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Autore: coopercroft    08/03/2021    0 recensioni
Ritrovare un padre dopo anni di abbandono e adozioni, finite spesso male. Sherrinford ha un nome eccentrico, come tutti nella sua singolare famiglia. Un padre chiamato “Ice Man”, una zia Eurus rinchiusa in una fortezza e uno zio detective famoso : Sherlock Holmes. Come potrà adattarsi a vivere con loro? Dopo anni di vita fisicamente disastrosa al limite dell’autodistruzione. Ritrovare un affetto stabile lo aiuterà a superare il dolore e i torti subiti?
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Esco dalla porta imprecando, colpire papà non mi piace, ma dobbiamo continuare la farsa. È importante prenderlo con le mani sul portatile e nel frattempo tenerlo lontano da me. Anche se rivelassi i nostri colloqui sarebbe la mia parola contro la sua e ne uscirebbe pulito.

No! Scuoto la testa, continuare è necessario, costi anche dolore. Potrebbe arrivare anche a colpire Rosie e tutta la mia famiglia, va fermato e in modo definitivo.

 Anthea mi raggiunge, cerco di appartarmi spingendola lungo il muro con un approccio un po' spinto e le rivelo all’ orecchio quello che devo fare.

“Tranquillo, organizzo tutto io con tuo padre. Tu vedi di colpirlo da destra a sinistra e ti prometto che sanguinerà dal naso, come da copione. Tu fa solo quello, la lite gestiscila tu.”

 Acconsento mentre le appoggio la guancia sul suo volto.  “Mi raccomando Anthea non voglio fargli male per colpa di quel bastardo.” Le stringo i fianchi.  “Hai visto Serge lo scagnozzo? Sta girando per la sala e ci osserva.”  Mi dà un bacio sul collo. “Visto e segnalato.

Me ne allunga un altro sull’orecchio. “Anthea, quanto tempo vuoi.” Mi passa le mani sotto la giacca. “Venti… dammi venti minuti. Vai in bagno, fingiti imbarazzato.” 

Mi stacco, mentre mi spinge via ridendo, mi guardo il cavallo dei pantaloni, scivolo in bagno brontolando, devo prendere tempo. Darle quei venti maledetti minuti!  Poi ripasso mentalmente: destra sinistra. Destra, sinistra all’infinito.

Entro in un bagno e mi siedo sul water con la testa fra le mani, una sottile paura mi prende e mi scivola lungo la schiena. Non sono così forte come sembro, però non lascerò nulla a metà. Lo faccio per dimostrare a papà che sono un Holmes. Che sarò al suo fianco sempre.

Quando esco fatico a rientrare nella parte del figlio irrequieto, ma è solo un attimo. Mi dirigo verso la biblioteca.  Anthea guarda caso chiacchiera con papà lì vicino. Cammino fingendomi mezzo ubriaco.  Lo trascino dentro con una scusa, ma vuole che Anthea rimanga, e io acconsento annoiato.

“Padre, questa serata è qualcosa di devastante, potevo rimanere a casa.”

 Lui mi fissa adirato, Mycroft è bravo a recitare, Sherlock mi ha detto che è stato un’ottima lady Bracknell, “Nell’importanza di chiamarsi Ernesto.”

“Non hai fatto altro che importunare Anthea.” Ghigna irritato.

“Era l’unica persona viva qui dentro. Ma mi sembra sia d’accordo.” Le strizzo l’occhio, Anthea è imbarazzata ma regge il gioco.

“Devi portarle rispetto, sembri un animale in calore.” Sbuffa camminando avanti e indietro. Le mani nervose stringono la stoffa della giacca. Non capisco se finge o invece è realmente teso.

“Non ti ho chiesto di venire, mi hai trascinato in mezzo alle tue lotte di potere. Guarda come mi hanno ridotto. Non voglio il tuo posto, voglio quello che mi spetta per gli anni di abbandono.!”

“Per sprecare il tuo tempo a non fare nulla? È questo che vuoi? Sei solo un arrogante…senza cuore, degno figlio di tua madre.”  Mettere in mezzo mia madre è un colpo di genio, mi rende tutto più facile, anche l’eventuale perdono che verrà dopo.

Lo avvicino con i pugni serrati, lui si è fermato giusto davanti alla piccola telecamera nascosta, ma visibile ad un occhio esperto.  È attento, ora sa che devo colpirlo.

Destra, sinistra. 

Destra, sinistra.

È pronto lo vedo dal guizzo degli occhi.

Parte il pugno, non devo titubare, lo tocco, ma lo sfioro perché è stato pronto a voltare il capo. Barcolla più del necessario girando il corpo di spalle alla telecamera.  Anthea è veloce lo sorregge e lo copre con un fazzoletto già intriso di sangue finto.  Quando si gira inveendomi contro, lo stringe tamponando il naso, così rosso che sussulto.

La recita è accettabile. Mycroft mi scosta con rabbia quando esce. Anthea lo sorregge, lo porta via, mi strizza appena gli occhi.

Devo smettere di tremare, ma è giustificabile perché potrebbe essere dovuto alla rabbia.

Esco inviando uno sguardo compiaciuto alla telecamera di sicurezza, se ha funzionato lo saprò tra poco.  

Mi aggiusto, riprendendo la calma. Esco dalla biblioteca, con quell’aria seccata di superiorità, massaggiandomi la mano che ha colpito Mycroft, probabilmente lo avranno visto uscire ferito, insieme ad Anthea, perché mi fissano tutti. Devo essere risoluto, niente rimorsi arrivati a questo punto.

Auberton è nella terrazza, Serge è vicino a lui con un sorriso fastidioso, avrei voglia di cancellarglielo dal volto.

Non hanno dubbi, perché hanno visto Mycroft passare imbarazzato coperto di sangue. Lui non si presterebbe mai ad una tale recita, perché la sua reputazione è al primo posto. È il British Government, l’affidabilità in persona.

Quando lo raggiungo Auberton è appagato.

“Bene Holmes, vedo che sei deciso. Allora vedi di portarmi il laptop, avrai quello che vuoi, ti darò le password del patrimonio Holmes. E starai tranquillo fino ad allora. Il tuo bel faccino sarà salvo.”

“Sir Auberton, stia sereno. Ma se vuole giocare sporco le scatenerò dietro l’ira di mio padre. Ne stia certo.”  Perde per un attimo il sorriso, mi sono sbilanciato, ma non ho resistito.

“Bello, sfrontato…. e cazzuto Sherrinford, la parte nera degli Holmes!”

“Già. La parte peggiore.”  Gli sibilo all’orecchio, mentre me ne vado.

 Serge freme, ma si ferma mentre mi giro a fissarlo sfacciato, Anthea mi raggiunge furente per quello che ho fatto al suo capo. E principalmente per togliermi dagli impicci.

Arrabbiata e furiosa si sta preparando a schiaffeggiarmi, la mano si muove, parte con un sonoro ceffone, che trattengo prontamente. Rido mentre le stringo il polso, noncurante della vicinanza di Auberton le appoggio la mano sul fondoschiena e la spingo via mentre si dimena per assumere un’aria distaccata.

Usciamo tra gli sguardi dei presenti mentre mi rilasso pensando che è finita, almeno per ora.

Ho infangato per bene papà, ora tutti sanno che sono un mascalzone della peggior specie.   

   

 

 

   
 
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