Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Segui la storia  |       
Autore: Mars_child    08/03/2021    1 recensioni
Erwin, Hanji e Levi sono tre vecchi amici d'università che, dopo anni, si ritrovano a vivere insieme a causa degli eventi del destino. Erwin e Hanji si trasferiscono da Levi, che non ha mai lasciato Eldia, la città dove si è laureato e dove, da qualche anno, ha aperto un pub tutto suo.
Di fronte l'appartamento dove vive Levi, proprio sopra il pub, convivono gli studenti Mikasa, Eren e Armin.
Tra un giorno e l'altro, l'amicizia dei tre si solidifica e si ritrovano a pensare a tutti gli anni passati insieme, cercando di costruirsi un futuro migliore, con la promessa di non separarsi mai più.
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Erwin Smith, Hanji Zoe, Levi Ackerman, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Buon compleanno, Eren!

Erano le tre del pomeriggio e Levi stava ancora asciugando i bicchieri del pranzo. Il pub non apriva mai prima delle diciotto, ma l’uomo lo usava per pranzare insieme a Mikasa, Armin ed Eren e, da qualche tempo, insieme ai suoi nuovi coinquilini.
Da qualche giorno, poi, Maribel, la nuova cameriera, aveva iniziato a unirsi, senza pagare un soldo, anche ai pranzi.
È già tanto che non le faccio pagare la cena pensò Levi, la seconda volta che Maribel decise di sua spontanea volontà di pranzare insieme agli altri.
Quel giorno, anche Hanji era rimasta a pranzo. Era il suo giorno libero e, dopo il caffè, era salita a casa a prendere le carte per poi riscendere e giocare con Maribel ed Erwin a scala quaranta.
Le mie carte pensò Levi La mia casa. Il mio locale.
«No!» urlò Erwin, mettendosi le mani nei capelli «Di nuovo! Hai chiuso di nuovo!»
Meribel sistemò tutte le carte e gli fece un occhiolino.
«Devi essere molto fortunato in amore» rispose, ignara, la ragazza.
Nel pub scese un silenzio tombale. Perfino Levi smise di asciugare i bicchieri. Meribel si guardò attorno e capì di aver fatto una figuraccia. Stava cercando un modo carino per rimediare, ma, per fortuna, entrò Eren di corsa e tutta l’attenzione venne concentrata su di lui.
«Ehilà, boss!» esclamò, correndo verso Levi «Ho una proposta da farti»
Levi alzò gli occhi al cielo, pensando che, l’ultima volta che gli era stata detta una cosa del genere, era stato costretto ad assumere una cameriera senza che ce ne fosse alcun bisogno.
«Sentiamo»
«Sai cosa succede a mezzanotte, no?»
Levi lo guardò confuso, poi si voltò verso Hanji ed Erwin ma, entrambi, sembravano non saperne nulla.
«Veramente no» rispose Levi, riprendendo ad asciugare i bicchieri.
Eren scoppiò a ridere
«Dai, non c’è bisogno che fate questi scherzi stupidi. So che lo sapete. Comunque, a tal proposito, volevo dirti che ho intenzione di invitare tutti gli altri qui e vorrei chiederti se potessimo rendere la cosa un po’ più privata. Sì, scusa, non mi andrebbe di vedere estranei. Tanto saremo un bel po’, ti farai comunque un mucchio di soldi…»
«No, Eren, non hai capito» disse Levi «Non sappiamo di che cazzo tu stia parlando»
Eren lo guardò con un’espressione delusa, poi si voltò verso Hanji. La donna fece spallucce e alzò le braccia in segno di resa. Eren strinse i pugni.
«Domani è il mio compleanno»
Levi rimase impassibile. Erwin e Maribel esclamarono un “tanti auguri… per domani” quasi all’unisono e Hanji corse ad abbracciare il ragazzo, ridendo.
«Ma sì, dai, ovviamente lo sapevamo. È che a Levi piace sempre fare questi scherzi stupidi, lo sai»
Hanji fece l’occhiolino a Levi per spronarlo a fingere quella sceneggiata, ma lui non la guardò neanche.
«Col cazzo che non faccio entrare gli altri clienti» disse invece, prendendo le chiavi di casa «Ma che stronzo sei a chiedermi una cosa del genere? Vuoi per caso vedermi fallire? Eh? È questo che auguri all’uomo che…»
«All’uomo che mi ha dato una casa e un lavoro?» continuò Eren «Va bene. Mi licenzio, se vuoi, tanto hai una sostituta, adesso…»
Maribel alzò un sopracciglio, guardandolo storto.
«E dai, Levi» lo implorò Hanji «Facciamolo. Vedi che sarà divertente, anche per noi!»
«Ma quanti amici può avere, questo qua?» disse Levi, dirigendosi verso l’uscita «Non se ne parla. Ci perderei. Potranno venire i tuoi amici, ovviamente. Ma non negherò agli altri di entrare»
«Diciotto persone» rispose Eren, speranzoso «Diciotto persone. Per favore. Diciotto persone a serata sono la tua media, ultimamente, contando te, me, Mikasa, Armin, Erwin, Hanji e la tua nuova schiava»
«Mi prendi per il culo?» tuonò Levi, che, nel frattempo, era uscito e si stava dirigendo verso il portone di casa, seguito da Eren e Hanji.
«Ma ha ragione, Levi. Lo sai» disse la donna, guardandolo storto
«Non ti preoccupare, Hanji» rispose Eren «Troverò un altro posto»
Eren stava per andarsene. Levi guardò Hanji, che aveva lo stesso sguardo di quando l’uomo stava per chiudere il pub senza aver trovato una nuova cameriera. Levi sospirò.
Ma come cazzo è che devo sempre dargliela vinta?
«Eren» disse Levi, prendendo il ragazzo per un braccio «Va bene. Potete venire e non farò entrare nessun altro»
«Yu-huuu» urlò Hanji, scalpitando «Potremo trovare una nuova ragazza per Erwin»
«Hanji, ma che cazzo dici?» urlò Levi «Saranno tutte ragazzine»
Eren diede un pizzicotto alla guancia destra di Levi, sorridendo.
«Lo sapevo. Lo sapevo che non sei ancora completamente un vecchio di merda»
«Ma che c’entra questo?»
Eren salutò e stava per andarsene, quando Levi lo chiamò nuovamente.
«Aspetta» disse «Non hai intenzione di portare tuo fratello, vero?»
Levi pensò a tutte le volte in cui dovette cacciare Zeke fuori dal pub, a causa delle sue discussioni politiche sempre troppo accese e sempre troppo poco democratiche.
E poi si ubriaca sempre come una scimmia.
«Tranquillo, capo» disse Eren «Ricordo che l’hai bandito dopo l’ultima volta che ha lanciato una bottiglia di vetro contro il muro rischiando di trafiggerti un occhio. Non gli dirò nulla, promesso»
Eren se ne andò, e Levi e Hanji rimasero da soli.
«Beh», disse la donna, poggiando un gomito sulla spalla di Levi «Hai fatto felice qualcuno. La tua giornata non è andata sprecata»
Levi infilò le chiavi dentro la serratura del portone e aprì.
«Io vado a farmi una doccia» disse «E a prepararmi psicologicamente per stasera. Se ti va, puoi rimanere a giocare con la tua nuova amica. Ricordati di chiudere, quando sali»
Hanji annuì e ritornò al pub. Una volta dentro, si rese conto che Erwin aveva preso a raccontare a Maribel la storia di Lexa.
Povera donna pensò Hanji, provando pietà per Maribel che avrebbe dovuto sorbirsi tutto quel dramma.
Il telefono di Hanji squillò e lei prese il cellulare dalla tasca: era Petra.
«Olaaaa» esclamò Hanji, rispondendo alla chiamata «Chi non muore si rivede!»
«Hanji!» disse Petra, dall’altro capo del telefono «Da quanto tempo! Come stai?»
«Non male» rispose Hanji uscendo dal pub, per controllare che Levi fosse effettivamente salito «E tu? Com’è la vita matrimonia…» Hanji s’interruppe subito, lanciando uno sguardo dentro il locale dove, però, Erwin sembrava non stesse prestando attenzione.
«Bella. Brutta. Divertente. Ma soprattutto noiosa, forse… ma, se ti va, possiamo parlarne di persona oggi stesso»
«Cosa? Come, oggi? Di persona?»
«Sì, sì. Torno a Eldia. Nel senso, passo da Eldia. Vado a salutare papà»
Hanji si portò una mano al volto, quasi schiaffeggiandosi. Non ci voleva, non ci voleva proprio. Petra non sapeva che Levi la stava ospitando e, se si fosse vista con la ragazza, avrebbe dovuto tenerlo nascosto a lui.
Sembra di essere tornata al terzo anno di università.
«Aaaah» esclamò Hanji, ridendo «Ma sì! Che bello! Vediamoci! Non vedo l’ora! Quando arrivi?»
Petra tossì, poi si schiarì la gola.
«In realtà, tra poco meno di venti minuti dovrei essere là. Se mi dai il tempo di lasciare le cose a casa, saluto mio padre e arrivo»
Hanji soppesò quelle parole e capì che Petra sarebbe rimasta per qualche giorno.
«Sì, è perfetto. Anche perché, purtroppo, per stasera ho già un impegno» Hanji si morse il labbro inferiore «Comunque, fammi sapere dove vuoi che ci vediamo e sarò subito lì!»
«Possiamo vederci al parco delle magnolie. Ti viene lontano?»
«No, no» rispose Hanji «Va benissimo»
«In effetti, non ti ho nemmeno chiesto dove st…»
«A dopo, allora»
Hanji chiuse la chiamata e tirò un sospiro. Poi, fece finta di dare dei pugni a qualcosa davanti a lei.
«Tutto a posto?» chiese Erwin che, intanto, era uscito fuori dal pub.
«No», rispose Hanji, prendendolo per le spalle e spingendolo dentro il locale «Proprio per niente. Abbiamo un problema da risolvere»
 
Qualche ora dopo, Levi era al centro commerciale con Mikasa, in cerca di un regalo per Eren. Mikasa aveva insistito per farsi accompagnare e, alla fine, Levi aveva accettato. Avevano girato tre volte l’intero centro commerciale e, alla fine, Mikasa si era decisa a comprargli un’agenda di Star Wars. Ma, la cosa che fece imbestialire maggiormente Levi, fu tutto il lavoro per cui dovette aiutarla in seguito.
«Mikasa» si lamentò Levi quando, giunti a casa dello zio, la ragazza gli chiese di scrivere un testo che parlasse di Eren «Ma cosa ci posso scrivere, io? Non sarebbe meglio chiedere ad Armin?»
«Ho già chiesto ad Armin» rispose Mikasa che, nel frattempo, stava montando delle foto per fare un video «Come l’ho chiesto a tutti gli altri. Manchi solo tu»
Levi strabuzzò gli occhi.
«Hai chiesto a tutti di scrivere una storia su Eren? Ma perché?»
«Perché così potrà vedersi con i vostri occhi e capire di quante persone che lo amano è circondato»
Levi prese il foglio di carta su cui aveva iniziato a scrivere “Succhiami il…” e lo strappò. Mikasa lo fulminò con un’occhiata e Levi appallottolò i pezzettini lanciandoglieli in faccia.
«Mikasa, ti vuoi svegliare?» disse ad alta voce «Ma non lo capisci che quello lì non ti vuole? Non ti si fila neanche per sbaglio! Mikasa, avete dormito insieme un sacco di volte, ti ha vista con addosso quattro stracci e non gli è mai passato di mente un pensiero che non sia “oh, sorellina, copriti che ti guardano” e tu continui a corrergli dietro con queste puttanate?»
Mikasa si alzò di scatto, poggiando i palmi aperti sul tavolo.
«Ma che stai dicendo?» urlò, rossa in volto «Io ed Eren siamo solo amici. Dovete smetterla con questa storia…»
«No, Mikasa, sei tu che devi smetterla» rispose Levi, alzandosi anche lui «Stai fingendo a te stessa che per te sia solo un amico solo perché sai benissimo anche tu che lui non proverà mai per te quello che tu provi per lui»
Mikasa abbassò lo sguardo e cominciò a tremare. Levi si sedette, preoccupato dal fatto che, forse, aveva un po’ esagerato.
«Parli proprio tu» disse Mikasa, senza alzare il volto «Parli tu che non sei mai riuscito a stare per più di qualche scopata con qualcuno con l’unica eccezione della donna che hai lasciato “perché ti amava troppo?”»
Levi si portò una mano alla fronte.
«Cosa vuoi fare?» disse «Vogliamo giocare a chi riesce a ferire di più l’altro?»
Levi ripensò a Petra. Non che ricordare i momenti con lei lo facesse stare male, anzi. Non lo feriva nemmeno il fatto che, alla fine, avesse deciso di sposare Oruo. Si sentiva solo in colpa per averci provato e per aver spezzato il cuore a una ragazza che, decisamente, non lo meritava. Ma Levi pensava che ci fossero persone che non sono fatte per stare tutta la vita ferme in un posto. E Levi aveva amato Petra, l’aveva amata davvero. Ma, semplicemente, i loro obiettivi per il futuro erano agli antipodi.
Mikasa chiuse lo schermo del pc e prese la sua borsa. Poi, si diresse verso la porta.
«Ti chiedo solo di non trattarlo troppo male» disse poi, prima di uscire.
Levi non disse una parola e continuò a non parlare anche quando Mikasa si richiuse la porta alle spalle. Poi si alzò per prendere del vino e sentì il suono di una notifica provenire dal cellulare. Era Erwin.
“Sono con Hanji. Faremo un po’ di ritardo. Non aspettarci per cena.”
Levi alzò le braccia al cielo, sollevato.
«Magnifico. Ho qualche ora per me stesso»
Poi aprì la bottiglia di vino e, invece di prendere un bicchiere, portò tutta la bottiglia fuori sul terrazzo e si sedette a terra, accanto a Elsa.
 
«…e oggi sono due mesi senza di lei»
Gli occhiali di Hanji le scivolarono dal naso e lei si destò. Erano passati almeno tre quarti d’ora da quando Erwin aveva iniziato a parlare di Lexa e Petra, gentile come sempre, era rimasta ad ascoltare senza fermarlo un attimo. Hanji, però, aveva la bava alla bocca, perché si era appisolata senza nemmeno accorgersene. Quando si svegliò e si rese conto che Erwin non aveva ancora finito, chiese un caffè al cameriere del ristorante dove Petra li aveva portati.
«Bene, Petra, adesso parlaci di te» disse la donna, sistemandosi meglio gli occhiali «Come sta Oruo? È sempre il solito saccente?»
Petra sorrise e si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
«Sì. È partito anche lui. Starà un paio di giorni dai suoi, poi ritorniamo a casa»
«Anche io e Lexa, qualche volta, avevamo bisogno di stacca…»
Hanji diede una gomitata ad Erwin, che si ammutolì.
«Vi manca casa, eh? Alla fine, sarete sempre i piccolini del gruppo, per noi. E pensare che siete quelli che si sono sistemati per primi…»
Petra si grattò un sopracciglio e scosse la testa.
«In realtà, non è solo che mi mancava mio padre. A dire la verità, ho una confessione da farvi»
Hanji impallidì. Erwin iniziò a fare su e giù con la gamba. Il cameriere portò il caffè e Hanji lo bevve troppo presto, bruciandosi.
«Aaaaah» urlò, facendo cadere la tazzina e sporcando la gonna di Petra «Aaaaah! Mi dispiace, Petra!»
Petra prese un tovagliolo e cercò di asciugare le macchie.
«Sta’ tranquilla, Hanji, non è niente»
«Come puoi dirlo?» urlò Hanji, mettendosi a piangere «Come puoi dire una cosa del genere? Due amici, anzi, tre! Tre dei miei amici che sono andati incontro al medesimo destino…»
«Ma di che stai parlando?» chiese Petra, prendendo un altro tovagliolo per asciugare le lacrime di Hanji
«Del tuo divorzio! Oh, mio Dio, Petra, sono così dispiaciuta»
Petra si fermò un attimo e poi scoppiò a ridere. Erwin prese il cellulare e trovò dodici chiamate perse da parte di Levi e due messaggi.
“I mocciosi sono arrivati, venite a salvarmi, o vi spacco il culo”
“No, sul serio, venite a salvarmi, vi prego”
«Hanji, come al solito hai frainteso tutto. Vedi, sono andata a trovare mio padre per dargli una buona notizia»
Hanji leccò una goccia di caffè che era rimasta sulla tazzina. Erwin stava per rispondere al messaggio, ma partì un’altra telefonata da parte di Levi e per sbaglio accettò la chiamata.
«Sono incinta»
Erwin iniziò a tossire fortissimo e Hanji riprese a piangere.
«Cosa? Che vuol dire che sei incinta?» urlò «Sono felicissima!»
Erwin scappò di corsa nel bagno del ristorante, continuando a tossire. Poi, una volta lontano da Petra, si decise a parlare a Levi.
«Eccomi, tutto a posto, mi sono soffocato con una polpetta»
«Ma con chi siete?» chiese Levi «Chi è incinta? Perché Hanji sta piangendo?»
«Ah, niente, niente» disse Erwin «Sai com’è fatta Hanji, ha fatto amicizia con una sconosciuta del tavolo accanto e questa si è messa a raccontarci tutta la sua vita, sai che noia»
Una porta del bagno si aprì ed Erwin, dallo specchio sulla parete, vide uscire una donna dai capelli rossi. L’uomo guardò l’entrata del bagno e vide che si trovava nel bagno delle donne.
«Mi scusi» disse, allontanandosi di fretta «Mi scusi, davvero, non volevo, è stato un errore»
La donna sorrise e aprì il rubinetto per lavarsi le mani.
«Salutami Hanji»
«Cosa?»
«Cosa?» chiese Levi, dall’altro capo del telefono «Erwin, mi state scaricando per fare amicizia con una sconosciuta? Hanji pensa solo al tuo bene, a me non ci pensa mai…»
«No, scusami» disse Erwin, aprendo la porta del bagno «Ti spiegherò tutto tra poco. Mezz’ora e siamo lì, te lo prometto. A dopo, Levi»
Erwin si voltò e vide davanti l’entrata del bagno degli uomini Petra, che, preoccupata per la tosse di lui, lo stava raggiungendo. Sorrideva ma, dopo quell’ultima parola, il suo sguardo si fece più serio.
Erwin riattaccò.
«Levi?» chiese Petra «Anche lui è qui?»
Erwin sospirò, posando il telefono nella tasca interna della giacca.
«Sì, è qui. Ma non è potuto venire perché è molto occupato, al momento»
«Sì, Petra. E noi dovremmo raggiungerlo» disse Hanji che, intanto, aveva raggiunto i due «Scusaci, Petra, ci hai dato una notizia meravigliosa e noi dobbiamo scappare così. Però, domani, avremo tutto il tempo a disposizione!»
«No, domani non c’è tempo» disse lei «Torno domani mattina»
Nel frattempo, Seraphine uscì dal bagno e lanciò uno sguardo malizioso a Hanji.
«Buonasera, collega»
Hanji sorrise, avvicinandosi alla donna.
«Seraphine!» esclamò, gettandosi tra le sue braccia «Eri qui e non ci siamo viste? Che peccato, proprio adesso che devo andare via…»
«Verrò con voi» disse Petra, intromettendosi «Così non vi faccio perdere tempo e potremo comunque stare un po’ di più insieme. Vi va?»
Erwin guardò Hanji, che sembrava stesse riflettendo su qualcosa. Poi, Hanji mise un braccio attorno alle spalle di Seraphine e la guardò con occhi imploranti.
«Ma tu, hai da fare?»
Seraphine guardò verso un tavolo dove stava seduto un uomo curvo, con due occhiali spessi come fondi di bottiglia e il telefono in mano.
«No. Non credo»
«Perfetto!» disse Hanji, prendendo sottobraccio Erwin e Petra «Andremo tutti e quattro alla festa di Eren»
«Hanji, non mi sembra il caso…» provò a dire Erwin
«Niente obiezioni» disse Hanji, guardando prima Petra e poi Seraphine «Non siete d’accordo anche voi?»
Le due annuirono ed Erwin, rassegnato, andò a pagare il conto.
 
Levi era uscito dalla porta sul retro del pub, finendo in quel vicolo buio e desolato dove nessuno lo avrebbe disturbato. Si sedette sullo sgabello che teneva sempre fuori dalla porta e prese un pacchetto di sigarette dalla tasca dei pantaloni. Tirò una prima boccata e respirò a pieni polmoni. Non fumava quasi mai e non voleva che lo vedessero, specialmente Mikasa. Ma, quella sera, in quel momento, aveva bisogno di allontanarsi un po’ e di prendersi dieci minuti di pace. Ringraziò mentalmente Hanji per avergli dato l’opportunità di avere Maribel a occuparsi dei ragazzi mentre lui si prendeva una pausa. Ma, Hanji ed Erwin, dov’erano finiti?
Levi inspirò un altro tiro di sigaretta e sentì la porta dello sgabuzzino aprirsi. Pensò che si dovesse trattare dei suoi amici. Quando si aprì anche la porta esterna, Levi incrociò le braccia e fece un’espressione seccata.
«Ce ne avete messo ad arrivare, bastardi…»
Petra si richiuse la porta alle spalle e si chinò a terra per avvicinarsi a Levi.
«È stata colpa mia» disse «Ti prego di non prendertela con loro»
Levi si voltò, sgranando gli occhi. Il volto di Petra era a pochi centimetri dal suo e, da quella breve distanza, Levi poteva sentire quell’odore di lavanda che aveva respirato giornate intere, anni prima. Non capiva, non poteva sapere perché Petra fosse lì e non avrebbe mai immaginato di potersela ritrovare davanti così, dal nulla, in una sera qualunque.
Ma perché proprio oggi? Pensò Levi, ricordando il pomeriggio con Mikasa e i discorsi che avevano affrontato. Ma Petra era lì, e Levi non sapeva come avrebbe dovuto sentirsi. In realtà, non riusciva nemmeno a comprendere se fosse più turbato, felice o semplicemente confuso alla vista dell’unica donna che aveva realmente amato durante la sua vita.
«Petra» sussurrò infine, allontanando la sigaretta per non farle arrivare il fumo «Come sapevi del pub?»
Petra si alzò, sorridendo. Portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e, in mezzo a quel turbine di emozioni che stava assalendo Levi, si aggiunse la nostalgia.
«Non lo sapevo, in realtà. Ma sapevo che Hanji si trovasse qui e oggi ci siamo incontrate» fece una pausa «Poi, per sbaglio, sono venuta a sapere che tu non te ne sei mai andato da Eldia»
Levi gettò il mozzicone a terra e lo spense sotto la scarpa. Si alzò, poggiando la schiena alla parete e guardò fisso di fronte a lui. Petra, alla sua sinistra, continuava a sorridere.
«Mi dispiace» disse Levi «Se Hanji me lo avesse detto, sarei passato io a salutarti» ed era sincero.
«Credo sia andata meglio così» disse lei, prendendo tra le dita la collana che indossava «Ho poco tempo, domani devo ripartire presto. Ma avremo modo di vederci di nuovo, e, magari, potremo fare tutti una gita al lago. Come i vecchi tempi»
Levi abbozzò un sorriso e guardò in basso. Non capiva se Petra stesse mentendo per rendere quel breve incontro un po’ meno amaro, ma lui sapeva bene che non si sarebbero più rivisti. D’altronde, Petra era stata la prima, tra le persone più importanti della sua vita, ad andarsene. Un po’ per colpa sua, un po’ per il volere del destino, Petra era scomparsa e lui non aveva mai avuto nessuna voglia di ricomparire così, all’improvviso, sconvolgendole, di nuovo, l’esistenza.
Levi avrebbe voluto farle un sacco di domande, ma tacque. C’era un pensiero che, più di ogni altro, lo aveva torturato dal giorno in cui aveva saputo del suo matrimonio con Oruo.
Perché proprio lui? Ma lo ami davvero? Sei sicura? Non sarà soltanto un rimpiazzo?
Levi cercò di scacciare via quei pensieri, sperando che, come al solito, si trattasse soltanto delle sue manie di protagonismo e non della realtà dei fatti. In fondo, quello che realmente gli importava era che Petra fosse finalmente felice.
«Non so se c’è un modo preciso per dirtelo» disse Petra, portandosi una mano sulla pancia «Non so nemmeno se ti possa interessare in qualche modo. Ma ti voglio bene e sono felice, maledettamente felice, e sento il bisogno di dover condividere le mie emozioni con le persone che, per me, sono state più importanti»
Levi guardò la mano che Petra aveva portato al ventre e ricordò la telefonata con Erwin. Ebbe un tuffo al cuore, ma per la sorpresa. Una bella sorpresa. Non provò invidia, né tristezza, né rabbia. Era solo colto da un’ondata improvvisa di meraviglia.
Levi si abbassò a terra, senza nemmeno pensare a ciò che stava facendo. Posò un orecchio sulla pancia di Petra, che, imbarazzata, arrossì, ma non disse una parola.
«Petra» disse Levi, senza muoversi «è incredibile. Dio, eri la più piccola tra di noi e adesso porti un piccolo umano dentro di te. Ma come hai fatto a trovare la tua strada così velocemente?»
Levi si rialzò, lo sguardo ancora stravolto. Petra si accarezzò di nuovo la pancia e sorrise.
«È ancora presto per sentire qualcosa. Ma va bene così, voglio godermi questi mesi fino all’ultimo, con tutte le complicanze, la stanchezza e le nausee che una gravidanza possa portare»
Levi si appoggiò nuovamente alla parete e alzò gli occhi al cielo. Nonostante fosse stata una bella giornata e si riuscissero a vedere le stelle, iniziò a cadere una pioggia leggera. A Levi sembrava quasi una benedizione, una sorta di battesimo, per la nuova vita di Petra e per quella che stava iniziando a sbocciare dentro di lei. Continuava ad essere sorpreso, stupito e meravigliato da quella notizia. Dopo tutti quegli anni, Levi aveva finalmente ottenuto la risposta alla domanda che più lo tormentava: Petra era felice, lo era davvero.
La donna si allontanò piano dal muro e si posizionò poco più avanti rispetto a Levi, per poterlo guardare in faccia.
«Beh, è arrivata l’ora» disse «Credo di dover andare»
Levi si destò dai suoi pensieri e, istintivamente, le prese una mano.
«Hai bisogno di un passaggio?» chiese, lo sguardo preoccupato «Posso lasciare il locale agli altri. Stai da tuo padre, no? In macchina ci metteremo meno di venti minuti»
Petra scoppiò a ridere e Levi sentì qualcosa sciogliersi dentro di sé.
«Non preoccuparti. Ho la mia macchina, ho guidato quattro ore per venire fin qui, sono sicura che venti minuti non mi procureranno alcun danno»
Levi lasciò la mano di Petra e annuì. Lei portò quella stessa mano sulla testa di lui, scompigliandogli i capelli.
«Ci rivedremo, un giorno. E, magari, sarai tu a portarmi qualche notizia spettacolare»
Levi sorrise amaramente, spostando con dolcezza la mano di Petra dalla sua testa.
«Non ne sono così sicuro, ma sì, in fondo, tutto è possibile»
Petra non disse più nulla. Senza spegnere nemmeno per un attimo il sorriso dalle sue labbra, si voltò e aprì la porta. Lo guardò di nuovo solo per un attimo, poco prima di scomparire all’interno del locale. L’ultima cosa che Levi vide di lei, fu la sua piccola mano che si richiudeva la porta alle spalle.
Levi sospirò e si sedette nuovamente sullo sgabello. Prese un’altra sigaretta e l’accese. Stava continuando a piovere lentamente e l’odore del terreno bagnato gli riempiva i polmoni.
Qualcuno riaprì la porta e Levi si voltò: era Mikasa.
«Ah», disse l’uomo, guardando la sigaretta che teneva tra le dita «Alla fine mi hai sgamato»
Mikasa, che teneva in mano una birra, si chinò verso di lui, proprio come fece Petra.
«Guarda che non è la prima volta che ti vedo» disse, prendendo il pacchetto che Levi teneva in tasca «So anche che le tieni nascoste dietro il portaombrelli»
Levi la guardò incredulo. Poi, di scatto, scoppiò a ridere. Adesso, era Mikasa a guardarlo incredula.
«Sono stato un cretino a credere che tu non avresti capito. D’altronde, sei un’Ackerman anche tu. Non ci si può nascondere niente»
Mikasa prese una sigaretta dal pacchetto di Levi e l’accese. Guardò il cielo, da cui continuava a cadere la pioggia.
«Devo chiederti scusa, per oggi» disse, inspirando un tiro «Non avevo motivo di prendermela così tanto»
Levi le pizzicò il naso e lei gli allontanò la mano, infastidita.
«Non hai niente di cui scusarti» rispose lui «Piuttosto, scusami tu. Non ho diritto di parlare di cose che non comprendo»
Mikasa si addolcì e posò la sua testa sulla spalla di lui.
«Ognuno è libero di vivere come meglio crede, suppongo»
Levi inclinò la testa, poggiandola su quella di Mikasa.
«Vero. Ma io mi preoccupo per te e lo farò sempre. Non voglio vederti soffrire a causa di qualche stronzo»
Qualche stronzo come me pensò, senza dirlo.
Mikasa inspirò un’ultima volta, poi buttò la cicca a terra.
«Comunque, è ora di entrare» si alzò «Sono già le dieci e sono arrivati quasi tutti. C’è pure un’amica di Hanji»
Levi si alzò e spense la sigaretta.
«Magnifico» disse, dirigendosi verso la porta «Credo proprio che mi ubriacherò»
Mikasa sorrise, entrando nel pub.
«Ci ubriacheremo tutti»
Levi si richiuse la porta alle spalle, fissando la maniglia della porta, doveva aveva visto la mano di Petra, prima che andasse via. Forse, quello sarebbe stato l’unico ricordo di quella piccola, dolce donna.
Sì, credo proprio che mi ubriacherò.
 
 
ANGOLO AUTRICE: Salve, lettori ^^ Finalmente sono riuscita ad aggiornare, scrivere è una cosa che mi rilassa un sacco e in questo periodo sono particolarmente stressata e ogni giorno non vedo l’ora di avere tempo per mettermi al pc! Come potete intuire da questo capitolo, la fan fiction è sì una commedia, ma non mancheranno i momenti più “introspettivi” e riflessivi. Spero che questa parte un po’ più “triste” non abbia rovinato le vostre aspettative. A presto!


 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: Mars_child