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Autore: giovannagiovannon    26/08/2009    0 recensioni
Due universi paralleli. Due amori impossibili...due destini imprevedibili che si inseguono a vicenda in una danza frenetica e sorprendente...fino al più grande amore e alla più grande avventura.
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Primo Capitolo

Primo Capitolo

Lola si precipitò giù per il declivio. L’erba alta bagnata dalla rugiada le sfregava le gambe inzuppandole i jeans per quanto correva. No, non puoi scappare via così, le diceva una vocina dentro di , implorandola di tornare indietro e chiedere scusa a tutti. E dopo, che ne sarebbe stato di lei? Al collegio si sarebbero arrabbiati ancora di più. No, non ne poteva più di quella situazione. Non poteva più tornare in quella radura dall’erba alta ogni domenica,guardare le farfalle, respirare l’odore di abete ed erba fresca, sedersi sul masso al centro e…scoppiare a piangere. –No, non posso più!!!-si disse Lola tra le lacrime che le scendevano a fiotti lungo il volto, stringendo i denti e i pugni.

Non era certo una ragazza normale, Lola. Non era come gli altri bambini, odiava i giocattoli, i libri interessanti, il teatro, i clown e i palloncini. Odiava quando la direttrice certe domeniche diceva:-Bhe, ragazzi, oggi vi siete comportati bene quindi faremo un’eccezione! Andremo tutti a mangiare a quell’Alek..KleK….oh, come diavolo si chiama?!?- e tutti rispondevano in coro:-Mc Donald’s, signora!”

Lei adorava arrampicarsi sugli alberi, non imparare la pallavolo; le piaceva dormire in un’amaca all’aria aperta, svegliarsi la mattina con il canto del gallo, stiracchiarsi e andare giù in paese a salutare i suoi amici, per poi tornare su in collina al ruscello e ritrovarsi ad essere pirati, oppure improvvisare capanne di bastoni, vecchie lenzuola e corde per diventare indiani oppure i più ricchi sultani di questo mondo! Detestava, invece, il luogo dove stava vivendo da due anni.

Il collegio di San Luigi sorgeva in un paesello in mezzo alle montagne, Avelio. La città distava qualche chilometro e gli allievi, di solito, era lì che passavano la domenica se non stavano con i loro parenti.

Quel giorno assolato era una di quelle domeniche, e Lola non sopportava l’idea di dover andare in città, con tutto quello smog e quella confusione, quella freddezza dei passanti in perenne fretta…no, lei prima di tutto amava il paese. -La gente nel paese è sempre più calorosa-pensò,- anche se non ti conoscono alla fine sono tutti più simpatici e gentili-. E poi, amava la natura: gli uccelli, il verde dei prati, i fiori, le farfalle…ma non era solo questo. Era che di solito, se qualche ragazzo la domenica restava in collegio e andava poi in città, era perché non aveva nessuno che lo accoglieva a casa, nessuna mamma e nessun papà, nessun parente, nessuno…zio. Ecco, era proprio per questo, quest’ultimo legame che Lola la domenica fuggiva e tornava a casa.Sì, perché lei una casa dove tornare ce l’aveva eccome, e non solo, aveva anche uno zio. Solo che quello zio le avevano detto che era volato in cielo il giorno in cui l’avevano trascinata in collegio tra le urla e le lacrime.

Ma Lola no, non ci credeva che era in cielo. Non che non sapesse cosa volesse dire. È solo che secondo lei lo zio era volato nell’erba, non nel cielo. Stava in ogni albero, ogni fiore e nella casetta dove abitavano prima della sua morte. Così, ogni domenica alle cinque del mattino, prima che tutto il resto del collegio si svegliasse, lei si faceva un fagotto con  dentro qualcosa da mangiare, scavalcava la finestra al primo piano che dava sul cortile e poi giù per il declivio fino a raggiungere la radura e andare a trovare lo zio. Poi apriva la porta della casetta, andava nella cucina e preparava sul tavolo un piatto per lui, dove metteva quello che era riuscita a rimediare. Aspettava che lo spirito dello zio assorbisse lo spirito degli alimenti, dopodiché lei ne mangiava la sostanza. Il pomeriggio giocava un po’ nell’erba e al ruscello, poi andava giù in paese di nascosto per salutare il signore e la signora Olamare.

-Buongiorno, Anna!-

-Ohhh, ma ciao, caaaaaaaraa!!! Come stai caaaaaaaaaara??siediti pure qui, tesoooooro!!-

La signora Olamare, una vecchietta dai capelli di un colore ocra spento, con la faccia pallida solcata da profonde rughe e gli occhi azzurro chiaro, ogni volta che veniva a farle visita qualcuno per lei molto speciale, usava sempre parole smielate come –cara-o –zuccherino!-,- pasticcino-, tesoro, prolungandone le vocali all’infinito.

-Ma gioiellino mio,sei di nuovo scappata dal collegio? Ma chissà come ti puniranno stavolta!Da quella volta che mi hai detto che ti hanno fatto pulire i gabinetti

dei maschi per una settimana e ti hanno fatto saltare la cena tre volte, ho sempre paura…-

-Stia tranquilla, signora:omai lo faccio talmente spesso che non ci fanno più caso:tanto lo sanno che prima o poi torno…-

- Ma bocconcino allo zuuuuuuuuuuucchero!!!! Potrebbe capitarti qualcosa di brutto e…-La conversazione fu interrotta da un rumore di pantofole che scendevano dalle scale a passo di gigante:era il marito della signora Anna, Bruno, che esclamò, con quel suo gran vocione:-Ohhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!!Rieccola qui, la nostra fuggitiva!!-

-Buonasera, Bruno-balbettò Lola abbassando gli occhi e arrossendo-Sono andata a trovare lo zio…-

-Tesoro,-disse il signor Bruno accigliandosi ma provando un po’ di pena per lei-Tesoro mio, anche io sono stato tanto triste per il Vecchio Benjo.Tu sai meglio di chiunque altro quanto c’ero affezionato. Avrei dato la vita per lui, cavolo! Ma ormai mi sono rassegnato… ed è quello che dovresti fare tu, tesoro. Ormai sei grandicella ed è tempo che tu ti faccia crescere le unghie, cominci a farti forza e.. a cercare di sopravvivere in quel collegio senza continue scappatelle, chiaro? Tuo zio, cara, ti è sempre vicino anche se non gli porti da mangiare e non gli disfi e rifai il letto ogni domenica!-

-Ma quelli lì mi prendono in giro. Dicono che sono la più “sfigata”, che sono brutta e antipatica e parlo solo con gli alberi e le piante. Dicono che a me..la domenica..-ma la voce le si bloccò: sentiva un nodo alla gola, un nodo così stretto da non riuscire quasi a respirare. Scoppiò a piangere e la signora Anna corse ad abbracciarla.

-Fagottino mio..non è vero che la domenica non ti vuole nessuno!!!Tu sei il bignè alla crema più dolce del mondo..-disse dolcemente mentre la accarezzava ripetutamente sul volto con quelle sue mani ossute, premendola sulla sua pancia bella rotonda.

-Dai, ora ti riaccompagno e informo la direttrice che puoi venire a passare la domenica da noi, d’accordo?Su, su con la vita, piccola:dammi la mano e andiamo,dai!-disse Bruno.

Ma al collegio, quando il signor Bruno se ne fu andato, ricominciarono tutti a prenderla in giro.

-Ehi, Heidi!!Vieni qui, sono una capretta!!Beeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeehhhhhhhhhhhhh!!AHAHAH!!!-fece una bambina dalle trecce rosse correndo a quattro zampe sul pavimento di marmo.

-Ehi Lola, ma si può sapere perché sei sempre inzuppata e sporca d’erba? Togliti quella salopette sudicia e metti la divisa…-le gridò un altro tirandole un grembiule in faccia.

-Secondo me ha pure le pulci!-fece un’altra bambina con fare schifato.

-Bleahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!Aiuto scappiamoooooo!!!>>urlarono gli altri tutti in coro.

Lola si sentiva rifiutata.Diversa da tutti gli altri.E allo stesso modo si sentiva un altro bambino, ZEluh…ma non qui, in questo collegio. Ma nemmeno in un altro.

 

Semplicemente, in un altro pianeta.

 

  
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