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Autore: fioredimaggio8    27/02/2021    1 recensioni
Non c'è riposo per i malvagi.
Rose Weasley lo sa bene, dato che sono settimane che non chiude occhio.
Le coperte le pesano sul petto, i morsi della coscienza impediscono che il sonno la trascini verso acque più calme. Rose coglie tutta la bellezza di ciò che sta vivendo, di quelle sensazioni che le fanno stringere lo stomaco e la fanno camminare a due metri dal suolo, ma non ne afferra la gravità. Non fino in fondo, almeno. Solo quel tanto che basta per vergognarsene. Per avere disgusto di sé.
Del resto, non c'è da andarne fiere. Sentirsi attratte dal proprio cugino è già abbastanza tremendo, ma innamorarsene?
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Dominique Weasley, James Sirius Potter, Louis Weasley, Rose Weasley | Coppie: James Sirius/Rose
Note: Lemon | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
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Le vecchie mura della Tana, funestate dai colpi del vento umido di fine agosto, tremarono sotto il cielo plumbeo. L'allegro ciarlio della famiglia Weasley-Potter riunita nel piccolo salotto fu brevemente coperto dal fragore dei tuoni. Un fulmine solitario si stagliò nel fazzoletto di cielo visibile dalla finestra della cucina, illuminando a giorno i ripiani ingombri di utensili magici.

Rose Weasley continuò ad imburrare la teglia davanti a sé, rivolgendo soltanto una rapida occhiata alla tempesta che stava spazzando con forza le colline della brughiera.

"Nonna?" chiamò dolcemente, sfregandosi le mani unte sul grembiule ricamato.

Molly Weasley, canuta e rattrappita, sedeva ad un capo del lungo tavolo, impegnata a lavorare a maglia uno spesso maglione blu cobalto. Tre pullover colorati aleggiavano intorno alla sua testa, auto-sferruzzandosi grazie all'infallibile incantesimo della vecchia.

"Sì, primulina?" Rispose, senza staccare gli occhi dal suo lavoro.

"Potresti passarmi l'impasto?"

Molly ripose i ferri sul grembo, intinse un dito nella ciotola davanti a sé e se lo ficcò in bocca. Mugugnò qualcosa, poi senza battere ciglio aggiunse un pizzico di noce moscata al composto. Infine spedì la scodella contenente l'impasto dall'altra parte del tavolo con un colpo di bacchetta.

Rose sorrise sotto i baffi. La nonna era un asso in cucina, e con l'età non aveva perso il suo tocco. Semmai, era migliorata. La sua vista cominciava a scarseggiare -era praticamente cieca-, ma gli altri sensi sembravano essersi acuiti. Le sue papille gustative riuscivano a percepire sfumature che ad altri sfuggivano, rendendo le sue pietanze sublimi nella loro disarmante semplicità.

Rose guardò la nonna, piccolissima e fragile, incastrata tra il tavolo e la credenza. La Tana era un porto di mare: con le sue stanze calde ed accoglienti, il suo salotto scalcagnato, le sue lenzuola profumate di lavanda, aveva offerto asilo a centinaia di anime senza mai chiedere nulla in cambio. La cucina, però... la cucina apparteneva a Molly. Vi ci si riuniva a fornelli spenti, quando le pentole fumanti erano pronte per essere svuotate nei piatti dei numerosissimi commensali che si avvicendavano intorno al grande tavolo di noce. Il resto del tempo era semplicemente off limits. Chiusa al pubblico.

Molly Prewett era rimasta incinta di Bill che non aveva nemmeno vent'anni, e quando era nato era stata costretta a lasciare il lavoro. La carriera di Arthur tardava a ingranare, e all'epoca licenziarsi le era sembrato il male minore. Certo, le colleghe di Talami e Tarlatame le sarebbero mancate, e perdere la manciata di galeoni che le sue mansioni di sarta le fruttavano non era uno spasso, ma qualcuno doveva pur occuparsi del piccolo William. Charlie, poi, era seguito a ruota, e ben presto Molly si era ritrovata a passare in casa molto più tempo del previsto. E poiché non sapeva starsene con le mani in mano, riempiva le poche ore di libertà che riusciva a ritagliarsi sperimentando in cucina. Del resto, la sua materia preferita era sempre stata Pozioni;  cosa c'era di tanto diverso nell'utilizzare le erbe aromatiche che crescevano senza sforzo nel suo giardino per produrre gustose zuppe? Cosa c'era di più magico del calibrare ogni ingrediente per ottenere soffici e gustosi lievitati? La cucina era diventata il suo piccolo e rassicurante mondo. Vi si rifugiava appena poteva, soffocando i sensi di colpa per i bambini (ora erano tre) che lasciava giocare per ore sul tappeto davanti al camino, incantati dai giocattoli di legno opportunamente stregati per tenerli buoni. Per i primi dieci minuti lanciava loro sguardi preoccupati, sobbalzando ad ogni vagito, poi cominciava a rilassarsi e, dimentica d'ogni preoccupazione, si lasciava distrarre dalle sue frittate di patate, dagli arrosti succosi, dalle torte di mele cotogne. I bambini, grati di quelle prelibatezze, avevano imparato a non disturbare la mamma e a sbrigarsela per conto loro. Capitanati da Bill, i piccoli Charlie, Percy, Fred e George, caracollavano su e giù per le scale giocando ad acchiapparella e nascondino, facendo la lotta sui divani sfondati del salotto e inseguendo le galline nel cortile. In ogni caso, qualsiasi cosa facessero i fratelli Weasley, all'ora di pranzo e di cena si tenevano ben lontani dalla madre, lasciandola sfogare nel suo regno. 

Ronald era stato un altro paio di maniche. Era un bambino bisognoso di attenzioni, sempre attaccato al grembiule della mamma. La seguiva ovunque, dall'aia al ripostiglio delle scope, dalla cantina fino in soffitta, e la cucina non faceva eccezione. Era il più vorace di tutti, perfino più di Charlie, e adorava guardare la mamma cucinare. Le passava tegami e mestoli, andava a prendere le uova, a cogliere il basilico per insaporire la minestra, a riempire il catino d'acqua fresca. Molly ne era ben felice, anche se un po' infastidita. Non le piaceva dividere quello spazio che reputava tutto suo, ma Ronald era così silenzioso e attento... non avrebbe mai potuto cacciarlo. Alla fine, come rispondendo ad una tacita richiesta, aveva finito per andarsene da solo. Molly sospettava che fosse stato a causa di Fred e George, che gli avevano appioppato il soprannome di "mammone", e il fragile orgoglio del bambino non aveva retto. Con la testa bassa e le orecchie rosse, ingurgitava il pranzo e poi schizzava fuori a giocare, deciso a scrollarsi di dosso quell'antipatico appellativo. I giorni erano passati, tirandosi indietro i mesi e poi gli anni. Tante cose erano cambiate, e tante altre erano rimaste le stesse. Nessun altro oltre lei aveva più messo piede nella sua adorata cucina per anni.

E poi... poi era arrivata Rose. Unica eccezione su dodici nipoti, sette figli, cinque generi e un marito, la piccolina di Ronald si era guadagnata il titolo di Degna Erede della Cucina alla veneranda età di due anni e mezzo, quando rifiutava di staccarsi dalla veste di Molly per più di cinque minuti. Inizialmente la nonna non era stata entusiasta di tutte quelle attenzioni. Temeva che la nipotina avrebbe potuto farsi male, o, peggio, che avrebbe potuto distrarla durante la preparazione di uno dei suoi memorabili pasticci di carne, inficiandone la buona riuscita. Finì che la testardaggine epocale della nipote vinse quella altrettanto memorabile della nonna. Rose ottenne un posto in prima fila sulle sedie scheggiate del tavolo di noce, e battendo le manine paffute sedeva felice accanto a Molly, osservando rapita ogni suo gesto. Di lì il passo era stato breve.
"Nonna, posso aiutarti a fare l'inpasto?" Domandava, i grandi occhi nocciola sgranati in un'espressione adorante. Molly, morbida come burro tra le mani di quell'angelo, non poteva di certo lasciare che il suo visino pieno di efelidi si riempisse di lacrime. E così si lasciava aiutare. Ogni volta.
Rosie si rivelò subito assolutamente portata per la materia e sia Hermione che Ron accolsero con gioia la passione della bimba, che a cinque anni e mezzo sfornava torte degne della vetrina di Mielandia. Ron, cuoco quasi altrettanto capace, guadagnò una valida aiutante e con buona pace di tutti Hermione fu bandita definitivamente dalla cucina di casa Weasley-Granger.

Senza smettere di sorridere, Rose afferrò al volo la scodella. Versò l'impasto nello stampo imburrato e lo ripose nel forno. A quel punto controllò l'ora sul raffinato orologio che portava al polso, ricevuto in occasione del suo quindicesimo compleanno. Il piccolo quadrante dalle finiture dorate segnava le cinque e mezza. Aveva tutto il tempo di farsi una doccia corroborante prima di cena: una volta cotto il ciambellone, il pasticcio di agnello e le patate al burro andavano soltanto infornate, e a quello ci avrebbe pensato la nonna. Soddisfatta, si accinse a slacciare il grembiule.
"Aspetta, ti aiuto io" la voce pastosa di James, ingolfata dai grossi bocconi di un non meglio identificato alimento, giunse alle orecchie di Rose.
"Sì, grazie" squittì lei, sentendo il sangue affluire alle gote. Le dita affusolate di James sbrigarono in fretta il nodo, e Rose tolse  il grembiule facendoselo passare da sopra la testa. Espirò un po' nel farlo, e solo allora si rese conto di aver trattenuto il fiato. Si voltò di scatto,  e un sorriso forzato, teso a nascondere le guance scarlatte, le si dipinse sul volto.
James le stava davanti, stringendo un panino alla marmellata in una mano e masticandone un pezzo enorme. La bocca mezza aperta era piegata in un sorriso sghembo, gli indomabili ciuffi corvini ricadevano scomposti sulla fronte abbronzata.
“Allora, Rosie, cosa avete preparato di buono tu e la nonna oggi?" Il sorriso si fece ancora più largo e, se possibile, ancora più sghembo.
"Pasticcio di agnello, patate al burro, ciambella alle mele" rispose pronta, rossa come un papavero.
"E brave le nostre Weasley!" Esclamò James, annuendo e avvicinandosi alla nonna. Molly sollevò un sopracciglio, e si ritrasse leggermente. Fred e George avevano fatto sì che la donna diffidasse profondamente di qualunque ragazzo che portasse i capelli spettinati e la camicia arrotolata sui gomiti, per giunta infilata male nei pantaloni.
"James Sirius Potter, cosa vuoi?" Domandò inquisitoria, stringendo gli occhi.
James assunse un'espressione teatralmente ferita. "Merlino, donna! Non ci si può più nemmeno avvicinare? Volevo solo darti un bacio, amore mio" disse, e calò come un falco sulla nonna. Le schioccò un bacio sulla guancia, stringendole le spalle con il braccio. Rose ridacchiò, e si congedò scuotendo la testa. "Vado a lavarmi, sono sporca di burro e farina fino ai gomiti.”
"A dopo, Rosie" fece James, e senza toglierle gli occhi di dosso strappò un morso al suo panino. "Cerca di fare in fretta. Sono affamato." Ammiccò.
Rose divenne ancora più rossa. Stava diventando decisamente difficile distinguere l'attaccatura dei capelli dalla faccia. Borbottò qualcosa, ed uscì. James sorrise, divertito.
"Non ci pensare nemmeno." Puntualizzò Molly, continuando a sferruzzare senza sosta.
"A cosa?" James si girò a guardare la nonna, improvvisamente interessato. 
"Niente. Lascia stare. Passami la matassa verde smeraldo, per favore."
Il ragazzo rimestò nel cesto contenente la lana e ne estrasse la matassa richiesta. Nel darla alla nonna si accorse che i suoi occhi presbiti lo stavano fissavando, interrogativi.
"Stai cercando di scrutarmi l'anima?" Ironizzò James.
"Esattamente." Molly aveva un'espressione tremendamente seria, e a James morì il riso sulle labbra. Si chinò a baciarla ancora, questa volta sulla fronte.
"Rilassati, sono finiti i tempi delle marachelle. Sono diventato un ragazzo serio. Ho smesso di metterti le caccabombe sotto la sedia" disse, e tornò al salotto.​​

La sua enorme, chiassosa famiglia stava prendendo il consueto tè delle cinque. Si stravaccò sul divano, accanto alla zia Hermione, così immersa nella lettura di un grosso tomo che non si accorse nemmeno che James le stava passando il braccio attorno alle spalle. Appoggiò la guancia sulla cespugliosa testa della zia -era già molto più alto di lei- e terminò il suo panino. Dalla cucina, intanto, la nonna non smetteva di fissarlo. Imbarazzato, distolse lo sguardo. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NdA: ciao! Se ti è piaciuto il capitolo, lascia pure una recensione. :*
xx, fioredimaggio <3


 
   
 
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