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Autore: Ayumi Yoshida    17/03/2021    3 recensioni
Un’altra occhiata al giorno che precede uno dei più importanti della vita di Naruto: l’indomani sarà nominato Hokage.
Capitolo 1 (I ninja di Konoha, meno uno): “Tu cosa penseresti se tua figlia all’improvviso ti dicesse che vuole uscire con le amiche in minigonna?” si difese Choji battendo un pugno che fece vibrare vistosamente il bancone.
“Che certamente non sta uscendo con le amiche.”

Capitolo 2 (Naruto e Hinata): "Scusami Hinata. Sono ubriaco fradicio." biascicò.
La kunoichi gli sorrise in tralice.
"Io non credo. L'ultima volta che hai bevuto, quando sei tornato quasi ti sei messo a piangere dicendo che non volevo uscire con te."

Capitolo 3 (Boruto e Himawari): “Una volta la mamma mi ha detto che i bambini nascono quando la mamma e il papà stanno vicini, e loro sono vicinissimi!” spiegò senza alcuna ombra di imbarazzo nella voce. (…)
Suo padre era davvero uno stupido; si buttava a capofitto in ogni impresa senza neppure pensare.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Boruto Uzumaki, Himawari Uzumaki, Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki | Coppie: Hinata/Naruto
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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Trextre

Tre per tre

 

 

 

1.      Chiacchiere tra vecchi amici (gli shinobi della Foglia, meno uno)

 

 

“Festa?”

Quel suggerimento, ovviamente, era arrivato da Kiba.

Non che fosse una cattiva idea, negli ultimi giorni Naruto aveva avuto così tanto da fare, studio, carte da compilare, simulazioni, riunioni, incontri, che non gli era stato mai possibile riposarsi davvero. Per la prima volta dopo settimane finalmente se ne stava seduto alla scrivania con le mani giunte sulla pancia, la testa reclinata verso la finestra e gli occhi chiusi, ad assaporare quel raro momento di silenzio e solitudine.

Se ci pensava in quel momento, non aveva affatto voglia di partecipare ad una festa: festa significava confusione, chiacchiere, alcol a fiumi e non si sentiva pronto per tutto questo. Ma forse avrebbe significato anche poter mangiare qualcosa con calma, finalmente dopo giorni, poter vedere facce amiche che non lo torturassero di domande, di richieste, poter staccare un po' la spina.

Per questo motivo, qualche ora prima, ancora bloccato nel suo futuro ufficio, davanti ai suoi amici schierati in formazione completa davanti a lui un “sì” gli era scivolato dalle labbra da solo, senza dar modo al suo cervello di pensarci un momento in più.

 

“Ok, cominciamo a bere o non se ne esce più!” ordinò Kiba con un sorriso troppo largo per nascondere le sue intenzioni.

Erano soltanto le sette, e le botteghe nella via già avevano acceso le luci nelle vetrine, anche se il sole dietro le loro spalle ancora si scorgeva.

Mentre prendeva posto tra Shikamaru e Sai, Naruto si guardò intorno, incuriosito: da quando Ichiraku aveva aperto un angolo bar?

Eppure eccoli lì, tutti seduti in fila al bancone su cui di solito mangiava il ramen ad aspettare che venisse servito da bere. Mancava da un po', era vero - negli ultimi tempi non aveva avuto mai tempo per andare a gustarsi in pace una ciotola di ramen, ma le cose erano cambiate parecchio dell'ultima volta che si era recato lì. Adesso Ayame aveva allargato il chiosco del signor Teuchi, che era diventato un bel ristorantino affollato di tavolini stretti e lunghi, e aveva assunto due dipendenti in cucina. Naruto li scorse con la coda nell’occhio mentre alzava lo sguardo al soffitto per rendersi conto di quante altre novità si fosse perso in quei mesi.

“Buonasera signori! Cosa prendete?” domandò, squillante, la voce di Ayame dietro le sue spalle.

Naruto si voltò con un sorriso larghissimo.

“Sono io, Ayame!”

La ragazza strabuzzò gli occhi stringendosi il blocchetto su cui prendeva gli ordini al petto.

“Settimo Hokage!” squittì nervosamente “Non l’avevo riconosciuta, mi dispiace…”

Settimo Hokage?” chiese Naruto, incredulo “Ma comincio dalla prossima settimana! Certo che le  voci corrono nel Villaggio…”

“Cosa ti aspettavi?” intervenne Sai come se si trattasse di un’ovvietà “Mica se ne stano tutti chiusi in ufficio per giorni come te…”

Ed era vero. Erano mesi che studiava per prendere il posto del maestro Kakashi come Hokage, anche se gli erano sembrati anni se pensava a quante cose aveva dovuto fare, e non aveva avuto molto tempo per star dietro a quanto era accaduto fuori dal suo futuro ufficio.

Ayame sorrise.

“Si tratta di una bella notizia, perciò siamo tutti così ansiosi!”

“Ansiosissimi!” le fece eco Kiba, che aveva presto posto alla destra di Sai, con una vocetta che non prometteva nulla di buono “Chi non sarebbe ansioso di avere uno stupido del genere a capo del Villaggio…”

“Ricordatevi che siamo qui per festeggiare!” lo interruppe Choji dal lato opposto del bancone, visibilmente preoccupato di eventuali reazioni esagerate. Ma nessuno stupido commento avrebbe mai potuto rovinare il sogno di una vita e la serata che lo precedeva.

“Kiba è solo invidioso perché non potrà mai indossare un fighissimo mantello da Hokage davanti a tutti, domani mattina!” replicò Naruto alzando le spalle senza dar segno di essersela presa. Poté giurare che anche Shino, seduto alla fine del bancone accanto a Choji, avesse sorriso.

“Kiba sospirò rumorosamente.

“Se ti piace quel pezzo di antiquariato! Io non-”

“Per me birra.” lo interruppe Shikamaru, voltandosi verso Ayame. Tutti lo imitarono; Naruto ordinò anche una ciotola di ramen, perché non aveva mangiato nulla dalla mattina, e gli shinobi si lasciarono sprofondare sul bancone. Era stata una giornata lunga per tutti; Choji continuava a sbadigliare lanciando di tanto in tanto uno sguardo in cucina.

“Fame?” gli chiese Naruto con un sorriso, sporgendosi oltre Shikamaru per poterlo guardare.

“Da morire. Non sai quanto sia faticoso star dietro ad una figlia femmina!”

“La mia Himawari è ancora piccola, grazie al cielo!” gli disse, e lo pensava davvero, perché Chocho Akimichi, nonostante la sua corporatura, sembrava piena di voglia di fare. Chissà se anche Sarada era così. Gli dispiaceva che Sasuke non fosse lì con loro per poterglielo chiedere. Anche se forse non avrebbe mai risposto ad una domanda del genere, ma era certo che certe cose sulle figlie femmine poteva capirle solo un papà.

“Sei fortunato!” commentò Choji con una sottile invidia nella voce “Passo metà della mia giornata a litigare con lei! Se le dico che deve fare una cosa, lei fa l’esatto opposto, mi fa impazzire!”

“Per fortuna non ho una femminuccia!” sospirò Shikamaru, inespressivo, mentre anche Naruto, con grande sollievo, ringraziava gli dei del cielo che Himawari avesse ereditato il carattere dolce di Hinata e non il suo.

“Ma i bambini devono fare le loro esperienze!” esclamò Lee alzando una mano per attirare la loro attenzione dal fondo del bancone “Anche io e Metal-”

“Lee ha ragione!” Kiba lo interruppe ghignando “Scommetto che siete dei padri schifosamente protettivi, del tipo “se ti avvicini a mia figlia ti impalo al frigorifero”!”

“Tu cosa penseresti se tua figlia all’improvviso ti dicesse che vuole uscire con le amiche in minigonna?” si difese Choji battendo un pugno che fece vibrare vistosamente il bancone.

“Che certamente non sta uscendo con le amiche.” sussurrò Kiba in risposta, mentre Rock Lee soffocava una risata portandosi il pugno davanti alla bocca, poi commentò, funereo “Per questo non voglio marmocchi tra i piedi, per non diventare come voi!”

“Ma tu hai Akamaru, non è come un figlio?” domandò Sai, stranamente incuriosito. Poi sorrise: “Per fortuna Inojin ha preso tutto da me.” (“Che fortuna!” sussurrò ironicamente Kiba facendo quasi soffocare Rock Lee e Naruto dalle risate) “Se avesse il carattere di sua madre sarebbero guai seri.”

“L’hai detto.” gli diede manforte Shikamaru “Sai che seccatura.”

“Anche Shikadai è identico a te!” esclamò Naruto, sorridendo a quelle parole così conosciute “L’ultima volta che è venuto a casa continuava a ripetere sempre “che seccatura!”!

Tutti risero mentre Shikamaru spostava lo sguardo lontano, lievemente imbarazzato.

“E Boruto, allora?” ribatté sulla difensiva.

“È la tua copia sputata!” si intromise Kiba gesticolando “Com’è possibile con una mamma così carina come Hinata..! Per fortuna non ha eredato il tuo pessimo carattere…”

“Non c’è bisogno di litigare.” disse improvvisamente Shino, voltandosi verso il centro del bancone,  dove era seduto Naruto. Il suo tono era solenne e il suo viso come al solito stoico sotto gli occhiali. “Siete diventati tutti degli ottimi genitori. Ogni bambino non vede l’ora di superare i-”

“Ma per favore, Shino-sensei!” esclamò Kiba in tono canzonatorio, tirando una gomitata a Rock Lee senza accorgersene “Oh, sono arrivate le birre!

Ayame svuotò il contenuto di due grandi vassoi quadrati sul bancone e tutti cominciarono a bere. Naruto divise la sua ciotola di ramen con Choji che, non sazio, ne ordinò altre due.

“Qual è il tuo record attuale?” si informò con Naruto, mentre Shikamaru, tra di loro, sorseggiava in silenzio la sua birra, perso tra i pensieri.

Naruto gli sorrise.

“Ho mollato molto tempo fa. Quando ho cominciato a portare qui Hinata non potevo farle vedere quante ciotole riuscissi a mangiare!”

“Sono certa che Hinata lo sapesse comunque.” commentò Sai con noncuranza, disegnando sulle sue guance un lieve rossore.

Forse.” abbozzò Naruto, vago “Comunque non venivo qui da un po’, ultimamente sto mangiando sempre in ufficio, Hinata mi prepara il bento!”

Choji annuì con convinzione.

“Anche Karui. Anche se devo dire che io e Chocho lo troviamo troppo dietetico. Ci credete che non ci mette neppure un dolcetto?”

“Non ho difficoltà a crederlo.” disse Shikamaru con un mezzo sorriso.

“Temari cucina bene?” si informò allora Choji tuffandosi nella terza ciotola di ramen della serata.

Shikamaru alzò le spalle con una mezza smorfia.

“Diciamo di sì. Ma nulla di eccezionale. Riesce meglio in altre cose.”

“Tipo?” chiese Sai in tono fin troppo innocente. Allo sguardo torvo che ricevette in risposta replicò con un sorriso: “Ino, invece, odia cucinare! A casa cucino io.”

“Anch’io preparo da solo i miei pasti!” disse Lee “ Un vero ninja deve saper fare anche questo per non morire di fame in missione!”

“Ma ormai non è più come prima, Lee!” commentò Naruto sospirando teatralmente “Si può mangiare praticamente dovunque!  E voi? Shino? Kiba?” aggiunse guardando prima alla sua destra, poi alla sua sinistra.

Se si aspettava di non ricevere risposta da Shino, non si poteva dire lo stesso da parte di Kiba. Lo shinobi se n’era rimasto al suo posto a bere per tutto quel tempo, stranamente silenzioso.

“Kiba?” ripeté Naruto.

“Ayame, qualcosa di più alcolico per tutti, grazie!” gridò all’improvviso l’interpellato sbattendo il boccale sul bancone e schizzandosi con quello che restava della sua quarta birra. “Mi avete stufato con i vostri commenti su quanto siano fantastiche le vostre famiglie!” esclamò lo shinobi con una smorfia larghissima. “Adesso decido io. Basta parlare di figlie, pranzi e mogli! Facciamo un gioco!”

“Ok.” concesse Naruto rassegnato, sospirando. Kiba sembrava già brillo, e non aveva senso cercare di farlo ragionare, dato che non ci riuscivano neanche quando era sobrio. “Di che si tratta?”

“Diciamo a turno qualcosa che riguarda uno di noi, e chi non è d’accordo con quanto detto deve bere. Quando finisce questo giro, ordiniamo il prossimo!”

“Che gioco stupido.” commentò Shikamaru senza neppure guardarlo.

“Dato che sei così intelligente, allora comincia tu!” lo rimbeccò Kiba, sentendosi oltraggiato personalmente.

“Va bene va bene, vediamo…” Shikamaru si passò stancamente una mano sul viso, pensando. Poi disse: “Non trovo giusto che Kiba adotti solo cani; che hanno fatto di male i gatti per essere esclusi?”

Tutti lo fissarono, stupiti, e nessuno bevve.

“Vuol dire che tutti amate i cani?” chiese allora.

“A me stanno indifferenti.” replicò Sai alzando le spalle.

“Ma che affermazione del cavolo era?” ululò Kiba, sconvolto. Non erano quelle le cose che voleva sentire.

“Un’affermazione stupida come questo gioco. Io me ne tiro fuori, o chi vi riporterà casa quando sarete tutti ubriachi?”

Kiba gli lanciò uno sguardo al veleno e si voltò di scatto verso Lee, alla sua destra, borbottando:” Vi faccio vedere io che tipo di affermazioni servono per movimentare la serata!”, poi si schiarì la voce.

“Cos’è questa storia che Lee ha un figlio senza avere una compagna? Non si potrebbe, non me lo spiego!”

A disagio, tutti si affrettarono a bere per dissociarsi da quanto detto. Lee guardò Kiba, troppo dubbioso e probabilmente annebbiato dalle tre birre che aveva già bevuto, e bevve a sua volta. Trionfante, Kiba continuò: “Eccone un’altra! Non credevo che Naruto ce l’avrebbe mai fatta a diventare Hokage!”

Bevvero di nuovo tutti, Naruto un sorso così grosso che quasi si soffocò, ma non Shikamaru. Naruto, però, non se ne accorse. Sbatté il suo bicchiere ormai mezzo vuoto sul bancone e scattò in piedi esclamando: “Come osi! Vienimelo a dire in faccia!”.

“L’ho appena fatto!” esclamò Kiba ridendo di gusto e continuò a dire cose senza senso a ruota per farli bere il più possibile. Ad ogni affermazione, tutti bevevano. Il bicchiere di Shino, invece, era ancora pieno, ma nessuno se ne accorse, come nessuno si accorse che non aveva più detto una parola dopo che il suo brillante discorso sui figli che desiderano superare i genitori era stato brutalmente interrotto da Kiba.

Erano tutti troppo ubriachi per rendersi conto che Choji ormai russava sul bancone, proprio come Rock Lee, circondato da almeno dieci ciotole vuote di ramen, che Sai rideva istericamente ad ogni parola di Kiba, che Naruto continuava a stropicciarsi gli occhi perché cominciava a vedere strane ombre sfrecciargli davanti al viso. Non dormiva bene da giorni nell’attesa dell’indomani, consumato dall’ansia e dalle mille cose da fare. Per fortuna i suoi amici gli avevano fatto dimenticare tutto almeno per una sera.

“Hinata.” borbottò all’improvviso, sentendo che il profumo di lei si stava facendo spazio in un angolo remoto nella sua testa. Si voltò per guardarsi intorno, certo che sua moglie si fosse spinta fino a lì per trascinarlo a casa, ma di lei non c’era traccia.

“Hinata.” ripeté ancora, alzandosi a fatica e crollando di nuovo sullo sgabello perché le gambe non lo reggevano. “Voglio andare da Hinata.”

Voleva accoccolarsi contro di lei, al caldo del loro letto, e respirare il suo profumo per il resto della notte prima di un altro dei giorni più importanti della sua vita. Che continuavano a moltiplicarsi, grazie al cielo.

“Direi che è ora di andare, prima che ci mandino via perché disturbiamo i clienti.” acconsentì Shikamaru con un sospiro, guardando gli altri poggiati sul bancone in stato quasi catatonico.

Era risaputo che Kiba reggesse bene l’alcool, infatti era l’unico in piedi sulle sue gambe; aveva soltanto un lieve rossore sulle guance e nessuno avrebbe mai potuto dire che era brillo finché non avesse detto qualcosa di strano. Gli fece cenno di avvicinarsi e, sbuffando, egli lo aiutò a rimettere in piedi Naruto che continuava a borbottare il nome di Hinata.

“Ma guarda tu se devo portarti a casa a farti concepire il tuo terzo figlio!”

Con un ghigno, Kiba si fece strada verso l’uscita del locale, seguito lentamente dal resto della comitiva infreddolita e mezzo addormentata. Shikamaru trascinava, ben abbarbicato sulle sue spalle, un Naruto che non smetteva di russare rumorosamente, boccheggiando.

“Giro lungo per smaltire la sbornia?” propose Kiba, e tutti lo seguirono senza dire una parola, Shino a chiudere la fila, mentre imboccava la strada verso casa di Naruto. Camminarono per una ventina di minuti in silenzio, lentamente, tremando nelle loro vesti troppo leggere, fino ai gradini d’ingresso di casa Uzumaki.

 

Note:

Tra la stesura di una shot KagaKuro molto sentita, rimasta chiusa nel mio PC per troppo tempo (argh!) e la ricerca spasmodica di ispirazione per scrivere la mia prima KageHina (sì, in questo periodo I'm all into spokon! :D), eccomi qui a postare finalmente la prima parte di una storia che mi gira in testa da un po' con protagonista il mio adorato Naruto.
Questo capitolo è stato ispirato dal capitolo 28, intitolato “Chiacchiere al maschile”, della splendida fic di WishfulThinking “Buon compleanno, Hinata”. Spinta da una vera e propria fame chimica di fanfiction NaruHina qualche settimana da sono tornata a ripescare “Buon compleanno, Hinata” (che vi consiglio caldamente, anche se è ancora in corso e, spero con tutto il cuore, che prima o poi arrivi a conclusione! Silvia, se per caso passassi di qui, sappi che manchi come l’acqua durante la siccità! ç_ç) e l’idea dei nostri eroi che non vedono l’ora di fare quattro chiacchiere sulle loro famiglie come ogni buon padre innamorato dei propri pargoli hanno dato vita a questo sclero a cuore aperto. XD È inutile dire che i personaggi hanno cominciato a pensare da soli mentre scrivevo, e ad un certo punto, mi sono sentita come se fossi lì ad origliare e ho provato imbarazzo per loro XD

Kiba in questa fic, infatti, sono io. XD Attorno a me, amici, conoscenti e colleghi mettono su figli e famiglia o ne hanno di già e continuano a bombardarmi delle nozioni più diverse, mentre io cerco di resistere come posso, ma almeno il tutto è tornato utile per una fic XD

Mi sono divertita molto a scrivere questo capitolo, e spero che si evinca anche dalla narrazione. Spero che leggerlo possa divertire un po’ anche voi! :)

Vi ringrazio sin d’ora se deciderete di leggere o recensire. Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate e se vale la pena continuare! :)

 

Ja ne,

 

Ayumi

   
 
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