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Autore: __Dreamer97    13/03/2021    5 recensioni
(FANFICTION INTERATTIVA, ISCRIZIONI CHIUSE)
“Durante l’ottobre del 1995, quarantatré donne nel mondo partorirono. Il problema? Semplice: nessuna di queste donne era incinta, all'inizio della giornata.”
Durante il 31 ottobre 1995, molti bambini nacquero in circostanze misteriose. Venivano tutti da luoghi differenti, ma avevano due cose in comune: erano maghi e streghe e avevano capacità speciali. Cercando di capire cosa fosse successo in quel determinato giorno, Richard McKinnon, famoso mago che aveva combattuto entrambe le guerre contro il Signore Oscuro, decise di prendere con sé dodici tra bambini e bambine, con lo scopo di studiare i loro poteri e di creare una squadra che combattesse contro il male. Anni dopo, la cosiddetta “Umbrella Academy” si è sciolta e ognuno dei ragazzi è andato per la propria strada. Tuttavia, la morte del loro padre adottivo sarà motivo di ritrovo per loro: chi ha ucciso Richard McKinnon? Qual era il movente? Nel frattempo, un altro gruppo sta indagando, cercando di capire cosa stia succedendo. Riusciranno i due gruppi a collaborare? Non c’è tempo da perdere: l’Umbrella Academy è stata convocata.
Genere: Angst, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Maghi fanfiction interattive, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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CAPITOLO 8

 

“H.O.P.E.: Hold On, Pain Ends.”

HARRY 

 

 

 

 

 

 

2000, Lynch Manor, Edimburgo

 

 

            Nel momento in cui mise piede nell’immenso salone di casa sua, Harry sapeva di trovarsi nei guai: nei suoi quattro anni, era già un bimbo molto sveglio. Non appena aveva varcato la soglia della stanza, il solo incrociare gli occhi con quelli di suo padre lo aveva fatto rabbrividire. D’altronde, William Lynch era un uomo che incuteva timore, sia per l’altezza prorompente che per il suo sguardo di ghiaccio, che sarebbe stato capace di far rizzare i capelli in testa al peggiore dei Mangiamorte. Lentamente, il bimbo si avvicinò alla poltrona in broccato scuro, dove ora stava seduto il padre, che lo osservava con sguardo serio.

-Ciao Harry, è andata bene la giornata? – domandò l’uomo e Harry sentì un brivido attraversargli la schiena.

-E’ andata bene, padre. – rispose lui, facendosi forza per non balbettare. Il padre lo squadrò ancora e il biondo sapeva che sarebbe successo qualcosa. Infatti, l’uomo si alzò e si avvicinò a lui, che si faceva forza per non indietreggiare.

- Ho saputo che hai giocato tutto il pomeriggio con i bambini della Signora Wilson. Sono babbani, giusto? – fece ancora e Harry capì subito di trovarsi in grossi guai. Non appena vide il padre alzare la mano chiuse gli occhi, aspettandosi subito il colpo. Tuttavia, sentì qualcosa accarezzargli la testa e, quando aprì gli occhi, incontrò subito lo sguardo intenerito del genitore.

-Stai attento, non ho voglia di dover obliviare qualche bambino perché ti ha visto far fluttuare un pallone o altro. – disse e Harry, dopo un attimo di smarrimento, sorrise. Ad un certo punto, sentì la voce di sua madre chiamarli dalla cucina e si voltò verso l’uomo, che gli sorrise di rimando.

-Penso che tua madre abbia fatto la torta. Sarà meglio andare. –

 

 

 

 

 

19 Novembre, Primo Piano, Criterion Restaurant, Londra

 

 

            -Fëdor, dimmi per favore che stai scherzando. Non può essere. Un tredicesimo? Ma scherziamo? E adesso cosa ci aspetta, maghi viaggiatori nel tempo? – di fronte all’incredulità di Emerald, che tuttavia era la stessa reazione degli altri, Numero Uno annuì. Una volta ricevuta la notizia dal Signor Karkaroff, Fëdor aveva subito contattato i suoi fratelli, desideroso di comunicare il prima possibile quello che aveva scoperto. Non aveva parlato però con i membri dell’Ordine di Morgana, in quanto ne voleva discutere prima con gli altri membri dell’Umbrella Academy.

- Se davvero esiste un tredicesimo ragazzo o ragazza come noi, perché nasconderlo? – domandò Lauren e, accanto a lei, Felikz scosse la testa, turbato da qualcosa. Elaija, esattamente di fronte al fratello, notò subito l’occhiataccia che il numero sette aveva ricevuto da Cameron e Travis. Fece per chiedere qualcosa, ma le sue orecchie captarono una frase di Oberon.

- Io avrei una proposta. – esclamò il numero sei, ricevendo attenzione da tutti.

- Cosa vorresti fare? – chiese Sheryl e il ragazzo continuò.

- Io ed Emerald avevamo pensato di intrufolarci nell’ufficio di papà al Ministero. – a quelle parole, gli altri dieci si guardarono tra loro.

- Pensateci, pensiamo che papà sia stato ucciso per quello che scriveva nei diari. E se avesse parlato anche di questo Numero Tredici? A casa non li abbiamo trovati ma forse perché, semplicemente, non li ha nascosti lì. – disse Numero Due.

- Non è una brutta idea. Se vogliamo scoprire qualcosa dobbiamo assolutamente trovarli. Domani mattina possiamo andare a cercare. – fece Ophelia ma Lauren negò.

- No, quell’ufficio è già stato parzialmente svuotato dalle sue cose. So che probabilmente li ha nascosti da qualche parte al suo interno ma, così come adesso, non possiamo entrare. –

- Allora ci conviene farlo stanotte. La sorveglianza sarà ridotta e noi non abbiamo mai avuto problemi ad entrare da qualche parte. – spiegò Mathias, mentre si torturava le mani. Accanto a lui, Gabriel gli mise una mano sul braccio per rassicurarlo e Numero Dieci gli sorrise. Poi, prese parola.

- Anche secondo me si può fare, ma non possiamo andare tutti, altrimenti la gente si insospettirebbe. Io propongo di dividerci in due gruppi da sei. Ovviamente, dovremmo comunicarlo anche agli altri, magari possono aiutarci. – alle spiegazioni di Numero Tre, i fratelli concordarono. Quella notte, avrebbero scoperto l’identità di Numero Tredici.

 

 

 

 

 

Giardino

 

 

             Cercando di passare nella folla di persone che si trovava all’interno della Sala da Ballo, Emanuel si diresse verso il giardino, dove si era dato appuntamento con Katrina. Aveva appena saputo dell’esistenza di un altro fratello da Oberon e aveva la massima urgenza di parlarne con la sua vice. Non appena raggiunse la fontana centrale notò subito la ragazza, seduta su una delle tante panchine di marmo.

-Sai, ad un ballo di solito si sta tra la gente, non qui da sola. – fece lui, mentre la ragazza sorrideva.

- In realtà, fino a cinque minuti fa non ero sola. Allora, suppongo che tu abbia qualcosa di urgente da dirmi per essere venuto qui in fretta e furia. – replicò lei sistemandosi una ciocca di capelli scappata dall’acconciatura. Emanuel, mentre si sedeva di fianco a lei, annuì.

- Oberon mi ha detto della presenza di un Numero Tredici che non conoscevano. – a quella frase, la mora si voltò di scatto verso l’amico.

- Come l’hanno scoperto? – domandò.

- Uno dei rappresentanti del Ministero russo, il Signor Karkaroff, ha raccontato a Fëdor che il Signor McKinnon ne parlava spesso. E no, non ha fatto nomi. – rispose, precedendo così la domanda che Katrina voleva rivolgergli. Si passò una mano sul viso, abbastanza stressato da tutta quella situazione. Tuttavia, Katrina sembrava più tranquilla.

- Se non hanno nomi da cui partire, significa che abbiamo ancora tempo. Cosa hanno deciso di fare? – chiese ancora la ragazza.

- Hanno deciso di intrufolarsi al Ministero stanotte. Stanno ancora cercando i diari del padre e pensano che lì abbia scritto qualcosa a riguardo. Ho deciso che tu, Charlotte e Harry li accompagnerete, mentre io, Caleigh, Scarlett e Jem resteremo qui con i restati membri dell’Umbrella a controllare. – spiegò il ragazzo. L’amica annuì e, dopo un cenno con l’altro, si diresse verso l’edificio, dove avrebbe subito comunicato a Charlotte e Harry le decisioni del loro capo.

 

 

 

 

 

2003, Old Calton Cemetery, Edimburgo

 

 

            Quel giorno, il cielo di Edimburgo aveva deciso di oscurarsi, regalando alla città una piccola nube di pioggia, che aveva iniziato per le prime luci dell’alba e che non aveva ancora smesso. Tuttavia, il brutto tempo non aveva impedito all’Old Calton Cemetery di celebrare un funerale, dando a quell’evento un’ulteriore malinconia. Mentre il prete celebrava la messa, il piccolo Harry osservava attentamente le bare contenenti i suoi genitori, strappati alla vita in seguito al brutto incendio che aveva colpito la loro abitazione. Era successo tutto all’improvviso: il fuoco aveva cominciato a diffondersi mentre tutti dormivano e quando Harry venne portato via dalla domestica della casa, per i suoi genitori era già troppo tardi. Così, ora si ritrovava a seppellire le due persone più importanti della sua vita, coloro che lo avevano cresciuto e che gli avevano voluto bene sin dalla nascita.

A fine funerale, una donna gli si avvicinò e gli mise la mano sinistra sulla spalla mentre, con la destra, si asciugava le lacrime con un fazzoletto color lilla. Harry si voltò verso sua zia Isabelle, sorella minore di suo padre e la osservò mentre tentava di fermare i singhiozzi.

-Secondo te si trovano in un posto migliore? – domandò il ragazzino e la donna sussultò, per poi voltarsi verso il nipote. Trovandosi di fronte i suoi occhi pieni di lacrime, sorrise e lo strinse a sé.

-Stai tranquillo, adesso stanno meglio. Veglieranno su di te come hanno sempre fatto. – gli rispose lei. Dopo qualche attimo, Isabelle gli fece segno di andare, avvertendolo della passaporta che, di lì a pochi minuti, lo avrebbe portato a casa della zia. Harry annuì e, dopo aver dato un’ultima occhiata alla lapide dei suoi genitori, si avviò.

 

 

 

 

 

Sala Principale

 

 

            Appoggiato alla parete della Sala Principale, dove si trovava il tavolo del buffet, Elaija osservava attentamente le varie persone attorno a lui. Di comune accordo, si era deciso che Felikz, Oberon, Sheryl, Lauren, Emerald e Travis sarebbero entrati al Ministero, mentre gli altri sei sarebbero rimasti lì. Insieme a loro si sarebbero uniti Katrina, Harry e Charlotte, in quanto Emanuel aveva deciso di rimanere lì insieme agli altri.

“Mi fido di Katrina, ha più doti di leadership di me.” Aveva detto il capo dell’Ordine ridendo.

Ad un certo punto, il ragazzo notò Andrew, impegnato in una conversazione con altre persone. In quel preciso istante, gli tornò in mente la promessa che i due avevano fatto ai tempi di Hogwarts e, prendendo coraggio, decise di avvicinarglisi. Non appena gli fu vicino, Andrew lo notò e, dopo essersi congedato dalle altre persone, gli sorrise.

-Ti ringrazio per avermi salvato da quella conversazione. Ancora qualche minuto e mi sarei maledetto da solo. – fece il biondo facendo ridere Numero Nove.

Possiamo parlare in privato, per favore? Domandò ed Andrew annuì. Così, I due si diressero verso l’atrio del locale, dove si trovavano solamente due o tre persone.

-Allora, come procede? Sei tornato a casa con i tuoi fratelli? – chiese il ragazzo ed Elaija annuì, nonostante con la testa fosse da tutt’altra parte.

Sì, abbiamo avuto la stessa idea. Un po’ ne sono contento, perché mi ha permesso di riavvicinarmi a loro. Rispose il numero nove.

-E per quella vecchia cosa… Come va? – a quelle parole per poco Elaija non soffocò con la sua stessa saliva e si voltò verso Andrew: anche lui si ricordava di quella vecchia promessa. L’ex-Grifondoro fece spallucce, cercando di non mostrare il suo stato d’animo.

Va bene… Penso. Tutto tranquillo, tu? Gesticolò ma, notando lo sguardo dell’altro, capì subito che non gli aveva creduto.

-El, ti conosco ormai da tanto tempo e so che non va tutto bene. Mi ricordo ancora del tuo “problema amoroso”. Allora, come va? Mi ricordo che durante il settimo anno la situazione era rimasta la solita e no, non guardarmi così, - fece, riferito all’espressione sorpresa di Elaija, - nonostante non stessimo più insieme ti osservavo comunque da notare quegli sguardi da ragazzina innamorata. Spero tu sia diventato meno ovvio. – a quel commento Numero Nove gli fece la linguaccia, per poi ridere.

- Elaija. – nel sentire il suo nome essere pronunciato così bruscamente, il ragazzo sobbalzò, voltandosi poi verso la persona che lo aveva chiamato: Felikz se ne stava lì, in piedi di fronte a loro insieme a Sheryl, mentre osservava Andrew come le lo volesse uccidere con lo sguardo. Elaija gli riservò un’occhiataccia ma, fortunatamente, Andrew non sia accorse di quello sguardo.

- Da quanto tempo. Felikz e Sheryl, giusto? Condoglianze per la vostra perdita, sono davvero dispiaciuto. – disse il biondo mentre gli tendeva la mano. Il numero sette la strinse, nonostante gli occhi continuassero a comunicare una sorta di astio nei confronti del ragazzo. Anche Sheryl imitò il gesto, sorridendo tristemente.

- E’ stato un brutto colpo per tutti. Per fortuna siamo qui ad affrontare questo dolore insieme. – rispose la rossa, rivolgendosi poi al numero nove.

- Io e Felikz siamo venuti a dirti che Gabriel ti stava aspettando, ma penso non gli dispiaccia aspettare, visto che sei già impegnato. – Elaija aggrottò le sopracciglia, ma poi capì subito il messaggio sottinteso della sorella: era un modo buffo per avvisarlo che sarebbero partiti per il Ministero. Fece loro un cenno del capo, facendo intendere di aver capito e i numeri sette e undici lo salutarono, per poi allontanarsi.

- Non so perché, ma ho come l’impressione che tuo fratello non mi sopporti. – disse Andrew ed Elaija scosse la testa, mentre ripensava a quanto fosse stato scortese Numero Sette.

Fidati, lo conosco da anni e ancora non riesco a capirlo.

 

 

 

 

 

Terrazza

 

 

            -Raccontami un po’ come stanno Michael e Shirley? E’ da un po’ che non ci sentiamo. – Dopo l’incontro avuto con Gregor, che se non fosse stato per l’intervento di Lucy sarebbe finito probabilmente al San Mungo, Scarlett aveva deciso di passare un po’ di tempo con la sua migliore amica che, causa lavoro e altre cose, era riuscita a vedere pochissimo.

- Stanno bene, grazie per averlo chiesto. Michael mi scrive praticamente ogni settimana raccontandomi di tutto, dalle lezioni di volo alle tende del dormitorio. E’ vivace e sono contenta stia vivendo quest’esperienza in modo molto positivo. Nonna invece è la solita: si arrabbia se la casa è sporca è in disordine, ma è fantastica e mi ha aiutato tanto. Tu con i bambini? – domandò la bionda e Lucy alzò gli occhi al cielo.

- Sei fortunata ad avere un figlio in età da Hogwarts, davvero. Jessica ha sette anni ed è la più grande ma sta già imparando qualcosa sulla magia e Asher e Declan hanno avuto già i loro scatti di magia involontaria. John è fantastico con loro, ma il lavoro come poliziotto lo prende più del previsto e io non sempre riesco a liberarmi dalle cause in tribunale. Ti invidio tanto, davvero. – mentre Lucy raccontava delle avventure della sua famiglia, Scarlett sorrideva, fiera della sua amica: era riuscita ad ottenere il ruolo dei suoi sogni come Magiavvocato, aveva sposato un uomo meraviglioso, un babbano poliziotto di nome John e aveva avuto tre figli magnifici.

- Ehy Scarlett, conosci quel ragazzo laggiù? Ti sta osservando da un po’. – fece ad un certo punto la ragazza e la bionda si voltò, aspettandosi di sicuro Emanuel che la teneva d’occhio. Tuttavia vide, dall’altra parte della terrazza, un ragazzo che non aveva mai visto: era abbastanza alto, dai corti capelli neri e la carnagione olivastra. Tuttavia, gli sembrò familiare. Non appena si accorse di essere stato visto, si allontanò, rientrando così nella Sala Principale.

- Secondo me ti stava puntando, ma non avrei dubbi. Sei bellissima in quest’abito, davvero. Ti slancia parecchio. – esclamò Lucy mettendola sul ridere ma Scarlett, complici tutte le sue esperienze da Auror e da membro dell’Ordine, non riusciva a rilassarsi completamente.

- Senti Lucy, ti dispiace se mi allontano un attimo? Mi sono appena ricordata di dover comunicare una cosa urgente ad un mio amico presente stasera. Ci vediamo qui tra poco, okay? – chiese lei e l’amica annuì, comunicandole che l’avrebbe aspettata proprio lì in terrazza. Così, Scarlett rientrò, cominciando a cercare uno dei suoi colleghi o anche i ragazzi dell’Umbrella Academy: aveva un brutto presentimento.

 

 

 

 

 

2008, Sotterranei, Hogwarts

 

 

 

 

            -Ehy guardate, l’orfano di Serpeverde! Stai ancora cercando i tuoi genitori? – nel sentire quella frase, Harry si fermò bruscamente, mentre gli altri ragazzini della sua casa che erano con lui continuavano a camminare. Il biondo si voltò, trovandosi faccia a faccia con tre ragazzi Corvonero, probabilmente più grandi di lui. Il biondo cercò di trattenere la rabbia, rivolgendo loro uno sguardo seccato.

-Cosa volete? – chiese lui e uno dei tre sogghignò, avvicinandoglisi poi con superiorità.

- Ho saputo che hai appena ottenuto il ruolo di Cercatore per la squadra, complimenti. Peccato che il ragazzo che hai battuto sia il mio caro fratellino. – rispose prontamente il Corvonero ed Harry aggrottò le sopracciglia, avendo ricordato perfettamente quel momento: si erano presentati solo in due per il ruolo di cercatore e, grazie alla sua agilità, aveva letteralmente stracciato il suo compagno che, a fine allenamento, gli aveva rivolto uno sguardo carico d’odio. A quel punto, non riuscendo a resistere, rispose anche lui con un ghigno.

-Sì, l’ho completamente stracciato. Se non fosse stato totalmente una schiappa forse sarebbe riuscito ad entrare come riserva. – Harry non fece neanche tempo a finire la frase che l’altro lo sbatté contro il muro, per poi puntargli la bacchetta alla gola.

- Sarà, ma se tu per caso finissi in Infermeria con un braccio rotto? Magari ti rompo anche qualche costola… -

- Hey! Lascialo andare! – gridò una voce e i quattro si voltarono, trovandosi davanti una ragazzina con la divisa rosso-oro. Tuttavia, la prima cosa che risaltò agli occhi di Harry fu la folta chioma rossa, tenuta ferma da una fascia verde smeraldo. Nel vederla, il Corvonero fece un verso irritato.

- Henderson, se non vuoi vedere i tuoi capelli trasformati in serpenti ti conviene levare le tende, altrimenti finirà male anche per te. – fece lui ma la ragazza non si lasciò intimidire, avvicinandosi con aria di sfida.

- Provaci Wallace e sappiamo tutti che la fine dell’idiota la farai solo tu. A chi vuoi che credano i professori: hai attaccato uno studente del secondo anno di un’altra casa per un motivo idiota, anche se confermo il fatto che tuo fratello faccia schifo a Quidditch, come te d’altronde; inoltre, lo hai fatto davanti a dei testimoni e sai che per me non è difficile convincerli a testimoniare. – rispose la rossa, alludendo alla piccola folla di Serpeverde che li stava osservando. Messo davanti ai fatti, Wallace si trovò messo alle strette e, a malavoglia, mollò la presa su Harry. Poi, dopo aver regalato un’altra occhiataccia alla ragazza, se ne andò seguito dai suoi due compagni. Mentre la Grifondoro disperdeva le persone che si erano fermate per lo spettacolino, Harry le si avvicinò.

- Potevi anche evitare di intervenire, ce l’avrei fatta benissimo da solo. – fece lui e lei rise, prendendolo in contropiede.

- Lo so perfettamente, ma visto che mi sembravi un tipo impulsivo, ho voluto evitare spargimenti di sangue. Ma non avevo dubbi sul tuo coraggio. Wallace è un idiota, mi chiedo ancora come abbia fatto il Cappello Parlante a metterlo a Corvonero. – ribatté. Dopo essersi assicurata che non ci fosse altra gente in giro, si voltò verso Harry, tendendogli la mano mentre sorrideva.

- Io sono Charlotte Henderson, quarto anno a Grifondoro. Piacere di conoscerti! – messo davanti a quelle parole, Harry guardò quella mano, decidendo poi di stringerla.

- Harry Lynch, secondo anno. Piacere. – disse, mentre un piccolo sorriso gli spuntava sulle labbra. In quel momento, nessuno dei due avrebbe immaginato che, di lì a poco, sarebbe nato uno dei duo più casinisti di Hogwarts e, insieme a quello, anche un legame profondo.

 

 

 

 

 

Primo Livello, Ministero della Magia, Londra

 

 

            -Siete sicuri che sia qui? – domandò Travis controllando in giro per evitare di trovare guardie e Ophelia annuì. I sei fratelli, utilizzando il potere di Felikz per non passare attraverso i camini, altrimenti li avrebbero subito presi, erano comparsi direttamente al Primo Livello dove, a detta di Lauren, si trovava l’Ufficio del Ministro della Magia. Dopo essersi cambiati d’abito per essere più comodi e grazie all’uso dell’incantesimo Silencio stavano attenti a girovagare per i corridoi. Stavano per svoltare l’angolo del corridoio che stavano percorrendo quando, ad un certo punto, Emerald, la prima della fila, si bloccò e Charlotte, che si trovava dietro di lei, le andò contro.

- Perché ti sei fermata? – le domandò ma Numero Due la zittì con un gesto della mano, indicandole poi la porta dell’Ufficio del Ministro. Sfortunatamente, di fronte ad essa si trovava una guardia, che controllava attentamente il corridoio.

- Va bene, voi state pronti, io provo a stenderlo. – fece Harry, che ricevette però in risposta una gomitata da Katrina.

- Imbecille, se qualcosa andasse storto chiamerebbe le altre guardie. Non puoi andare lì come uno spaccone e pretendere che non succeda niente. – a quelle parole Harry le rivolse un’occhiataccia, prontamente ignorata dal vice-capo dell’Ordine.

- Ci penso io. – tutti i presenti si voltarono verso Sheryl, che li osservava sorridendo. A differenza degli altri membri dell’Umbrella, che guardavano la sorella con grande ammirazione, i tre ragazzi dell’Ordine sembravano alquanto confusi. Ad un certo punto, Charlotte ebbe l’illuminazione.

- Ma certo, è un’idea fantastica! – esclamò e la numero undici le rivolse un sorriso di ringraziamento, per poi cominciare a dirigersi verso la guardia. In tuto questo, Harry continuava a non capire.

- Cosa starebbe pensando di fare? – domandò ma ottenne solo un occhiolino da parte di Ophelia.

- Aspetta e osserva attentamente. – disse semplicemente la bionda e il ragazzo riportò l’attenzione sulla rossa. La guardia la notò e fece per prendere la bacchetta ma, improvvisamente, l’aria nel corridoio si fece più calda e, attorno alla ragazza, apparve una specie di nube rosata. La guardia la guardò esterrefatto e Numero Undici gli si avvicinò tranquillamente. Nel momento in cui lei gli mise una mano sul braccio, una strana scintilla passò negli occhi dell’uomo, che cominciò poi ad osservarla adorante.

Da dove si trovavano loro si faceva fatica a capire quello che lei stesse dicendo alla guardia e Harry osserva a tutto attentamente. Nel notare l’espressione sul viso dell’amico, Charlotte rise.

-Ti ricordo che lei ha come potere lo Charme, ovvero la capacità di ammaliare le persone. – gli spiegò, nel momento in cui la rossa tornava da loro, venendo acclamata dai fratelli.

- Il tocco non lo hai perso vedo! – esclamò Felikz abbracciandola, mentre quella rideva.

- Diciamo che me la cavo ancora. Forza adesso, non perdiamo tempo: andiamo a vedere cosa si nasconde nell’ufficio di papà. -

 

 

 

 

 

Sala Principale, Criterion Restaurant

 

 

            -Come mai quel muso lungo? Sembra che tu abbia bevuto del succo di zucca andato a male. – a quella frase, Caleigh rivolse un’occhiataccia a Jem, che la osservava sorridendo mentre, tra le mani, teneva due bicchieri di champagne.

- Brutti incontri. – si limitò a dire la corvina mentre accettava la flûte offerto. Sperava tanto di evitare quella conversazione ma, sfortunatamente per lei, Jem era più furbo. O forse, aveva più esperienza.

- Caleigh, ti ricordo che sono stato il tuo insegnante e che ti conosco. Allora, chi hai incontrato che ti ha fatto comparire quella brutta smorfia sul viso al punto da farti comparire quelle brutte rughe? – domandò ancora e la ragazza sbuffò, sia per l’insistenza del suo ex professore che per il commento.

- Ho incontrato mio padre. – disse, pentendosi subito dopo di averne parlato: ogni membro dell’Ordine di Morgana conosceva la storia e il passato degli altri e la ragazza aveva mene in mente quello che aveva passato l’uomo durante la sua giovinezza. Tuttavia, anche Jem conosceva la sua storia, per questo le sorrise.

- Non preoccuparti cara. Da quello che ricordo, tuo padre è stato molto duro con te e con tua madre. E’ normale che ti abbia turbato così tanto vederlo qui questa sera. – fece lui. Caleigh si ritrovò ad osservare la sala, dove le persone si divertivano e parlavano tra loro. Notò subito il padre ad un lato della sala, mentre parlava e rideva con altri e quella visione le fece storcere il naso. Jem notò subito l’espressione dell’amica e si mise a ridere.

- Non dargli importanza. Ormai è un capitolo chiuso della tua vita, no? – le domandò e lei annuì. Ad un certo punto, i due vennero raggiunti da Fëdor, che era rimasto lì con loro.

- Cameron, qualcosa non va? – chiese Caleigh, avendo subito notato l’espressione cupa del biondo.

- Pensiamo che chi ha cercato di intrufolarsi in casa nostra sia qui presente. – sussurrò lui, controllando di non essere visti da occhi indiscreti.

- Come fate a dirlo? – gli chiese Jem, facendosi improvvisamente più serio.

- Scarlett pensa che qualcuno ci stia tenendo d’occhio. Ci conviene avvertire gli altri e controllare meglio. Io cercherò un modo di avvertire che si trova al Ministero. – comunicò Numero Uno. I tre si accordarono e poi, dopo un breve cenno, si separarono, cercando di trovare i loro compagni.

 

 

 

 

 

Dicembre 2009, Foresta Proibita, Hogwarts

 

 

            In quel momento, Harry si pentì di aver deciso di portare con sé Neve, la sua piccola gatta siamese. Se l’avesse lasciata a casa, come consigliato da sua zia Isabelle, non avrebbe dovuto cercarla in lungo e in largo per il territorio scolastico. Stava ormai per perdere le speranze quando, in lontananza verso la capanna di Hagrid, intravide l’animale, che lo osservava come a volersi prendere gioco di lui. Non appena quella cominciò a scappare, Harry gli andò dietro, senza rendersi conto di essersi avvicinato troppo alla zona della Foresta Proibita. Si fermò ma, nel vedere la sua gatta entrare senza problemi e volendo recuperarla, decise di addentrarsi, ringraziando il cielo che fosse inverno e che non ci fosse anima viva ad Hogwarts, ma solo qualche professore impegnato a controllare la Sala Grande. Così, inseguì il gatto, riuscendo poi ad acchiapparlo qualche minuto dopo.

-Ti ho presa! Guai se mi scappi un’altra volta! – le disse lui accarezzandole le orecchie. In risposta, l’animale cominciò ad agitarsi e a ringhiare, scatenando la curiosità e la preoccupazione del ragazzo, stranito dal comportamento anomalo della creatura. Tuttavia, impegnato com’era, non s’era accorto dell’Acromantula, dalle dimensioni di un bisonte, che gli si avvicinava di soppiatto. Sentendo un’improvvisa presenza dietro di sé, Harry si voltò, proprio nel momento in cui il ragno spiccò il salto.

- Aragna Exumai! – un improvviso fascio di luce gialla passò accanto al ragazzo e finì contro la creatura che, ferita, si allontanò velocemente, addentrandosi ancora di più nella foresta. Harry, spaventato, si voltò per vedere il viso del suo salvatore e sbiancò nel riconoscere Emanuel, suo compagno di casa del settimo anno e Caposcuola. Dopo aver controllato di essere da soli, il moro gli riservò uno sguardo di fuoco.

- Mi spieghi cosa diavolo ti è saltato in mente? Non lo sai che è pericoloso qui? Ringraziami che non sei diventato cibo per ragni giganti! – iniziò a dire quello, mentre Harry abbassava lo sguardo a terra stizzito: di tutte le cose che poteva odiare, farsi riprendere era forse la prima

- Beh si… Grazie. – si ritrovò però a dire, riconoscendo che, senza il compagno, probabilmente, non ce l’avrebbe fatta. A quelle parole, Emanuel annuì e gli fece cenno di iniziare ad avvicinarsi alla scuola, altrimenti sarebbero stati beccati. Lungo la via del ritorno, Harry si voltò per osservare il suo compagno, che sembrava perso tra i suoi pensieri.

- Non lo dirai ai professori vero? – domandò lui e l’altro si fermò. Dopo qualche secondo, si voltò verso di lui e sorrise.

- Certo che non lo dirò. Ma in cambio, mi dovrai un favore. – replicò Emanuel e Harry alzò gli occhi al cielo, dovendosi aspettare una cosa del genere.

- Di cosa si tratta? –

- Lo saprai tra qualche anno. –

 

 

 

 

 

Ufficio del Ministro della Magia

 

 

            -Okay ragazzi, cominciamo a cercare. Molte cose di papà sono già state portate via ma non ha importanza, perché di sicuro non avrebbe nascosto i diari a vista. Quindi, ci conviene cominciare dalle librerie e… Oberon, la smetti di toccare tutto? Potrebbero averci messo su qualche incantesimo d’allarme! – Emerald, da brava sorella maggiore qual era, aveva deciso di esercitare il suo potere di più grande per prendere in mano la situazione e richiamò subito il fratello, che sfiorava con le dita ogni oggetto che gli si parasse davanti. A quel rimprovero, Numero Sei sorrise.

- Vorrei ricordarti, cara sorella, che il mio potere è proprio questo: questi oggetti sono pieni di cose da raccontare. – le disse semplicemente e la ragazza roteò gli occhi, cominciando a cercare per conto suo. Accanto a lui, Harry lo osservava attentamente.

- Quindi riesci a vedere tuo padre? – gli chiese e Oberon annuì. Poteva vedere tutto: quando aveva spostato quel determinato libro, quante volte aveva utilizzato la penna stilografica che si trovava sulla scrivania… A detta di Oberon, gli oggetti raccontavano un mondo.

- In tutto ciò, come faremo a trovarli? Un mago potente come lui non si fa fregare da incantesimi base o da un semplice incantesimo di disillusione. – replicò Travis, mentre cominciava ad osservare vicino alla scrivania, per cercare di trovare possibili cassetti nascosti o altro.

- Non possiamo saperlo. Di sicuro avrà usato di ogni per nasconderli. – rispose Sheryl, che cercava nella libreria insieme a Ophelia e Felikz. A quelle parole, Katrina la guardò scettica.

- Siete sicuri? E se non fossero nemmeno qui? – domandò la mora e Numero Undici sospirò.

- Non abbiamo scelta. Se i diari sono veramente nascosti qui, la nostra unica possibilità è cercare. -

 

 

 

 

 

Giardino

 

 

            Lontano dal casino della Sala Principale e della Sala da Ballo, Gabriel se ne stava seduto sui rami di una grande quercia vicino ad una delle aiuole presenti nel grande giardino del posto. Aveva evitato la zona centrale, quella della fontana e le panchine appena sotto la terrazza, in modo da allontanarsi il più possibile dalle persone. Aveva visto Elaija parlare nuovamente con Andrew e aveva sorriso, felice che suo fratello fosse rimasto in buoni rapporti con l’ex fidanzato. Nel vedere come fosse tranquillo il fratello minore, il numero tre non aveva avuto il coraggio di allontanarlo dalla conversazione, decidendo così di rintanarsi da solo nel giardino. Aveva sempre odiato le feste o i balli che venivano organizzati e, ancora di più, aveva odiato dover fare la bella statuina per il padre, fiero di mostrare i suoi dodici figli. O esperimenti, non vi era poi così tanta differenza.

-Allora qui ti nascondi! – esclamò all’improvviso qualcuno facendolo sobbalzare. Si voltò, notando il viso sorridente di Mathias e si tranquillizzò, avendo pensato di trovarsi di fronte uno di quei giornalisti della Gazzetta del Profeta. Cosa buffa, perché era già successo, un altro dei tanti motivi per i quali stava seduto in giardino, nella zona meno illuminata e nascosto dai rami dell’albero.

- Mathias, mi hai spaventato. Ti avrei potuto affatturare. – disse il rosso ma il fratello scoppiò a ridere.

- Non ci crede nessuno. Avrei potuto anche essere il Signore Oscuro in persona ma non mi avresti fatto mai del male. Magari dopo tanta insistenza da parte mia, ma non sei credibile. – rispose lui, mentre si arrampicava sull’albero per sedersi accanto al fratello. Gabriel sentì il viso andare a fuoco e voltò lo sguardo dall’altra parte, cercando di non farsi vedere dal numero dieci. Fortunatamente per lui, l’altro non se ne accorse, troppo impegnato a cercare qualcosa nella sua tasca che doveva essere stata ingrandita da un incantesimo, visto che ormai il fratello ci aveva infilato quasi metà braccio. Con un piccolo grido di gioia, Mathias tirò fuori due pacchettini, che aveva creato lui con i tovaglioli di seta dei tavoli e ne porse uno a Gabriel, che lo guardò incuriosito.

- Ho visto che sul tavolo si trovava una bellissima torta con la crema Chantilly e non ho resistito a prenderne due grosse fette. Ho fatto fatica a prenderle perché, per Merlino, c’era una folla immensa. Penso ci fosse un famoso artista, Edgar qualcosa. – dichiarò sorridendo mentre scartava il suo pacchetto. Nel sentire quelle parole, il numero tre arrossì ancora di più ma, questa volta, si voltò verso Mathias, che sbocconcellava allegramente la sua torta, nonostante nei suoi occhi si potesse ancora leggere qualche scintilla di preoccupazione, che non aveva mollato il ragazzo da dopo la sua confessione. Gabriel notò immediatamente la loro stretta vicinanza: poteva sentire il calore dell’altro attraverso il braccio, leggermente appoggiato al suo. Come spinto da una forza sconosciuta, cercò di avvicinarsi il più possibile all’altro…

- Gabriel! Mi spieghi dove cazzo sei finito?! – dallo spavento preso per quell’improvvisa esclamazione, per poco il rosso non cadde dall’albero, salvato solamente da Mathias che l’aveva afferrato per il braccio. I due guardarono in basso, dove notarono Cameron che li osservava.

- E’ da un quarto d’ora che vi stavo cercando. – fece il numero quattro in modo brusco, cercando di nascondere la preoccupazione che, fino ad un secondo prima, lo aveva colpito.

- Scusami Cam, ma davvero non ce la facevo a stare lì dentro ancora un minuto. – ammise imbarazzato Gabriel, scendendo per poi essere imitato dal numero dieci.

- Avevi bisogno di qualcosa? – chiese Mathias, non accorgendosi dell’occhiata che Cameron gli stava riservando.

- I membri dell’Ordine pensano che qui ci siano le persone che hanno attaccato casa nostra. Dobbiamo parlare di alcune cose. – rispose il rosso spostando lo sguardo sul gemello. Gabriel annuì e, insieme a Mathias, si incamminò, mentre Cameron li seguiva da dietro. Numero Quattro continuava a pensare a quando i due si fossero avvicinati così tanto quando, sovrappensiero, andò a scontrarsi con qualcuno, afferrandolo prima che cadesse.

- Merda, mi dispiace molto. Ti sei fatta male? – fece lui non appena si accorse di aver urtato una ragazza. Quella gli mise una mano sul braccio e gli sorrise, segno che non si era fatta niente. Non appena il rosso si fu allontanato, lo sguardo della ragazza tornò neutro e si guardò le mani, dove cominciava ad apparire della polvere nera.

Adder, Red. Diamo inizio alla festa.

 

 

 

 

 

Agosto 2018, Diagon Alley

 

 

            Da qualche minuto, Harry attendeva pazientemente vicino al negozio di bacchette di Olivander, aspettando la persona che gli aveva dato appuntamento. Con la punta della scarpa continuava a picchiettare per terra mentre, ogni tanto, si passava le dita tra i riccioli dorati. Controllò l’orologio un’altra volta nell’arco di dieci minuti e sbuffò: aveva sempre odiato i ritardatari e, come se non bastasse, odiava rimanere lì fermo come un allocco, mentre la gente gli passava accanto. Stava per ricontrollare il suo orologio per l’ennesima volta quando, all’improvviso, sentì una folata di vento dietro di lui.

-Perdona il mio ritardo, ma ho avuto un piccolo contrattempo. E’ da tanto che non ci vediamo. – fece Emanuel mentre si sistemava i capelli con la mano destra. Harry sbuffò.

- Sai che detesto aspettare e si presuppone che se una persona fa un invito come minimo è la prima ad arrivare. – puntualizzò il biondo seccato, ma l’altro fece spallucce, come a sminuire la frase appena detta.

- Sarà. Comunque sia, ti ho chiesto di incontrarmi perché avrei una cosa molto importante da chiederti. Sei pregato di seguirmi. – replicò il più grande e Harry, seppur titubante, decise di fidarsi del suo ex compagno di scuola. I due si inoltrarono per le vie secondarie di Diagon Alley e, quando si avvicinarono all’entrata di Nocturn Alley, Harry si fermò bruscamente.

-Okay, dimmi cosa sta succedendo. Adesso. – sbottò lui ed Emanuel si fermò, voltandosi verso il biondo.

- Sei ancora testardo come ricordavo, lo sai? E va bene, ti dirò tutto. Quello che ti sto per dire è altamente riservato e non potrai dirlo a nessuno, intesi? – fece quello e Harry inarcò un sopracciglio.

- Come faccio a sapere che posso fidarmi? – domandò e l’altro gli sorrise.

- Mi devi ancora un favore, no? – di fronte a quelle parole, Harry si ricordò immediatamente di quando, anni prima, il suo compagno lo aveva aiutato. Sospirò, sapendo che non poteva tirarsi indietro da quello, in quanto il suo onore e il suo orgoglio glielo impedivano. Così, ricevendo un sorriso di gratitudine, decise di seguirlo.

 

 

 

 

 

Ufficio del Ministro della Magia

 

 

            -Niente, niente, niente! Non abbiamo trovato niente, è stato tutto inutile! – sbottò Oberon tirando un calcio al muro. D’altronde, gli altri lo capivano benissimo: avevano passato le ultime tre ore a cercare nell’ufficio del padre, controllando in ogni angolo possibile ma non avevano trovato niente. Dei diari, nessuna traccia.

- A quanto pare, papà era molto più furbo di noi. – commentò Emerald, appoggiata alla scrivania accanto a Travis. Katrina sospirò, passandosi una mano tra i capelli nel vano tentativo di cacciare via lo stress.

- Non vi viene in mente nessun altro posto in cui possa averli messi? – domandò la ragazza ma Lauren scosse la testa.

- Papà non ci ha mai detto niente riguardo ai suoi affari, eravamo all’oscuro di tutto. Ci ha mentito sempre, quindi perché non farlo con questo? – fece Numero Otto con tono neutro, dimostrando tutto l’astio che aveva sempre provato per l’uomo.

- A quanto pare mentire è un vizio di famiglia… - commentò il numero sette e Travis lo guardò truce.

- Felikz, piantala. – esclamò il dodici, ma Ophelia, che si trovava accanto al fratello più grande, li guardò stranita.

- Cosa dovete dirci, ragazzi? – chiese, portando così l’attenzione generale su di loro. Sorridendo pacatamente, Felikz si voltò verso il più giovane.

- Perché non glielo dici tu, fratello? – replicò e Numero Dodici avanzò verso di lui, fermandoglisi di fronte. Subito, Sheryl si mise di fianco ai due, per evitare che iniziassero a litigare.

- Abbiamo promesso che non avremmo detto niente. – Travis assottigliò lo sguardo, cercando di fermare il fratello dal suo tentativo di spifferare il segreto di Cameron. Sapeva che, in circostanze normali, non lo avrebbe mai fatto, piuttosto si sarebbe tagliato la lingua: ma allora, cos’era successo di così sconvolgente da aizzarlo come una vipera e per di più contro un membro della sua famiglia? Il numero sette fece per rispondere, ma venne fermato da Numero Undici, che si mise in mezzo a loro.

- Non so cosa vi sia preso ma adesso calmatevi, non è il momento per le vostre pagliacciate. E tu, - disse poi voltandosi verso Felikz, - ti conviene piantarla. Se sei arrabbiato perché una persona di nostra conoscenza, e sai a chi mi riferisco, ha dato attenziona a qualcuno che non sia tu, è perché sei talmente idiota da non riuscire ad affrontare da solo quello che effettivamente provi e sì, ce ne siamo accorti tutti. – finito il discorso della rossa, nell’ufficio non volava una mosca. Numero Sette deglutì, abbassando poi lo sguardo incapace di gestire quello della sorella. Fece per mormorare qualcosa, ma un improvviso rumore nel corridoio lo fermò.

- Cos’è stato? – domandò Charlotte, affrettandosi per prendere la sua bacchetta e imitata da Harry. Emerald, la più vicina alla porta, afferrò la sua bacchetta e uscì dalla stanza, imitata poi dagli altri: il corridoio era completamente deserto e, dove in teoria doveva trovarsi la guardia, adesso non vi era più nessuno. Numero Due fece alcuni passi avanti per controllare gli altri corridoi ma non trovò niente. Si voltò verso i fratelli per avvisarli ma, nel momento in cui si voltò, vide dietro ai ragazzi un alone opaco, dovuto ad una delle tante candele presenti ad illuminare il corridoio, troppo grande per essere solo un riflesso del pavimento lucido. In quel momento, ebbe una rivelazione.

Un incantesimo di disillusione.

-Oberon, dietro di te! – urlò la ragazza. Numero Sei si voltò di scatto, evitando per un pelo la fattura che gli avevano lanciato, finita poi contro il muro. Da quel momento, scoppiò il caos, alcuni maghi si smaterializzarono nel corridoio, cominciando ad attaccarli da entrambe le parti. Si ritrovarono così in uno scontro diretto e Oberon pensò che fossero gli stessi maghi che li avevano attaccati alla Villa.

- E io che pensavo di avere una serata tranquilla. -

 

 

 

 

 

Sala Principale, Criterion Restaurant

 

 

            -Quindi voi pensate che, chiunque vi abbia attaccato alla Villa, vi abbia seguiti qui? -  domandò Jem, mentre Elaija annuiva fortemente.

- A questo punto pensiamo che il colpevole dell’omicidio di papà possa avercela anche per noi. Il problema è che non abbiamo neanche il minimo sospetto. – spiegò Gabriel. Accanto a lui, Fëdor sembrava pensieroso.

- Sarei dovuto andare con loro… - mormorò il numero uno, in ansia per l’idea di aver lasciato da soli i fratelli più piccoli. Scarlett, con fare materno, gli sorrise.

- Vedrai che se la caveranno, sono tutti ragazzi molto in gamba. – fece lei e il biondo le riservò un sorriso di gratitudine.

- L’unica speranza che abbiamo è che trovino i diari. Da quelli almeno possiamo partire a formulare delle ipotesi. – Cameron era l’unico che sembrava preoccupato per qualcos’altro: aveva chiesto a Travis di controllare Felikz per impedire che facesse qualche cavolata, nonostante si fidasse ciecamente del fratello più piccolo. All’improvviso, uno scoppiò li colse alla sprovvista e delle urla iniziarono a riempire tutta la sala. I ragazzi corsero verso la Sala da Ballo, dove era partito il tutto, e rimasero pietrificati: alcuni maghi e streghe, con i volti coperti da delle maschere nere, avevano cominciato ad attaccare le persone, che scappavano in ogni direzione possibile. Al centro della sala, vi si trovavano due maghi, che Scarlett e Cameron riconobbero subito essere i ragazzi che avevano visto.

- Guarda Red, sono arrivati tutti. Come previsto. – esclamò la ragazza, osservandoli attentamente uno ad uno. Fëdor, Cameron, Mathias, Jem ed Emanuel si misero in prima fila. Senza aspettare alcun segnale, Numero Quattro usò il suo potere e, dopo aver creato delle grosse nubi di polvere nera, le scagliò contro i due ragazzi. Tuttavia, le cose non andarono come previsto: con sua grande sorpresa, la ragazza riuscì a fermare le nubi, dissolvendole nell’aria. Poi, come se niente fosse, creò dalle sue mani delle nubi nere. Maledettamente simili alle sue.

- E’ impossibile, dannazione! – esclamò Caleigh, mentre Elaija osserva ad occhi sbarrati la scena.

- Ha il tuo stesso potere… - sussurrò Mathias al numero quattro, improvvisamente sbiancato. I due ragazzi si scambiarono uno sguardo d’intesa e in quel momento, dopo aver visto gli sguardi preoccupati degli altri, Fëdor si rese conto di una cosa: erano completamente fottuti.

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Io non ho più parole, davvero. Questo è un ritardo vergognoso, lo ammetto. In questi due mesi è successo di tutto e mi sono trovata sommersa da tante cose. Ma non ho mai rinunciato a questo capitolo, ho fatto una promessa e sono decisa a mantenerla.

In questo capitolo, scopriamo nel dettaglio la vita di Harry, membro più giovane dell’Ordine e di tutta la storia. So che alcuni paragrafi risultano più corti di altri ma è stata una mia scelta, dettata sia dalla mancanza di tempo che dal bisogno di avere pezzi un po’ più “dinamici”, passatemi il termine. Finiamo poi in bellezza! Avevo promesso dell’azione ed eccola qua!

Per questo capitolo non ho domande per voi. Prima di lasciarvi alla lista di nomi, però, ci tenevo ad avvisarvi per una cosa: nei prossimi mesi inizierò ad occuparmi di più delle lezioni universitarie fino ad arrivare alla sessione estiva. Ergo, fino a giugno/luglio non toccherò le interattive. Entro la fine del mese (inizio Aprile salvo imprevisti) dovrei aggiornare le altre due e poi bloccherò la scrittura. Scusatemi davvero, so di aver fatto sempre ritardi, ma questa volta è un motivo serio e voglio impegnarmi al cento per cento, per avere poi libera l’estate e lavorare meglio alle storie. Detto questo, ecco la lista dei fratelli:

 

Fëdor

Emerald

Gabriel

Cameron

Ophelia

Oberon

Felikz

Sheryl

Travis

 

 

 

Comunico che sulla mia pagina Instagram rimarrò attiva e, ogni tanto, posterò qualcosa, Nel frattempo, ci vediamo al prossimo capitolo! Bacioni,

__Dreamer97

   
 
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