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Autore: Mary Grhantam    15/04/2021    1 recensioni
Nonostante quella meravigliosa creatura che è J.K. Rowling ci abbia donato l'epilogo dei diciannove anni dopo, io non sono mai riuscita a smettere di pensare a come sarebbe potuta proseguire la storia, tutta la storia di Harry Potter.
Tante volte mi sono chiesta come si sarebbe svolta la prima alba del mondo magico dopo la battaglia, in che modo la comunità avrebbe potuto risollevarsi, quali nuove sfide o avventure avrebbero atteso i personaggi.
Nel fondo del mio cuore questa saga si è conclusa con Harry che, dopo aver finalmente sconfitto Lord Voldemort, si rifugia nella torre di Grifondoro per dormire e riprendersi dai lunghi sforzi fatti.
É esattamente da lì che oggi voglio ricominciare: dal risveglio di Harry nel dormitorio che tutti conosciamo, ore dopo la battaglia.
I personaggi poi parleranno con la loro voce e agiranno secondo il loro carattere, portando questa storia in un continuo divenire.
Non so pertanto anticiparvi cosa succederà o quali saranno gli amori che sbocceranno.
La storia ricomincia, lì dove è stata lasciata, nella lontana alba che mise fine alla più oscura era della storia magica contemporanea...
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Un gioioso raggio di sole accarezzò la cicatrice di Harry mentre la sua mente era ancora in un profondo dormiveglia.
Immagini della battaglia si susseguivano nella sua testa, maledizioni e corpi senza vita si confondevano tra di loro creando mostruose immagini di morte. 
In mezzo alla folla stava cercando qualcosa…un qualcosa: senza né forma né nome. 
Era arrabbiato e abbattuto perché più cercava e meno riusciva a ricordarsi a cosa dovesse assomigliare questo qualcosa o quale fosse il suo scopo.
Intorno a lui le persone continuavano a morire ma non poteva aiutarle, non riusciva nemmeno a toccarle; era sotto un incantesimo: fino a che non avesse trovato non avrebbe potuto aiutare.
La frustrazione crebbe in lui e così il pizzicore alla cicatrice.
 
In un baleno l’inconscio di Harry risalì tutti gli stadi del sonno per raggiungere la veglia: pizzicava veramente!
Le sue dita scattarono sulla saetta e prese a massaggiarsela allarmato.
Il pizzicore percepito però si spostò gradualmente dalla cicatrice al dorso della sua mano, segno che la fonte del fastidio non risiedeva sulla sua fronte. 
Aprì gli occhi: la camera sua e di Ron era ancora immersa in un buio profondo garantito dagli scuri ma alcuni raggi di luce filtravano dai listelli rotti. Uno di questi puntava dritto alla sua fronte.
 
Ad Harry venne da ridere un po’ istericamente: da quando un raggio di sole sul viso era in grado di svegliarlo in allarme come fosse stato un urlo? 
 
“Da quando c’è stata la guerra” gli rispose la sua testa. 
Ebbe un leggero fremito.
Fino a qualche giorno prima tutto il suo essere era teso ad un solo ed unico obiettivo: sconfiggere Voldemort.
Il dolore e l’urgenza erano così forti che non si era mai soffermato, nemmeno per un secondo, a chiedersi come sarebbe stato il dopo…se ci sarebbe stato un dopo Voldemort.
 
Ed ora eccolo lì: sdraiato in un morbido e caldo letto, al sicuro, in una casa con le persone a lui più care. Vivo
Dopo essersi immerso nei ricordi di Piton qualcosa in lui era cambiato. 
La consapevolezza di dover morire, di averlo sempre dovuto fare come ultimo gesto per sconfiggere Voldemort aveva distorto un poco la visione della sua esistenza. 
 
Prima nonostante tutto aveva sempre avuto speranza, quasi una sorta di integra innocenza giovanile. 
Quando però aveva abbracciato la morte decidendo coscientemente di attraversare la foresta proibita…beh…non si torna indietro da una cosa così.
Decidere di morire, anche per la più nobile delle ragioni, è qualcosa di potente…di profondo: trovi la forza intellettiva di sconfiggere l’istinto primordiale di rimanere in vita ad ogni costo.
 
Una cosa in particolare cambia, rifletté Harry in quel momento: essere vivo non è più lo stato di natura condizione imprescindibile della stessa esistenza ma un’opzione, una scelta, una casualità. 
 
Lui adesso era vivo ma avrebbe potuto non esserlo…e probabilmente esistere comunque.
D’altronde Silente esisteva a King’s Cross no? Lui stesso aveva detto che quando si muore si va avanti e che solo pochissimi scelgono di rimanere indietro ad una vita terrena sotto forma di fantasmi giusto?
In un mondo complesso come quello magico dove la morte in persona si era palesata donando addirittura dei doni cosa voleva dire essere morti?
 
I pensieri di Harry si susseguivano come un turbine infinito manifestando la loro presenza sotto forma di mal di stomaco. 
Trasse un profondo respiro e decise di alzarsi andando ad aprire la finestra.
 
Una brezza d’aria fresca e profumata lo investì. Il sole era alto nel cielo, doveva essere quasi ora di pranzo, e non c’era una nuvola. Il rumore delle cicale riempiva il giardino della Tana, i maiali grugnivano in lontananza e qualcuno stava ridendo sotto un albero lì vicino.
Era proprio una bella giornata.
Cercò di rilassarsi portando indietro le spalle e stendendo il collo ma una fitta al petto gli fece capire che forse non era il modo migliore di distendersi. Gli tornarono a mente le parole della McGranitt sulle possibili conseguenze dell’anatema…
 
Per Merlino! Possibile che non riuscisse a pensare a niente di allegro per più di mezzo secondo?!
Sbuffando si diresse verso il suo baule per cambiarsi. Il letto di Ron era vuoto e rifatto, doveva essere già sceso da un pezzo. 
Si tolse il sopra e il sotto del pigiama rimanendo in mutande e si guardò nel grande specchio sull’anta dell’armadio: in quegli ultimi mesi aveva perso parecchio peso. Non che fosse mai stato un ragazzo robusto, anzi era sempre stato piuttosto smilzo, però adesso era decisamente pelle e ossa. 
La caccia agli Horcrux e i suoi scarsi pasti lo avevano fatto assomigliare un po’ ad una modella babbana: tante ossa, niente ciccia e qualche muscolo incredibilmente definito.
Fece una smorfia di disgusto diretto al suo riflesso.
 
“Hey Harry dormiglione! Vieni a mangiare?” disse Ginny aprendo d’improvviso la porta ed entrando nella stanza.
“Oh, scusami” aggiunse quando si accorse che il ragazzo era in mutande “non pensavo ti stessi cambiando.”
Harry avvampò per l’imbarazzo “n-non ti preoccupare, st-tavo per scendere, arrivo subito!”
La ragazza gli rivolse un sorriso sghembo e divertito: “Va bene, ti aspettiamo giù. Sbrigati!” e richiuse la porta.
Il ragazzo la sentì borbottare per le scale: “Come se non avessi mai visto un ragazzo nudo…ho sei fratelli per Godric! Beh..” la sua voce perse una tonalità “…cinque ora.”
 
***
 
Quando scese in cucina tutta la famiglia Weasley con Hermione era già seduta in tavola.
“Eccolo! Il Salvatore del mondo magico, colui che ha sconfitto Voi-sapete-chi!”
“Oh piantala George!” lo rimbottò Ginny.
“Non starlo a sentire Harry caro, siediti! Sarai affamato, hai dormito tanto stamattina!” lo invitò la signora Weasley ed Harry prese posto vicino ad Hermione.
“Doveva riprendersi dal grande peso di aver condotto la nostra comunità alla vittoria!” continuò George imperterrito, ignorando i calci sotto il tavolo della sorella.
“Mi sono perso qualcosa?” chiese Harry guardando Ron ed Hermione che sghignazzavano.
“No Harry tranquillo” gli rispose quest’ultima dandogli un buffetto sulla spalla “È solo che stamattina, mentre dormivi, la casa è stata invasa da lettere di tuoi ammiratori. Ne sono arrivate addirittura più che ad Hogwarts! Diciamo quindi che George si annoiava e si è preso la briga di leggerne un paio ed ora non fa che citarle da ore.”
“Beh devo ammettere che alcune sono veramente divertenti” gli disse Ron ridendo “C’è gente là fuori matta da legare! Una vecchia strega della Cornovaglia ti offre sua figlia in sposa e un’altra ancora sostiene di essere la tua sorella perduta!”
“Allora dovrei dirle che è stata fortunata a non dover passare la sua infanzia insieme ai Dursley” replicò Harry stando al gioco.
“A proposito di Dursley Harry! È arrivata una loro lettera” lo informò George tendendogli una busta color pesca.
La mascella del ragazzo non sfiorò per poco il pavimento. “Una lettera dai Dursley?” 
“Sì, è arrivata pochi minuti fa. Dai aprila”
Harry la prese in mano delicatamente osservandola con cura, come fosse un ordigno pronto a esplodere, poi l’aprì.
 
Harry,
 
come ricorderai un anno fa abbiamo dovuto lasciare la nostra casa e le nostre vite perché nel vostro mondo di fattucchieri c’era un dittatore e noi eravamo in pericolo a causa tua. 
Quando siamo stati portati via un figuro con un occhio di vetro ci ha consegnato una pietra rossa dicendoci che il giorno in cui il pericolo sarebbe cessato essa sarebbe diventata verde e noi saremmo potuti tornare a casa.
Ebbene ieri il colore della pietra è cambiato e nessuno ancora ci è venuto a prendere.
 
Vogliamo tornare a casa Harry!
 
Zia Petunia
 
 
“Signore e signori ecco la zia di colui che ha salvato il mondo dei fattucchieri!” sghignazzò con lo stupore di tutti Percy per alleggerire la tensione.
“Quell’arpia” si piccò la signora Weasley “Come si permette! Né lei né tantomeno il suo grasso figlio sarebbero mai stati in grado di fare anche solo una di tutte le sfide che ha dovuto affrontare Harry. Ha passato un anno al sicuro protetta dall’ordine mentre lui rischiava la sua vita e adesso pretende di tornare a casa che bast…”
“Mamma!” la interruppe Ginny.
“…arda” concluse la signora Weasley con decisione.
 
Harry scoppiò a ridere, l’indole protettiva di Molly nei suoi confronti lo intenerì. 
“Non vi preoccupate, ci sono abituato” rispose ancora sorridente.
“Lascia che me ne occupi io Harry” si offrì il signor Weasley “A momenti arriverà la lettera di convocazione al ministero e temo che non te la caverai con una chiacchiera di qualche ora. E poi…” gli occhi di Arthur si accesero “avrò modo di guidare una macchina e girare per i sobborghi babbani!”
“Grazie signor Weasley” rispose Harry contento di non doversi occupare del ritorno a casa dei Dursley.
 
Il pranzo proseguì animato e rumoroso. 
Harry non ci aveva riflettuto ma era praticamente un anno da prima della battaglia che lui, Ron e Hermione non parlavano con la famiglia Weasley. 
Per quasi otto lunghissimi mesi ognuna delle persone presenti a quel lungo tavolo imbandito aveva ricoperto un diverso ruolo nella lotta a Voldemort ma, cosa nello specifico avessero fatto, Harry si rese conto di non saperlo. 
George raccontò di Radio Potter e di come lui, Fred e Lee Jordan avessero dovuto tessere una lunghissima rete di contatti al fine di tenere l’effettivo conto dei morti; a volte, specialmente con i babbani, era difficile scoprire i nomi degli assassinati. 
Ginny invece si lanciò in un dettagliato resoconto del suo ultimo anno ad Hogwarts: la crudeltà dei Carrow, le punizioni prese per difendere gli studenti più piccoli, le incursioni dei mangiamorte e infine il nascondiglio nella stanza delle necessità.
Ad ogni racconto della ragazza sulla violenza subita la signora Weasley tremava un poco, come se il male fisico potesse viverlo lei sulla sua pelle in quel momento. 
D’altronde non doveva essere stato affatto facile per lei vivere con la costante paura che più di uno dei suoi figli potesse morire da un momento all’altro.
Ad ogni modo diversi rischi gli avevano corsi anche lei e Arthur: entrambi avevano lavorato con costanza insieme all’Ordine per intercettare e sventare le missioni dei mangiamorte rischiando spesso di venir feriti gravemente.
La cosa peggiore però, raccontò il signor Weasley, fu dover vedere tanti colleghi del ministero, nati babbani o mezzosangue, privati delle loro bacchette e portati via insieme alle loro famiglie senza poter fare nulla.
“Vedete per coloro che venivano processati, se condannati colpevoli, finire ad Azkaban non era la peggiore delle ipotesi…pare…abbiamo il sospetto che alcune famiglie ecco…siano state direttamente portate ai mangiamorte, i quali…” al signor Weasley si ruppe la voce. 
“Beh avete capito…Insomma…ovviamente è stato un crescendo: inizialmente chi si sottoponeva a processo senza opporre resistenza aveva una sorte migliore di coloro che scappavano e venivano catturati in seguito. Ma poi…sempre più maghi e streghe terrorizzati dal potere di Voldemort hanno iniziato a dar credito ai mangiamorte e la violenza, le delazioni e la paura non ha fatto altro che aumentare.” 
La signora Weasley abbracciò il marito e Percy strinse a sua volta la madre.
“Ah ragazzi…” sospirò Arthur “non mi sembra ancora vero che sia finita…”
“Credo che non ci sembrerà vero ancora per un po’ signor Weasley” disse con un filo di voce Hermione mentre si massaggiava l’avambraccio dove solo una settimana prima Bellatrix l’aveva marchiata senza pietà, forse lei più di tutti poteva immaginare cos’era successo alle famiglie babbane lasciate nelle mani dei mangiamorte.
 
Un silenzio carico di dolore calò sulla tavola ma lo spirito forte ed ostinato di Ginny Weasley lo lacerò dopo una manciata di minuti “Stamattina mi sono alzata presto e ho preparato una torta deliziosa! Che ne dite di mangiarne una fetta e uscire a giocare a Quiddich?”
Le labbra di Ron si shiusero in un sorriso: “Io sto in porta! Però prima dobbiamo riparare uno degli anelli, quei maledetti gnomi l’hanno rosicchiato tutto!”
“Invece che lamentarti potresti aiutarmi a disinfestare il giardino una volta tanto” lo rimbottò la signora Weasley.
“Dai mamma! Dicevo per dire…e poi è Hermione quella brava con gli incantesimi, dovresti chiedere a lei.”
La ragazza roteò gli occhi al cielo e si alzò sorridente ad aiutare Ginny a servire il dolce.
 
La torta ristorò l’animo di tutti e nel giro di pochi minuti l’intera famiglia era fuori a godersi il sole estivo: Ginny, Ron, George, Percy ed Harry giocavano a Quiddich mentre Hermione leggeva sdraiata all’ombra di un albero. 
La signora Weasley aveva portato fuori il suo grammofono incantato e la dolce musica delle Sorelle Calderone invadeva l’aria profumata mentre lei ed Arthur ballavano sul prato. 
 
Fu solo verso il tramonto che giunse la lettera di convocazione al ministero: Hermione, Ron ed Harry erano attesi la mattina seguente alle 10:00 in punto nell’ufficio del neoeletto Ministro della Magia. 
   
 
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