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Autore: Marian Yagami    26/08/2009    1 recensioni
La migliore amica di Lou, Dalia, è scomparsa, e nessuno ha più sue notizie da diversi giorni. Solo Lou, però, conosceva il segreto di Dalia, un segreto legato alla sua scomparsa, che porterà la bambina a vivere una straordinaria, spaventosa, avventura. Terza classificata al contest "I Tre Oggetti" di niobe88
Genere: Fantasy, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3

 

Quando Lou riaprì gli occhi, il sole stava ormai calando.

Si ritrovò sdraiata sul pavimento della camera di Dalia, e la creatura era sparita.

La bambina, invece, dormiva come al solito nel letto.

Lou si alzò di scatto, ricordando improvvisamente ciò che aveva visto.

Mentre cercava di non ripensare a come si era conclusa la vicenda, faceva mente locale su quello che aveva scoperto.

“ Dunque...” rifletté, “ quel coso ha bisogno di una bambina in grado di vedere le fate, a quanto pare, perché lui ha gli occhi cuciti e non le può vedere da solo. Per questo ha rapito Dalia, per ucciderla e impossessarsi del suo corpo. Però non può farlo a causa dell’incantesimo di Lena, e non può nemmeno usare un oggetto, perché altrimenti l’avrebbe già fatto, penso.”

I suoi pensieri furono interrotti dal rumore della porta che si apriva, e da cui entrò il mostro.

Lou balzò all’indietro, disgustata ancora di più da quell’essere, ora che sapeva che cosa facesse.

- Ti sei ripresa, vedo. – grugnì.

Nascondeva qualcosa dietro la schiena, ma la bambina non capiva cosa fosse.

- Sai, Lou, la Regina delle fate non sapeva che portandoti qui avrebbe condannato l’intero suo popolo. Tu sei proprio ciò che mi serviva. –

Così dicendo, mostrò l’oggetto che nascondeva.

Un coltello da cucina.

Lou si ritrasse.

- Lo so! Lo so! Forse per te sarà un po’ traumatico uccidere la tua migliore amica, ma sarà infinitamente più piacevole che pensare a cosa tutto potrei farti io, non credi? –

La bambina era terrorizzata.

“ Pensa, pensa!” si diceva, mentre cercava di prendere tempo. “ Cosa posso fareee? Ci sono!”

Lou fece un passo avanti, e alzò la testa, fissando il buio dentro il cappuccio della creatura.

- Ci ho riflettuto e... va bene. Lo farò. Non voglio morire. Preferisco sacrificare lei. –

Il mostro rise. – Quanto sono effimeri i sentimenti, non trovi? Basta un pizzico di terrore per vendere al nemico perfino tua madre! Però, per me va più che bene! –

La sua mano grigia porse il coltello alla bambina.

- Aspetta. – fece lei. – Prima di farlo, vorrei salutarla come si deve. Vorrei chiederle scusa. –

La creatura fece un cenno con la testa.

- In privato, sono cose da donne. – specificò Lou.

Il mostro parve stupito, ma acconsentì. – D’accordo, ma fai in fretta. –

 

 

Rimasta sola, Lou si tolse velocemente il sacco dalle spalle e lo appoggiò sul letto.

- Ti prego, ti prego... – mormorò, - ... ho bisogno di qualcosa per salvare Dalia! –

Inizialmente non accadde nulla, e questo un po’ deluse la bambina, ma poi, una luce dorata pervase il sacco.

Intimorita, Lou infilò una mano nell’apertura, e le sue dita incontrarono qualcosa di freddo e liscio.

Lo afferrò e lo estrasse.

Era un vasetto di vetro, pieno di una polverina color lavanda.

- Eh? – fece Lou. – E che ci faccio con questa? –

- Hai finito? – esclamò il mostro, fuori dalla porta.

Lou sussultò. – Quasi! – gridò di rimando.

Non sapendo cosa fare, e ancora più nervosa perché la creatura si stava spazientendo, aprì il barattolo con un colpo secco, ma questo le sfuggì dalle mani, rovesciando tutto il contenuto sul corpo di Dalie.

Lou spalancò gli occhi.

- Miseriaccia! – sibilò. – E adesso? –

La polverina, però, aveva sortito il suo effetto, perché Dalia si stava pian piano trasformando.

Il suo corpo diventava sempre più piccolo, e cambiava aspetto.

Nel giro di tre secondi era diventata una bambola di pezza.

La pelle era iuta, i capelli erano fili di lana rossa, e gli occhi erano piccole perline viola.

Lou si stava strappando i capelli. “Di male in peggio! Qui le cose si complicano, altroché!”

In quello stesso momento, il sacco si illuminò nuovamente, e Lou raccolse al volo il suo contenuto.

Questa volta era una chiave.

Una bella chiave in ottone lucidato, la cui impugnatura aveva la forma di un letto di foggia antica.

- Questa è la fine. – disse, rassegnata.

Si avvicinò lentamente alla porta, ma notò che quella chiave non andava bene per quella serratura.

Allora la osservò con più attenzione.

“L’impugnatura ha la forma... di un letto, ma certo!” si disse.

Mise la bambola nel sacco e mise il sacco in spalla, poi iniziò a spostare il letto con entrambe le mani, fino a farlo scorrere davanti alla porta, bloccandola.

- Che stai combinando, piccola mocciosa! – gridò il mostro, che non riusciva ad aprire la porta, sbarrata dal letto.

Nel frattempo, Lou si era seduta sul pavimento, davanti alla parete ormai vuota, perché nell’angolo si trovava una piccola toppa di bronzo, che calzava perfettamente alla chiave.

Senza esitazione, la bambina inserì la chiave e girò.

Il profilo di una porta iniziò a disegnarsi sul muro, e pian piano che diventava più nitida, iniziava anche ad aprirsi.

Appena lo spazio fu sufficiente a farla passare, Lou si intrufolò dentro, chiudendosela alle spalle.

 

 

La bambina iniziò a scivolare nel buio, senza la minima percezione di ciò che la circondava, se non la superficie su cui scendeva.

In lontananza si notava però una luce, che si faceva più intensa ogni secondo di più.

Lou continuava a scivolare, finché sentì che sotto di se non aveva più niente e precipitava nel vuoto.

Non fece in tempo a gridare, perché precipitò dritta dentro dell’acqua gelida, che la bagnò da capo a piedi.

Quando riuscì a tirar fuori la testa dall’acqua, si rese conto di dove si trovava.

Era in una grande galleria, che conteneva un fiume sotterraneo, e tra i flutti verdastri sembrava affiorare qualcosa, come tronchi o rocce.

Lou alzò la testa, e capì come era arrivata li.

Sul soffitto, infatti, c’era un buco molto stretto e buio.

“ Sicuramente sono sbucata da quel cunicolo...” si disse. “Ma ora, da che parte vado?”

Si accorse in quel momento che la corrente la stava trasportando, così decise di lasciarsi trascinare, anche perché tutte quelle emozioni vissute in brevissimo tempo l’avevano proprio stancata, e voleva riposare un po’.

 

 

Stava allungando una mano verso un tronco galleggiante, quando si sentì afferrare per il sacco e tirare giù.

Annaspando, si tenne stretta al tronco, che aveva una strana consistenza, e con un piede diede un forte calcio all’indietro, colpendo quel “qualcosa” che le si era aggrappato al sacco.

Quando fu sicura di non essere più trattenuta, iniziò a muovere i piedi e a nuotare più veloce, dandosi una spinta in avanti, poi girò di poco la testa, cercando di guardarsi alle spalle.

Qualcosa si muoveva nell’acqua, ma non si capiva cosa fosse, perché si agitava e mandava schizzi da ogni parte.

Poi, Lou lo notò distintamente, un arto venne fuori dai flutti, grigio e scheletrico.

La creatura l’aveva seguita!

Però, a quanto pareva, non era una gran nuotatrice, quindi Lou parve un po’ tranquillizzata.

“ Dopotutto, l’intero inverno passato in piscina, sarà servito a qualcosa!” si disse la bimba, sbattendo più velocemente i piedi.

La creatura lanciò un grido disumano, quando riuscì a tirar fuori la testa dalle onde da lei stessa create, e si arrampicò anch’essa su un tronco che passava li vicino.

Ogni tanto Lou voltava la testa per tenere d’occhio il mostro, e si accorse con orrore, che questo la stava raggiungendo.

Era molto strano, però, perché non muoveva assolutamente le gambe per darsi la spinta, ma era come se fosse il tronco a trasportarlo.

Poi, Lou capì.

Non erano tronchi!

Erano giganteschi millepiedi acquatici che stavano distesi tranquillamente.

Ecco il perché della strana consistenza, ed ecco perché la creatura di avvicinava di più. Aveva svegliato un millepiedi e stava usando a mo’ di cavallo.

Disgustata, anche Lou cercava di svegliare il suo insetto, dandogli calci e pugni sul dorso, ma senza effetto.

Allora, con tutta la forza che aveva, sferrò un calcio nell’addome dell’animale, che dallo spavento fece un balzo e riatterrò in acqua, facendo schiuma e onde.

Senza esitazione, ma schifata e nauseata, si issò sul millepiedi e lo incitò a nuotare più veloce.

Come se questo avesse capito, mosse le sue zampine avanti e indietro ritmicamente.

Lou trasse un profondo sospiro, poi si tolse il sacco dalle spalle e se lo poggiò sulle ginocchia.

Controllò che dentro ci fosse la bambola Dalia e se lo rimise in spalla, poi incoraggiò ancora un po’ l’insettone.

Improvvisamente si sentì afferrare per la caviglia, e trascinare verso il basso.

Lou gridò, dimenandosi e tirando calci.

Il mostro l’aveva raggiunta, e tentava di ributtarla in acqua, ma la bambina, tenacemente resisteva.

Poi, alzando la testa, vide che su una sponda del fiume c’era un buco, una galleria, che saliva obliquamente, e da essa proveniva un raggio di sole.

“ Se c’è il sole, vuol dire che porta in superficie...” si disse Lou, assestando un altro calcio alla creatura, che lasciò la presa nuovamente.

Diresse il millepiedi verso la galleria, poi, con un balzo, saltò dalla groppa dell’animale e atterrò sulla terra fangosa.

Agilmente si infilò lungo il cunicolo, camminando a gattoni, sporcandosi sempre di più.

Ma non le importava.

Preferiva riempirsi di fango, più che farsi catturare da quel mostro.

Man mano che saliva, la luce si faceva sempre più intensa, e iniziava a riscaldarle il viso.

Un fruscio alle sue spalle la fece sussultare e capì che la creatura non si fermava davanti a niente.

La sentiva arrancare, e immaginava le sue dita affondare sotto la terra per aiutarsi a risalire.

Con un ultimo slancio, Lou percorse i pochi metri che restavano e uscì finalmente all’aria aperta.

Il mostro uscì subito dopo di lei, e tentò di afferrarle un piede, ma si bloccò all’improvviso. Alzò il viso verso il sole, che lo colpiva in pieno viso.

Improvvisamente lanciò un grido, come di dolore, e con le mani si tenne il cappuccio, che si stava sfilacciando da solo. In un attimo la stoffa nera era svanita, e la testa della creatura era scoperta.

Lou fissava il terribile spettacolo ad occhi sgranati.

La luce del sole iniziò a corrodere la pelle del mostro, prima quella delle mani, poi anche la testa, liquefacendole quasi, diventando una sorta di melma grigia.

L’urlo si protrasse tutto intorno, finché il mostro, come risucchiato da un gigantesco gorgo, venne inghiottito dalla terra, che si richiuse su se stessa.

 

 

Lou era ancora sconvolta, seduta sull’erba, mentre i suoi occhi scrutavano tutto attorno.

Si trovava nel giardino della sua casa.

Ora che si soffermava a osservare meglio, notava che i colori di tutto ciò che la circondava erano tornati normali. Niente tinte fluorescenti o acide, nessun oggetto dal colore irreale e astratto.

Era davvero tornata!

 

- Bravissima! Ce l’hai fatta! – esclamò  Lena, apparsa dietro le sue spalle proprio in quel momento.

La bambina si voltò, rimettendosi in piedi.

- È... è morta? Intendo la creatura... –

Lena fissò il punto del prato dove fino ad un attimo prima c’era il buco.

- No, purtroppo. Non è così semplice sbarazzarsi di quell’essere. Però credo che non si farà vedere per un po’, sai? –

Lou rimase un po’ delusa, ma fu anche felice che per il momento non si sarebbe più dovuta preoccupare.

- È ora che tutto torni come prima, non trovi? – fece Lena, ammiccando.

Allargò le braccia e un’onda di energia si dipartì da esse, investendo ogni cosa per chilometri e chilometri.

 

 

Lou si guardò attorno.

Lena era sparita, e così anche il sacco con la bambola che tenera sulle spalle.

Colta da una nuova felicità, si fiondò in fretta dentro casa, ed entrò in cucina.

Alla vista della madre, assorta nelle faccende domestiche, sentì sorgere una lacrimuccia di commozione.

Soltanto a pensare che se qualcosa fosse andato storto non avrebbe più potuto rivederla...

E invece lei era sempre li, con le sue mani gentili che impastavano pastafrolla, il suo viso dolce e sorridente, i suoi capelli castani che a Lou ricordavano tanto la Nutella.

La bambina le corse incontro e le si gettò tra le braccia, nascondendo il volto tra le pieghe dei suoi abiti.

- Tesoro, ma che hai? Così ti sporchi di farina! –

Lou alzò la testa, sempre avvinghiata, sorridendo felice.

- Ma tu stai piangendo? E come sei ridotta? Sembra che ti sia rotolata nella terra... –

La bambina si asciugò le lacrime, scuotendo la testa.

- Non ho niente, non preoccuparti! Volevo solo abbracciarti, tutto qui! –

- Certo che a volte non ti capisco proprio! – rise la mamma, ricambiando l’abbraccio.

Lou chiuse gli occhi, assaporando quel momento di coccole, poi si sciolse dolcemente dalla stretta.

- Mamma, mi sono ricordata di dirti una cosa! Dalia è tornata! – esclamò esultante.

- Tornata? Perché, dove era andata? – sorrise la donna, interrogativa.

Lou la guardò, accigliata. – Come, “dove è andata”? È sparita per quattro giorni! –

La mamma la guardò pensierosa. – Tesoro, ma stai ancora dormendo? –

“ Che cosa? Ma cosa è successo? A meno che...” si disse la bambina.

- Mamma, devo andare da Dalia, torno subito. –

- Fai in fretta, sto preparando la torta di fragole. Se vuoi, invita pure la tua amica per mangiarne una fetta! –

Lou annuì, correndo fuori dalla porta, ma bloccandosi un attimo gridò: - Mamma, non tingerti mai i capelli, capito? -

 

 

Attraversò il giardino e si lanciò contro lo steccato, e quasi le mancò il fiato.

Dall’altra parte, nel giardino della sua casa, si trovava Dalia, che sorrideva radiosa.

- Mi hai salvata! Ti ringrazio! – disse.

Lou sorrise di rimando, tanto felice che sentiva il cuore scoppiare.

- Come avrei potuto non farlo? – rispose, scoppiando a ridere.

- Te ne sei accorta? – chiese Dalia, avvicinandosi anch’essa alla staccionata.

- Si! Sembra che per mia mamma non sia accaduto niente. Non ricorda nemmeno che tu sia sparita! –

Dalia annuì. – Anche i miei. Sono sicura che è stato l’incantesimo di Lena. Sai, pur essendo diventata una bambola, vedevo e capivo tutto quello che mi accadeva intorno. -

Lou la guardò, sorridente, capendo che in quel momento non serviano le parole, bastava che ci fossero loro due, a guardarsi negli occhi e a ridere allegre.

- C’è una cosa che non capisco, però. – fece Lou, all’improvviso. – Come è possibile che io sia riuscita a vedere? Insomma, io non... –

Dalia rise, con voce argentina. – Forse c’è un po’ di magia anche dentro di te!

 

 

 

 

 

 

Dopo una settimana, sono tornata, con l’ultimo, imperdibile, terzo capitolo!

Qui si conclude la storia, si traggono i sospiri di sollievo, e si riflette...

La creatura non è morta, il male non è morto... perché in fondo, se questo sparisse, non ci sarebbe più equilibrio...

Ma ora è il momento dei ringraziamenti: ringrazio tutti coloro che hanno letto, tutti quelli a cui è piaciuta questa storia, tutti quelli che l’hanno trovata per caso e hanno continuato a leggere.

E soprattutto, un grande grazie a Manu, che mi segue sempre e che mi aiuta ogni volta! XDD

Arrivederci ad altre prossime storie! Un bacione dalla vostra Marian!

  
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