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Autore: Elena 1990    16/03/2021    1 recensioni
L'immortalità è un dono e una maledizione. Shadow e Knuckles lo sanno meglio di chiunque altro, e benchè la vivano in modo diverso, essa li ha uniti come non avrebbero mai immaginato.
In un futuro lontano e con una nuova minaccia alle porte, difenderanno il loro mondo. Devono. Lo hanno promesso.
Ma quanto vale una promessa vecchia un millennio?
E soprattutto, ciò che li attende è davvero un nemico come tanti?
Genere: Avventura, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Knuckles the Echidna, OC, Shadow the Hedgehog, Silver the Hedgehog
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 25: obiettivi futuri

Quando anche Silver lasciò la tenda, il Comandante rimase solo.
Si alzò da terra e risistemò mobili e scartoffie.
Con il guardiano echidna fuori dai piedi, avevano finalmente l'opportunità di avvicinarsi al grande smeraldo, di prenderlo, studiarlo nei loro laboratori, capirne il potere e la natura.
Ma non adesso.
Non con Lifeform così teso e diffidente, con la guardia alta e pronto ad intervenire. Non con la popolazione sfollata e la città distrutta.
Avrebbero dovuto occuparsi della ricostruzione e del trasferimento della gente dalla tendopoli ai nuovi edifici, oltre che del rifornimento e sostentamento dei loro uomini e della gente comune.
Senza il guardiano potevano prendere il Master Emerald, ma senza il guardiano, nessuno poteva abbassare l'isola.
C'era una gran folla di mobian e umani da gestire e da nutrire, insieme ad una città intera da costruire, laboratori GUN compresi.
Ma quello smeraldo attendeva lì da millenni, e ora che il guadiano era morto, avrebbe potuto aspettare ancora un anno o due.
Una grossa libellula di un azzurro lucente svolazzava nella sua tenda. Scostò il lembo all' entrata e la fece uscire.

La libellula volò lasciando Angel Island, spingendosi più lontano di quanto potrebbe mai fare una libellula normale. Si librò sopra le nuvole, quando calò la notte, e raggiunse una nave immensa, mimetizzata nel cielo notturno, che somigliava ad una delle fortezze volanti del vecchio Eggman.
L'insetto si infilò in una presa d'aria, volò attraverso i condotti, fino a raggiungere una stanza buia, immersa nella luce blu dei monitor, posandosi sulla mano bendata del suo proprietario.
- A che serve la tecnologia, quando si ha a che fare con l'energia del caos?
Conosceva quell'energia. Fin troppo bene. La stessa energia che aveva provato ad estrarre da Knuckles tanto tempo prima, La stessa energia che aveva avvolto il suo corpo, bruciato le sue mani e corrotto la sua mente. L'energia che aveva tinto la sua pelliccia di un bianco splendente e reso i suoi occhi pozzi di tenebra dalle pupille dorate, come un' antica moneta in una chiazza di petrolio.
La libellula cambiò forma, mutando in una sfera liquida e trasparente, di quello stesso colore azzurro.
Le immagini della discussione tra Shadow, Silver ed il Comandante scorrevano davanti agli occhi dorati dell'echidna bianca, mentre teneva la bimba in braccio. Era un esserino ancora in fasce, ma con un grande destino.
L'avrebbe aiutata a trovarlo, a comprenderlo, e ad accettarlo.
Perchè non si può sfuggire al destino.
- Knuckles non l'ha mai capito. - disse Finitevus - Ha solo rimandato l'inevitabile. Ciò che deve accadere, per il bene di tutti.
La porta alle sue spalle si aprì, rivelando un golem di diamante.
Ma il costrutto non fu l'unico ad entrare: all'aprirsi della porta, urla strazianti e disperate riempirono la stanza, facendo rigirare la piccola echidna in braccio a Finitevus.
- Prima di tutto chiudi la porta. Le urla disturbano la principessa. Secondo: quella stanza va davvero insonorizzata. Tutte quelle urla e i suoi piagnucolii iniziano a darmi fastidio. Credevo fosse più resistente di così.- sistemò meglio la piccola echidna tra le sue braccia - Terzo: rafforzate le difese. La priorità per ora è proteggere la principessa e la fonte energetica che alimenta questa nave. È tutto per ora. Ti aggiornerò se avrò nuovi ordini.
Il golem annuì e si ritirò, lasciando da solo Finitevus e Eve.
Lo scienziato creò un'altra libellula, nera questa volta, e la mostrò alla piccola echidna, che incuriosita allungò le mani per prenderla. Quella le si posò sul nasino, facendola ridacchiare.
Finitevus sorrise.
Ho grandi piani per te, piccolina. Tutto ciò che mi serve è una buona strategia per eliminare tutti gli ostacoli sul nostro cammino.

- Continuo a pensare che sia una pessima idea. - disse Alexi, scavalcando un mucchio di rottami.
- Maestro Knuckles ha detto che Maestro Shadow potrebbe non farcela da solo. -disse Nadia - Ci serve un alleato. Uno molto potente, almeno quanto Sonic.
- Nadia, quello non è Sonic! È la sua copia robotica creata per ucciderlo.
- Appunto. Ora che Sonic è morto, non ha più uno scopo. E non credo gli piaccia essere una testa attaccata a dei cavi. Per questo voglio proporgli un patto.- disse, fermandosi e guardando nella voragine in cui era caduta tempo prima, mentre seguiva Knuckles.
- Continua a non sembrarmi una mossa intelligente.
Lei lo guardò - Ascolta, scendo solo io. Tu rimani quassù e se vedi che qualcosa va storto o che non torno, corri a cercare aiuto.
Alexi sospirò - Ok. Ma stai attenta.
Nadia sorrise e si calò oltre il bordo, scivolando come la volta prima.

La stanza era buia e silenziosa. I cavi pendevano senza vita e ora parevano serpenti morti appesi qua e là invece che vivi e pronti a mordere.
La testa di Metal Sonic era dove ricordava di averla vista, non c'era però alcun segno di vita in essa.
Fece un passo avanti e si accorse di aver trattenuto il respiro.
Nessuna reazione. Nessuna spia luminosa improvvisa. Nessun allarme.
Fece un altro passo.
- Metal Sonic?
Nessuna risposta. Solo il silenzio.
Avanzò lentamente, finchè non fu così vicina alla testa da poter vedere la polvere luccicare sul metallo blu.
- Me-
L'occhio rosso si accese. I cavi spuntarono all'improvviso da terra e la avvolsero stretta. Nadia urlò, ma l'urlo venne troncato a metà.
-ALLARME INTRUSO!
Si aspettava di vedere di nuovo quelle vespe o altri robot ma rimasero solo loro due. Quindi Metal Sonic non aveva ancora ripreso il pieno controllo di Carnival Night.
Quello era un punto a suo favore. O almeno poteva esserlo, se riusciva a sopravvivere.
- Lasciami...
- TI HANNO MANDATO A SPEGNERMI! TI UCCIDERO' PRIMA CHE TU LO FACCIA!
- No... - che pensava di fare? Era davvero un' idea stupida. E ora Metal Sonic l'avrebbe uccisa.
Ma il colpo di grazia non arrivò.
- NO. NON POSSONO AVER MANDATO TE. SEI UNA RAGAZZINA INUTILE. SEI UNA DISTRAZIONE. - disse la voce robotica e Nadia si accorse che non proveniva dalla testa, ma dalla stanza, come da un altoparlante. - CHI C'E' CON TE? COSA STA FACENDO?
- Sono qui da sola. Non sono venuta a spegnerti, lo giuro.
Metal Sonic scansionò la stanza e la sua presa su Nadia si allentò, quando non trovò nessuno.
- LORO VOGLIONO SPEGNERMI. CERCANO SEMPRE DI SPEGNERMI. MA IO NON DORMO MAI. SONO SEMPRE IN GUARDIA.- disse la voce - QUESTO POSTO E' MIO. VEDO TUTTO. SO TUTTO. SO DEL TUO AMICO LA' FUORI E POSSO UCCIDERLO QUANDO VOGLIO.
- Se ci hai visto, allora sai perchè siamo venuti qui. O sei sordo?
L'occhio rosso si ridusse ad una fessura e la stretta aumentò.
- NON SONO IO QUELLO CHE HA LA VITA APPESA AD UN FILO. ORA DIMMI PERCHE' SEI QUI, E DECIDERO' COSA FARE CON TE.
- Sono qui per proporti un accordo. Sono Nadia Robotnik, discendente di Ivo-
La stretta aumentò di nuovo.
-ROBOTNIK? ODIO QUEL NOME. ERO LA SUA PEDINA, IL SUO SCHIAVO. MI RIPROGRAMMAVA, CANCELLAVA I MIEI RICORDI A PIACIMENTO.
Nadia mise una mano a proteggere il suo collo, prima che il cavo potesse stringerlo. - Ascoltami, per favore. Io non sono come lui! - disse – Posso... posso provare a ricostruire il tuo corpo. Ci vorrà un po', ma potrai lasciare questo posto, correre e combattere di nuovo.
La stretta diminuì un istante per rafforzarsi subito dopo.
- E PERCHE' DOVRESTI FARLO?
- C'è un pericolo in arrivo, e ci serve, ah diamine è una storia lunga. Solo, ci serve aiuto.- fissò quell'occhio rosso - Non ti piacerebbe avere un nuovo corpo, e un nuovo scopo? Potresti vivere qui per davvero, senza doverti nascondere e senza temere di essere spento.
- PREFERISCO ESSERE SPENTO CHE ESSERE DI NUOVO SCHIAVO DI ROBOTNIK.
Quelle parole ferirono Nadia, ma gli diedero un ottimo punto su cui far leva.
Metal Sonic desiderava la libertà.
- Senti, non voglio che tu sia uno schiavo. Facciamo così: io lavorerò al tuo corpo proprio qui, dove puoi vedermi. E aiutarmi. Io non sono Ivo. Ho ereditato la sua intelligenza, ma non ho mai costruito un robot avanzato quanto te. Supervisionerai tutto quanto, così saprai sempre quello che faccio.
Il robot rimase in silenzio ed immobile per lunghi istanti, poi la stretta si allentò, facendo scivolare Nadia a terra.
I cavi si ritirarono scoprendo la testa intera, poi le spalle ed infine l'intero corpo arrugginito, tenuto in piedi solo dai cavi rimasti.
- QUESTO E' CIO' CHE RIMANE DI ME. ED E' CIO' DA CUI POSSIAMO PARTIRE.
Nadia annuì.
Sarebbe stato un lungo lavoro, e il tempo non era dalla loro parte.
  
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