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Autore: heliodor    30/04/2021    1 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Tu stai cercando qualcuno
 
Stanno cercando me, pensò Ros mentre camminava per strada a testa bassa.
Aveva alzato il bavero della blusa cercando di nascondere il viso, ma poi ci aveva ripensato temendo di apparire sospetto se avesse tentato di celare la sua identità.
Quei soldati erano alla bottega per me, si disse mentre attraversava la piazza cercando di confondersi tra la folla. Due soldati oziavano all’angolo con una strada. Appena si accorse di loro Ros cambiò direzione e imboccò il vicolo opposto.
Sono ovunque, pensò. La notizia si sarà già sparsa? Tra poco li vedrò piombarmi addosso?
Non era sicuro di cosa avrebbe fatto se lo avessero catturato. Era chiaro che qualcosa era andato male e che Valya doveva aver sbagliato la dose da dare a Doryon. Non sapeva spiegarsi in altro modo quello che stava accadendo.
E ora cosa faccio? Si chiese. Dove vado? Non posso tornare da Jangar e non posso andare a palazzo. I cancelli cittadini sono tutti sorvegliati ed è sicuro che mi riconoscerebbero se provassi a passare anche usando una buona scusa.
Era prigioniero in città, senza poter uscire. O trovava un modo per andarsene o l’avrebbero catturato non appena avrebbe avuto bisogno di mangiare o dormire.
Rifletti, Ros, si disse. Deve esistere un modo per uscire.
Gli venne in mente la cassa che quella mattina era arrivata a Jangar. Conteneva ingredienti che in città non si trovavano e che le guardie avrebbero sequestrato se avessero tentato di farli entrare in città.
Qualcuno doveva averli comprati e fatti entrare, pagando quelli che dall’esterno li avevano procurati.
La merce entra e le monete escono, pensò. Devo scoprire come ci riesce. Ma a chi dovrei chiedere? Non posso andare in giro a domandare come funziona il contrabbando in città. O no?
Quella domanda aleggiò nella sua mente per qualche istante.
Forse c’è qualcuno che sa come funziona, si disse. Forse potrei chiederglielo. Forse mi ucciderà senza neanche ascoltarmi, ma che cosa ho da perdere?
Accelerò il passo dirigendosi verso la parte bassa della città.
 
Il ragazzo aveva il naso storto e l’espressione sofferente dipinta sul viso. Stava osservando Ros come avrebbe guardato uno straccio per il pavimento.
“Il scignor Tharavan non risceve visite” stava dicendo il ragazzo. “Non dopo quello che gli è suscesso.”
Ros trovava divertente il modo in cui pronunciava alcune parole e si chiese se dipendesse dalla strana forma del naso.
Mentre camminava aveva pensato a una storia credibile da raccontare.
“Devo parlargli con urgenza” disse. “È accaduta una cosa molto spiacevole.”
“Suscederà a te una cosa spiacevole sce non te ne vai” disse il ragazzo. “Morzor è ancora arrabbiato per quello che è sciuscesso una Luna fa.”
Ros non aveva idea di cosa fosse accaduto a Morzor una Luna fa e nemmeno sapeva chi fosse questa persona. “Mi spiace molto per il tuo amico” disse cercando di sembrare ragionevole. “Ma è davvero molto importante.”
“Io non…”
“È così grave che potrebbe non esserci Latte di Luna in città per le prossime cinque o sei lune.”
Il ragazzo lo fissò in silenzio. “Questo non farebbe piascere al signor Tharavan. Niente affatto.”
“È quello che penso anche io. Ecco perché devo parlargli adesso, prima che il guaio diventi più grosso.”
“Aspetta qui” disse il ragazzo prima di infilarsi nella porta alle sue spalle.
Ros attese paziente guardandosi attorno con timore.
Che ci faccio qui? Si disse. Sono un ricercato davanti alla porta di un venditore di Latte di Luna. Le guardie potrebbero arrivare da un momento all’altro e sorprendermi qui equivarrebbe a una confessione.
Fu tentato di andarsene quando la porta si aprì. “Entra” disse il ragazzo. “Il scignor Tharavan ti vuole parlare.”
Tharavan era una persona minuta che sedeva dietro un banco di legno ingombro di monete e pergamene. “Parla” disse senza alzare gli occhi. “Qual è il problema?”
“Io ti saluto” disse Ros avanzando di un passo. “Sono l’allievo di Jangar, il guaritore. Ha una bottega a…”
“Lo so chi è Jangar. È da anni che mi rifornisco da lui per alcuni ingredienti. Fa dei prezzi altissimi per dei lavori appena accettabili. Che cosa vuoi? Un anticipo sui pagamenti? Guarda che sei venuto in un brutto momento.”
“No signore” disse Ros. “Non voglio nessun anticipo.”
“E allora perché mi fai perdere tempo?”
Ros si schiarì la voce. “Stamattina ci hanno consegnato una cassa piena di ingredienti per fabbricare un estratto.”
“Lo so a cosa serve” disse Tharavan. “Sono io che lo compro dal tuo padrone per fabbricare il Latte di Luna.”
“È proprio questo il problema. Se non facciamo qualcosa andranno perse intere partite di Latte di Luna.”
Tharavan sollevò gli occhi per guardarlo. “Spiegati meglio.”
“Uno degli ingredienti che usiamo è avariato.”
“Che vuol dire avariato? Quella roba può essere avariata? Non sono solo erbe o infusi?”
Ros aveva preparato una scusa credibile. “È l’acqua in cui sono state mescolate. Deve essere stata contaminata da qualcosa e ha contaminato tutto il resto.”
Tharavan lo guardò sospettoso. “Come ve ne siete accorti?”
“Facciamo sempre dei controlli quando arriva una consegna.” Era falso. Jangar si limitava a verificare che fosse tutto in ordine e che non mancasse niente prima di mettere in ordine le pozioni per poterle rivendere.
Tharavan sospirò. “Non è un problema mio. Jangar conosce le regole. Se non può fornirmi gli ingredienti che mi servono, andrò da qualcun altro.”
“È proprio questo il problema.” Mentre lo diceva Ros cercò di tenere ferma la voce. “Tutte le scorte arrivate in città potrebbero essere contaminate.”
“Tutte?”
Ros annuì.
“Che cosa succederebbe se le usassimo per il Latte di Luna?”
“La maggior parte dei vostri clienti potrebbe morire.”
Tharavan fissò il vuoto. “Sarebbe una perdita enorme. La maggior parte di quelle persone sono nobili o soldati o mercanti. Non posso permettermi di perdere i clienti che pagano meglio e regolarmente. Jangar e gli altri fornitori devono fare qualcosa.”
“È quello che ha detto anche lui prima di mandarmi da te.”
“Perché non è venuto lui di persona?”
Ros pensò in fretta. “Non voleva correre il rischio di esporsi. Dopo l’attacco le strade sono piene di guardie e se qualcuno lo vedesse aggirarsi vicino alla tua residenza, potrebbe insospettirsi.”
“Lo sanno tutti che sono io a vendere il Latte di Luna in città” disse Tharavan con una punta di orgoglio nella voce.
“Ma pochi conoscono i tuoi fornitori. Se la governatrice lo venisse a sapere, manderebbe le guardie a indagare su Jangar e lui potrebbe parlare, se costretto.”
Così se qualcuno gli riferirà di aver visto le guardie alla bottega di Jangar, Tharavan penserà che sia per questo motivo e rafforzerò la sua fiducia in me, pensò Ros.
L’altro annuì grave. “Jangar cosa suggerisce di fare per risolvere il problema?”
“Ci servono nuove scorte e subito” disse Ros. “Ma stavolta bisognerà controllarle prima che entrino in città. Per non rischiare.”
“Mi sembra giusto. Chi le controllerebbe?”
“Io” disse Ros. “Ho scoperto la contaminazione, quindi Jangar si fida di me.”
“Tu” fece Tharavan. “Quindi dovresti uscire dalla città e incontrare i nostri fornitori?”
“Esatto” disse Ros.
Sta funzionando, pensò. Forse riuscirò a convincerlo o almeno a fargli venire qualche dubbio.
Stava già pensando ad altre versioni della storia da raccontare quando Tharavan scosse la testa. “Non posso farlo.”
Ros si sentì sprofondare. “Ma ti ho appena detto che ci servono scorte non contaminate.”
“Ho sentito quello che hai detto, ma non posso occuparmene io. Non gestisco il contrabbando di quei materiali, mi limito a metterli insieme per fare il Latte di Luna.”
“Non capisco” disse Ros. “Non sei tu a far entrare le casse di reagenti?”
“Proprio no. Se ne occupa qualcun altro. Dovrai chiedere a lui.”
“Chi? E dove lo trovo?”
“Il contrabbando in questa città è da sempre gestito da quelli che vivono nel quartiere basso” disse Tharavan. “Non ho contatti col capo, solo con i suoi emissari. È un tipo molto sospettoso e prudente e fa bene a esserlo. Se sapessi di chi si tratta lo farei uccidere dai miei e gli ruberei il mercato. Da voci che ho raccolto in giro pare che si faccia chiamare Deff o qualcosa del genere.”
Deff, pensò Ros. Ho già sentito questo nome.
“Vive nel quartiere basso questo Deff?” chiese.
“Che vuoi che ne sappia? Pare che pochi lo abbiano visto in volto. Ora vattene, ho da fare. Resta inteso che Jangar e gli altri dovranno fornirmi la quota di reagenti pattuita o ci saranno conseguenze. Diglielo tu al tuo padrone quando gli porterai i miei saluti.”
“Lo farò di sicuro” disse Ros uscendo.
 
Deff, si disse camminando a testa bassa. Devo trovarlo e parlargli.
I bassifondi erano il quartiere povero di Ferrador. Ros non ci vedeva molta differenza con la zona dove sorgeva la bottega di Jangar, ma i palazzi erano meno alti e le decorazioni dei fregi meno curate. Le strade avevano parecchie buche e c’erano pochi negozi e quelli che erano aperti avevano almeno una o due guardie all’ingresso. Non mostravano sugli scudi le insegne di Ferrador o di un qualche casato, ma erano armate e tanto doveva bastare a tener lontani i malintenzionati.
Non aveva idea di chi potesse contattare per avere informazioni, ma ricordava di avere incontrato Deff al suo arrivo in città. Gli era sembrato un mendicante come tanti che sedevano agli angoli della strada tendendo la mano per chiedere l’elemosina, quindi decise di iniziare da uno di quelli.
E la prima cosa che notò fu che in quel quartiere non sembrava ce ne fossero. Ne aveva visti parecchi in giro per la città e tanti quando attraversava i quartieri più ricchi, ma nessuno in quella zona.
Forse sto sbagliando qualcosa, si disse. Forse…
“Stai cercando qualcuno?” disse una voce alle sue spalle.
Ros si voltò di scatto e incontrò il viso di una ragazzina. Poteva avere al massimo nove o dieci anni, indossava degli abiti laceri ed era scalza. La pelle era un poco più chiara del bruno tipico degli abitati di Ferrador.
“Ti ho chiesto se stai cercando qualcuno” ripeté la ragazzina.
Ros deglutì a vuoto. “Chi ti dice che sto cercando qualcuno?”
“È da quando sei arrivato che ti guardi attorno. Passi davanti alle botteghe senza entrare o guardare la merce e non bussi alle porte. Tu stai cercando qualcuno e forse io posso aiutarmi.”
Rose pensò in fretta e decise che gli conveniva rischiare. “Sto cercando una persona.”
La ragazzina allungò una mano. “Io mi chiamo Isira, ma tutti mi chiamano Isi. Sono brava a trovare le persone e le cose se qualcuno mi chiede di cercarle.”
“Isira. È un bel nome. Io mi chiamo Ros.”
La ragazzina rimase con la mano tesa e Ros fu tentato di stringergliela, poi fissò il palmo vuoto e capì. Prese un soldo da un sacchetto legato in vita e lo appoggiò al centro del palmo.
Lei soppesò la moneta e la infilò in una tasca sul fianco.
“Sto cercando una persona. Si chiama Deff” disse Ros.
Isira annuì. “Stai cercando Deff il giovane o Deff l’anziano?”
Non pensavo ce ne fossero due, si disse.
“Credo Deff l’anziano” rispose.
“Lui non ama parlare con gli estranei. Posso farti parlare con uno dei suoi soci.”
“No, no” si affrettò a dire Ros. “Deff e io non siamo estranei, ma amici. Lui mi conosce.”
Isira allungò la mano.
Ros le allungò un altro soldo.
“Aspetta qui” disse la ragazzina prima di voltargli le spalle e allontanarsi.
Ros valutò se seguirla ma decise di restare dove si trovava. Non conosceva la zona e se si fosse perso non sarebbe stato sicuro di ritrovare lo stesso luogo.
Almeno qui le guardie non passano, si disse.
Da quando aveva messo piede nel quartiere non ne aveva vista nemmeno una.
Non mi stanno cercando, si disse. Oppure non sono così importante da richiedere di aumentare la sorveglianza nelle strade.
In ogni caso intendeva approfittarne e al tempo stesso non voleva richiamare l’attenzione su di sé da parte di quelli che vivevano in quel quartiere.
Aveva già notato le occhiate incuriosite di qualche passante e quelle più insistenti delle guardie private che sorvegliavano le botteghe.
Forse pensano che sia un ladro, disse. Dovrei allontanarmi un po’? E se poi tornassi non aumenterebbero i sospetti su di me? Che devo fare? Resto o me ne vado?
Stava per andare via quando Isira tornò a passo lento e si fermò davanti a lui.
“Dice che puoi andare da lui.”
“Bene” disse Ros. “Dove lo trovo?”
Isira allungò la mano.

Note
Domani pausa ma ci rivediamo il 2 Maggio per il prossimo capitolo!
  
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