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Autore: Magica Emy    17/04/2021    11 recensioni
Provare a baciarla? Ranma? No. Proprio no. Non certo con gli appellativi con cui amava sempre apostrofarla e che, in un modo o nell'altro, oltre a farla arrabbiare, finivano sempre col ferirla.
"Rozza, violenta e per niente carina!" e "Vita larga!" erano sempre i più gettonati e ogni volta, anche se si sforzava di non darlo a vedere, suonavano come un violento colpo al cuore che la faceva capitolare, rendendola facile preda di tristi emozioni. Era così che aveva perso fiducia in se stessa, finendo per vedersi come la vedeva lui. Lui che non la considerava nemmeno una donna ma un maschiaccio privo di sex appeal di cui mai si sarebbe potuto innamorare...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Shinnosuke
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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-Trentanove e mezzo? Oh povero Ranma, che febbrone! 

Esclamò Kasumi, coprendosi la bocca con una mano in segno di stupore mentre con l'altra reggeva il termometro, fissandolo come se non credesse ai propri occhi. Dopo essersi tolto di dosso i vestiti bagnati e aver fatto un bagno caldo, servito a restituirgli le sue vere sembianze Ranma era stato praticamente costretto a mettersi a letto, trangugiando una cena leggera senza il minimo appetito e solo per far piacere alla maggiore delle Tendo, che ora sorrideva soddisfatta. Gli porse la medicina, una piccola compressa viola che il giovane mandò giù con un po' d'acqua prima di ringraziarla con un inchino appena accennato. Quel semplice movimento gli provocò un violento capogiro, costringendolo a rannicchiarsi sotto le coperte. 

-Solo un idiota poteva restarsene per ore sotto la pioggia rischiando di buscarsi un malanno. 

Considerò Nabiki, pigramente appollaiata sul tavolino e intenta a scrutare imperturbabile il viso segnato e stanco dell'ormai ex cognato. 

-Nabiki, lascialo in pace. 

La riprese l'ultima delle sorelle con una smorfia infastidita. L'altra sollevò le sopracciglia, l'aria vagamente divertita. 

-Uh, ma sentitela! Lo difende anche, adesso. Mi sono forse persa qualcosa, sorellina? 

-Dico solo che sta già abbastanza male senza che ti ci metta anche tu, perciò dovresti smetterla di stressarlo. 

Spiegò Akane, forse un po' troppo in fretta, sentendosi avvampare dall'imbarazzo. E non solo per le evidenti provocazioni della sorella, che pareva sempre divertirsi un mondo a pungolarla senza pietà, bensì per quegli occhi. Due profondi laghi azzurri, ora arsi dalla febbre che solo per un attimo avevano indugiato su di lei, scatenandole dentro una ridda di emozioni tali da farle tremare le ginocchia ed esplodere il cuore. Qualcosa era cambiato tra loro e lo sapevano entrambi. Come sapevano di dover affrontare il discorso lasciato in sospeso al parco, appena poche ore prima. Tuttavia, quello non era certo il momento più adatto per farlo e Akane ne era ben consapevole, anche se non avrebbe mai voluto allontanarsi da lui come invece fu presto invitata a fare da Kasumi. 

-È per questo che ora ce ne andremo e lo lasceremo riposare tranquillo. 

Aveva detto infatti, facendo cenno alle ragazze di seguirla fuori dalla stanza. 

-Non preoccuparti Ranma, con la medicina che ti ho dato tra poco ti sentirai sicuramente meglio. 

Aggiunse poi, rassicurante, richiudendosi lentamente la porta alle spalle. A quel punto Nabiki attese che la più grande si allontanasse per rimanere da sola con Akane. 

-Allora - cominciò, ammiccante - si può sapere che succede? Shinnosuke è andato via in fretta e furia e tu e Ranma siete stati fuori per tutto il pomeriggio, sicuramente insieme. E, prima che ti azzardi a negarlo, mia cara, ho visto il modo in cui vi guardate voi due e come arrossisci ogni volta. C'è qualcosa di strano, qualcosa di diverso. 

-Noi… noi non ci guardiamo proprio in nessun modo e io non arrossisco affatto. Come ti viene in mente? 

Balbettò la giovane, a disagio, deglutendo a vuoto mentre le sue guance si tingevano di rosso, tradendola inevitabilmente. L'altra ridacchio`, sempre più intrigata dalla situazione. 

-Certo che arrossisci e lo stai facendo anche adesso. Guardati, la tua faccia sembra una lanterna che sta per prendere fuoco. Avanti Akane, sputa il rospo! 

-Vuoi piantarla con queste sciocchezze? 

Esclamò senza riuscire a trattenersi, affrettandosi a voltarle le spalle per provare goffamente a placare i battiti impazziti del suo cuore. Nabiki sospirò, osservandola da lontano. Le sue labbra sottili si piegarono in un sorrisetto sardonico. Sapeva bene ciò che aveva visto e non poteva sbagliarsi su di loro. Il tempo le avrebbe dato ragione poiché era sicura che, presto o tardi, li avrebbe di certo smascherati. 


La mano esitò sulla maniglia un istante più del necessario prima di abbassarla e spingere piano la porta, trattenendosi timidamente sulla soglia senza decidersi a entrare. 

Non era sicura che piombare in camera sua nel cuore della notte fosse la scelta più saggia, ma si era rigirata a lungo nel letto col cuore gonfio di preoccupazione al pensiero che potesse sentirsi male di nuovo. E poi aveva una voglia matta di vederlo. Come se una forza magnetica sconosciuta la stesse lentamente attirando dall'altra parte del corridoio, guidando i suoi passi fino a lui. Così eccola lì, scarmigliata e nervosa, in trepida attesa del coraggio necessario per attraversare quella stanza immersa nella penombra e, finalmente, raggiungerlo. 

-Akane? Che ci fai qui a quest'ora? 

Trasali` a quelle parole improvvise e che di certo non si aspettava, ma forte del fatto che Genma non fosse lì, perché rimasto a dormire dalla moglie come era ormai solito fare di tanto in tanto, avanzò pian piano verso il suo letto. 

-Ero… preoccupata per te, volevo sapere come stavi. Come mai ancora sveglio? 

-Non riuscivo a dormire. 

-Già, nemmeno io. 

Si chinò sul futon dove Ranma, ormai seduto tra le coperte scrutava curioso la sua sagoma scura, sporgendosi quanto bastava per accendere la minuscola lampada che aveva di fianco e che in un attimo illuminò, con la sua luce tenue, i loro volti tesi e imbarazzati. 

-Sai - continuò Akane, dopo un breve momento di silenzio - tua madre ha chiamato due volte, stasera. Era in pena per te, così l'ho tranquillizzata sulle tue condizioni. Ha detto che sei corso via da casa sua senza che potesse fermarti e da allora non ha più avuto tue notizie. Io ero venuta a cercarti da lei, ma mi aveva detto che non c'eri. 

Ranma sospirò, sentendosi assalire dai sensi di colpa. 

-Le ho chiesto io di farlo, Akane - ammise - l'ho pregata di mentirti perché non volevo incontrarti. 

Vide il suo bel viso rabbuiarsi di colpo. 

-Credo che venire qui sia stato un errore. Meglio che torni in camera mia. 

Mormorò con un filo di voce e fece per andarsene ma il giovane la trattenne, afferrandole il polso per costringerla a rimanere dov'era. 

-No - disse, cercando il suo sguardo sfuggente - ti prego. Resta. Io… mi dispiace. 

La piccola Tendo rabbrividì di piacere a quel semplice contatto, abbassando gli occhi sulla sua mano stretta sulla propria pelle e solo allora Ranma allento` istintivamente la presa, d'un tratto vergognoso. 

-Ero arrabbiato e confuso - riprese - Shinnosuke mi aveva detto di averti proposto di diventare la sua ragazza ma non volevo crederci, così ho deciso di venire da te a chiedere conferme. Poi però ti ho sentita parlare con Kasumi e, rendendomi conto che stavi praticamente tessendo le sue lodi ho equivocato tutto, perciò… 

-Aspetta, vuoi dire che mi hai spiato? 

Lo interruppe Akane, raggelandolo con un'occhiataccia che lo mise in allarme. 

-Sì. Cioè, no… insomma, non volevo. È successo e basta. Ma non è questo il punto. 

- Infatti il punto è che non ho accettato la corte di Shinnosuke e mi sembra di avertelo già spiegato. 

 

Prese le sue mani, raccogliendo tutto il coraggio che possedeva prima di proseguire. 

-Ascoltami, parlavo sul serio oggi, quando ho detto che sei tutto ciò che voglio. Tu, Ranma, sei antipatico e insopportabile, è vero. Ma sei anche l'unico ragazzo a cui penso, l'unico a cui voglia davvero bene e non hai idea di quanto sia imbarazzante per me dirti queste cose, soprattutto perché non mi aspetto una risposta da te. Volevo solo che lo sapessi, tutto qui. Non ho alcuna pretesa e dev'essere per questo che, adesso, sembra fare ancora più male. 

Dopo quell'accorata confessione serro` le labbra in una stretta spasmodica e quando, col cuore che batteva all'impazzata e le guance in fiamme sollevò lo sguardo verso di lui, si accorse che anche le sue non erano da meno. 

-Non fa sempre male. 

Per un attimo credette di aver solo immaginato di sentirgli pronunciare quelle parole. 

-Cosa? 

Domandò, confusa, osservando il suo volto farsi via via di mille colori. 

-Quello che voglio dire è… io… cioè… tu, insomma… 

Si interruppe, frustrato, facendo un respiro profondo e le parole tornarono, quiete e ordinate, a dare un senso a tutto ciò che ormai da tempo desiderava esprimere. 

-Akane, anche tu sei l'unica ragazza a cui penso, l'unica che conta per me e mi dispiace se ti faccio sempre arrabbiare, perché in realtà… ma che fai, piangi? No, per favore, non fare così. Maledizione, non volevo certo ferirti! 

Esclamò dispiaciuto, dimenticandosi per un momento di tenere la voce bassa affinché nessuno potesse sentirli. Le prese il viso fra le mani, asciugando con le dita le calde lacrime che, copiose, scendevano a rigarle le guance ormai paonazze, rendendola tanto dolce e irresistibile da abbattere in un colpo solo ciò che restava delle sue già vacillanti barriere. 

-Non mi hai ferita, stupido. In verità questa è la cosa più carina che mi abbia mai detto e io sono… sono così felice. 

Disse, singhiozzando senza controllo. 

-Allora smettila di piangere. 

-Non ci riesco, è più forte di me. 

Ranma la strinse tra le braccia, ascoltandola lasciarsi andare a un pianto liberatorio che scosse a lungo le sue spalle tremanti mentre si rifugiava in quel petto ampio e accogliente, dove un cuore vinto dall'emozione batteva ora più veloce solo per lei. 

-Scusami per aver rotto il fidanzamento, ma mi era sembrata la soluzione migliore per entrambi. Credevo che non provassi niente per me. 

Spiegò qualche minuto dopo tirando su col naso, finalmente più calma. Il ragazzo col codino la scostò da sé per tornare a specchiarsi nelle iridi scure che tanto amava, e che il pianto pareva aver reso talmente profonde da dargli quasi l'impressione di poter annegare in un mare di cioccolato liquido. 

-Anch'io pensavo che non mi volessi bene e quando mi hai lasciato sono stato davvero male. 

Lei gli sfiorò dolcemente i capelli. 

-Non voglio mai più separarmi da te, Ranma. 

-Nemmeno io, Akane. 

Erano così vicini che fu del tutto naturale perdersi nel loro primo bacio. Un bacio dapprima timido e delicato con tutta la tenerezza della loro inesperienza, poi più urgente e appassionato, tanto da spingerli a desiderare che quel magico momento non finisse mai. Mossa da un improvviso impeto di audacia Akane si spostò a cavalcioni su di lui, aderendo completamente al suo corpo per cingergli il collo con le braccia, indugiando a lungo sulla sua bocca fino a togliergli il respiro. 

-Rimani con me stanotte. 

Le sussurrò lui, facendola arrossire per quell'insolita richiesta che l'aveva presa in contropiede, arrossendo violentemente a sua volta. 

-No - si affrettò a dire - non pensar male, ti prego. Prometto che terrò le mani a posto. Ho solo bisogno di sentirti vicino. 

La vide sorridere. 

 

-Certo che resto. Non vado proprio da nessuna parte. 

Lo baciò di nuovo, assaporando lentamente le sue labbra morbide e piene, che ora sentiva farsi via via più roventi. Stava tremando. 

-Comincia a fare freddo. 

-Dev'essere colpa della febbre, probabilmente sta salendo di nuovo. 

Gli tastò la fronte, confermando i suoi sospetti prima di porgergli la medicina, intimandogli di sdraiarsi sotto le coperte. Si distese quindi vicino a lui, che intanto la fissava come incantato. 

-Sei così bella. 

Sussurrò, facendola avvampare di nuovo. 

-Figurati. Lo dici solo perché la febbre ti fa sragionare. 

Ranma si accigliò. 

-Non è vero. Lo penso sul serio. 

Replicò, punto sul vivo. Probabilmente era stato proprio il senso di malessere causato dalla febbre alta a dargli il coraggio di essere finalmente sincero. 

-E il "rozza, violenta e per niente carina" che fine ha fatto? 

Lo pungolo` giocosamente la ragazza, mentre un lampo di malcelata tristezza le attraversava il viso. Fu in quel momento che, nonostante la fastidiosa sensazione di avere la testa piena di ovatta, Ranma comprese quanto il suo apostrofarla con i peggiori appellativi in circolazione la facesse soffrire. L'abbraccio`, cogliendola di sorpresa. 

-Guarda che quello lo penso ancora. 

Bisbigliò al suo orecchio, pentendosene immediatamente e maledicendosi di nuovo, come aveva già fatto milioni di volte per essere così poco delicato nei suoi confronti. Dannazione, perché quelle parole uscivano sempre fuori come una specie di riflesso condizionato e prima ancora che potesse fermarle per ricacciarle indietro? Si ripromise, da quel momento, di comportarsi in maniera più gentile. La sentì irrigidirsi tra le sue braccia, pronta al contrattacco. 

-Cosa? Brutto… 

Cominciò infatti, ma le parole le morirono in gola quando la strinse più forte a sé, come a mitigare l'inutile provocazione appena rivoltale. Era il suo modo per scusarsi. Akane sospirò, rilassandosi lentamente. 

-Dormi adesso, ne hai bisogno. Faremo i conti domani. 

-Non vedo l'ora. 

-Idiota. 

-Cretina. 

Cavolo, la forza dell'abitudine. 

La sentì sbuffare, seccata, mentre accarezzava piano quei fianchi sinuosi attraverso la stoffa del pigiama, facendola fremere. 

-Ora sei tu che stai tremando. 

Mormorò con voce roca, imbarazzandola non poco, poiché sapeva bene che se le sue dita si fossero spinte oltre, non lo avrebbe di certo fermato. Si schiarì la voce, tentando faticosamente di dominare l'intensa altalena di emozioni a cui la stava sottoponendo. 

-Non avevi detto che avresti tenuto le mani a posto? 

-Stavo solo controllando che la tua vita larga non fosse peggiorata. 

Ops. 

Niente, era più forte di lui. 

La piccola Tendo lo colpì sul petto, offesa. Che razza di insolente!

-Dovrei picchiarti per questo, sai? 

-Lo so. 

Rispose, affondando la testa nell'incavo della sua spalla e respirando forte il suo profumo, provocandole un brivido lungo la schiena prima di lasciarsi scivolare lentamente nel sonno. 

Non aveva più freddo, ora. 


Riaprì gli occhi alle prime luci dell'alba con la testa sul suo petto, dove i timidi raggi del sole che filtravano dalla finestra disegnarono ben presto un allegro mosaico di colori che la fece sorridere. 

Ranma sembrava ancora più bello con quell'arcobaleno addosso. Gli sfiorò la fronte con un bacio lieve, grata che non avesse più la febbre, poi si sciolse dolcemente dal suo abbraccio facendo attenzione a non disturbarne il riposo. Si perse una volta di più a contemplare quel bel viso profondamente addormentato, desiderando di poltrire ancora un po' sotto le coperte insieme a lui solo per sentirsi stringere forte, proprio come qualche ora prima, quando il suo dolce respiro le solleticava piano la pelle facendola rabbrividire di piacere. Non poteva perdere altro tempo però, poiché tra non molto anche tutti gli altri si sarebbero svegliati. Sarebbe stato un guaio se qualcuno li avesse beccati insieme. 

-Dormi bene, amore mio. Oggi andrò a scuola senza di te. 

Bisbigliò, lasciandogli un bacio sulle labbra socchiuse prima di andarsene in punta di piedi, attenta a non fare troppo rumore quando si richiuse la porta alle spalle. Fece un respiro profondo, sussultando vistosamente non appena si accorse che due occhi sottili e pungenti come spilli la osservavano poco più in là con curiosità crescente, attendendo nell'ombra. Il cuore di Akane parve farle una capriola in petto, non appena la legittima proprietaria di quelle iridi cupe su un'espressione maliziosa mosse qualche passo verso di lei, costringendola a indietreggiare. Maledizione. 

-Guarda guarda chi si vede a quest'ora, di solito non sei così mattiniera! 

Esordì con accento mellifluo mentre, a braccia incrociate, si esibiva in un sorriso sardonico che la mise subito in allarme. 

-Ecco, io… io stavo… andando al bagno. 

Balbettò la minore delle Tendo, sperando inutilmente di cavarsela con quella pietosa bugia. Anche se le bastò un'occhiata di traverso per capire che non l'aveva di certo bevuta. 

-Curioso - la sentì dire, infatti - visto che il bagno sta praticamente dall'altra parte del corridoio, così come la tua stanza. Ragion per cui, immagino che il motivo per cui stai gironzolando qui intorno debba per forza essere un altro. 

-Non è affatto come pensi. 

Fece un ultimo, disperato tentativo. 

-Davvero? Perché io penso che tu sia appena uscita dalla camera di Ranma, e qualcosa mi dice che voi due abbiate passato la notte insieme. Lo sapevo che c'era sotto qualcosa, l'ho capito subito ieri! 

Esclamò Nabiki, annuendo soddisfatta come se avesse appena vinto alla lotteria. Akane sospirò, affranta. A cosa sarebbe servito negare ancora l'evidenza? 

-E va bene - ammise a quel punto, a testa bassa - d'accordo. Ho dormito in camera sua ma non è successo niente. Ranma stava male ed ero preoccupata per lui. Non me la sono sentita di lasciarlo solo, così sono rimasta. Ma ti giuro che non abbiamo… 

-Ok - la incalzò la sorella, squadrandola dall'alto in basso con aria critica - ok. Senti, io posso anche crederti Akane, ma avrai un bel da fare a convincere papà della vostra innocenza quando verrà a saperlo. 

La ragazza si accigliò. 

-Non lo saprà se nessuno glielo dice. 

-Questo dipende solo da te. 

Riecco spuntare quel fastidioso sorrisetto di chi la sa lunga. Stava forse pensando di… ricattarla? 

-Nabiki, non vorrai mica… 

-Non preoccuparti, visto che sei mia sorella ci andrò leggera. Mille yen a testa e non se ne parla più. 

Sì, era decisamente un ricatto. 

-Che cosa? Sai benissimo che non ho tutti quei soldi! 

La vide fare spallucce, come se la cosa non fosse un suo problema. 

-Oh, un vero peccato perché, sai, mi stavo chiedendo che faccia farà quel pover'uomo di nostro padre, quando andrò dritta a raccontargli che ti ho vista sgattaiolare via alle prime luci dell'alba dalla stanza del tuo ex fidanzato, che peraltro tu stessa hai piantato. Cosa che tende a rendere il tutto ancora più torbido e sconveniente, non credi? 

Akane trattenne a stento la collera. 

-Va bene, hai vinto, chiederò un prestito a Kasumi ma, per favore, non dire niente a nessuno! Solo, non potresti scendere un po' il prezzo? 

Nabiki le si avvicinò fino a trovarsi a pochi centimetri dal suo viso. 

-Mille yen a testa entro stasera e le mie labbra resteranno sigillate, oppure… 

-Sei spregevole! 

Sorrise, dandole un buffetto sul viso fumante di rabbia. 

-Sì, anch'io ti voglio bene, sorellina. 

Disse, prima di voltarle le spalle e allontanarsi per raggiungere il piano di sotto. Accidenti a lei, bruciarla sarebbe stato ancora poco. 

E adesso? 


-Sono tornata! 

Esclamò Akane, rientrando in casa. Ranma le andò subito incontro, accogliendola con un sorriso che non poté che ricambiare. 

 

-Ehi, ciao. 

-Ciao. Come ti senti oggi? 

Gli chiese, guardandolo con una certa euforia distante che sapeva tanto di nostalgia, al ricordo del dolcissimo momento condiviso la notte prima. Aveva ancora il suo profumo addosso, il suo sapore sulle labbra. Arrossì fino alla radice dei capelli, sentendosi a disagio di fronte a quegli occhi magnetici che sembravano spogliarla di tutti i suoi segreti, rendendola tremendamente vulnerabile. Era forse questo l'amore? Chissà se anche lui provava le stesse cose. 

-Meglio - lo sentì rispondere - non ho più la febbre. Stamattina sei andata via senza neppure salutarmi. 

Sembrava dispiaciuto. 

-Scusami, è che dormivi così bene che non ho voluto svegliarti. 

Sollevò una mano per accarezzarle la guancia e il suo cuore perse un battito. 

-Mi è mancato non averti tra i piedi come ogni giorno. 

La giovane premette di più la sua mano contro il viso, coprendola con la propria mentre un brivido di piacere le attraversava il corpo, rendendola preda facile di intense emozioni difficili da tenere a bada, ora che era di nuovo così vicino. 

-Anche tu mi sei mancato a scuola. 

Disse, fissandolo ardentemente. 

-Oh, ma guardateli! Come sono teneri i nostri piccioncini mentre tubano! 

Trasalirono entrambi e Ranma ritirò in fretta la mano, avvampando dall'imbarazzo. 

-Nabiki! Quando la pianterai di comparirmi sempre alle spalle? Lo fai apposta, vero? Vuoi farmi venire un infarto? 

Gridò Akane, lanciando un'occhiata di fuoco all'indirizzo della sorella che, comparsa dal nulla e con ancora indosso la divisa scolastica, pareva sempre divertirsi a stuzzicarla in ogni modo possibile. La vide scoppiare a ridere e questo la fece infuriare ancora di più. 

-Su, non è il caso di scaldarsi tanto. 

Tese la mano verso di loro ed entrambi la fissarono senza capire. 

-Allora? Dove sono i miei soldi? 

Riprese a quel punto, sperando così di rinfrescarle la memoria. Il viso della più piccola si contrasse in una smorfia. 

-Non ce li ho, piantala con questa storia! 

-Di che sta parlando? 

Domandò Ranma, che a quel punto ci capiva sempre meno. 

-Non darle retta. 

Si sentì rispondere, liquidando la questione con un breve cenno di dissenso che fece storcere la bocca a Nabiki, la quale urlò subito a gran voce: -In questo caso…papà! 

-No, smettila, abbassa la voce! 

Le intimò Akane, agitando intanto le braccia come una forsennata al temibile pensiero di trovarsi a dover dare certe spiegazioni al genitore. La sorella puntò l'indice contro di loro, l'aria minacciosa. 

-Ricordate: mille yen a testa e terrò la bocca chiusa. Avete tempo fino alla mezzanotte di stasera, e solo perché sono buona. Tra l'altro, nel caso aveste intenzione di rifarlo, siate più furbi la prossima volta. Se dovessi accorgermene di nuovo potrei non essere altrettanto magnanima. Le tariffe aumentano, sapete? 

Disse, provocatoria. Ranma aprì le mani. 

-Si può sapere di che diavolo parla? 

Si informò nuovamente, sempre più confuso. Akane sospirò, frustrata. 

-Te lo spiego dopo. 

Fu tutto ciò che disse mentre osservava Kasumi, impegnata intanto in un continuo andirivieni dalla cucina per servire in soggiorno le squisite pietanze che aveva preparato. 

-Venite - li avvertì - è pronto in tavola. Oh guarda, abbiamo ospiti! Fermatevi a pranzare con noi. 

Aggiunse poi con il sorriso sulle labbra prima di allontanarsi, lasciandoli attoniti a domandarsi a chi si stesse riferendo. Poi, le notarono. Accalcate in giardino e visibilmente infuriate parlavano tutte insieme, creando una gran confusione. 

-Oh Lanma, come hai potuto farmi questo? 

-Già, che significa? Sono qui, pronta a mettermi in gioco e affrontare la mia sfida quotidiana per conquistare il tuo cuore e, cosa vedo? Sappi che tutto questo è oltraggioso! 

-Tieni giù le tue manacce dal mio futuro marito, brutta smorfiosa! 

Shampoo, Ukyo e Kodachi. Come se non avessero già abbastanza problemi con Nabiki. E poi, cos'avevano da strepitare tanto? Akane e Ranma abbassarono lo sguardo nello stesso momento e solo allora si accorsero che le loro dita erano intrecciate insieme. Il disagio però durò solo un attimo perché lui, anziché lasciare la sua mano l'afferrò saldamente, trasciandola via da tutto quel caos prima che qualcuno potesse accorgersene mentre Nabiki si faceva largo tra quelle furie scatenate, provando a richiamarne l'attenzione. 

-Ok, fate un po ' di silenzio, per cortesia! Se volete risolvere le vostre questioni dovrete prima pagare l'ingresso. Sono duemila yen a testa, grazie! 

 

Corsero a perdifiato fino al parco dove, ansanti e stanchi, si rifugiarono su una panchina seminascosta dalle fronde degli alberi. 

 

-Credi che ci troveranno? 

Chiese Akane. 

-Probabilmente sì, ma almeno abbiamo qualche minuto di vantaggio su di loro per potercene stare un po' in pace. O è quello che spero. 

Considerò con una punta di scetticismo. Con quelle matte in giro non c'era mai niente di sicuro. Le loro dita si cercarono di nuovo, stringendosi come se non volessero più lasciarsi. Il ragazzo la sentì accoccolarsi contro di lui, poggiandogli la testa sulla spalla. D'un tratto si sentì così sereno da desiderare che quel meraviglioso istante durasse per sempre. Forse, era il momento giusto per chiederglielo. 

-Senti, Akane - cominciò, esitante - credi che possa esserci la possibilità di… io e te… insomma, noi, di… 

Il suo viso assunse il colore di un pomodoro pachino. 

Oh, al diavolo! 

-Di dormire di nuovo insieme? Tipo… stasera? 

Ecco, lo aveva detto. Vide le sue labbra aprirsi in un largo sorriso che gli scaldò il cuore. 

-Pensavo che non me lo avresti più chiesto - mormorò - Stavolta, però, puoi anche non sentirti obbligato a mantenere la promessa. 

Ranma la fissò, senza capire. 

-Quale promessa? 

-Quella di tenere le mani a posto. 

Arrossì nuovamente senza controllo, facendola scoppiare a ridere. 

-Accidenti, quanto sei timido! 

Esclamò, finendo però per seguire le sue stesse orme quando i loro occhi si incontrarono, annegando gli uni negli altri. Cielo e cioccolato. 

"Un connubio improbabile, ma assolutamente perfetto" 

Pensò lui prima di chinarsi a baciarla. La sua bocca sapeva di fragole e menta. 

-È tutta la mattina che morivo dalla voglia di farlo. 

Le sussurrò contro le labbra. 

-Allora non fermarti. 

Akane lo attirò a sé, permettendogli così di continuare ciò che aveva iniziato. Al loro ritorno a casa avrebbero aggiustato le cose, parlando ai rispettivi genitori dell'inaspettata e bellissima evoluzione del loro rapporto. 

 

Fine. 



 
   
 
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