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Autore: smartiess    03/04/2021    3 recensioni
Ambientata dopo il finale della serie tv Supernatural;
Il Paradiso è infinitamente bello, proprio come Dean se lo aspettava e, avendo ingoiato l'ingiustizia di quello che gli è accaduto sulla Terra, accetta la realtà in cui si trova: ora, si dice, può essere felice.
Cerca Castiel, lo chiama, lo prega di raggiungerlo perché ci sono delle parole che sostano da fin troppo tempo nell'oscurità del suo cuore e che spingono per uscire, per rivelarsi, per cessare di nascondersi.
Ma quando Castiel non arriva e Dean apprende il motivo, stringe i pugni e sospira.
È l'ultima guerra che deve combattere e questa volta
è una battaglia intima e profonda contro il bisogno di urlargli quelle parole e la consapevolezza di non poterlo fare perché, solo parlando, condannerebbe l'angelo al buio eterno.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Famiglia Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments, Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro, Contesto generale/vago
Capitoli:
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L'unica cosa che Dean avverte intorno a lui è il vento che soffia, il fruscio dell'aria contro i pini, le querce, i cipressi che si stagliano verso l'alto. 

Un boato rimbomba sopra il suo corpo. Immobile, con  gli occhi ancora chiusi, Dean percepisce il suo corpo acquistare lentamente coscienza di ciò che lo circonda. 

 

 Arrivano prima gli odori: l'erba bagnata, il profumo dei fiori, l'aria limpida e fresca in ogni dove. Poi i suoni: distinti, inconfondibili, eppure  lontani. Dean sente due persone parlare in lontananza, la risata di un bambino ( il  suo cuore si stringe impercettibilmente  al solo pensiero), il ronzare di un'ape accanto a dove si trova. Si passa una mano sul viso e  chiude ed apre gli occhi un paio di volte, cercando di abituarsi nuovamente alla luce, prima di aprirli definitivamente con cautela. Dean sa di esserci prima ancora di verificarlo con la vista, ma la certezza che ne deriva è comunque liberatoria: È di nuovo in Paradiso.

 

 

Espira profondamente , sollevato, e si alza lentamente da terra, rientrando in contatto con quella realtà che appare ancora così surreale. Il solo alzarsi gli provoca dolore: le sue gambe sembrano voler rimanere a terra per un tempo che Dean ora non ha, e la sua testa gira come se stesse sbattendo con costanza contro una qualche superficie. 

 

Si guarda intorno e lì accanto a lui, fra la terra smossa ed il verde del prato, fra il vento che soffia piano e che accarezza i capelli di Dean, fra il profumo distinto della primavera,  c'è Castiel. È rannicchiato a terra, il volto schiacciato contro il pavimento,  ed il suo corpo, ricoperto  a macchie dalla sostanza nera e melmosa di cui anche il Vuoto è fatto,  è fermo e non accenna alcun movimento.

 

Dean apre la bocca per parlare, per dire qualcosa - qualsiasi cosa-, ma l'unica cosa che esce dalle sue labbra rosa e incrinate è un rantolo di voce. Il sospiro gli si spezza in gola e le gambe sembrano cedergli, ma stringe i pugni, si avvicina ed accascia nuovamente sull'erba, toccando d'istinto l'uomo accanto a lui, mentre il cuore si perde nell'emozione. 

 

Castiel è vivo, Castiel sta bene. È tutto quello a cui riesce a pensare. 

 

Posa impulsivamente  una mano sul braccio dell'angelo e tocca inevitabilmente la sostanza appiccicosa, la stessa sostanza nera e viscida  che glielo aveva portato via solo poco tempo fa. Rabbrividisce al contatto e tenta di posare le proprie mani su una parte libera da quel composto. Gli prende, allora, il volto fra le mani, annaspando frasi che muoiono prima di uscire.

 

L'angelo ha gli occhi chiusi, ma le sue palpebre si stringono e rilasciano su se stesse in continuazione, come stesse sognando. Dean tenta di sollevarlo cautamente da terra: Il primo tentativo fallisce- le gambe di Dean cedono prima di riuscire ad alzarsi e la testa di Castiel si appoggia sulla spalla dell'ex-cacciatore, che chiude gli occhi per un attimo al flebile contatto. Poi sussurra un "Okay", riprende fiato  e punta i piedi a terra, avvolgendo un braccio attorno al corpo dell'angelo per reggerlo, e riesce ad alzarsi. Sospira velocemente, ancora e ancora, e poi si dirige verso la piccola casa dove Bobby l'aveva salutato al suo arrivo in Paradiso, trascinandosi dietro il corpo dell'angelo e pregando per un altro miracolo. 

                                       ****

 

Sono solo pochi metri quelli che li separano. Metri durante i quali Dean non riesce a pensare ad altro se non a Castiel che sostiene con le braccia e metri in cui Dean chiama Bobby e Sam più volte, ma di loro non vi è alcuna traccia.  Dean sale il pianerottolo scricchiolante e si precipita all'interno della casa.   

Il corpo di Castiel è freddo contro il proprio e Dean lo appoggia sul divano scuro all'ingresso. Gli prende nuovamente il volto fra le mani e la pelle di Castiel è soffice contro le sue dita sporche di terra. 

 

«Cas. Ei? Cas?» lo chiama, ma l'angelo ha ancora gli occhi chiusi e sospira sommessamente ed il suo corpo è perennemente attraversato da un brivido che non accenna a cessare  e Dean non ha idea di cosa fare.

 

Si guarda di lato e vede la vasca nel bagno. Rivolge nuovamente lo sguardo verso Castiel- il corpo che trema incessantemente- ed ingoia un sospiro. C'è una pila di fazzoletti bianchi, puliti all'apparenza, sparsi disordinatamente sul comodino accanto al divano. Dean si alza, ne afferra alcuni e ricade sul pavimento freddo. Castiel è seduto e la sua schiena preme contro lo schienale del divano.  Appoggia un fazzoletto contro una delle macchie scure, nere e appiccicose  e questo sembra avvolgerla come con una qualsiasi pozza d'acqua.  

Il suo volto è l'unica cosa priva di quella sostanza: Tutto il resto- dalle braccia scoperte, al trench abbandonato su un lato del divano, ai pantaloni che indossa- è intriso di nero.   Quella sostanza risiede ferma e  immobile sul corpo dell'altro, ma  Dean non riesce a fare a meno di sfregarla violentemente  con i fazzoletti, pregando solo che vada via, perchè ricorda il modo in cui la stessa era penetrata dal muro e lo aveva catturato e avvolto, quella volta, così velocemente che Dean a malapena aveva avuto la possibilità di registrare quanto avvenuto, ed, al solo ricordo, ingoia un sospiro.

 

  Dean sfrega, ancora. Si dice di fare piano perchè non vuole fargli male, ma più i suoi occhi la incrociano, più Dean sente il suo respiro incrinarsi. Il corpo di Castiel, intanto, continua a tremare. Dean guarda nuovamente la vasca che si intravede dalla porta semi-aperta del bagno e rivolge lo sguardo ancora sull'angelo, incerto.

 

Afferra piano il primo bottone della camicia bianca  e glielo slaccia. Aspetta, ancora, sperando si svegli, ma dentro di sé sa di non avere tempo. Slaccia il secondo, e poi il terzo e il quarto, e le sue mani tremano perché Castiel è di nuovo lì accanto a lui e questa consapevolezza lo uccide. 

Il suo petto , a dispetto dei suoi vestiti, è pulito e nessuna ferita sembra adombrarlo. Dean rilascia un sospiro sollevato.

 

Poi, mentre si accosta alla sua spalla per sfilargli la camicia, si accorge di due occhi blu che lo guardano.

 

Gli occhi di Castiel seguono il volto di Dean e lo osservano per un attimo, ancora leggermente socchiusi. 

 

Dean lo guarda e apre la bocca per parlare, ma poi gli occhi dell'angelo si richiudono e non importa quanto Dean lo chiami più incessantemente di prima, Castiel ha perso nuovamente conoscenza.

 

                                     ****

 

Castiel è nella vasca – il petto nudo, i pantaloni bagnati che gli avvolgono le gambe muscolose (Dean aveva indugiato sul se toglierglieli o meno, ma aveva deciso di lasciarglieli) ed i capelli scuri che si arruffano leggermente sulla testa per l'umidità. Il suo corpo ha smesso da qualche attimo di tremare e Dean ne è grato. 

L'ex-cacciatore  accarezza con una mano l'acqua calda e bagna la spugna che tiene salda fra le dita. La trascina sulle braccia candide, sul petto che si alza ed abbassa docilmente, sul collo leggermente sollevato contro la fine della vasca su cui il corpo è appoggiato. 

La sua pelle è soffice, bella e Dean passa la spugna con dolcezza sul suo corpo, come se stesse chiedendo scusa con ogni suo gesto. 

L'acqua ne bagna il torso e vorrebbe poter dire che distoglie lo sguardo dal petto nudo, dalle braccia muscolose, dai capelli che gocciolano sul suo collo, una volta che l'acqua ha spazzato via la sostanza nera, ma non vi riesce. Non c'è malizia nel suo sguardo, piuttosto si tratta di un'adorazione silenziosa. Vorrebbe poter pensare che non è questo il momento - Castiel è ancora lì, gli occhi chiusi e, sebbene abbia smesso di tremare da qualche momento, c'è ancora qualche brividio che talvolta attraversa il suo corpo seminudo-, ma Dean non può fare a meno di guardare. 

Un nodo gli stringe il petto mentre lo pensa, ma Castiel è così bello. 

Nonostante la situazione, nonostante il senso di vertigine che l'uomo prova ancora e ancora, Dean guarda Castiel e trova in ogni suo dettaglio un senso di pace: É nella curva del suo naso, nel pomo d'Adamo del suo collo bagnato che si alza ed abbassa, nelle sue mani grandi, nella percezione di una dolcezza silenziosa che tutto quel corpo emana. 

 

Dean non si avvicina ancora, non lo fa, ma quando quegli occhi blu avevano incontrato i suoi per un attimo nel salone,  gli era stato così vicino che il suo odore lo aveva scosso ed aveva sentito un infinito turbine farsi strada nel suo corpo. Castiel odora di notte, di fresco, di pulito, di puro, di qualcosa di alieno, estraneo  al mondo umano e Dean vorrebbe non farlo, ma  ne ama ogni parte.  

 

È  il tatuaggio in enochiano che si era fatto quando era diventato umano per quel breve lasso di tempo  che stride, tuttavia, con i pensieri di Dean.

Pensa al Castiel confuso e totalmente disorientato che si era trovato davanti, alla sua prima espressione di fronte ad un cibo che non sapeva di molecole, alla sua smorfia di dolore per una ferita che tempo prima avrebbe dissolto con  un lampo di luce. Pensa alla sincerità con cui le parole " Sai che mi piace sempre parlare con te" alla sua  richiesta  di confrontarsi avevano reso i minuti a seguire estremamente difficili, a come poco dopo  gli aveva intimato  di andarsene dal bunker, al viso di Castiel contratto in un dolore solo parzialmente mostrato ed al suo, di dolore, mascherato nella birra che aveva in mano e in un ghigno finto sul viso, troppo spaventato per lasciare che vedesse il suo vero stato d'animo.

 

  Guarda le piccole rughe ai lati degli occhi che si evidenziano quando sorride, pensa alla cravatta abbandonata sul divano che così spesso ricadeva storta sulla sua camicia bianca, ai modi di dire che con gli anni aveva imparato ad usare e si chiede quando Castiel fosse  effettivamente divenuto consapevole di essere cambiato. Quando è- si chiede Dean- che si era accorto di essere sì un angelo con le ali e la lama angelica, ma meno austero, più posato, più libero, più affettuoso, più, infine, umano.

 

 

Dean passa la spugna sulle spalle e quando l'acqua incontra le macchie nere, queste si sciolgono nella vasca da bagno.

 

« Mi dispiace tanto, Cas» sente se stesso dire d'un tratto « Riuscirò a sistemare le cose, te lo prometto. Io...»

 

La  voce di suo fratello  cigola fra gli stretti corridoi della casa. Dean si alza velocemente e mentre appoggia la mano sulla maniglia , Sam fa irruzione nella stanza- il viso contorto in un'espressione preoccupata- e lo avvolge in un rapido abbraccio.

 

« Dean, grazie a Dio» dice con voce pressante. E poi, lasciandolo: « Ma io dico ti sei bevuto il cervello? Jack mi ha detto tutto: è un'ora che ti cerco.»

 

Dean sospira sommessamente e quando Sam si appresta a dirgli quanto è stato pericoloso ciò che ha fatto, la sua voce si blocca mentre, guardando alla sua destra, nota il corpo di Castiel fra l'acqua scura.

 

Sam sospira una nota di sorpresa, ma non parla e per qualche attimo osserva semplicemente l'angelo, poi di nuovo Dean, sospirando.

 

« Come hai...»

 

Ma Dean scuote semplicemente la testa.

 

« Quando Schopenhauer diceva che la vita è un pendolo fra la noia e il dolore, non ci aveva ancora conosciuti.»

 

Dean stringe le sopracciglia e inclina il volto « Eh?»

 

« Perché noi non conosciamo la noia, capito?»

 

Dean continua a guardarlo: le sopracciglia strette e il volto inclinato.

 

« Se solo tu aprissi un libro ogni tanto»

 

« Nerd»

 

Sam sbuffa una risata e si passa una mano fra i capelli. «Me ne occupo io, Dean. Da quanto è che sei qui dentro? Sembri distrutto»

 

« Non lo so... qualche ora al massimo»

 

«Esci» gli intima il fratello.

 

« No. Resto qua»

 

«Dean..»

 

«Ti ho detto di no, Sam» replica il più grande, inasprendo il tono della voce.

 

«Se solo mi lasciassi..»

 

« No, Sam. È colpa mia se si trova in questo stato. Ho tutta l'eternità per riposarmi o sbaglio?»

 

Sam sbuffa qualcosa che Dean non comprende e poi il rumore dell'acqua della vasca li fa voltare entrambi.

 

Lì, nella vasca d'acqua scura, due occhi blu si spostano fra i due uomini che lo fissano senza muoversi.

 

Dean inspira così forte che sembra voler accumulare dentro il suo corpo tutta l'aria che gravita pesantemente nella stanza. "Cas" mima con la bocca, ma le parole non ne fuoriescono mai veramente, e si perdono fra il silenzio stringato della stanza, fra lo scroscio dell'acqua della vasca. 

 

Castiel tossisce e la sua mano si posa davanti alla  bocca. Apre e chiude gli occhi un paio di volte. Alza nuovamente il volto e, stavolta,  il suo sguardo si posa sul  fratello più piccolo.

 

«Sam» sussurra allora. Sam guarda Castiel, Dean e poi di nuovo Castiel. Cerca di nascondere la fronte aggrottata con un sorriso e si avvicina verso l'angelo, salutandolo. Gli passa una mano attorno alla spalla sinistra e lo aiuta ad alzarsi dall'acqua imbevuta di nero. I suoi muscoli si tendono ed una smorfia di dolore gli contorna il viso mentre posa i piedi nudi sul pavimento del bagno freddo. Sam accenna alcune parole di conforto ed altrettante domande che già sa non avranno un'imminente risposta e Dean è lì, accanto a loro, che guarda e calibra ogni movimento dell'angelo, indeciso sul da farsi. Si schiarisce la voce, quasi a richiamare non altri, ma se stesso all'attenzione, e prende un asciugamano poco lontano da dove si trova. 

Tende l'asciugamano bianco verso Castiel ed è in quel momento che l'angelo lo guarda fisso negli occhi. Ogni parola che Dean riesce anche solo a immaginare di pronunciare  trema nella sua bocca e, inaspettatamente,  sorride ,quasi, perchè gli occhi di Castiel sono blu, così blu e anche se Dean teme ogni sua mossa, ogni suo respiro, Castiel è lì di fronte a lui e questa consapevolezza è abbastanza.

 

 Perché Castiel lo sta guardando e a Dean davvero non interessa nient'altro. Perchè ha passato notti insonni a struggersi fra le coperte del suo letto, con le macchie di alcol di bottiglie rovesciate sulle lenzuola, con nocche rosse e le guance bagnate a sussurrare un nome fra le labbra, a lasciare che la sua testa oscillasse da un pensiero all'altro, a chiedersi il perchè di tutto questo. Ha passato notti e giorni a convincersi di essere degno di vivere, a far sì che il sacrificio di Castiel servisse davvero, effettivamente a qualcosa, quando, forse, gli sarebbe bastato guardare l'angelo  dall'altro lato del tavolo, ridere con lui, incrociare il suo sguardo ancora e ancora senza che tutto ciò fosse mai esplicato.

Avrebbe preferito vivere così, se significava poter avere Castiel accanto. 

Ma Castiel lo aveva salvato e per farlo aveva dovuto amarlo e morire per questo, perchè infine Dean per Dean cosa era se non perenne distruzione?

 Come poteva lui che si era odiato e soppresso per così tanto, pensare di essere " l'essere umano più amorevole e  premuroso" che Castiel avesse mai incontrato, se infine amarlo aveva assunto il significato di morte? Come poteva amarsi se la sua stessa esistenza, il solo fatto di essere vivo e di poter essere amato aveva condotto un altro alla morte? 

 

La mano dell'angelo si avvicina alla sua, senza sfiorarla, e prende l'asciugamano che gli è stato offerto. Sussurra un grazie ed è sul punto di asciugare una gocciolina che gli attraversa il petto nudo, quando:

 

«Piacere» dice, cercando nuovamente la mano di Dean, ancora ferma a mezz'aria « Castiel»

 

Dean apre e chiude gli occhi un paio di volte, ingoia l'amarezza che gli lacera la gola e stringe i pugni. Sente lo sguardo del fratello fisso su di lui e non ha il coraggio di incrociare i suoi occhi.

 

« Dean» dice solo e Castiel annuisce con il volto, ancora austero e serio come Dean è solito vederlo.

 

 

 

Dean inspira, ancora. È tutto così surreale. Guarda l'angelo che l'ha salvato più volte, l'amico che gli è stato accanto senza che riuscisse a rendersene conto, l'amore che ha cercato di nascondere, sopprimere, uccidere per anni perché la paura che lo avvolgeva era troppa da sopportare.

 

Sente una pressione all'altezza dello sterno. Ha bisogno di vomitare. Apre e chiude la bocca cercando di recuperare aria mentre il mondo sembra cadergli addosso, ancora e ancora e Dean ha coscienza di non avere più la forza necessaria per urlare quando Dean vorrebbe solo gridare. Ma nonostante tutto, si dice, Castiel ora è qui e Dean lo sta guardando e ringrazia il cielo perchè va bene così. Va bene così anche se ha nostalgia di qualcuno che gli è davanti. Va bene così anche se il Castiel che aveva detto di amarlo e che lo aveva amato in ogni sua parte e dimostrato in ogni suo gesto  e di cui Dean non aveva mai voluto accorgersene, che gli aveva confessato qualcosa che lui non era mai riuscito a dire, che lo aveva salvato come la prima volta, ora non esiste più. Guarda Castiel e ne riconosce ogni tratto: i capelli scuri, il viso pallido e marmoreo, la mascella chiusa in una dura morsa, lo sguardo curioso ed ancora leggermente disorientato, gli occhi, blu e attenti che seguono ogni suo movimento.

 

E mentre Dean riconosce ogni tratto di Castiel, Castiel guarda Dean per la prima volta, senza nessuna precoce  idea di chi lui sia.

 

                                         ****

 

Dean esce dal bagno e dalla casa ed il freddo gli penetra nelle ossa. Si stringe attorno al giacchetto. Sente suo fratello corrergli dietro, vede Bobby sull'uscio della porta guardarlo con confusione, ma non se ne cura. Ha un lembo della maglietta bagnato e l'aria gelida gli si appiccica al corpo in modo fastidioso e viscido. Respira. Sapeva che sarebbe andata così, che Castiel non si sarebbe ricordato di lui e va bene così, si ripete. Va bene cosi.

 

 Dean stringe il giacchetto attorno a sé ancora e ancora, cercando invano di scaldarsi.

 

"Perche?" sussurra al vento che gli accarezza i capelli senza aggiungere altro. Ma il vento non risponde, non può farlo, e Dean guarda in alto. È in paradiso, non c'è un "alto" piu alto di questo ed a questa consapevolezza, si sente solo.

 

Sente delle voci poco lontane e poi, i passi del fratello avvicinarsi nella sua direzione, e Dean davvero non ha voglia di discutere, adesso.

 

Sam gli si avvicina e le cime dei cipressi vicino a loro si abbassano, quasi a formare un arco attorno a loro, quasi a volerli proteggere. Dean si volta, piano, vicino al fratello. 

 

Sam annuisce, come fa di solito quando aspetta che sia l'altro a parlare, come se nella sua mente stesse elaborando la situazione.

 

Ma Dean non parla e si volta da un'altra parte e  Sam gli gira attorno come in una danza e si pone nuovamente di fronte all'altro. 

 

Dean si passa una mano sul viso. Dio, è cosi stanco.

 

Incrocia il suo sguardo, guarda in alto, poi di nuovo in basso. 

 

« Dean...» 

 

«Chi c'è con Castiel?» 

 

«Castiel? Dean, quale Castiel... non si ricorda nemmeno di te! Chi è quell'uomo?» dice sbuffando, sconcertato.

 

Dean stringe i pugni e serra la mascella. Lascia che una finta risata si appropri della sua voce. « È Castiel. Quello originale intendo. Semplicemente non si ricorda di me»

 

« Ah, beh se la metti così allora. Perdonami non avevo visto quanto fosse tutto così sensato»

 

« Come se qualcosa nelle nostre vite fosse mai stato sensato»

 

« Dean, hai detto che Castiel era stato portato via dal Vuoto, hai chiesto a Jack di mandartici e qualche ora dopo, Castiel  è vivo, sano e salvo nella vasca da bagno di Bobby e senza alcun ricordo di te » Poi il volto di Sam si contorce ancora di più « Non hai fatto un patto... vero, Dean? Dimmi che non hai seriamente fatto un patto»

 

Il respiro di Dean è pesante, fastidioso.

 

« Non ti devo alcuna spiegazione»

 

« Invece si, Dean. Tendi a dimenticartene, ma Castiel era anche mio amico»

 

Dean sbuffa una risata di scherno.

 

« Forse non vuoi crederci, ma la sua morte non è stata difficile solo per te. Io, Claire, Jack... noi non gli abbiamo mai detto addio»

 

« Dio santo» dice Dean con voce acida e sommessa. Sfida il fratello con lo sguardo « Tu davvero credi che io gli abbia detto addio?»

 

« Era con te quando è morto»

 

Eccola di nuovo. Quella sensazione di colpa, vergogna che si stanzia sul suo petto, che sale fino alla sua gola e gli rende cosi difficile parlare.

 

« Tu proprio non capisci eh, Sammy?»

 

« No, e sai perché, Dean? Perché ti ho chiesto decine di volte di raccontarmi cosa è successo quella notte e tutto quello che ho ricevuto da parte tua sono state occhiate storte e grugniti. Quindi no, non capisco»

 

«È colpa mia se è morto. Lui mi ha salvato»

E Dean non riesce a andare avanti.

 

« Questo già lo sapevo. Lo avevi detto a me e Jack il giorno dopo. Ma perché?» ,

 

« Lui... fanculo» dice Dean e colpisce un sasso che gli è accanto.

 

« Fanculo. Lui.. lui mi amava, Sammy? Va bene? Mi amava e mi ha fatto questo grande discorso -quel figlio di puttana- per dirmi tutto quello che provava per me, perché amare me in tutti questi anni... e il dirmelo è stata la sua felicità » dice, incredulo e con un'ilarità appassita nella voce.

 

«Jack... Castiel lo aveva riportato in vita stringendo un patto con il Vuoto. Lo avrebbe portato via quando sarebbe stato finalmente felice. E io non glielo ho mai ridetto. Castiel stava... stava piangendo, aveva le lacrime agli occhi e sulle guance e io.. io non lo avevo mai visto piangere, okay? E c'era Billy, nella stanza accanto e mi ricordo di avergli detto che ci avrebbe ucciso entrambi e Castiel lui... Io non glielo ho mai detto, Sammy. E ora lui non si ricorda di me, perché se lo facesse, se mi amasse, il Vuoto lo riprenderebbe per sempre. Non ha mai saputo che io lo amavo. Non lo saprà mai. Ha detto che l'unica cosa che voleva, sapeva di non poterla avere. Ma...» Ed è qui che la voce di Dean si rompe   «lui non me l'ha mai chiesto. Ed io sono stato tutto questo tempo,  tutti questi anni a credere che lui non avrebbe mai potuto provare qualcosa per me... perché guardami sono un disastro e lui un angelo.. e mi aveva detto così tante volte che gli angeli non possano provare sentimenti...Ed invece lui voleva me ed ha passato questi anni a credere che per me non fosse lo stesso. Mi ha detto che l'ho cambiato. Io? Capisci. Io. Lui... lui è sulla terra da sempre, da miliardi di anni e io... io l'ho cambiato»

 

Sam cerca di parlare, ma sa che nessuna parola riuscirebbe a confortarlo e le frasi che vorrebbe pronunciare si perdono come le tante altre che Dean ha soppresso nell'ultimo periodo, incapace di metabolizzare, di elaborare, di capire, di vivere.

 

« Dean...» dice solo. 

 

Dean sbuffa una risata, ma ha le lacrime agli occhi ed un bruciore che gli minaccia la gola « Già»

 

« Io...»inizia, ma si blocca. Ha la fronte aggrottata e  deglutisce sonoramente. 

 

Poi Sam gli si avvicina, più di quanto non lo fosse prima e lo abbraccia perchè le parole non saranno mai abbastanza. E Dean lo stringe un po' più forte. 

 

 «Mi sei mancato» gli dice Sam. Ed è in quel momento che Dean si rende conto di aver appena raccontato tutto ciò che lo ha tormentato per mesi, di avergli raccontato di essersi innamorato, di sentirsi attratto da qualcuno che non è una ragazza. E afferra più voracemente  quelle parole, inaspettate e forse fuori contesto, che risuonano e vorticano nell'aria,  e si lascia cullare da quelle ulteriori inespresse altre frasi  che Sam lascia cadere sul suo corpo con un abbraccio.

 

« Okay..» dice dopo qualche attimo « Okay, va bene. Basta abbracci per oggi » 

Si ferma per qualche istante e poi ride, piano, mentre guarda il fratello . « Non sembri troppo sorpreso dal fatto che sì.. beh...»

 

« Non eravate esattamente  discreti» dice Sam, sorridendo, ma ha il viso ancora contratto in un'espressione di dolore  «Cosa accadrà adesso?» chiede quindi.

 

«Non lo so» ammette Dean, sincero. «Credo sarà più semplice per me. Sarà come conoscere un'altra volta il Castiel soldatino di Dio che mi ha tirato fuori dall'Inferno all'inzio» continua.

 

«No» sussurra  dopo qualche attimo Sam «Lui.. Castiel si ricorda di me, di Jack, del Vuoto. Non si ricorda solo di.. te» afferma.

Dean lo guarda, pensieroso.

«Sarà lo stesso Castiel di sempre» dice e sta per aggiungere qualcosa, ma Dean lo ferma con lo sguardo, perché ha capito e non ha bisogno di sentirselo dire. Il Castiel che tu hai cambiato. 

Sam sospira. « Mi dispiace» conclude allora.

 

«Sto bene» replica  Dean in un sussurro e  le cime degli alberi che li circondando  sembrano attorcersi ancora più verso il suo corpo.

   
 
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