta, incuriosito dal programma prospettato dalla ragazza, decise di non fare più questioni ed uscirono insieme dalla classe mano per mano.

I due corsero su per le scale in direzione del tetto. Tsukishima pensò che potesse essere una buona idea pranzare all’aperto riscaldati dal tepore del sole.

Percorrendo gran parte delle scale, il biondo si sentì strattonare con irruenza:

“Ma no, non è qui! Stai sbagliando direzione! Per di qua, seguimi!”  

“Non dobbiamo andare sul tetto?”

“No, è un altro posto, vedrai, ti piacerà!”

I due arrivarono in un corridoio secondario, stretto e buio sul quale si affacciavano otto stanze, quattro per lato.

Lucy aprì la seconda sulla sinistra trascinando Kei dentro con sé.

La stanza era buia; Tsukishima non capì cosa stesse architettando.

La fanciulla accese la luce:

“E allora? Non mi dici niente?”

L’algido studente rimase attonito: si trovava nel bel mezzo di un piccolo ripostiglio impolverato, maleodorante e privo di finestre, uno scenario totalmente diverso da quello che aveva ipotizzato.

“Ma che ci facciamo qui? E’ uno scherzo? Questo…..questo è lo stanzino delle scope!”

Lucy lo spinse, contringendolo spalle a muro.

“Che ci facciamo qui? Vuoi che ti faccia un disegnino?” rispose ridacchiando.

Kei rimase colpito dall’audacia della ragazza e, preso totalmente alla sprovvista, sul momento la lasciò fare.

La fanciulla in un lampo gli sfilò la camicia lasciandolo praticamente a torso nudo; si scaraventò su di lui; cominciò a baciarlo insistentemente sul collo mentre gli accarezzava avidamente quei suoi addominali scolpiti.

Il biondo atleta tentò per un attimo di riportarla all’ordine opponendole resistenza, anche se con non troppa convinzione.

“Ehi, ehi, vacci piano! Non così e non qui! Non lo vedi, è squallido! Ma poi non avevi promesso di portarmi in un posto con una bella vista?”

La ragazza fece in fretta a sbottonarsi la camicetta mostrandosi in tutto il suo acerbo splendore.

“Conosci una vista più bella di questa?”

Il cuore di Tsukishima cessò di battere per qualche nano secondo; di fronte alle sue grazie non poté fare altro che cedere alle sue lusinghe.

Rimasero a lungo pelle su pelle avvinghiati a spasimare di passione per ogni singolo bacio, tocco, carezza o sfioramento.

Ben presto le mani insaziabili di lei furono vinte dalla forza di gravità, avventurandosi sotto ombelico di lui alla ricerca di terreni sconosciuti da esplorare.

Gli ansimi di quel ripostiglio furono per un attimo interrotti da un suono metallico proveniente dalla fibbia della cinta di Kei che fu sfilata con maestria.

Il ragazzo trasalì non appena sentì le calde mani di lei sprofondare dentro i suoi boxer grigi.

I rantoli di lui cominciarono ad essere così forti ed insistenti al punto tale che la ragazza dovette tappargli la bocca con un bacio profondo per costringerlo al silenzio.

Giunto quasi al culmine dell’estasi, i due amanti udirono rumori e passi provenienti da non molto lontano.

“Tsukki, Tsukki, Tssssuuuukkkiiiiiii !” era Tadashi che cercava disperatamente l’amico. Non era solo, con lui c’era Kaori che lo teneva saldamente a braccetto.

“Che strano” disse Tadashi “ prima mi chiede di comprare qualcosa da mangiare, e poi in classe non si fa trovare……e manca pure Lucy!”

“Ma non lo capisci, sciocchino, staranno insieme chissà dove, lasciali in pace. Piuttosto perché non facciamo anche noi come loro?” propose con ardore la moretta.

“Ma guarda qui quanta roba ho comprato, è ancora calda, peccato che vada sprecata !” rispose il lentigginoso sconsolato.

“Dai su, cioccolatino mio, andiamo a mangiare sul tetto, magari ci raggiungono più tardi!”

Yamaguchi si fece facilmente convincere. E fu così che finalmente si dileguarono.

Ancora in quel ripostiglio, udendo tutto quel trambusto, Tsukishima sobbalzò allontanando con impeto la ragazza che gli era spalmata addosso, tentando maldestramente di rivestirsi.

“Tranquillo, ho chiuso a chiave, vedrai, non ci troveranno.. …..facciamo piano, vieni qua e rilassati!”  bisbigliò la cantante riprendendo da dove erano stati interrotti.

Si avvicinò all’orecchio di lui ed assaporandone il lobo, gli sussurrò maliziosamente:

“Così a Tokyo, tra una partita e l’altra, avrai qualcosa da ricordare!”

Sentendo scemare l’insistente richiamo dell’amico dal tempismo perfetto, Tsukishima pensò fra sé e sé:

Sarà bene che a Tokyo, in locanda, ci dispongano in camere separate, perché se no a questo lo soffoco nel sonno!”

   
 
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