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Autore: V4l3    23/03/2021    2 recensioni
Dal testo [...] Alex ripensò a quella conversazione avuta con Francesca e si chiese perché sia lei che la madre fossero così convinte che lui l’avrebbe aiutata, non erano parenti, non avevano niente in comune e lei ora era lì per stravolgergli la vita.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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-Ancora non ci credo che mi hai trascinato qui!- sbottò Jason seduto al tavolo che avevano riservato loro, Mike gli sorrise sornione bevendo dal suo boccale, contento che quella nube scura che aveva avvolto anche lui, quando era andato a prenderlo a casa, si fosse dissolta, complice anche la compagnia dei loro amici John, Dylan e Luke intenti a guardare quello spettacolo.

La musica, nel locale era piuttosto alta, per attirare lo sguardo verso quelle magnifiche ragazze che si stavano alternando sul palco, mentre altrettante servivano i vari tavoli, quasi tutti pieni.

-Lo sapevo che ti sarebbe piaciuto!- si compiacque Mike, felice dell'idea che aveva avuto

-Veramente non ho detto questo!- lo redarguì il moro, ma l'amico sospirò

-Avanti Jas, divertiamoci! Abbiamo passato giorni di merda! Tu per primo!- gli disse e quell'evidenza lo colpì più di quanto avesse dovuto –Che pensavi? Di poter festeggiare con Alex?- gli chiese allusivo -Magari così continui a torturarti senza poter fare altro!- Jason sbuffò ferito dalle parole dell'amico sapendo però, quanto avesse ragione 

-So mantenere il controllo, mi pare!- disse a denti stretti, vedendo l'amico alzare un sopracciglio con sguardo scettico

-No, amico mio, tu non sai cosa sia il controllo- Jason tese la mandibola e bevve un po' di birra

–Quello che ti ha detto Alex, prima, ti ha sconvolto ancora di più e, adesso come adesso, non puoi stare in quella casa facendo finta di nulla!- anche il rasato si dissetò con una lunga sorsata prima di continuare

-Abbiamo delle vite di merda, Jas, almeno per stasera stacchiamo un po' il cervello e divertiamoci- e gli sorrise tornando a fissare quel ben di dio che ora stava puntando proprio verso di loro: una bellissima ragazza dai lunghi capelli biondi, occhi chiari truccata con labbra laccate e sguardo da gatta, il suo unico indumento era uno striminzito bikini di pelle nera, le sue gambe lunghe erano messe ancora più in risalto da calze a rete e da tacchi vertiginosi, si stava esibendo sul palco, per poi decidere di scendere verso i vari tavolini presenti, Jason si sentiva come un pesce fuor d'acqua.

Certo che gradiva quelle visioni, come poteva dire il contrario, ma in quel momento sarebbe voluto essere da tutt'altra parte ad osservare un altro volto, un altro sorriso, altri occhi, sincerarsi di come stesse dopo quanto accaduto, ma si rese conto di come, le parole pronunciate da Alex, lo avessero lasciato con un nodo alla gola, frantumando ogni suo barlume di lucidità: doveva crederle? Avrebbe dovuto chiarire? Non sapeva da che parte iniziare una conversazione dopo quanto accaduto, e capì cosa intendesse Mike, dandogli ragione: aveva bisogno di staccare un pò, di chiudere quanto accaduto in uno spazio del suo cuore, liberare la mente per qualche ora e, con calma, cercare una soluzione per entrambi.

Sperava con tutto il cuore che Alex non stesse piangendo ancora, ma avesse capito, in qualche modo, perché lui avesse reagito malissimo quando gli aveva detto di amarlo; nel ripensar a quel momento, un brivido gli scese lungo la schiena, non si sarebbe mani immaginato di sentirle dire una cosa del genere, ma soprattutto non poteva credere fosse vero, non in quel momento, non dopo aver udito la conversazione che Alex aveva avuto con Thomas. Scosse la testa, quando Mike gli diede una leggera gomitata per attirare la sua attenzione e riportarlo alla realtà

-Qualcuno mi ha detto che qui si festeggia- disse la ragazza bionda ancheggiando verso di lui che sorrise, sotto la clacca di Mike e dei tre amici che erano con loro

-Posso?- chiese fintamente cortese e, non aspettando nessuna risposta, si sedette sopra le sue gambe passandogli un braccio intorno al collo

-Questo sì che è un bel compleanno Jas!- lo esortò John con una pacca sulla spalla, facendolo ridere mentre la ragazza aveva preso il suo bicchiere per bere un sorso di birra

-Hai espresso qualche desiderio?- gli chiese sorridendo e mettendo in mostra una dentatura perfetta, il suo viso era delicato, ma reso accattivante dal trucco e da tutto l'alcol che da quando erano entrati avevano ingerito

-Sì a dire il vero- rispose prendendole il bicchiere che teneva in mano per bere a sua volta, vedendola ammiccare

-Potrei essere uno di quei desideri che puoi realizzare- gli sussurrò all'orecchio e quando si rispecchiò in quegli occhi si trovò a sorridergli complice

-Potresti..- le rispose allusivo, decidendo che per quella sera avrebbe seguito il suggerimento di Mike e avrebbe lasciato da parte i discorsi sulla sua famiglia che lo tampinava, il suo lavoro in arretrato, i funzionari, quello che provava per Alex, ma soprattutto le parole che gli aveva rivolto.

***

Appena arrivata dentro alla cucina del pub, quel pomeriggio, dopo che Mike e Jason l'avevano accompagnata, era crollata tra le braccia della sua amica a cui aveva raccontato tutto. Liz l'aveva ascoltata, consolata e aveva cercato di rassicurarla, ma quando avevano preso a lavorare, Alex era stata distratta tutto il tempo, il pensiero fisso verso Jason.

Quello sguardo che le aveva rivolto prima che Mike ripartisse con l'auto, l'aveva spezzata, era rimasta a fissarli, fino a quando l'auto di Mike non era sparita lungo la strada e quel vuoto si era sparso in ogni angolo del suo cuore, della sua mente, oscurando tutto il resto.

Era stata disattenta tutta la sera, per fortuna non così impegnativa, ringraziando più volte Liz per la pazienza che aveva avuto nell'aiutarla, nel cercare di distrarla, nel tentare di farla ridere, ma entrambe sapevano che tutti gli sforzi erano piuttosto vani perché l'unico pensiero di Alex era ciò che lei si era lasciata sfuggire e la reazione che aveva avuto Jason.

Cosa avrebbe pensato di lei, ora? Perché non voleva crederle? Perché sembrava ferito? Si era sentito offeso dai suoi sentimenti?

Erano le tre e mezzo del mattino e lei era seduta sul divano come una statua da almeno due ore abbondanti, da quando Liz l'aveva riaccompagnata a casa.

La notte era ancora buia, il vento stava calando, ma il freddo le era sembrato più pungente del solito, anche lì, davanti al fuoco acceso, sembrava non riuscisse a scaldarsi e tutti quei pensieri che l'avevano accompagnata, ora che era sola, le si stavano riversando addosso come una valanga; a questo si aggiungeva l'ansia ad ogni rumore: acuiva l'udito per vedere se fosse l'auto di Mike, rimanendone delusa ogni volta.

Non sapeva come poterlo affrontare, ma sentiva dentro di lei che doveva farlo, ad ogni costo, anche se era convinta che questo avrebbe portato ad altrettante discussioni e forse al suo obbligo ad andarsene.

Guardò nuovamente l'orologio e sospirando, si alzò sentendo ogni parte del corpo dolerle, aveva bisogno di andarsi a stendere, accettando l'idea che forse, Jason, non sarebbe rientrato, ingoiando il fremito di fastidio che quel pensiero le aveva procurato; velocemente sistemò il fuoco e salì le scale decidendo di farsi una doccia per cercare di allentare quella tensione che non le aveva dato scampo tutto il giorno.

Era ormai pronta per infilarsi al letto quando vide dei fari di un'auto illuminare una parte della sua stanza, il cuore le si fermò nel petto mentre si avviò alla finestra e, quando riconobbe l'auto, ebbe un vero e proprio sussulto; si morse il labbro vedendo lo sportello aprirsi e riconobbe subito Jason che scendeva, abbassarsi per dire qualcosa a Mike avviandosi poi verso casa.

Con il fuoco nelle vene si avvicinò alla porta della sua camera e quando l'aprì sentì i rumori di Jason: era appena entrato, lo immaginò togliersi la giacca e mostrare il suo corpo fasciato dalla maglia bianca a maniche lunghe che aveva indossato e metteva maledettamente in evidenza il petto teso, le spalle larghe, le braccia lunghe, i jeans scuri con le tasche che sembravano tirare sulle sue gambe; deglutì sentendolo borbottare qualcosa che non capì e lo sentì iniziare a salire le scale.

Era terrorizzata nel doverlo affrontare, ma sentiva che era la sua unica possibilità

Piano si fece un po' più avanti per cercare di scorgerlo e quando lo vide a metà scale, sentì un tuffo al cuore: Jason si reggeva al mancorrente, la testa bassa, i capelli in disordine a ricadergli davanti, saliva con lentezza, come se avesse difficoltà, Alex deglutì ancora una volta, stretta in quel pigiama, aspettando di poterlo vedere in volto, ma sospettando cosa avesse.

Era ormai quasi arrivato quando lo vide alzare la testa, gli occhi erano lucidi, il viso arrossato, Alex sgranò lo sguardo sorpresa

-Jason- sussurrò e solo in quel momento lui sembrò metterla a fuoco, le sorrise appena finendo di salire le scale

-Ciao- la salutò portandosi di fronte a lei, la voce bassa e un po' roca

-Ciao- rispose poco convinta, lui arricciò le labbra in un sorriso sbieco

-Ancora in piedi?- e chiedendolo le si avvicinò e le posò una mano sotto il mento per farle alzare il volto, Alex si sorprese per quel gesto, le sembrò passata un'eternità da quando l'aveva sfiorata l'ultima volta

-Ero preoccupata- ammise sentendo quelle dita toccarle il volto, i suoi occhi scrutarla in quel modo da rendere ogni sua fibra molle come il burro

-Preoccupata?- le chiese fissandole lo sguardo e lei sospirò

-Sì è molto tardi, non riuscivo a dormire pensando che stavi fuori, dopo quello che è successo..- si interruppe vedendolo arricciare le labbra in un sorriso, continuando a fissarla

-Ti senti bene, hai bevuto?- gli chiese ancora ansiosa, sapendo quanto quel comportamento fosse istigato dall'alcool; Jason rimase qualche attimo in silenzio, occhi negli occhi

-Sì, mi sento bene e, sì, ho bevuto molto- le rispose lasciando che la mano gli ricadesse lungo il fianco; Alex seguì quel gesto, avvertendo la voglia di sentire ancora quel tocco, si morse un labbro vedendolo fermo davanti a lei, i capelli scombinati a coprirgli un po' lo sguardo

-Vi..vi siete divertiti?- lui sospirò alzando il volto verso il soffitto e Alex si chiese cosa gli passasse per la testa, se fosse lucido o meno

-Molto- lo sentì ammettere dopo qualche attimo, lasciandola senza fiato e colpendo ancora una volta il suo cuore

-Vai a dormire, Alex- le disse girandosi verso la sua camera, lei fremette incerta

-Sei sicuro di stare bene? Vuoi che ti prenda un'aspirina?- gli chiese facendo un passo verso di lui mentre lo vide appoggiarsi alla porta era visibilmente ubriaco

-Vattene a dormire!- le ripeté più severo e lei saltò sul posto scottata da quel tono, mentre lo vide entrare in camera chiudendo violentemente la porta e facendola di nuovo saltare per il rumore.

Il cuore di Alex batteva forte, il fiato le era diventato corto, non credeva di poter vedere Jason in quel modo, era preoccupata, ma anche ferita per come l'avesse trattata; guardò ancora una volta la porta di Jason e un profondo sospiro le uscì dalle labbra, capendo che lui non aveva la minima voglia di parlarle; sospirando si arrese, ma un rumore sordo e vetri rotti la spaventarono, così si avvicinò con timore alla porta di Jason bussando piano

-Tutto bene?- chiese posando l'orecchio sul legno, ma non sentendo alcuna risposta bussò ancora

-Jason? Quel rumore ... tutto bene?- di nuovo cercò di sentire qualcosa, ma avvertì solo uno strisciare e qualcosa che cadeva, così di getto aprì la porta rimanendo di stucco: Jason era a terra, la schiena appoggiata al letto, una gamba piegata verso il petto, l'altra distesa accanto alla quale c'era il lume a terra ormai rotto, aveva il capo piegato, i capelli ad oscurargli il viso

-Jason!- spaventata gli si avvicinò –Ehi! Tutto bene?- gli chiese toccandogli leggermente la spalla; vedendo che non si muoveva, si fece coraggio e portò entrambi le mani a cingere il viso dell'uomo che ora stava inerme a terra, con delicatezza lo sollevò per farsi guardare e quando incrociò quegli occhi rimase come pietrificata dall'intensità che vi trovò

-Jason- sussurrò –stai bene?- gli chiese ancora una volta, ma lui continuava a guardarla senza dire nulla. 

Alex gli accarezzò leggermente il volto che teneva tra le mani, sorridendogli per mascherare la paura che stava provando

-Parlami per favore- lo supplicò sforzandosi di sorridergli –Dimmi che stai bene- aggiunse, ma lui invece di risponderle scattò in avanti

Alex si ritrovò a sgranare lo sguardo, le mani le scivolarono a circondare le spalle ampie di Jason per non cadere, mentre lui le aveva preso il capo con una mano e con l'altra le aveva circondato la vita, facendosela cadere addosso; ma in quell'attimo ogni pensiero di Alex venne completamente assorbito dalla bocca di Jason che senza preavviso si era appropriato della sua.

Sentì un fuoco divampare in tutto il suo corpo, completamente stretto in quello di Jason, le sue labbra violate in un modo che mai avrebbe immaginato, le succhiò il labbro facendola gemere, quel tanto che gli permise di approfondire ancora di più quel contatto e, lei, credette di morire quando quel sapore di alcool e tabacco le invase la bocca, quando le loro lingue si trovarono a legarsi e a giocare facendole perdere ad ogni tocco un pezzetto di sé.

Fu come essere ferita e curata allo stesso tempo, un bacio che le levò il respiro, facendole sentire il peso di quel sentimento esplodergli nel petto, assaporò quasi con dolore quelle labbra irruente eppure così dolci e calde e gemette ancora, stringendo le dita tra i capelli morbidi di Jason, cercando di non soccombere sotto quel turbine che le si era abbattuto addosso e sembrava volesse divorarla lì su quel pavimento, come se dalla sua bocca lui respirasse. Lentamente quel bacio si addolcì, facendole vibrare il cuore e dandole la sensazione di annegare in un'emozione che mai aveva pensato di poter provare, lasciandola libera di poter chiudere ogni pensiero in un angolo buio, liberando solo e unicamente carne e istinto.

E fu facile, fu terribilmente facile per lei, come se lo avesse sempre fatto, come se non aspettasse altro.

Seguì quelle labbra, morse leggermente quella carne che la stavano facendo impazzire, giocò con quella lingua. 

Poi lui lentamente si staccò, la sua mano sempre stretta dietro il suo collo, per tenerla vicino, l'altra sulla sua schiena per trattenerla sul suo corpo, respiro nel respiro; posò la fronte su quella di Alex che non riusciva ad aprire gli occhi e ogni forza dentro di lei sembrò essere stata assorbita da lui con quel bacio.

Rimasero così cercando di calmare il cuore e l'anima, il volto di Jason si piegò e andò a posare la sua fronte sulla spalla di Alex, il respiro stava tornando regolare e lei si trovò ad accarezzargli i capelli, un sorriso le colorì il viso mentre cercava di riordinare la mente, ma la voce di Jason riempì il silenzio della stanza, come un tuono in una giornata d'estate

-Vai via- disse semplicemente.

La mano con la quale Alex lo stava accarezzando, si fermò a mezz'aria, lo sguardo si dilatò nel buio della camera e il fiato le si fermò in gola, le parole di Jason la lasciarono completamente immobile

Lo vide rialzare il capo, le mani che la tenevano stretta, scivolarono via dal suo corpo, la fissò nel semibuio della stanza

-Vattene, Alex- le disse e l'unico suono che lei riuscì ad avvertire chiaramente fu quello del suo cuore rompersi in mille pezzi, non riusciva a muoversi, quelle parole l'avevano freddata come una doccia ghiacciata

-Ma..- lui la interruppe

-Ho detto vattene!- ripetè alzando la voce e lei si ritrovò a schizzare in piedi impaurita, gli occhi divennero liquidi, mentre lui rimaneva a terra

-Perché?- la voce di Alex uscì strozzata, il cuore non riusciva a battere, il respiro era rotto, perchè le stava facendo questo?

Lo vide alzarsi a fatica, aiutandosi con il letto e solo quando sembrò essere fermo sulle gambe si girò a guardarla nella penombra della sua camera

-E' stato un errore- le disse lapidario, lasciando che alcune lacrime rigassero il volto di Alex, ancora

–Non doveva succedere- aggiunse e lei sentì il peso di quel sentimento affondare in un abisso e i suoi piedi portarla fuori da quella camera

***

Un'agonia che non riusciva più a gestire, questo sentiva mentre si sfilò la maglia per buttarla da qualche parte nella stanza con stizza, si sedette sul bordo del letto, sentendosi perso come non mai.

Alla fine l'aveva fatto. L'aveva baciata.

Sospirò portandosi il capo tra le mani, sentendo ancora quella morbidezza, quel calore, quella voglia che l'aveva arso e quel dolore quando quel poco di barlume di coscienza si era fatto avanti.

Non era stato capace di mantenere il controllo, proprio come gli aveva detto Mike e si era lasciato vincere dal suo profumo, dalla sua vicinanza, dal modo in cui si era preoccupata per lui, si era lasciato andare a quel desiderio che gli pompava vita in tutto il corpo e l'aveva fatto.

L'aveva assaggiata, l'aveva assaporata e avrebbe probabilmente fatto anche di peggio se l'amarezza per il suo gesto non l'avesse fatto sentire uno schifo.

Bramava di cadere in quel peccato da tempo e, ora, bruciava di delusione verso sé stesso, verso quelle promesse che si era fatto e aveva fatto ad Emma, approfittando di quella speranza che le parole di Alex gli avevano bruciato nel petto per tutta la sera.

Come poteva pensare di guardarla in faccia il giorno dopo? Come sarebbe riuscito a ricucire quello strappo che aveva creato?

Mandarla via in quel modo poi, arrabbiarsi quasi con lei, aveva saputo compiere solo un gesto meschino, ma si disse fosse stata legittima difesa, perché in quel momento si sentiva esattamente come una preda.

Lui aveva perso: contro sé stesso, contro quell'amore che gli levava il respiro e anche quando si diceva che poteva farcela accantonandolo nel buio della sua anima, in realtà, picchiava come un martello in ogni fibra del suo essere.

E non era servito a nulla cercare conforto in qualche altro viso, in una serata diversa, non sarebbe servito neanche in futuro, perché semplicemente era innamorato pazzo di lei; ma quel bacio, invece di unirli, li aveva divisi, perché era certo che lei non doveva e non poteva accettare di essere amata da uno come lui.

***

La porta si aprì piano, la luce del corridoio illuminò l'uscio e lui sentì una fitta al cuore vedendo entrare Alex, ancora; la sua delizia e il suo tormento non volevano capire quanto si sentisse perso e fragile in quel momento, quanto si vergognasse per quel gesto dettato dalla passione, dalla pazzia, dalla voglia, dall'amore.

-Alex..- sospirò per mandarla via, ma lei lo interruppe

-Non lo è stato- gli disse con la voce ancora incrinata dalle lacrime che gli aveva fatto uscire –Non può essere stato un errore- lui si passò una mano sul viso stanco, lo stomaco in subbuglio, sospirò

-Alex, sono ubriaco e credo di averti confuso con qualcun altro- mentì avvertendo il male che gli stava infliggendo –Era solo un bacio, mi dispiace Alex, vorrei dare la colpa a Mike che mi ha fatto bere, ma è solo mia, come al solito- aggiunse tornando a guardare il pavimento, teneva la testa tra le mani e aveva la sensazione che pesasse come un masso, percependo il solito dolore che preannunciava un mal di testa con i fiocchi

-Non ti credo- gli disse e un sorriso sorse sulle labbra di Jason sentendola determinata a quell'affermazione

-Sei libera di non farlo, ma è vero- le disse –pensavo fossi la ragazza di questa sera- aggiunse senza riuscire ad alzare la testa, ma lei invece di andare via, fece un passo verso di lui

-Puoi dire ciò che vuoi Jason, ma sappi che io ti..- lui si alzò di scatto senza badare al leggero giramento per interromperla, intuendo quello che voleva dirgli

-Non farlo!- la fermò bruscamente avendo paura di dover sentire ancora quelle parole che l'avevano completamente sconvolto –Non provare a dirlo!- la avvisò vedendo lo stupore divampare sul viso di Alex, gli occhi lucidi

–Non voglio che tu dica nulla, Alex!- quegli occhi del colore del mare si riempirono di lacrime

-Non vuoi che ti dica che ti amo?- gli chiese tremante e lui sentì chiaramente il cuore essere colpito pesantemente

-Smettila!- la redarguì –Non mi ami! E quello che stai dicendo sono solo stupidaggini!Ti ho sentita parlare con Thomas!- ma la vide scuotere la testa

-So quello che provo!- gli disse alzando la voce –Sei tu che puoi credere quello che vuoi, ma io so che ti amo!-

Jason fece un passo verso di lei che, spaventata, si ritrasse verso il comò dove lui la inchiodò con il suo corpo

-Non è amore!- sibilò sbattendo una mano sul ripiano facendo tintinnare i vari oggetti sopra, ma lei continuò imperterrita

-Come fai a dirlo?- gli chiese e lui scorse fierezza in quella determinazione

-Non lo è! Smettila di ripeterlo! Tu non sai che vuol dire amare! E' affetto quello provi! Maledizione! Tu sei solo una ragazzina alla quale sto salvando il culo!- urlò

****

Il silenzio che seguì fu peggio dello scoppio del primo sparo che preannunciava l'inizio di un combattimento e lo sguardo che gli rivolse, fece più male di un pugno in pieno viso

-Vorrei davvero credere che tu sia ubriaco- riuscì a dirgli – ma queste sono parole di chi vuole ferire e lo fa sapendo di riuscirci- lui serrò la mascella mentre gli occhi di Alex lasciarono uscire un'altra lacrima che lei si tolse con stizza, per poi spintonarlo e uscire dalla stanza richiudendo la porta.

Il peso di quelle parole ricaddero su di lui come una valanga, facendogli sentire il fiato corto e il suo cuore che ora faceva male, si portò una mano sul petto credendo quasi di vedere il sangue, possibile facesse così male?

Il panico gli attanagliò le viscere, le gambe si mossero prima che il cervello capisse cosa stesse facendo.

Aprì la porta e si catapultò dentro la stanza di Alex.

Era in piedi vicino la finestra scossa dai singhiozzi, si girò di scatto spaventata per l'irruenza che lui aveva avuto nell'entrare

-Dimmelo- le disse fermandosi sulla soglia, lo sguardo sconvolto, Alex lo guardò tra le lacrime

-Dimmelo!- le ripeté facendo un passo dentro la stanza –Voglio sentirtelo dire- e lei tirò su con il naso

-Ti amo- sussurrò timorosa

In quell'istante, Jason percepì il suo cuore fermarsi, l'incredulità lo attraversò completamente nel sentire quelle due parole che ebbero il potere di curare ogni sua ferita in un attimo

-Ancora- le disse facendo un altro passo verso di lei vedendola singhiozzare

-Ti amo- ribadì tremando leggermente e lui sentì il suo viso distendersi, il corpo rilassarsi e con un altro passo le fu addosso, le prese con entrambi le mani il viso e la baciò.

Assaporò la morbidezza di quelle labbra bagnate di sale, godette di quel calore e di quella dolcezza, le levò il respiro mordicchiandole, riuscendo finalmente ad assaporarla, perdendosi in quella bocca, in quella delicatezza, in quell'innocenza che gli fecero dolere il cuore per l'intensità che provò.

Si staccò da lei solo un soffio perdendosi in quel viso stupito, rosso di imbarazzo e di passione, le sorrise

-Voglio sentirtelo dire ancora- le sussurrò e lei si ritrovò a sospirare e ridere allo stesso tempo

-Ti amo- gli disse con semplicità e lui si trovò ad ampliare il sorriso, le sue dita scesero a toccarle quella bocca rossa e un po' gonfia, gli occhi brillavano e lui rimase incantato a contemplare quello spettacolo che non pensava di meritarsi

-Non ti permetto di rimangiartelo- affermò facendole uscire una risata

-Non ho intenzione di farlo- e stavolta fu lui a non trattenere una risata

-Non credevo fossi così pazza da innamorarti di un tipo come me- la provocò

-Non pensavo che l'alcool ti rendesse migliore - e lui rise divertito, per poi tornare più serio continuando a guardarla e amando ogni dettaglio di quel viso, ancora di più

-Alex, non volevo accadesse, hai tutta una vita davanti e pensare che tu possa perdere tempo con me mi fa sentire colpevole- ammise vedendola mordersi quel labbro che lui avrebbe volentieri ripreso a baciare

-Io voglio essere felice adesso, Jason- gli disse nuovamente come era accaduto già a Londra e lui si ritrovò a sorriderle, capendo che lei era stata onesta già allora, era lui ad essere fuggito, aveva evitato di soffermarsi troppo, aveva trovato un'altra giustificazione a quelle parole; si abbassò di nuovo su quella bocca come se non potesse fare altrimenti, come se gli servisse per respirare, la strinse al suo corpo e avvertì un brivido quando lei con mani tremanti gli sfiorò le braccia per poi circondargli il collo e stringersi ancora di più a lui, la sua delizia e il suo tormento lo stavano facendo impazzire, senza neanche rendersene conto. 

Si separò solo quando sapeva di non poter continuare per il bene di entrambi, soprattutto per la sua sanità mentale; sospirò sorridendole e senza darle modo di capire la prese in braccio facendole fare un urlo di sorpresa, per poi farla sdraiare sul letto, dove anche lui la seguì beandosi di quell'espressione dolce che gli rivolse mentre la strinse tra le braccia

-Ti dispiace se rimango qui- le sussurrò all'orecchio facendole avere un brivido e sentendola accoccolarsi tra le sue braccia e il suo corpo

-Jason?- lo chiamò dopo qualche attimo, lui aveva chiuso gli occhi, sperando che quel sogno non finisse mai, inebriandosi del profumo di Alex, della morbidezza di quei capelli dove aveva affondato il viso

-Dimmi- e lei si girò leggermente verso di lui

-Auguri- gli sussurrò lasciandolo un po' sorpreso per poi farlo addormentare con il sorriso sulle labbra

 

  
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