Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: heliodor    25/02/2021    1 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nell’arena
 
Valya uscì dalla gabbia su gambe malferme. Per un attimo, sotto il sole che batteva sulla piazza, le parve di vacillare.
Il tizio che la precedeva le rivolse un’occhiata fugace. “Che hai? Vuoi ritirarti?”
“No” disse cercando di mantenere ferma la voce.
L’uomo rispose con un’alzata di spalle e si avviò.
Valya lo seguì in mezzo alle gabbie che erano state montate in modo da lasciare uno spazio sufficiente a far passare un paio di persone affiancate.
Attraverso le sbarre colse occhiate fugaci di uomini e ragazzi. Uno aveva gli occhi chiuse e sembrava dormire, tranne per il fatto che mormorava qualcosa a bassa voce.
Forse sta pregando, pensò Valya.
Un ragazzo fissava con aria assente le mani che gli tremavano.
Un uomo di mezza età conversava con un altro sputacchiando tra una parola e l’altra.
Due tizi si urlavano addosso ma non sembravano minacciosi.
Forse è solo il loro modo di salutarsi, si disse.
Appena oltre le gabbie si apriva uno spazio più ampio a forma di falce che occupava metà della piazza. In fondo si intravedevano i recinti che aveva osservato dall’alto. Attorno a ognuno di essi c’era una folla che urlava e batteva le mani contro le palizzate di legno. Queste erano abbastanza alte da impedire che qualcuno potesse cadere per sbaglio nell’arena, ma le guardie osservavano severe quelli che cercavano di arrampicarsi per vedere meglio. Un paio di ragazzi più intraprendenti degli altri azzardarono a salire sulla palizzata e vennero afferrati per le gambe e scaraventati giù dalle guardie tra le risate generali.
Distratta dai recinti quasi calpestò un tizio che era riverso a terra. Valya balzò di lato per evitarlo e gli rivolse una rapida occhiata.
Un uomo vestito di bianco era chino al suo fianco e scuoteva la testa. “Ho paura che dovrò tagliare” stava dicendo. “Marrys, prendi la sega dentro la borsa” aggiunse facendo un cenno con la mano a un ragazzo sui vent’anni che era in piedi a qualche passo di distanza.
Appena oltre, un uomo barcollava, il viso insanguinato. “Quel bastardo mi ha cavato un occhio” stava gridando con voce roca. “Quel maledetto bastardo mi ha cavato un occhio.”
Due ragazzi vestiti di bianco le tagliarono la strada. Trasportavano un uomo disteso su una barella che aveva le mani protese verso l’alto e si lamentava.
“Non sento le gambe” esclamò l’uomo. “Non sento le gambe.”
Valya deglutì a vuoto e continuò a seguire il tizio dell’organizzazione che si muoveva tra i feriti e quelli che si lamentavano.
Un ragazzo dal viso pallido si parò davanti a loro. Aveva gli occhi spalancati e reggeva qualcosa all’altezza del ventre che era imbrattato di sangue.
“Mi serve un guaritore” disse con voce flebile.
Il tizio dell’organizzazione gli diede una rapida occhiata. “Chiedi a Gonn di farti ricucire. È da quella parte” aggiunse indicando l’altra estremità della piazza con un gesto vago della mano.
Il ragazzo barcollò da quella parte e sparì tra la folla.
Il tizio che la precedeva scosse la testa. “Non arriverà a stasera” disse. “Noi facciamo quello che possiamo per impedire che qualcuno si faccia male, ma non è che possiamo controllare tutti. Se qualcuno si porta addosso un pugnale o uno stiletto e lo tira fuori durante il combattimento, lo possiamo solo squalificare.”
Valya lo affiancò. “Sai dirmi con chi devo combattere?”
Il tizio consultò la pergamena. “Il seicentodue.”
“Qual è il suo nome?”
“E cosa vuoi che ne sappia io? A me dicono solo il numero e la gabbia.”
Valya si morse il labbro inferiore e lo seguì in silenzio.
L’uomo si fermò davanti alla porta di legno che chiudeva uno dei recinti. Delle transenne impedivano alle persone all’esterno di riversarsi nel passaggio, che doveva essere riservato ai combattenti.
La porta si aprì e fece capolino il viso abbronzato di un uomo di mezza età. “Sbrigati a entrare, siamo già in ritardo e la gente sta iniziando a spazientirsi.”
Valya guardò il tizio dell’organizzazione me lui era già andato via. Sospirò ed entrò nel recinto.
Il tizio abbronzato le indicò il centro dello spiazzo delimitato dalle palizzate. Valya non era molto brava a misurare a occhio, ma ogni lato doveva essere lungo almeno trenta passi.
Oltre la palizzata intuiva la presenza degli spettatori e alzando gli occhi poteva vedere le tribune ergersi attorno alla piazza.
Al centro esatto c’era un uomo con un vestito rosso che sembrava in attesa. Qualche passo più lontano, un secondo uomo, in aratura di anelli e un elmo che gli copriva solo la parte superiore del viso lasciando scoperti bocca e mento.
“È tutto tuo, Nel” disse il tizio abbronzato. “Vai, svelto. Sei già in ritardo.”
Valya avanzò incerta fino al centro dello spiazzo, gli stivali che sollevavano piccoli sbuffi di sabbia a ogni passo.
Il tizio di nome Nel le gettò un’occhiata annoiata. “Sei in ritardo.”
“Chiedo scusa” disse Valya.
L’uomo col mezzo elmo fece un paio di passi verso di loro.
“Prima di cominciare, devo ricordarvi le regole dello scontro” disse Nel. “Niente lame taglienti. Se vi vedo con un coltello o uno spadino, vi faccio tagliare le mani, capito? Abbiamo avuto già una decina di morti e altri ne avremo prima di sera, ma abbiamo promesso alla governatrice che non sarebbero stati più di trenta e voglio mantenere la promessa. Anche perché per ogni morto ci tolgono dieci monete dalla diaria. Si combatte finché uno non si arrende o è a terra inerte. Se il vostro avversario non si muove, andate in uno degli angoli e aspettate che il giudice dello scontro verifichi se è in grado di riprendere a combattere. In nessun caso dovete colpire il vostro avversario dopo che si è arreso o se è a terra immobile, capito?”
Valya fece un cenno di assenso con la testa.
“Bene” disse Nel. “Io sono il giudice dello scontro. Ora dite ad alta voce i vostri nomi.”
Valya non aveva pensato a un nome, ma non poteva usare il suo.
“Val” disse con voce appena udibile.
Nel si accigliò. “Puoi ripetere, scusa?”
“Val” ripeté con tono più deciso.
Nel annuì. “E tu uomo in maschera?”
“Ahthar di Inarya” rispose l’altro.
“Bene” disse Nel ad alta voce. “Val contro Ahthar” aggiunse rivolto al pubblico che doveva trovarsi oltre la palizzata.
Valya li udì sbattere le mani contro il legno facendolo ondeggiare.
“Appena sarò andato via iniziate lo scontro.”
All’improvviso desiderava non essere mai stata lì e di non aver mai chiesto a Rann di iscriverla. Valya strinse la spada nella mano cercando di calmare il respiro. Le bastò quello che cancellare in parte quel pensiero e darle vigore.
Nel la superò e lei gli rivolse una breve occhiata.
“Io” iniziò a dire.
Una forza spaventosa le colpì la schiena sbalzandola in avanti. Fece appena in tempo a mettere le mani in avanti d’istinto per proteggersi dalla caduta. Sbatté sul suolo e la spada le sfuggì di mano ruzzolando via per qualche passo.
“Così è troppo facile” udì una voce dire sopra di lei.
Si girò di scatto, trovandosi Ahthar che torreggiava sopra di lei, una spada corta nella mano sinistra.
Il guerriero sollevò la spada e l’abbatté sul petto di Valya. Il dolore avvampò nel punto dove l’aveva colpita e temette che le avesse spezzato le costole, ma quando Ahthar sollevò di nuovo la spada, sembrava sorpreso.
“La tua corazza è dura” disse il guerriero.
“Non immagini quanto” disse Valya girandosi e rotolando di lato verso la spada.
Ahthar balzò nella stessa direzione e la raggiunse, calò la gamba sul suo addome e la colpì facendo peso col suo corpo.
Valya gridò per il dolore e la sorpresa. Per sottrarsi all’attacco rotolò nella direzione opposta e Ahthar la seguì con ampi passi.
Valya si rialzò puntellandosi su entrambe le braccia ma lui la raggiunse e l’afferrò per l’inguine, sollevandola all’altezza del suo petto.
“Sei leggero” disse il guerriero.
Valya lottò contro la sua presa scalciando e dimenandosi, ma lui la tenne bloccata nella morsa delle sue braccia.
“Se la mia spada non rompe la tua corazza, dovrò rompere te” disse Ahthar.
Valya si sentì sollevare da terra e poi, come sospesa in un sogno, vide la sabbia dell’arena scivolare sotto di lei. L’impatto con la palizzata le tolse il fiato e la vista le si annebbiò per qualche istante. Ricadde a terra sbattendo la testa e mordendosi la lingua.
Annaspò per girarsi e rimettersi in piedi, la celata che le impediva di guardare bene cosa stesse accadendo. Cercò Ahthar con lo sguardo e lo trovò chinato in avanti, la mano protesa verso la sua spada.
“Non la toccare” disse con voce impastata.
“È una buona lama” disse il guerriero. “Sembra più pesante della mia. Con questa aprirò quella corazza di sicuro.”
Valya sentì la rabbia montarle dentro. “Non la toccare” ringhiò.
Le dita di Ahthar sfiorarono l’elsa della spada e il suo braccio venne avvolto da un leggero crepitio di scintille. Fu così veloce che a Valya sembrò durare un attimo.
Il guerriero ritrasse la mano come se un serpente l’avesse morso. “La tua spada mi ha morso” esclamò sorpreso.
Valya balzò in piedi e caricò con la testa abbassata in avanti. Ahthar si girò verso di lei e l’afferrò per le spalle, accompagnando la sua carica col corpo.
Caddero una sopra l’altro e Valya si sentì spingere verso l’alto e poi in avanti eseguendo una capriola sopra il guerriero.
Quando atterrò di schiena tutto il fiato che aveva in corpo le uscì di botto.
Ahthar fu subito in piedi e l’afferrò per le spalle, costringendola a rialzarsi. “Ora mi hai stancato” disse trascinandola senza tante difficoltà verso la palizzata.
Valya puntò i piedi per impedirgli di sollevarla di nuovo, ma il guerriero invece l’afferrò per le spalle e la scaraventò contro la palizzata.
Lei stava per ricadere all’indietro quando lui la riafferrò per le spalle e la scaraventò di nuovo contro il duro legno. Valya ricadde all’indietro, il terreno che sembrava molle come se avesse piovuto per giorni. Una volta aveva provato ad attraversare un pantano ed era rimasta intrappolata con uno stivale dentro il fango e…
Ahthar la sollevò afferrandola per il collo e dopo aver preso una leggera rincorsa fece per scagliarla di nuovo contro la palizzata.
Invece di puntare i piedi a terra Valya li sollevò in avanti rivolgendoli verso la palizzata e quando gli stivali la colpirono, con un colpo di reni diede una spinta decisa all’indietro, puntando la testa verso l’alto.
La sommità dell’elmo colpì il mento di Ahthar. Il guerriero gemette e mollò la presa sul suo corpo barcollando all’indietro di qualche passo.
Intontita, la vista che a malapena riusciva a mettere a fuoco la scena, Valya si trascinò a quattro zampe verso la spada.
Dietro di lei Ahthar si chinò per afferrarle la gamba, ma Valya si gettò in avanti e con la mano protesa afferrò l’elsa della spada.
Nello stesso istante sentì rifiorire le forze e la determinazione. Con un gesto fluido balzò in piedi, la spada ben salda nella mano.
L’aria sembrò tremare attorno al suo corpo, come se si stesse addensando. Ahthar, che fino a un attimo prima le sembrava forte e possente, ore le appariva come piccolo e patetico mentre arrancava lento per raggiungerla.
Non ti permetterò più di toccarmi, pensò.
Valya attesa che si avvicinasse prima di scattare in avanti. Il guerriero sollevò la spada e tentò un affondo. Lei scartò di lato facendosi sfiorare al fianco dall’arma e dopo una mezza piroetta tirò un affondo sulla lama.
Ahthar ruotò su sé stesso per fronteggiarla, ma Valya gli volteggiò attorno come se stesse eseguendo una danza. In quel momento si sentiva forte e sicura di sé e aveva l’impressione che niente e nessuno potesse farle del male.
Si posizionò alle spalle di Ahthar e lo colpì alla schiena con tale forza da piegarlo in due. Il guerriero barcollò in avanti e Valya lo colpì di nuovo, stavolta alla spalla. Lui cercò di voltarsi e colpirla con un fendente, ma lei si era già mossa e con il piatto della spada colpì la gamba del guerriero facendolo crollare in ginocchio.
In quel momento voleva rendergli tutti i colpi che le aveva inferto. Sollevò la spada e lo colpì al petto, sospingendolo all’indietro. Ahthar vacillò e lei gli assestò un calcio al collo.
Il guerriero venne spinto all’indietro e atterrò sulla schiena.
Valya gli balzò addosso e sollevò la spada, pronta ad affondare un altro colpo.
“Basta, fermo” gridò una voce alle sue spalle.
Valya, la spada sollevata sopra la testa, si voltò di scatto e incrociò lo sguardo di Nel, il giudice di quello scontro.
L’uomo si stava sbracciando. “Si è arreso, dannazione. Non l’hai sentito?”
Valya respirò a fondo. “Arreso?” chiese con voce affannata.
Nel guardò Ahthar. “Per fortuna non l’hai ucciso o saresti stata squalificata.”
Valya guardò il guerriero disteso a terra, la bocca che si muoveva mormorando qualcosa.
“Arrendo” colse nel borbottio sommesso. “Arrendo.”
“Sì, sì” disse Nel. “Ti ha sentito.” Rivolse un’occhiataccia a Valya. “Ora sei segnalata. Se lo fai di nuovo dovremo squalificarti.”
Valya si strinse nelle spalle. “Mi spiace, non volevo” disse imbarazzata. “Ti chiedo scusa.”
Ahthar fece un gesto vago con la mano.
“Vieni al centro dell’arena.”
Valya lo seguì. Sentiva ancora il potere fluire dentro il suo corpo e con esso la tentazione di continuare a colpire il povero Ahthar e chiunque le si fosse parato davanti, ma respirando a fondo riuscì a dominare quella sensazione.
Ora che non stava più combattendo sentiva di poter controllare quella rabbia.
Respirò a fondo mentre Nel si posizionava al centro dell’arena con lei al fianco.
“Il vincitore dello scontro” disse l’uomo ad alta voce. “Val.”
Dalla folla si alzò qualche grido e un paio di ragazzi batterono le mani contro la palizzata producendo un frastuono che Valya avvertì appena.
Guardò Nel che le fece un cenno con la testa. Solo allora Valya alzò il braccio che reggeva la spada.
“Sì” esclamò. “Ho vinto.”

Prossimo Capitolo Domenica 28 Febbraio
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: heliodor