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Autore: FreDrachen    04/03/2021    3 recensioni
Luca aveva davvero tutto nella vita. Era una promessa del calcio, popolare tra i suoi coetanei tanto da essere invitato a ogni festa, ed era oggetto di attenzione di ogni ragazza e non.
Insomma cosa si poteva volere dalla vita quando si aveva tutto?
Basta, però un semplice attimo, un incidente lo costringerà a una sedia a rotelle, e per questo sarà abbandonato dalle persone che un tempo lo frequentavano e veneravano quasi come un Dio.
Con la vita stravolta si chiude in se stesso e si rifiuterà di frequentare la scuola. Sua madre, esasperata da questa situazione, riesce a ottenere la possibilità, dalla scuola che Luca frequenta, di lezioni pomeridiane con un tutor che avrà lo scopo di fargli recuperare il programma perso.
E chi meglio di uno dell'ultimo anno come lui può riuscire nell'impresa?
Peccato che Luca sia insofferente agli intelligentoni e non sembra affatto intenzionato a cedere.
Peccato che Akira non sia affatto intenzionato ad arrendersi di fronte al suo carattere difficile.
Due ragazzi diversi ma destinati ad essere trascinati dall'effetto farfalla che avrà il potere di cambiare per sempre le loro vite.
[Storia presente anche su Wattpad, nickname FreDrachen]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico
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Capitolo 6


Se il pomeriggio lo dovevo passare in quello che mi pareva l'inferno, le mattine dovevo vedermi con il psicoterapeuta che, oltre a sottopormi a sessioni di fisioterapia, per impedire a quello che mi restava delle gambe di atrofizzarsi, cercava inutilmente di risolvere quello che pensava fosse un lento abbandonarsi, dovuto al post trauma.

Quel mattino era davvero ridicolo con i suoi capelli sparati in tutte le direzioni e i vestiti dimessi. Sembrava fosse uscito da una maratona di sano sesso.

Cazzo. Erano ormai mesi che non lo facevo, ora che ci pensavo.

«Buongiorno Luca. Come va?»

I primi giorni gli avevo detto di non trattarmi con così tanta familiarità ma tanto alla fine mi resi conto che quell'uomo avrebbe fatto comunque di testa sua. E ogni seduta la iniziava con quella stupida domanda. Come cazzo pensava che stessi scusa?

I primi tempi gli rispondevo male con il risultato di sguardi di pietà che odiavo nel più profondo, quindi alla fine mi ero ritrovato a rispondergli a monosillabi solo se strettamente necessario. In fondo ero lì per muovere le gambe, mica la lingua.

Bofonchiai qualcosa a mezza voce giusto per renderlo felice, e lui soddisfatto, per così poco, mi si fece appresso intimandomi come al solito di stendermi sul lettino. La prima volta aveva provato ad aiutarmi beccandosi da parte mia una serie di insulti che non si sarebbe mai dimenticato, difatti dalla volta dopo mi fece fare tutto da solo.

Mi issai sul lettino facendo leva con le braccia e mi stesi fiaccamente.

Le ore successive furono caratterizzate dai movimenti guidati del dottore delle gambe, senza alcuna parola pronunciata da parte mia anche dopo qualche goffo tentativo di lui di intavolare una discussione.

«Come passi le giornate?»

«La scuola? Come vanno le lezioni di recupero?»

Tutte domande che rimanevano senza risposta dato che me ne stavo chiuso in un completo mutismo.

Quel giorno era a dir poco insistente, più delle altre volte e questo m'irritò non poco.

«Si faccia i cazzi suoi e mi lasci in pace» sibilai tra i denti, arrivato al massimo della sopportazione, il volto girato dall'altra parte.

Lui smise per un attimo di muovere la gamba sinistra e con la cosa dell'occhio vidi che si era rabbuiato, e con lo sguardo triste che non mi impietosì. Ma ancora non aveva capito che se ero lì era perché ero costretto?

Certa gente era davvero dura di comprendonio.

«Mettiti di lato»disse con fare professionale, così come le altre cose che pronunciò scaturendo dentro di me un moto di vittoria.

Se davvero il dottore si era arreso a psicanalizzarmi, lo stesso sarebbe stato con Akira.

Malgrado la piccola vittoria sul dottore mi sentivo incazzato con il mondo, e da quello che vedevo doveva esserlo anche Akira perché entrò con lo sguardo di uno stanco morto


Malgrado la piccola vittoria sul dottore mi sentivo incazzato con il mondo, e da quello che vedevo doveva esserlo anche Akira perché entrò con lo sguardo di uno stanco morto. Ma di certo non mi sarei arreso adesso. La mia ostentata resistenza continuava e quel damerino cinese doveva accettarlo.

Si sedette pesantemente sulla sedia, in un modo del tutto privo della sua eleganza e ben lontano da quello a cui ero abituato, tanto da farmi provare uno sputo grammo di pietà, che passò quasi all'istante.

«Ore piccole, Cinese?»

Lui mi gelò con lo sguardo ma per nulla intimorito gli scoccai in sorriso innocente.

«Invece che farti gli affari miei Tremonti, ripetimi quello che abbiamo fatto ieri» ribatté con stizza, facendolo sembrare un mestruato. Doveva darsi una calmata, oltre che essere duro di testa. Non capiva che non sarei stato al suo gioco? Solo perché aveva condiviso quella volta quel dolce e che poi lo avevo seguito senza fiatare non significava che mi ero piegato. E nemmeno per le sensazioni che scaturiva dal mio corpo alla sua presenza.

Mi fissava con lo stesso sguardo omicida che mi aveva indirizzato un giorno in cui mi ero presentato con una giustificazione fatta e firmata da me medesimo, sperando potesse essere una scusa per non fare nulla. Anche se dovevo ammettere che quella era stata una sorta di ripicca nei suoi confronti dopo che il quarto giorno di stress non mi aveva avvisato che non ci sarebbe stato con il risultato di aspettarlo come un pesce lesso per quasi tutto il tempo, fin quando un operatore scolastico non era venuto a pulire l'aula e mi aveva trovato a mettere radici e in procinto a morire di noia, ed era stato proprio in quel momento che avevo scoperto di essere stato bidonato.

Inutile dire che sua eccellenza Signore Assoluto della Noia non ne aveva tenuto conto e aveva continuato imperterrito con il suo monologo a senso unico.

Ancora non aveva capito che spiegarmi le cose non era altro che uno spreco di ossigeno da parte sua?

Incrociai le braccia e lo osservai con sguardo di sfida.

«Non lo so»dichiarai con intima soddisfazione.

Lui non parve apprezzare la mia ribellione perché lo vidi istintivamente chiudere la mano sinistra a pugno. Se fosse venuto alle mani mi sarei potuto finalmente scaricare pure io.

«Non pensavo che fossi un perdente» disse invece con la determinazione dovuta alla rabbia trattenuta.

A quelle parole m'irrigidì e lo fulminai con lo sguardo.

«Che cos'hai detto?»dissi in tono minaccioso.

Lui sorrise per la prima volta di quel giorno, ma non era affatto un sorriso caloroso bensì uno tagliente come una lama.

«Tu credi che non studiando quello che ti spiego ogni giorno faccia di te una persona forte? Bè ti sbagli. Tutto questo è per te, per quello che potresti diventare in futuro».

A quelle parole vidi rosso. Con che saccenza poteva sputare sentenze sul mio futuro con cui c'entrava un emerito cazzo?

«Futuro? Ma quale futuro?»scattai stringendo le mani sui braccioli della sedia. «Che cosa potrebbe attendersi dal futuro uno come me? Sentiamo saputello, hai davvero una soluzione a questo?» Vedendolo di fronte a me zitto continuai imperterrito. «Vedi? Sei solo bravo a riempirti d'aria la bocca, pronunciando solo parole vuote. La verità è che anche te sai che non c'è davvero un futuro per quelli come me. Sei qui solo per i tuoi stupidi crediti. E allora fa finta e lasciami in pace. Così entrambi avremo quello che vogliamo».

«Non è così che mi convincerai a cedere».

«Vaffanculo a te e alla tua ipocrisia. Tornatene da dove sei venuto e lasciami stare».

Avevo passato il limite, lo vedevo nei suoi occhi uno scintillio di rabbia repressa.

«Ma certo. Me ne torno a casa. Non ho voglia e tempo da perdere con un egoista e codardo come te».

«Bene vattene pure. Non ho bisogno di te».

«Bene».

«Bene»ripetei con aria di sfida.

Lui zi alzò dalla sedia e si diresse verso la porta ma giunto lì si girò parzialmente.

«Fa di testa tua allora. Ma credimi se ti dico che vivrai con il rimorso di aver gettato alle ortiche la tua vita. E la colpa sarà unicamente tua».

Detto questo lasciò la stanza, lasciandomi solo con la rabbia e la frustrazione.

E fu allora che mi resi conto di aver un tantino esagerato.

Angolino Autrice:

Buonsalve :3
Ecco il nuovo capitolo 😍 spero vi sia piaciuto 🤗
Ringrazio tutti voi che seguite la storia 😍❤️

A presto!
FreDrachen

 

   
 
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