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Autore: VigilanzaSiaCostante_    17/04/2021    2 recensioni
Dieci concorrenti si trovano per sei ora nella Stanza delle Necessità, con a mente un solo obiettivo: devono tentare di far ridere gli avversari in qualsiasi modo e tramite qualsiasi mezzo. Chi ride, è fuori.
Con il conduttore Lee Jordan e la sua co-host, Minerva McGranitt, vi presentiamo la prima edizione di LOL, chi ride è fuori ー Harry Potter Edition.
«Qual è l’obiettivo?, mi chiederete voi. No, non ammazzarsi a vicenda, anche se potremmo appuntarci l’idea per la prossima volta».
«Jordan!» Minerva si gira subito verso di lui contrariata, stringendo le mani in due pugni.
«Ho detto la prossima volta, non ora» le spiega con una scrollata di spalle ed un sorriso lieve sulle labbra.

|Ispirata allo show di Fedez e Mara Maionchi su Amazon Prime|
Genere: Comico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Lee Jordan, Minerva McGranitt
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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In questo capitolo abbiamo utilizzato un prompt trash della challenge di aprile indetta da GaiaBessie su facebook.
(2) No, Maria, io esco (Uomini e Donne)

 

1

Ovvero: E vennero i partecipanti… che Lee Jordan con un premio comprò.

 

Tutto è nella sua esatta posizione: Lee e Minerva, il primo esaltato e la seconda esasperata, sono nella cabina di controllo. Con un incantesimo che emula la tecnologia babbana, possono visionare tutto quello che accade all’interno della Stanza delle Necessità dall’alto.
«Jordan, ma chi ha ideato questa follia è consapevole del fatto che la gran parte delle persone scelte si odia tra di loro?».
Lee sembra rifletterci davvero, pensieroso, poi dice: «Per questo sarà divertente, professoressa. E poi abbiamo qualche asso nella manica… » ride sotto i pochi baffi che sta provando a farsi crescere, poiché a Katie piacciono lunghi, e occhieggia la postazione di pulsanti pochi più avanti. Gliel’ha già spiegato una volta, che ognuno di quei bottoni nasconde un effetto speciale. 
«Quindi ora cosa facciamo?» domanda titubante la preside, la voce le trema e non s’impegna nemmeno a dissimulare la sua ansia. 
Jordan scuote il capo, evita di alzare agli occhi al cielo di fronte a quella ingenuità. «Ora facciamo entrare i partecipanti!».
Si schiarisce la gola e chiama il primo nome della lista.
«Luna Lovegood!».

✈✈✈

Luna non mette piede nella Stanza delle Necessità da quando, al suo ultimo anno, non s’è nascosta con la resistenza. Entrare lì dentro le fa strano, s’aggira per i divanetti un po’ spaesata, cercando di non pensare che fuori di lì la stanno guardando un centinaio di persone. Si mordicchia il labbro ad una certa, l’indice che disegna sul velluto di una poltrona blu la distrae abbastanza per non accorgersi dell’arrivo di Draco Mafloy. 
«Oh, perfetto, ci sei tu» sibila il vecchio Serpeverde, appoggiando la tracolla sul lungo tavolo di legno scuro.
Luna non l’ascolta, si volta a guardarlo solo quando lui le picchietta la spalla, «Lovegood, mi stai ascoltando?»
«No» risponde con un’alzata di spalle, ma trasforma la sua espressione spaesata in una smorfia più dolce e gli sorride pochi secondi dopo. «Che bello vederti, Draco».
Non s’incontrano da qualche mese e ogni volta che il loro sguardo s’incrocia viene su il ricordo fugace di una stanza stretta e buia, la sensazione di essere soli in un mondo che fuori sta bruciando. 
«Potrò lamentarmi con qualcuno almeno, pensavo mi avessero buttato in mezzo agli squali». 
Luna si guarda intorno interessata. «Squali? Dove sono?».
«No, metaforicamente dico, nel senso che… » non fa in tempo a finire la frase, che la porta alle loro spalle si spalanca e spunta una testa rossa. «Nel senso che c’è lui».
Ron è partito con le migliori intenzioni: le possibilità di vincere non sono nulle. Insomma, non è divertente come Fred e George, ma qualcosa sa fare. Eppure, quando supera la porta e vede due teste bionde, gli prende un colpo al cuore e il primo pensiero è urlare.
«Malfoy, non dico che speravo fossi morto negli ultimi tre anni… ma sì, quasi lo speravo, ecco».
«Ciao Ron! Non dire queste cose, però, non è carino!» Luna gli va incontro con un sorriso sghembo per salutarlo. Draco sbuffa sonoramente.
«Weasley, tremo all’idea di dover passare sei lunghe ore con te» dice atono, guardandosi le unghie con fare disinteressato. «O con chiunque della tua famiglia, se per questo».
Perchè ecco, Draco lo sapeva con quasi assoluta certezza, che quella pagliacciata si sarebbe risolta in un raduno di donnole. Perchè ha accettato allora? Forse per una voglia di redimersi, forse per dimostrare che ha tutte le carte in regola per vincere il suo amato premio. Quei babbei non gli avrebbero suscitato nemmeno mezza risata. 
Mentre è perso nelle elucubrazioni sulla sua quasi certa vittoria, nemmeno si accorge della porta che si chiude. Qualcun altro si è aggiunto a quella follia e, se ben ricorda, i partecipanti sono dieci: la strada è ancora lunga. Quando si volta e vede un viso da carlino e un vestito succinto sbarra gli occhi. 
«Draco?» è uno shock notare l’arrivo non di una nemica, bensì di un’amica. Pansy Parkinson, accompagnata dal suo solito caschetto, gli si butta addosso con una stretta ferrea.
«E tu che ci fai qui? Non che possa lamentarmi, sia chiaro!» un po’ sorride nel sapere di non essere solo. 
«Me l’hanno proposto, sai, sto facendo gavetta alla Gazzetta del Profeta, e se sono qui posso fare un articolo dal punto di vista di una partecipante. Poi sarà divertente tentar di far cadere uno a uno questi ex Grifondoro» risponde risoluta e gli strizza un occhio.
«Questi?» Draco alza un sopracciglio, disgustato. «Ce ne sono altri oltre a testarossa?»
Ron si morde la gengiva per evitare di intervenire e guarda dall’altra parte della stanza. La sua attenzione viene catturata dal caminetto e vi si avvicina nel tentativo di farsi distrarre dalle fiamme. Luna lo guarda per un po’, lo sguardo percorre le spalle larghe del giovane e poi, con una camminata a balzi torna verso quella poltrona blu. Le sa di casa, ecco tutto, forse per i colori familiari. 
«Te l’ho detto che lavoro alla Gazzetta del Profeta, le voci lì dentro corrono».
«Chi altro c’è? Per la misericordia dimmi che… ».
È la seconda volta che Draco viene interrotto dal cigolio della porta di legno, ma non gli importa. Sulla soglia uno dei gemelli Weasley ruba la scena agli altri. E loro non sanno, ma uno scroscio di applausi riempie anche la Sala Grande. 

 

«E poi sono entrato e che boato, m’hanno amato tutti dall’altra parte». George si gratta la spalla e si mette più comodo sulla sedia. «Non ditelo a Ron, che poi s’ingelosisce».

 

«Lui mi va bene, è uno di quelli simpatici» Draco scuote il capo da destra a sinistra e si rilassa a fianco dell’amica, che non osa raccontargli che altro ha sentito nel suo ufficio qualche giorno prima. Meglio che non sappia. 
«Malfoy, certo che sei una sagoma, sei felice se entra uno simpatico?» George – non c’ha l'orecchio – si avvicina a passi larghi. «Ma almeno te lo ricordi che non bisogna ridere?».
«Merlino, Weasley numero quattro o cinque, sei proprio uno spasso».
Pansy stringe le labbra in una smorfia contenuta. «Io l’ho trovato divertente, tu che ne dici, Weasley numero sei?».
«Parkinson, non serve che mi rivolgi la parola, sto bene anche senza sentire i tuoi starnazzi da gallina» borbotta Ron, mangiandosi le parole. Quella Pansy non gli è mai andata a genio, una donna scarlatta di prima categoria. 
«Dovreste cominciare a chiamarvi per nome, aiuterebbe» suggerisce Luna, salutando il gemello con un lento movimento della mano. 
«Questo è lo spirito giusto, è per questo che sei la mia persona preferita nella stanza» le dice prontamente George, avvicinandosi e appoggiandosi con la schiena alla poltrona. L’affianca, ora sono spalla contro la spalla, e si abbassa per sussurrarle qualcosa all’orecchio.
Ron, che ha spento le orecchie per non sentire Malfoy, si gira verso l’altra testa rossa della stanza. «Sono tuo fratello, come faccio a non essere io la tua persona preferita?» si indigna, appoggiando l’avambraccio al camino e portando una mano al fianco. 
«Che ti dicevo, Luna? Si sarebbe arrabbiato sicuro».

 

«Uno strazio, mi è sembrato di essere un Weasley» Draco si apre un po’ la cravatta, prendendo aria. «E sono andati avanti a litigare per un tempo che sembrava infinito».
Ride, staccando gli occhi dalla videocamera. «Ron è proprio una primadonna».

 

L’arrivo di George ha creato una sorta di rilassatezza. A turbare quelle risatine, che per ora sono ancora permesse, è il cigolio della porta che si apre nuovamente. Neville entra sicuro, come anni prima non avrebbe mai fatto, perchè quella Stanza è il suo regno. L’ha maneggiata, comandata, plasmata per tutto il settimo anno e, per quanto sia stato duro, gli ha dato modo di prendere confidenza con sé stesso e con il luogo circostante.
«Neville! Menomale che ci sei anche tu, temevo d’impazzire!». Ron è sollevato che più sollevato non si può: sta già per toccare il fondo a causa del suo fratello ingrato che è (quasi) amichevole con il suo nemico giurato, una faccia amica è proprio quello di cui ha bisogno! Neville gli dà una pacca sulla spalla a mo’ di saluto.
«Ci mancava solo Paciock» Pansy nel dirlo alza platealmente gli occhi al cielo. Poi, dopo aver accavallato le cosce seminude, squadra dall’alto in basso il nuovo arrivato, che per un attimo quasi sembra intimidito.
«I produttori vogliono proprio farci vincere, Pansy».
«Farmi vincere, vorrai dire Dracuccio» sbatte gli occhi, come se fosse una cerbiatta innocente, nella direzione dell’amico.
Ron è disgustato, Neville imbarazzato e George ridacchia. I Serpeverde mica sono così male, pensa tra sé e sé, ma s’avvede bene dal dirlo ad alta voce: mica è scemo come Ronald!
«Weasley numero quattro o cinque, t’ho visto eh! Se il gioco fosse iniziato saresti già e-» e Draco, per la terza volta, viene interrotto dalla porta. «Oh, ma andiamo! É così difficile farmi finire una diavolo di frase?» si lamenta, alzando sia le mani che gli occhi al cielo. Per quanto qualcuno gli avesse rubato la scena precedentemente, niente brucia come aver perso l’attenzione degli altri per colpa della nuvola di capelli di Hermione Granger. Un pensiero gli corre alla mente, ché se c’è lei allora da qualche parte ci deve essere anche Potter. Inghiottisce l’ansia, abbassa lo sguardo e si focalizza sul commento entusiasta di Ron, che si è precipitato ad abbracciare l’amica. 
«Non sapevo che avresti partecipato anche tu, che bello vederti, Hermione». Lei gli sorride gentile, arrossendo un po’ sulle guance e spostando lo sguardo sugli altri partecipanti. Si focalizza un po’ più sul gemello, cercando di capire chi dei due è avvinghiato a Luna vicino allo schienale d’una poltrona blu, ma quando si accorge che non ha l’orecchio diventa ancora più scarlatta. Che l’ha cercato a fare? 
«Un piacere davvero, visto che prefetto-perfetto non ride mai». George trasforma il suo viso in una smorfia annoiata, nascondendola in fretta per avvinghiare la nuova arrivata in uno stretto abbraccio. «Granger, lo sai che scherzo, vero?»
«Quando mai sei serio?» chiede lei in risposta, lasciando la presa e piegando il capo verso il lato sinistro, per poi salutare con un gesto della mano sia Luna che Neville. È da qualche settimana che non li vede, presa dal suo lavoro al Ministero, ed è un piacere persino ritrovarli in una situazione del genere. Normalmente avrebbe detto no, si sarebbe tenuta lontana da quel tipo di eventi ma se pensa al motivo per cui ha deciso di partecipare si sforza persino di essere gentile anche nei confronti di Draco e Pansy. «So che lavori alla Gazzetta adesso, come sta andando?».
La Parkinson si lascia cadere su un divanetto dal colore verde smunto e l’altra le si accomoda a fianco, finendo per raccontarle quel problema che ha cercato di risolvere la settimana scorsa riguardo questioni burocratiche. Dall’altra parte della stanza, Draco s’è appartato per parlare con Neville e Ron: se deve resistere sei ore con loro, tanto vale trovare qualcosa da usare per farli ridere durante la gara.
«Lovegood, siamo rimasti io e te» sghignazza George, per una volta contento che la Granger si sia apprestata a parlare di lavoro, lavoro, nient’altro che lavoro.
Il fatto è che Luna è semplice nella sua complessità, come un bicchiere d’acqua che si beve tutto d’un fiato quando si è assetati. L’ha sempre trovata piacevole come compagnia e quindi, come alleata in quel pazzo gioco, non sarebbe male. Certo, con Fred sarebbe meglio, ecco tutto.
«Ed è una bella cosa?».
«Ah sai, di solito le donzelle non si lamentano. Sarà il fascino dell’orecchio singolo».
Ma Luna lo guarda stranita e nemmeno si mette ride, nessun segno di incurvamento sulle labbra sottili. George non sopporta non essere in grado di ridere e non sopporta l’idea che, il suo umorismo, possa non scalfire.
«Un pubblico difficile, mh? Non preoccuparti sai, il gioco non è ancora cominciato».
Non appena finisce quella frase, il focus di tutti si sposta nuovamente sulla porta. Un’altra testarossa fa il suo ingresso sicuro, senza alcun tipo di ripensamento.
«Ginny!» Luna si alza in piedi di slancio, perchè è appena entrata la sua amica preferita.
 

«Lì ha fatto male, perché insomma io stavo parlando con Luna e lei ha preferito mia sorella». George si sistema la manica della maglietta in tono svogliato, «Voglio dire, non mi era mai capitato prima d’ora, forse con Fred, ma perché lo scambiavano per me prima che perdessi l’orecchio».

 

Tutti si apprestano a salutare, tranne i due Serpeverde, specialmente Draco, che se ne tiene bene alla larga con fare indispettito. Ci sono troppi, troppi Weasley intorno a lui e crede di poter impazzire. Il premio, l’agognato premio, continua a ripetersi per evitare di fare una scenata. Ma ne vale così tanto la pena?
Pure George rimane a qualche passo di distanza, perchè Ginny la vede a cadenza giornaliera, la sorpresa di saperla sua avversaria non gli fa venire voglia di abbracciarla di slancio. A quel punto si mettono blandamente in cerchio intorno a un tavolo. Man mano che passa il tempo di rilassamento pre-gara, iniziano ad ambientarsi. Neville fa da designer d’interni, pensando a ciò che vorrebbe vedere per sentirsi a suo agio e immaginandolo proprio nell’esatto punto.
«Paciock, fai fare a me» si impunta subito Pansy, sul piede di guerra. Inizia a drappeggiare di verde e argento tutto ciò che li circonda. Perfino l’amata poltrona di velluto, a cui Luna s’era affezionata, sparisce nella cernita. Neville a sua volta risponde tentando di equilibrare: un po’ di rosso, un po’ di verde e un pizzico di blu. Giallo no, perchè di Tassorosso non ce ne sono ed è la casa della sua ex: meglio evitare. 
Gli altri ignorano bellamente quella lotta, anche se un po’ infastiditi dal cambio di tonalità repentino, e iniziano a blaterare e congetturare su chi possano essere i due partecipanti rimasti. Ad una certa Ron se ne salta su tutto convinto, impugnando i braccioli della sedia tra le mani e imitando tremendamente papà Arthur,  «Se non è Harry, io sono una fatina dei denti» commenta sicuro: non c’è storia che il Ministero possa invitare lui, Hermione e non il Prescelto.
«In effetti, Weasley, il tutù ti donerebbe proprio» asserisce Malfoy, perchè deve avere sempre l’ultima parola.
«Magari si presenta qualcuno che non ci aspettiamo» aggiunge pensierosa Ginny. «Non so, tipo Cho Chang».
«Eh sì, e poi Lavanda Brown e Hannah Abbott? Cos’è? La fiera delle ex?» sibila Pansy, che fa tanto quella disinteressata, ma da brava aspirante giornalista sa tutto di tutti.
Pansy quasi quasi lo spera, che il prossimo a entrare sia Harry Potter. Certo, l’avrebbe volentieri sacrificato a Voldemort, ma diciamocelo: chi non avrebbe avuto paura di quella voce oscena nelle orecchie? Sì, i Grifondoro, gli eroi, va bene. Ma lei è fatta così, nemmeno un pochino coraggiosa e, s’è finita a Serpeverde, ci deve essere più di un motivo. Ma Harry Potter, tra tutti quei babbei, è quello che le va più a genio. Non è imbarazzante come Paciock, non è tonto come Weasley sei e non è saccente come la Granger. E, in definitiva, c’è bisogno di qualcuno che metta in riga Draco.

 

«È stato stranissimo. L’ho pensato, e un secondo dopo è entrato Harry Potter dalla porta. Forse ho il dono della Vista» fa per rifletterci un attimo e poi aggiunge, «devo assolutamente sfruttarlo per la carriera».

 

Harry, prima di chiudere la porta, si volta per scrutare la stanza con un bel sorriso sui denti, perchè quelle macchie rosse gli hanno fatto presagire buone cose. Ma più veloce della luce, il suo sorriso si spegne. C’è Malfoy, ma quel ragazzo deve proprio perseguitarlo ovunque? Altro che nemesi, è il suo pidocchio, dovrebbe radersi a zero per non vederselo più davanti.
«NO, Maria, io esco!» borbotta, un po’ troppo ad alta voce: tutti lo sentono.
«Tu non vai da nessuna parte, amico» esclama Ron indignato, alzandosi dalla sua sedia e raggiungendo il prescelto. «E poi, chi è Maria?» gli sussurra all’orecchio, tenendolo stretto per le spalle.
«Harry, t'ho visto che hai tentato in tutti i modi di recuperare la maniglia e scappare» gli dice Hermione a bassa voce, dopo che finalmente si è rilassato un attimo e ricomposto. «Nemmeno Voldemort ti ha mai fatto così paura, che hai visto?»
Il giovane non dice niente, ha troppi occhi che lo stanno fissando curiosi, più per sapere una volta per tutte chi diavolo sia Maria, che comprendere il suo strano comportamento. Dopotutto, Harry non è mai stato famoso per la sua sanità mentale.  Ginny, invece, che la sa lunga su quello che è successo qualche mese prima, nasconde tra le labbra il nome di uno dei due Serpeverde della stanza e picchietta le mani sul tavolo per rubare l’attenzione. «Ron aveva scommesso su di te,» gli dice, scrollando le spalle, «ma sinceramente: chi non l’avrebbe fatto?»
«Fai share, Potter» gli spiega Pansy. «Sai che pezzi stanno scrivendo sulla Gazzetta adesso? Avevano bisogno di te, noi altri siamo solo di contorno, tu sei la loro miniera d’oro».
Harry boccheggia un attimo, sta ancora tentando di focalizzare lo sguardo sui capelli neri di Pansy, invece che spostare le pupille sul biondo di Malfoy che le sta accanto. «Miniera d’oro?» chiede, corrugando le sopracciglia. 
«Neville l'Erborista, Luna la pazza e Pansy la scrittrice da quattro soldi? Ma per favore, Potter, non ti accorgi che la stanza è piena di Weasley?»
Un’ultima voce, più alta delle altre, li raggiunge da lontano, «Merlino, è proprio piena di Weasley sta stanza, sembra di stare a casa». A commentare è Fred, il gemello con l’orecchio, e uno degli altri protagonisti ci mette proprio poco a far sprofondare il viso tra le mani.

 

«No, non avrei firmato se avessi saputo che c’era anche lui» Hermione scrolla il capo e sbatte gli occhi velocemente. «Perché? Beh… beh…» arrossisce sulle guance e serra le labbra per qualche secondo, «è fastidioso».

 

Una risata sincera distoglie l’attenzione dal nuovo arrivato. «George, l’ho capita! Un solo orecchio perchè tu l’hai perso e Fred no!».
Tutti stupiti si girano verso George, che scrolla le spalle prima di scoppiare a ridere anche lui.
«Almeno so ancora far ridere le donne! Visto Freddie? Abbiamo la vittoria in pugno».
Il gemello preso in causa annuisce lentamente, riconoscendo la superiorità di quello che la mattina si sveglia ed è uguale a lui tranne che per una minuscola mancanza. «Ottimo lavoro, Georgie, continuiamo così».
Ginny storce il naso e stringe la spalla di Luna, per poi sussurrarle di stare attenta a quei due, poiché li conosce da una vita e sa che sono pericolosi in quel contesto. Draco si gratta il mento e porge l’orecchio alla conversazione delle ragazze, alla ricerca evidente di una strategia, mentre Neville, Ron e Harry stanno parlottando tra loro del più e del meno. 
Uno dei gemelli, quello che è appena entrato e che si deve ancora abituare all’ambiente, si avvicina di soppiatto ad Hermione, ancora seduta al tavolo, e le si accovaccia vicino per salutarla, «Ciao» le dice divertito, per poi sorriderle quando il fiato le solletica la pelle delle scapole e lei arrossisce pesantemente. 
Prende un lungo respiro dalle narici, ma poi anche lei si avvede di ammorbidire la corazza, «Ciao».
Fatti i convenevoli, si rendono ben conto che in quella stanza ormai sono in dieci e rimangono tutti in silenzio per qualche secondo, aspettando in religiosa attesa che Lee dia segni di vita. A spezzare quella quiete con un taglio netto è George, che d’un tratto pensieroso dice: «Ma nessuno vuole commentare il copricapo a forma di leone di Luna?».

 











 



Angolo autrici dalle venti dita:


Ecco mostrati tutti e dieci i partecipanti! Certo, certo, il gioco non è ancora iniziato ma intanto abbiamo preparato le basi!
Ne avevate indovinati alcuni? Chi pensate possa vincere? E l’agognato premio, che cos’è?
Grazie per chi ha recensito, messo la long tra le seguite/preferite! Ci vediamo al prossimo aggiornamento!

Silvia e Mati ❤

 

   
 
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