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Autore: GReina    13/03/2021    1 recensioni
[Iwaoi | Kuroken | Daisuga | Tsukkiyama | Bokuaka | Sakuatsu + accenni di Kagehina | Tanakiyo].
Haikyuu ad Hogwarts: segue le vicende dei nostri protagonisti per un anno (quinto per Hinata e co; settimo per Daichi e co).
Daichi è il papà di tutti i Grifondoro e Suga la mamma dei Corvonero; Kenma nasconde un segreto; Oikawa è paranoico; Tsukishima è irritato (be', non è una sorpresa!); Sakusa vuole liberarsi di Atsumu; Osamu e il suo amore per il cibo sono l'unica certezza. Venite a scoprire il resto!
Genere: Demenziale, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Hogwarts' Series'
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Tsukishima
Il fatidico giorno era arrivato. Dopo la schiacciante sconfitta contro i Serpeverde, Yamaguchi era stato in ansia tutto il mese, ma vedendolo giocare Tsukishima non poté far altro che sorridere e pensare a quanto esagerato fosse stato il suo ragazzo.
Quel giorno si disputava la partita Tassorosso-Corvonero. Tutta la scuola era su di giri perché anche se Serpeverde era in notevole vantaggio rispetto agli altri, Grifondoro poteva ancora essere raggiunto. Entrambe le squadre in campo, poi, erano reduci da una sconfitta e quindi più che pronte a riscattarsi agli occhi dei compagni sugli spalti. Futakuchi aveva già in passato programmato allenamenti extra che avevano portato la sua squadra allo sfinimento, ma si era superato per la partita di gennaio. Adesso, tutto l’odio che il Capitano aveva attirato su di sé da parte dei compagni di squadra (ed eventuali fidanzati) stava dando i suoi frutti: la squadra di Tassorosso non era mai stata in forma migliore. D’altro canto, i Corvonero non sembravano avere una bella cera. Tsukishima non era stato presente in Sala Comune quando Osamu Miya aveva “fatto visita” a suo fratello, ma la voce che gli fosse stato impedito di giocare e che con tutta probabilità fosse colpa di Atsumu si era presto sparsa in tutta la scuola. Agli anelli, la squadra nero-blu aveva messo un mezzosangue del quinto anno: Kunimi, ma non era un mistero che il ragazzo non fosse neanche una riserva ufficiale. Senza parlare, poi, del loro Capitano: in tre quarti d’ora di gioco Kiyoomi Sakusa non aveva segnato neanche un punto. In realtà a stento aveva fatto un assist. Il pettegolezzo di cosa gli fosse successo giunse a Tsukishima dalla destra degli spalti, direttamente dalla curva di tifosi Corvonero: “Un suo compagno di dormitorio si è svegliato con la febbre. A quanto pare Sakusa ha la fobia dei germi ed è convinto di esserseli presi”.
Nonostante fosse tutt’altro che una partita emozionante, Tsukishima continuò ad osservare rapito il gioco. Yamaguchi volava con una sicurezza che finora non gli aveva mai visto sfoggiare, Asahi infondeva una forza tale alla pluffa che questa arrivava quasi a sembrare un bolide, ed il loro portiere, poi, mancava un goal su dieci. Kei si ritrovò a fissare con gelosa ammirazione Aone non potendo far altro che ammettere di doversi accontentare del secondo posto come miglior portiere della scuola.
Neanche i Corvonero, comunque, se la stavano cavando tanto male. I loro schemi erano perfetti e coordinati; Sugawara e Yaku rendevano i bolidi micidiali come al solito, ma le azioni di Shirabu, Shimizu ed un distratto Sakusa non erano abbastanza per colmare il distacco che l’assenza di un buon portiere aveva creato. Quando i Tassorosso arrivarono ad avere duecento punti di distacco, Tsukishima non si stupì di vedere Akaashi lanciarsi in picchiata, zigzagare in complesse manovre attraverso gli altri giocatori e prendere il boccino prima che lo facesse Yachi. Normalmente con quel punteggio un cercatore non si sarebbe mai neanche sognato di porre fine alla partita, ma – per Tsukishima fu chiaro – in quell’occasione Akaashi non aveva avuto altra scelta. Il vantaggio dei Tassorosso continuava a salire ed i Corvonero non avrebbero mai potuto recuperare. Afferrare il boccino per finire il gioco con solo cinquanta punti di differenza era chiaramente stata l’opzione migliore.
Kei si unì ai boati di gioia dei tifosi Tassorosso per festeggiare la vittoria del suo ragazzo; lasciò gli spalti e – come i giallo-nero – invase il Campo da Quidditch. L’intera squadra era stata sommersa da ragazzi esultanti e adesso il Capitano stava venendo alzato da decina di mani. Tsukishima si mantenne in disparte ed ammirò Yamaguchi: che, sorridente e accaldato per l’esercizio fisico, era una visione per gli occhi come sempre. Guardandolo, il serpeverde non poté impedirsi di sorridere. La prima volta che aveva incontrato Yamaguchi questi era ben diverso da come appariva adesso. Tsukishima ricordò di quando era salito per la prima volta sull’Hogwarts Express; stava ancora cercando uno scompartimento libero in cui sedersi quando l’aveva visto: Yamaguchi era a terra circondato da dei ragazzi serpeverde decisamente più grandi di lui che lo insultavano e picchiavano. La visione aveva fatto inorridire Tsukishima che aveva deciso di intervenire, era entrato nello scompartimento e, con una calma che in realtà non possedeva, aveva posato i propri bagagli sulla panca imbottita prima di tornare a concentrarsi sul gruppo. Non era raro che i ragazzi più grandi se la prendessero con “quelli nuovi”. Kei l’aveva imparato cambiando città, così come aveva imparato a rispondere per le rime a certi individui. Gli erano bastate poche battute per far allontanare i bulli e da allora Yamaguchi non gli si era più allontanato. Sulle prime, Tsukishima aveva pensato fosse un ragazzo debole che senza il suo aiuto non sarebbe sopravvissuto alla prima settimana di scuola, ma presto aveva capito quanto si fosse sbagliato. Tadashi era quel tipo di persona in grado di attirare intorno a sé solo bella gente. I compagni più grandi, certo, lo intimorivano e non fu in grado di tenere loro testa se non prima del loro quarto anno. Eppure, guardandolo adesso, Tsukishima non avrebbe mai potuto definire quel tassorosso debole.
“Si confondono troppo spesso” pensò il serpeverde tra sé e sé “gentilezza e debolezza.” e sicuramente Yamaguchi non possedeva la seconda. Tsukishima ripensò a tutte le volte in cui – specie quell’anno – aveva tentato invano di rimanere un attimo da solo con lui e sorrise all’idea che se aveva dovuto penare tanto perché ciò accadesse era proprio perché Yamaguchi possedeva quel tipo di forza così rara tra i ragazzi della loro età.
“Esiste anche una sola goccia di egoismo, in lui?” Tsukishima si rispose di no “Anche se” ricordò con orgoglio e piacere “Ha dato di matto quando ha scoperto che Miya e Oikawa hanno iniziato a chiamarmi Tsukki.” sorrise. Fiero del suo più che altruista ragazzo, compiaciuto che fosse lui l’unico a portare a galla quella goccia d’egoismo che aveva dentro e felice di averlo come compagno di vita.
 
***
Kuroo
Mai prima di allora si era perso una partita. Che fosse in ottima salute o con un piede nella fossa, Kuroo era sempre stato uno dei primi a correre in campo o sugli spalti. Guardando Kenma malato e steso su un letto d’infermeria, però, proprio non riusciva a pensare al gioco. Sapeva che il suo ragazzo aveva una semplice febbre e che questa sarebbe presto passata, tuttavia anche la minima influenza aveva su Kenma un effetto devastante. La voce del commentatore arrivava dal Campo fino a lì, ma Kuroo notò appena come Corvonero si fosse aggiudicato il boccino ma avesse perso la partita. Kenma continuava a respirare affannosamente, le guance arrossate e gli occhi chiusi mentre la sua mano destra stringeva la sinistra di Kuroo fino allo spasmo. L’infermiera era dovuta andare al Campo di Quidditch nell’eventualità che qualche giocatore cadesse della scopa e l’assenza della donna non poteva che far agitare ancora di più il grifondoro già estremamente preoccupato. Fu un sollievo, per lui, sentire il fischio che sanciva la fine della partita. Ci avrebbero pensato i membri della sua squadra ad aggiornarlo sulla classifica del Campionato. Adesso Kuroo non aveva tempo per altri se non per il proprio ragazzo.
Rimase al suo capezzale tutto il giorno. Kenma iniziò a sentirsi meglio verso l’ora di pranzo, tanto che aveva potuto lasciare il proprio letto per mangiare la zuppa più comodamente seduto al tavolo che Kuroo si era premurato di far apparire accanto a loro. Yaku aveva persino portato a Kenma la sua PSP e da lì fu solo una ripresa graduale. Era sera quando l’infermiera costrinse infine Kuroo a tornare nella propria Sala Comune, assicurandogli comunque che Kenma sarebbe uscito in tempo per le lezioni della mattina seguente. Aveva appena messo piede nel corridoio del settimo piano che l’avrebbe portato alla propria Torre quando individuò Keiji Akaashi scendere le scale. Kuroo si fece istintivamente indietro; stava ancora riflettendo se andare a salutarlo o meno quando questi voltò l’angolo e sparì dalla sua vista.
“E cosa avrei dovuto dirgli, comunque?” si chiese tra sé e sé mentre la Signora Grassa lo lasciava passare “Complimenti per aver preso il boccino facendo perdere la tua squadra?” non aveva idea di come la partita fosse andata e Akaashi non sembrava assolutamente di buon’umore. Kuroo, soprattutto in quel momento, era la persona meno adatta per avvicinarlo.
“Bokuto.” chiamò il suo migliore amico non appena messo piede in dormitorio “Ho visto Akaashi scendere la rampa di scale di destra, poco fa.” col pollice indicò le proprie spalle “Sembrava giù di corda, forse dovresti andare a parlarci.” e l’altro, certo, non se lo fece ripetere due volte.
 
***
Akaashi
Quell’anno Akaashi aveva già sperimentato la sconfitta, eppure la seconda fu per lui molto più devastante della prima. Ripensando alla partita contro i Grifondoro, il cercatore sapeva di non doversi rimproverare niente: aveva rincorso il boccino ed era stato a un passo dal prenderlo, ma Hinata era stato più veloce. Contro i Tassorosso, tuttavia, era stato proprio Akaashi a porre fine al gioco. Stava guardando i suoi compagni perdere punti da troppo tempo, ormai, così aveva deciso di guadagnarne centocinquanta e porre fine alle sofferenze della sua Casa. Sapeva che i nero-blu non avrebbero mai potuto recuperare; sapeva che i Tassorosso avrebbero solo continuato a far crescere il proprio vantaggio; sapeva di non aver avuto altra scelta, tuttavia la consapevolezza di essere stato la causa di quella fine non riusciva a convincerlo del tutto di aver agito per il meglio.
La partita era finita poco prima di pranzo; i Corvonero avevano consumato il pasto parlando piano e mestamente mentre il tavolo accanto al loro festeggiava. In assenza di lezioni, poi, molti di loro erano tornati in Sala Comune, ma non Akaashi. Sapeva che lì in caso di vittoria ad aspettarli ci sarebbe stata una festa e non aveva nessuna voglia di vedere – per la seconda volta quell’anno – le espressioni deluse dei propri compagni. Era quindi salito fino al suo dormitorio giusto il tempo per recuperare la propria borsa, dopodiché era andato a studiare in biblioteca dove era rimasto fino a sera.
Finito di studiare, andò tardi a cenare, tanto che ormai la Sala Grande era quasi deserta, e solo a quel punto si convinse a tornare alla torre ovest. Era davanti all’aquila d’ingresso quando cambiò idea. Il coprifuoco sarebbe scattato tra pochi minuti, ma Akaashi sapeva bene che non sarebbe mai riuscito a dormire in quelle condizioni. Con ancora la borsa in spalla, quindi, fece dietrofront e si diresse verso la guferia. Sebbene il Castello fosse pieno di stanze comode e confortevoli, la torre dei gufi rimaneva il suo posto preferito. Andava lì ogni volta che era di malumore e quindi si sfogava scrivendo una lettera alla propria famiglia. Una volta finito, il malumore andava via e Akaashi lasciava la torre con meno peso sullo stomaco. Ormai per lui guferia era sinonimo di relax.
Aveva appena raggiunto la cima della torre quando un frenetico scalpiccio attirò la sua attenzione; si voltò e dalle scale vide apparire Bokuto.
“Akaaashi!! Finalmente ti ho raggiunto!”
“Bokuto-san!” lo salutò il corvonero.
“Ti cerco da tutto il giorno! Non ti ho visto a cena.” il grifondoro assottigliò gli occhi ed Akaashi ebbe come l’impressione che si stesse chiedendo se – come l’ultima volta – avesse saltato il pasto.
“Sono andato a mangiare tardi.” Bokuto si tranquillizzò. “Come facevi a sapere che ero qui?” gli chiese, Bokuto sorrise e varcò l’ingresso della guferia sul quale era rimasto fino ad allora.
“Kuroo ti ha visto passare davanti alla Signora Grassa e ho immaginato stessi venendo qui.” Akaashi si stupì di apprendere quanto Bokuto conoscesse le sue abitudini. Lo osservò affacciarsi alla finestra senza riuscire a rispondere. Quella notte la luna era piena e la sua luce brillante filtrava attraverso le tante grandi finestre perennemente aperte della stanza. Il vento scompigliò i capelli di Bokuto e questi rabbrividì. Solo allora Akaashi si rese conto quanto leggero fosse vestito il grifondoro.
“Ti raffredderai, Bokuto-san! Perché non rientriamo?” indicò l’interno del Castello, ma l’altro scosse la testa.
“Non ho freddo.” lo rassicurò. Akaashi stava per controbattere quando l’altro parlò ancora: “Stai pensando ancora alla partita di stamattina?” il corvonero non rispose, ma non ce ne fu bisogno. Bokuto lasciò la finestra e gli si avvicinò.
“Capisco come tu possa sentirti.” gli disse nel tono più serio che Keiji gli avesse mai sentito usare “Se fossi stato al tuo posto, a quest’ora sarei ancora raggomitolato in un angolino della mia stanza.” il corvonero lo sapeva bene, ma ancora una volta si stupì di vedere che Bokuto stesso se ne rendesse conto. “Ma tu non sei così, Akaashi.” continuò, ed Akaashi spalancò gli occhi “Tu sei molto più intelligente! Sai che dovevi per forza prendere quel boccino. Se non fosse stato per te a quest’ora i Tassorosso sarebbero stati irrecuperabili nel punteggio del Campionato.” Akaashi strabuzzò gli occhi, incapace di credere che erano bastati pochi secondi a Bokuto per tirarlo su di morale. Il suo discorso era vero e pragmatico e non pieno di vuote parole buttate fuori al fine di farlo sentire meglio. Akaashi aveva sempre visto Bokuto come un ragazzo d’oro, pronto a sorreggere i propri amici nel momento del bisogno e capace di guidarli se necessario. Da quando si conoscevano il grifondoro aveva fatto breccia sul suo cuore e lì era rimasto. Eppure, quel discorso ebbe il potere di farglielo piacere ancora di più. Per anni Keiji aveva lottato contro l’impulso di cedere ai suoi sentimenti, ma quello che era appena successo gli rese impossibile continuare. Bokuto era bellissimo; con un’espressione seria e preoccupata insieme in viso; le guance leggermente arrossate a causa della corsa che aveva fatto per raggiungerlo; l’abito leggero nonostante fossero in pieno gennaio perché era subito corso da lui. La luna lo illuminava con i suoi raggi bianchi ed i suoi occhi erano resi più brillanti grazie al suo riflesso. La mente di Akaashi – forse per la prima volta in vita sua – parve avere un blackout ed il suo corpo si mosse prima che il ragazzo potesse impedirlo: fece un passo avanti e gli diede un bacio. Un bacio, però, che non venne ricambiato. La mente di Akaashi riprese il controllo della situazione facendo fare al proprio corpo un balzo indietro. Bokuto era totalmente scioccato, immobile e dall’espressione spenta ed incredula insieme. Akaashi arrossì violentemente; gli occhi iniziarono a pizzicare, ma prima che Bokuto potesse vederlo crollare era già scappato via.
 
***
Iwaizumi
Quando Kuroo era rientrato dicendo a Bokuto di aver visto Akaashi giù di morale, il ragazzo era corso fuori senza pensarci un attimo e quando poi era tornato i grifondoro del settimo anno avevano temuto il peggio. Per quanto si sforzasse, Iwaizumi non riusciva a ricordare una volta in cui Bokuto fosse rimasto fermo per più di due minuti. Sicuramente, persino durante i suoi momenti depressi, non gli era mai sembrato più perso e pallido di quando era rientrato in dormitorio quella sera.
“Ma tu sei proprio sicuro che ti abbia baciato?” gli chiese Kuroo senza riuscire a nascondere la sua vena divertita.
“La sua bocca era sulla mia! Cos’altro potrebbe essere!?!?” chiese, ed Iwaizumi ebbe come la sensazione che non fosse una domanda retorica e che si aspettasse invece davvero una risposta.
“Non è che magari è inciampato e per caso le vostre labbra si sono toccate?” continuò il migliore amico senza perdere il sorriso.
“Ti dico di no! Ha fatto un passo in avanti, mi ha baciato alla francese e poi è scappato via!”
“Aah!” Aran si unì alla discussione “Allora è questo! Hai ricambiato male? Non è che ci hai messo troppa lingua?”
“Non ci ho messo la lingua!” fu la risposta stizzita di Bokuto “E nemmeno Akaashi. È stato veloce.” Iwaizumi rise.
“Ma allora non è stato un bacio alla francese!” Kuroo si unì alle sue risate.
“Magari allora avevi un alito cattivo.” ipotizzò Daichi senza crederci davvero.
“Non senti mica così tanto l’alito con un veloce bacio a stampo.” escluse l’opzione Iwaizumi.
“Non avrai per caso fatto la faccia a papera! Perché a quanto pare è poco sexy.” ancora Kuroo. Bokuto lo guardò male, forse chiedendosi cosa intendesse. Poi Iwaizumi parlò ancora:
“Vi siete dati un colpo di denti?” ottenne l’attenzione dei compagni “Magari ti ha colpito per sbaglio e dato che era il vostro primo bacio si è imbarazzato. Capita! Non c’è nulla di male.”
“Già.” concordò Kuroo “Io e Kenma abbiamo preso un sacco di botte.” Iwaizumi annuì.
“Ma aspetta un attimo.” il tono improvvisamente curioso di Kuroo lo mise in allerta e a ragion venuta. “Io ho Kenma, ma com’è che tu ne sai tanto di baci?” gli occhi di Iwaizumi corsero subito a Daichi che lo guardò con tenerezza e sembrò incitarlo ad aprirsi con gli amici. Hajime trattenne il fiato e vagò con gli occhi su ognuno di loro. Si fidava dei suoi compagni e sapeva bene che nessuno in quella stanza avrebbe mai pensato di far del male a lui o al suo ragazzo a causa della loro relazione “ma se se lo lasciassero sfuggire? Il pettegolezzo si spargerebbe, e allora…”
“L’estate scorsa ho avuto una storiella con un babbano del mio quartiere. Niente di che, ma ci siamo baciati parecchio.” notò di sfuggita Daichi abbassare la testa sconsolato e Kuroo invece farsi più interessato e pronto a porre altre mille domande. Fu Bokuto a salvarlo dall’interrogatorio dell’amico:
“Potremmo tornare a concentrarci sul mio problema?? Che devo fare!?” Daichi sospirò e focalizzò la propria attenzione su Bokuto:
“Magari Akaashi ha avuto un lapsus e quando si è reso conto di quello che stava facendo è scappato via.”
“Lapsus?”
“Vuol dire sbaglio. Daichi sta dicendo che potrebbe essersi pentito del bacio.” spiegò Iwaizumi e Bokuto abbassò lo sguardo evidentemente con il cuore a pezzi.
“Non sto dicendo che debba essere per forza così!” si affrettò a rimediare il Capitano.
“E invece sappiamo che è così, non è vero?” fu la mesta risposta di Bokuto. Poi rise sconsolato “Come potrebbe uno come Akaashi voler stare con uno come me?” gli altri si guardarono l’un l’altro, a disagio e spogli di parole. Kuroo fece per avvicinarsi al suo migliore amico: se non sapeva cosa dirgli, magari poteva semplicemente stargli accanto, ma Bokuto non gliene diede la possibilità.
“È tardi. Andiamo a letto.” e senza attendere risposta, salì sul proprio e tirò – per la prima volta in sette anni – le tende del suo baldacchino.

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n.a.

Se ve lo state chiedendo: sì. Gli stronzi serpeverde che hanno bullizzato Yamaguchi sono gli stessi stronzi serpeverde che hanno mandato in paranoia Iwaizumi e Oikawa.
Oltre a questo, so che nel manga/anime sono Bokuto, Kuroo, ecc a chiamare Tsukishima “Tsukki” e a provocare le ire (per quanto quel bambino possa provocare la sua ira) di Yamaguchi. Ma qui non hanno rapporti, e non me li vedo Atsumu e Oikawa chiamare Kei “Tsukishima” o in un qualsiasi altro modo diverso da “Tsukki”.
   
 
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