Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Moby9090    21/04/2021    1 recensioni
Confusa dai mille pensieri, si mise finalmente a letto, dove, riosservando le sue gambe nude, pensò a come sarebbero state senza quell’infinità di lividi.
‘Dormi Mikasa’
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Levi Ackerman, Mikasa Ackerman
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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SORRIDERE



 
 
Si sentiva… in colpa? Fissare le reclute donne non era mai stata una delle sue passioni, soprattutto se queste erano delle ragazzine testarde e petulanti… Ma quella, quella non era una ragazzina normale. No, non lo era affatto. Quella donna davanti a lui era una macchina da guerra, per la miseria!
Strinse i denti. Accidenti, si stava completamente rammollendo.
Da quando Eren aveva deciso di fuggire, la situazione si era davvero fatta pesante per tutti, nessuno escluso. Vivevano costantemente in allarme, allenandosi come matti in vista della prima occasione per cui combattere.
Non che prima vivessero diversamente…Ma, la realtà in cui si trovavano adesso, si era complicata in maniera esponenziale. L’esercito eldiano non aveva ancora compreso quali fossero le reali intenzioni di Zecke, dei Marleyani e persino di quel folle di Eren. Per questo, avevano bisogno di tempo: per riflettere, per organizzare, per chiarire.
Se solo ci fosse stato Erwin con loro, diamine!
Ma chi stabiliva la durata del loro tempo? Sarebbero potuti morire da un momento all’altro in quel cazzo di castello e nessuno avrebbe avuto modo di salvarsi. Ma morire, e come? Ormai nemmeno la morte era una cosa chiara. Come sarebbe avvenuto? Chi sarebbe stato il loro carnefice? Un gigante anomalo? No, quelli non esistevano più a Paradise, in quanto li avevano già sterminati tutti. Forse, sarebbero stati dei civili, magari con dei fratelli, figli e parenti ad attendere il loro glorioso ritorno…
Poggiò la giacca di Mikasa su di una sedia, poi, si mise una mano sulla fronte, dilaniato da quei pensieri ossessivi, finendo per sedersi sulla poltrona accanto a quella della giovane. Accavallò le gambe e incrociò le braccia al petto, quasi a voler aspettare che lei si destasse.
Dopo qualche minuto interminabile, la mora, finalmente, si svegliò.
Mikasa, resasi subito conto di essere stata beccata a dormire, si alzò di scatto, mettendosi sull’attenti. Il nano era comodamente seduto a fianco a lei, ma ciò non lo rendeva meno pericoloso. In fondo, si trattava sempre del Capitano Levi…
Lui, rimase seduto a fissarla, quasi schifato da quel gesto fatto in fretta e furia. Sembrava stanca.
- “Buonasera, Capitano. Ho terminato il compito da lei assegnatomi quest’oggi, posso andare adesso? – chiese lei freddamente.
Levi sbuffò alzando gli occhi al cielo, poi, ignorando la richiesta della ragazza, si alzò, avvicinandosi alla scrivania.
Mikasa, leggermente stranita dalle azioni del capitano, rimase immobile, notando che l’uomo le stava porgendo una tazza ancora fumante di tè. Ciò significava che non doveva essere arrivato da tanto.
‘Che fortuna’ pensò.
La ragazza accettò la bevanda e cominciò a sorseggiarla, ma si riscoprì assetata come non mai. Doveva ammettere che era proprio deliziosa, e, quel leggero sapore fruttato, le ricordava i pochi momenti sereni durante le loro prime spedizioni. Quando lei e tutti i suoi compagni del centoquattresimo si ritrovavano a bere un tè caldo, ancora molto piccoli, scherzando di fronte ad un camino, o ai tizzoni ardenti di un fuoco ristoratore, magari in mezzo a qualche bosco sperduto. Sorrise impercettibilmente, ma quella tazza terminò velocemente, così come il flusso dei suoi ricordi.
Alzò lo sguardo verso Levi, che nel frattempo le faceva compagnia sorseggiando la sua tazza con una lentezza disarmante: sembrava abbastanza provato, le occhiaie della notte precedente non erano affatto sparite. Poi, decise di interrompere quel silenzio imbarazzante.
- “Grazie, Capitano. Ne avevo bisogno, m-ma forse non è un po’ troppo caldo per bere del tè?” - sorrise imbarazzata lei, nuovamente accaldata.
‘Da quando ti piace fare battute, Mikasa’ pensò, sorpresa dalle parole che le erano uscite di bocca.
- “Al tè non si dice mai di no. - rispose infastidito il moro. – “In ogni caso, ho solo rallentato i tuoi processi biologici. Tra poco sverrai, se non metterai qualcosa sotto i denti. Va’ in sala mensa, ti ho fatto lasciare da mangiare. Domani pomeriggio però, dopo l’allenamento, torna qui in ufficio, dobbiamo chiarire alcune cose.” - fece lui serio.
- “Non mancherò, Capitano” -
- “Mikasa” - lei lesse un po’ di indecisione nel suo sguardo.
- “Cosa?” -
- “La tua giacca” - fece poi Levi, indicandola con lo sguardo.
- “G-grazie Capitano, a domani…” - prese la giacca ed uscì correndo. La temperatura del corridoio era molto più vivibile rispetto a quella infernale dell’ufficio del suo superiore. Raggiunse finalmente la cucina, dove trovò i suoi amici: Connie ed Armin stavano terminando di sciacquare delle stoviglie, mentre Jean e Sasha stavano discutendo su chi dovesse lavare il pavimento.
- “Hey Mikasa, tutto bene? Sembri appena uscita dai lavori forzati!” - fece Connie, mentre cercava di togliere una brutta incrostazione da una posata.
Armin, invece, la raggiunse con il suo solito sguardo comprensivo, le mani ancora umide, ad indicarle il piatto lasciato per lei dopo pranzo.
Il biondo la seguì a tavola, sedendosi al suo fianco. La giovane non disse nulla, cominciando a divorare il piatto come se non avesse mai visto cibo. Si sentì subito meglio. Almeno non l’avrebbe data vinta al Capitano, che aveva profetizzato un suo svenimento di lì a poco.
La tristezza un po’ le era passata, ma una brutta sensazione si era nuovamente fatta spazio nel suo cuore. In quel momento, guardò Armin negli occhi: forse, anche lui aveva avvertito lo stesso infausto presagio? Lui la fissò serio, per poi sorriderle dolcemente.
- “Mikasa, se c’è qualcosa che non va, io sono qui. So bene quanto tu stia soffrendo, ti ascolto.” - fece timido il biondo.
- “Ho solo una brutta sensazione, tutto qui. - rispose lei, con lo sguardo perso nel vuoto.
Il ragazzo le mise una mano sulla spalla, cercando di tranquillizzarla.
- “Qualsiasi cosa accada, io ci sarò sempre! - le sorrise candidamente, ancora una volta.
E ancora una volta, quel giorno, era sull’orlo di una crisi di pianto. Decise che avrebbe evitato, almeno di fronte ad una delle persone più importanti della sua vita e, soprattutto, di fronte ai suoi compagni, che credevano in lei più di chiunque altro.
Quindi, sorrise lievemente al biondo che, vedendola più serena, la lasciò al suo pasto. Mentre portava il cucchiaio alla bocca, notò che Jean si stava avvicinando a lei: prese una sedia, la girò al contrario, e le si sedette di fronte. Si mise ad osservarla mentre mangiava. Un tempo, un gesto del genere le avrebbe dato fastidio, ma capì che quello, era solo il suo personale modo di tenerle compagnia.
 Doveva ammettere che era maturato parecchio, da quando lo conosceva. E poi, si, quei capelli leggermente più lunghi gli stavano decisamente bene. Già, era diventato proprio un bel ragazzo. Sebbene i primi anni le avesse fatto una corte spudorata, lo aveva sempre rifiutato, per ovvi motivi. Ma non l’aveva odiata, aveva invece continuato sinceramente a fare il tifo per lei, in ogni occasione.
- “Tutto okay col Capitano, Mikasa?” - chiese incerto Jean.
- “Certo che sì, mi ha punita perché ieri gli ho risposto male, dopo l’allenamento.” -mentì la giovane.
- “Ormai lo conosciamo da anni, dovresti aver capito com’è fatto!” - rispose il giovane, ridacchiando leggermente.
- “Anche lui dovrebbe aver capito come sono fatta io. Cerco di trattenermi, ma è più forte di me” - alzò scocciata gli occhi al cielo, mentre ingoiava l’ennesimo boccone succulento.
- “Ah, va bene, come non detto.” - Jean alzò le mani in segno di resa – “In ogni caso, ti credo. Se il Capitano dovesse darti ancora fastidio, non esitare a chiamarmi. Ti aiuterò a punirlo come si deve, quel nano. Pestarlo, è il mio sogno da quando ho messo piede nel Corpo di Ricerca. - sorrise sghembo Jean, dimenticando per un attimo il momento delicato in cui si trovavano.
- “Credo sia il sogno di tutti, qui dentro!” – si intromise Connie, mentre lucidava l’ennesima forchetta.
- “Hey Jean, vedi di non importunare Mikasa! Potresti, invece, tornare qui ad aiutarmi, e smetterla di chiacchierare come una vecchia pettegola? Sai, mangiare è la cosa più importante da fare dopo una giornata impegnativa, quindi, non romperle le scatole, brutta faccia da cavallo che non sei altro!” - urlò inviperita Sasha, mentre cercava di stricare una mattonella sporca.
Jean, profondamente risentito da quell'insulto, strinse i pugni e digrignò i denti. Maledisse mentalmente quel babbeo di Eren, che anni prima gli aveva affibbiato quell’insulto spregevole. Poi, si alzò, e rimboccandosi le maniche, riprese lo straccio che aveva abbandonato poco prima, tornando a stricare il pavimento della mensa.
Nel mentre, pensando a chi avrebbe dovuto giudicare il suo operato, diventò rosso dalla rabbia, e cominciò a sputare insulti ad alta voce.
- “Anni ed anni di allenamento, centinaia e centinaia di giganti squartati, per cosa? Per fare la sguattera? Quel fottuto Levi è un dannato, per la miseria. Quell’essere sottosviluppato continua a schiavizzarci per soddisfare la sua fissa per la pulizia. Uff.” - continuò, facendo il verso al Capitano: - “Le nuove reclute non hanno tempo per imparare l’arte della pulizia, quindi è compito vostro!” -.
- “Spero non chieda alle sue amanti di igienizzarsi a fondo, prima di farle entrare nel suo letto” - continuò Connie, con un sorriso perverso sul volto.
- “Perché, secondo te, quel babbeo ha delle amanti? Secondo me, quello non ha mai nemmeno sentito l’odore di una…” - Jean stava per terminare, ma fu interrotto da un Armin un po’ troppo imbarazzato.
- “Hey ragazzi!” - fece lui grattandosi la testa – “Dovreste smetterla di dire queste sciocchezze, potrebbe sentirci qualcuno…” - continuò paonazzo.
Effettivamente, pensò Mikasa, se qualcuno li avesse sentiti, avrebbero certamente fatto una figuraccia.
Poi, Sasha si piazzò alle spalle di Armin, la faccia scura e un sorrisino ambiguo sul volto.
- “Uhm, Armin, ma quanto sei pudico… In fondo è una cosa normale, sono certa che il capitano si rotoli nelle lenzuola con qualche nuova recluta. A meno che, non sia davvero tutto d’un pezzo.” - si mise il mento tra le dita pensierosa, mentre il biondo moriva dall’imbarazzo – “Ma preferisco escludere la seconda opzione. Chissà com’è, diciamo, in certe situazioni, ehm insomma, nudo! Beh, se è bravo come in battaglia, chissà come destreggia bene, ecco, in altri territori nemici, la sua lama…” -
La bruna scoppiò in una fragorosa risata, per quel pensiero proibito fatto a voce altra. Armin, da parte sua, cercò il più possibile di tapparle la bocca. Sasha era proprio incorreggibile!
Anche gli altri due ragazzi nello stanzone risero come matti, tranne Mikasa. La sua mente aveva cominciato ad immaginare una possibile scena in cui Levi vestiva i panni di amatore. La sua lama? Ah, si sentiva proprio una pervertita. Mise una mano sulla fronte, mentre alzava gli occhi al cielo.
Ma cosa stava succedendo a tutti quanti? Era sicuramente colpa di quel maledetto caldo.
- “Hey Mikasa, tu cosa ne pensi? - la provocò Sasha, ancora nel pieno delle risate. La mora ebbe la brutta sensazione che quella conversazione non sarebbe terminata lì.
Non rispose, girando la testa verso la finestra che dava sul cortile interno.
- “In fondo – continuò ridendo la sua compagna di stanza – anche tu sai usare bene le lame!” - la brunetta e Connie scoppiarono in una fragorosa risata, mentre Jean e Armin si bloccarono, arrossendo vistosamente. Si fissavano a vicenda senza sapere cosa dire.
Mikasa, paonazza, le braccia incrociate al petto, sospirò profondamente.
“Sasha, se non vuoi che dica al Capitano Levi che sei tu, quella che ruba le salsicce dalla dispensa, chiudi il becco!” - la minacciò la mora.
La ragazza patata sbiancò di colpo, poi, si inginocchiò a lei, chiedendole umilmente perdono. Mikasa, guardandola dall’alto, sorrise candidamente, arruffandole i capelli. Sasha era proprio buffa. Certo, l’argomento la destabilizzava non poco ma, anche solo per un attimo, era riuscita a farla sorridere. Di nuovo. In quell’istante capì di volerle davvero un mondo di bene. Poi, all’improvviso, la brunetta l’abbracciò calorosamente, togliendole quasi il respiro.

***

Quella giornata si concluse con un bel bagno rinfrescante, che sicuramente, le sarebbe servito a distendere i nervi e anche a rilassarsi un po’. Doveva riposare, altrimenti non avrebbe dato il massimo negli allenamenti del giorno a venire. I suoi compagni, qualche ora prima, le avevano riferito che l’indomani, avrebbero testato le nuove uniformi, per verificare se fossero adatte alla grande quantità di movimenti che, dei guerrieri come loro, erano soliti compiere in battaglia.
Aveva sentito dire, dal Caposquadra Hanjie, che si trattava di un materiale super-elastico, recuperato dagli infiltrati Marleyani che collaboravano con loro da un po’.
Uscì dalla grande vasca in legno, prese l’asciugamano, e cominciò ad asciugare il suo corpo. Mentre sfregava la sua pelle, pensò di nuovo ad Eren. Come tutti i suoi compagni, era convinta del fatto che fosse ancora vivo, per cui, viaggiando un po’ troppo con la fantasia, pensò che, in caso di vittoria, le sarebbe piaciuto vivere con lui. Magari in un’accogliente casetta su di una montagna, nel bel mezzo della natura, dove, ogni sera, avrebbero fatto il bagno insieme, avrebbero lavato e curato le proprie ferite di guerra, e forse, avrebbero anche fatto l’amore…
Cavolo! Non aveva mai fatto un pensiero simile prima d’ora. Sapeva di provare un fortissimo sentimento nei suoi confronti, ma non si era mai spinta ad immaginare cose del genere. Tra l’altro, un po’ per via della sua giovane età, un po’ per il contesto in cui si trovava, il loro rapporto era rimasto del tutto platonico. E soprattutto, nella sua mente.
Tra l’altro, nel corso degli anni, il contatto più intimo che aveva avuto con Eren, era stato un abbraccio un po’ troppo lungo. Presa da questi ragionamenti, cominciò a chiedersi se lui l’avesse mai considerata come sua possibile compagna di vita. Sospirò intristita.
Una volta finito di asciugarsi, indossò la vestaglia da notte e si mise a letto. Sasha stava sgranocchiando qualcosa nel letto, Hanjie invece, non era ancora tornata.
Stanca, si addormentò subito: chissà, magari il giorno seguente si sarebbe svegliata davvero in una casetta in montagna, col suo amato Eren.
 
***
 
Il Capitano Levi, visibilmente agitato, batté con forza la porta, uscendo dalla sua camera personale come una furia alla ricerca di Hanjie. Un suo sottoposto gli aveva appena consegnato una lettera: lui si era fatto vivo, e aveva bisogno di loro.
Quella stessa mattina, si tenne una riunione speciale fra i comandanti dei maggiori corpi militari. Discussero per molte ore, pianificando nel minimo dettaglio ogni azione a venire contro il nemico. Ancora una volta, si sarebbero mossi, a difesa della loro unica speranza: Eren Jeager.
Qualche ora dopo, nel tardo pomeriggio, tornò in ufficio. Avrebbe comunicato i piani dell’esercito ai componenti rimasti del centoquattresimo, la sua fottuta squadra.
Il flusso dei suoi pensieri fu interrotto da qualcuno che bussava alla sua porta.
- “Avanti” -
Era Mikasa. Si ricordò che il giorno prima aveva fissato lui stesso quell'appuntamento, in quanto voleva continuare a fare la ramanzina alla sua sottoposta. Ma, gli eventi della mattinata, lo avevano sconvolto non poco, per cui, se n’era completamente dimenticato. Appena la vide, abbassò lo sguardo, indeciso se rivelarle tutto subito, o aspettare i suoi compagni.
- “C-capitano, m-mi scusi…” – cominciò Mikasa, sedendosi di fronte a Levi, ma si bloccò quando lo vide zittirla facendole un gesto con la mano.
- “Ascoltami bene, questa mattina è arrivata una lettera da Marley e indovina un po’, ce la manda il tuo amato Eren” - la ragazza si alzò di scatto, il respiro affannato e le gote arrossate. Poi si strinse la mano al petto, facendo scorrere qualche lacrima silenziosa dai suoi occhi.
‘Eren, allora, stai bene…’
- “Dice che sta organizzando un attacco a Marley, in occasione di un incontro che si terrà il mese prossimo con le più grandi potenze mondiali. Ovviamente, noi andremo lì per salvarlo e, arrestarlo. Ma tu, ti senti pronta? Sei abbastanza lucida? Possiamo contare su di te, Mikasa?” - fece Levi, guardandola negli occhi.
- “Certo Capitano, potete contare su di me, come sempre. Andiamo a riprenderci Eren!” – affermò sicura la giovane. Poi, ancora con la mano al petto, ma con gli occhi fissi nei suoi, continuò:
- “Ieri mattina non ero in me. Ho accettato quell’inutile punizione solo per rinfrescarmi un po’ le idee, tutto qui. Credo l’abbia capito lei stesso che il compito datomi, sia stato assolutamente inutile, vista la mia posizione in questo esercito. Sono una sua sottoposta, certo, ma non più una mocciosa. Come tutti, ho le mie debolezze, soprattutto se si tratta di cose a cui tengo particolarmente. Eren è la persona più importante della mia vita, è la mia famiglia! E io lo difenderò con tutta me stessa, mio caro capitano. Quindi, a prescindere dal mio ruolo militare, le chiedo di comprendere e rispettare i miei sentimenti…” – fece lei, lo sguardo di nuovo basso, le guance arrossate dal pianto.
- “Solo se rimarrai lucida, Mikasa.” - la interruppe lui, alzandosi in piedi. Poi continuò, raggiungendola: - “Lo farò, se vuoi. Rispetterò i tuoi sentimenti, ma non li comprenderò. Perché non sai nemmeno tu cosa provi per Jeager.” – la sfidò l’uomo, consapevole di aver toccato un tasto dolente.
La giovane voltò la testa verso la parete, infastidita. Non riusciva a dare una misera risposta a quel dannato. Sembrava essersi arreso, eppure…
 



 



…CONTINUA



NDA
Eccomi qui! Dopo un bel po', nuovo capitolo. Credo sia un po' di passaggio, ma descrive un po' l'atmosfera tra i soldati prima della battaglia successiva. In questa parte della storia mi sto rifacendo molto a quello che accade nell'anime, poi, ovviamente, qualcosa cambierà. Per qualsiasi errore, correzione o dubbio, non esitate a scrivermi! Le vostre recensioni sono fondamentali per me! Spero che il capitolo vi piaccia, vi mando un bacio e... Alla prossima! Moby9090

CAPITOLO REVISIONATO
  
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