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Autore: heliodor    05/05/2021    1 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Sacrificabile
 
Il primo istinto fu di precipitarsi da Demia e confessarle tutto. Le avrebbe rivelato che aveva cercato di salvare Doryon ma che la governatrice Hylana aveva frainteso le sue intenzioni, facendola imprigionare e che era fuggita per mettersi sotto la loro protezione.
Non funzionerà, si disse. E se anche dovesse credermi, non mi terrebbe mai con sé né mi proteggerebbe. Una come Demia, che ha abbandonato il suo stesso comandante a chissà quale destino, non ci penserebbe due volte a consegnarmi alle guardie di Talmist.
Il secondo pensiero fu di rubare un cavallo e andarsene. I cavalli erano tenuti in un recinto fuori le mura, ma lei poteva raggiungerlo e prenderne uno. I recinti erano sorvegliati ma con la spada poteva avere ragione di qualsiasi soldato.
E poi? Si chiese. Diventerei una ladra, una fuggitiva e forse un’assassina se fossi costretta a uccidere un soldato di Lormist, confermando le accuse della governatrice.
Poteva andare via a piedi, ma non appena si fossero accorti della sua fuga le avrebbero dato la caccia sapendo che non poteva andare lontana.
Mi riprenderebbero in due o tre giorni al massimo, pensò. E allora sarei costretta ad arrendermi o lottare, uccidendo qualche soldato e magari uno dei mantelli.
Scartò altre quattro o cinque soluzioni mentre si muoveva veloce tra i corridoi diretta alla stanza di Demia. Lì aveva le poche cose che possedeva e se avesse voluto avere una possibilità di scappare, avrebbe dovuto recuperarle prima di andarsene.
“Proprio te stavo cercando” disse Demia apparendo da dietro un angolo.
Ecco, pensò Valya. Qualcuno deve averla avvertita.
Non si aspettava che fosse proprio la comandante a volerla arrestare, ma forse aveva ordinato ai suoi di tenersi in disparte.
“Hai sentito anche tu il corno?”
Valya annuì incerta.
“Tre suoni” disse Demia. “È un messaggero in arrivo. Potrebbero esserci delle novità interessanti.” La sua espressione si fece pensosa. “Hemp dovrà condividerle con me. In fondo siamo alleati.”
Valya sperò che il comandante della fortezza se ne fosse dimenticato.
“Accompagnami da lui” disse Demia. “Forse imparerai qualcosa.”
Valya cercò una scusa qualsiasi ma non le venne in mente niente. “Io” disse esitando. “Vorrei restare nella mia stanza.”
Demia si accigliò. “Che hai?”
“Ho mangiato del formaggio ammuffito e non mi sento molto bene.”
“Per l’Unico e gli Dei, avevi così tanta fame da non accorgertene?”
Si finse dispiaciuta. “Non volevo sprecare il cibo.”
“Vai allora, ma passa da Refu per farti dare qualcosa per lo stomaco o starai davvero male.”
“Ci vado subito” disse.
Demia proseguì per la sua strada.
Valya la guardò sparire dietro un angolo e poi partì di corsa nella direzione opposta. Raggiunse la sua stanza e vi entrò, chiudendo la porta a chiave. Adocchiò il baule dove aveva la sacca a tracolla con la sua roba e la tirò fuori. Prese anche la coperta di lana e un mantello con cappuccio. Controllò che nella sacca ci fosse la borsa con le monete e la richiuse. In un’altra sacca vi gettò il formaggio e le mandorle che aveva preso dalla cucina prima di uscire. C’era ancora della carne essiccata avanzata durante il viaggio. Non aveva idea di quanto sarebbero durate quelle provviste.
Quattro o cinque giorni al massimo, pensò. Sette se le raziono. Dieci se decido di patire la fame.
Uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle senza fare rumore. Il corridoio era vuoto ma si mosse lo stesso con prudenza. Da un momento all’altro si aspettava di veder spuntare da dietro un angolo i soldati che venivano ad arrestarla.
Stavolta lotterò, si disse accarezzando l’elsa della spada. Dalkon mi ha colta alla sprovvista a Ferrador. Non mi farò rinchiudere di nuovo in una dannata cella.
Scese al livello inferiore senza incontrare soldati o valletti e si incamminò verso una delle uscite laterali. Una di queste dava sul cortile interno, in quel momento deserto. Da lì poteva raggiungere i cancelli della fortezza.
Tre guardie armate di lance e scudi sorvegliavano l’ingresso. Valya valutò se tornare indietro e tentare a uno degli altri due ingressi, ma quando uno dei soldati la notò, decise di proseguire per non insospettirlo.
Alcuni soldati la conoscevano avendola vista girare per la fortezza in compagnia di Demia, ma lei non ricordava quei visi.
“Io vi saluto” disse raggiungendoli.
Uno dei soldati raddrizzò la schiena. “Dove vai? È tardi. Sei autorizzata a uscire a quest’ora?”
“Dono l’attendente della comandante Vauru” disse Valya con tono fermo. “Devo prendere alcune sue cose al campo e portarle nella sua stanza.”
“Che genere di cose?” fece la guardia annoiata.
“Trucchi. Profumi” rispose dicendo la prima cosa che le venne in mente. Era certa di non aver mai visto Demia usare quelle cose, ma i soldati non la conoscevano come la conosceva lei.
Il soldato sembrò soppesare quelle parole. “Vai. Ma torna subito o manderò qualcuno a controllare quello che stai combinando.”
“E lasciala andare Euris” disse uno dei soldati rimasti in disparte.
Il soldato gli scoccò un’occhiataccia. “Nessuno ha chiesto il tuo parere, Del.”
L’altro ghignò. “E io te lo do lo stesso. Falla uscire. Meno stanno nella nostra fortezza questi Lormist, meno puzzano.”
Valya fu tentata di rispondergli che lei non puzzava e che si era lavata almeno due volte da quando era arrivata, ma si trattenne.
“Eseguo solo gli ordini” disse Euris. “E gli ordini dicono di controllare chiunque entri o esca. E se avesse rubato dei documenti importanti e li stesse portando fuori?” Guardò Valya. “Forse dovremmo perquisirla o avvertire il comandante Gaubold.”
Valya deglutì a vuoto.
“Cos’hai in quella sacca?” le chiese Euris. “Perché non mi fai controllare?”
“Euris” fece Del. “Vuoi che stiamo qui tutta la notte a controllare? Non lo vedi che è una ragazzina? Lasciala andare, su.”
“Allora?” fece il soldato con tono insistente.
Valya sfilò la sacca a tracolla e l’aprì davanti al soldato. Dal suo interno tirò fuori la coperta di lana e gliela mostrò.
“Che ci vuoi fare con quella?”
“È sporca e la porto al campo per prenderne una pulita per la governatrice” rispose.
Gli mostrò anche il cartoccio con la carne secca e le mandorle.
“E questi?” fece Euris interdetto.
“La carne secca è per i cani di guardia ai recinti dei cavalli e le mandorle per il mio amico Pharum. A lui piacciono tanto e gli devo un favore, quindi ho pensato di portargliene un po’. Ho sbagliato?”
Euris sospirò. “Le hai prese dalla cucina?”
“Euris” disse Del esasperato. “Che vuoi fare? La vuoi accusare di aver rubato un po’ di mandorle? A te nemmeno piacciono, dannazione.”
Euris sospirò e fece un gesto sbrigativo a Valya. “Vai, ma torna presto o mando qualcuno a cercarti.”
Valya annuì e si incamminò in direzione del campo. Si lasciò guidare dai fuochi dei bivacchi in lontananza. Ne contò una ventina prima di perdere interesse. Ciò che stava cercando era il recinto con i cavalli.
Devo prenderne uno, si disse. Ma senza che nessuno lo venga a sapere.
Il recinto era sorvegliato da una mezza dozzina di soldati di Lormist. Mentre si avvicinava pensò a un piano per distrarre le guardie e rubare un cavallo mentre loro non guardavano.
O forse potrei stordirle con un colpo in testa, si disse.
Solo che aveva paura di esagerare con la forza dei suoi colpi e ferirli. Fare del male a uno di loro le sarebbe costata una condanna immediata ed era probabile che l’avrebbero attaccata subito dopo aver capito che cosa stesse per fare.
Non è stata una buona idea dopotutto, pensò. Forse dovrei solo chiedere di entrare e prendere uno dei cavalli, magari con la scusa di portarlo alla comandante e…
“Che ci fai qui?” disse una voce alle sue spalle. “Ti sei già stancata dei letti comodi della fortezza e hai nostalgia dei nostri pulciosi giacigli?”
Girandosi incontrò l’espressione divertita di Pharum. Il soldato la guardava incuriosito.
“Allora? Che vuoi fare?”
Valya pensò in fretta. “Non urlare” disse a Pharum. Lo prese per un braccio e lo trascinò di forza verso una delle tende.
“Che ti prende?” chiese lui allarmato. “Succede qualcosa? Ci stanno per attaccare?”
“No” disse Valya. “Ma tu non urlare.”
“E tu spiegami dannazione” protestò il soldato.
Valya si guardò attorno per assicurarsi che nessun altro li stesse osservando. “Mi serve il tuo aiuto.”
Pharum si accigliò.
“Sto partendo per una missione.”
“Che missione?”
Valya aveva pensato in fretta e sperò che bastasse il suo tono d’urgenza a convincerlo.
“Una missione per recuperare Zane.”
“Il comandante Stanner?”
Valya annuì.
“Che genere di missione?”
“Te l’ho appena detto. Devo trovarlo e riportarlo qui.”
Pharum sorrise. “Tu? La recluta più scarsa da anni a questa parte?”
“Demia non la pensa così.”
“La comandante deve essere impazzita per affidarti un compito simile.” Fece per allontanarsi ma lei lo trattenne. “Lasciami” protestò Pharum.
“Solo se prometti di non dirlo in giro.”
“Se lo facessi riderebbero tutti di me.”
“Perché dovrebbero farlo?”
“Perché è una sciocchezza e ti stai prendendo gioco di me.”
“È vero” esclamò indignata sperando di sembrare sincera. “Demia mi ha ordinato di partire subito.”
“Perché proprio tu? Perché non uno degli altri?”
Valya stavolta aveva pensato a una risposta. “Vi ritiene tutti troppo importanti. Sa che ognuno di voi si offrirebbe per andare a cercare Zane.”
“Questo è vero” disse Pharum perplesso.
“E non vuole separarsi da nessuno di voi. Per lei siete tutti essenziali. E inoltre, sa che se una pattuglia lasciasse il campo e si perdesse, altri insisterebbero per andarla a recuperare.”
Almeno questa non è una bugia, pensò.
“Anche questo è vero” disse Pharum. “A molti sembra ingiusto che il comandante Stanner venga abbandonato.” Guardò Valya. “Però non spiega perché la comandante abbia scelto proprio te.”
“Io non sono indispensabile” disse Valya. “Lo hai detto anche tu che sono la recluta peggiore da anni.”
“Non sopravviverai lì fuori da sola.”
“Può darsi, ma se mi accadesse qualcosa, nessuno di voi si sentirebbe in dovere di venirmi a soccorrere. Dico bene?”
“Ho come l’impressione che tu ci stia offendendo, ragazzina” disse Pharum scuotendo la testa.
“Ma è vero. Inoltre, una persona da sola attirerà meno l’attenzione di una pattuglia. Se sono fortunata, riuscirò a evitare i rinnegati e a trovare Zane. A quel punto, potrò guidarlo verso di voi al sicuro. Se fallisco, avrete perso solo una pessima recluta e non una dozzina di buoni soldati o stregoni.”
“Demia ha detto proprio questo?”
“Grossomodo” rispose Valya.
Pharum si accarezzò il mento. “Sarebbe tipico di lei. Ha abbandonato il comandante Stanner al suo destino, quindi potrebbe aver deciso di sacrificare te per riportare Stanner al campo. Non ci perde molto e potrebbe guadagnarci parecchio. Ma perché la segretezza?”
Valya iniziava ad averne abbastanza di tutte quelle domande.
Forse sarebbe stato più semplice stordire Pharum e chiunque altro e prendere quel dannato cavallo, si disse.
“La comandante temeva che sapendo della mia missione qualcuno avrebbe insistito per unirsi a me. Non voleva vanificare tutto, così mi ha ordinato di andare da sola e prendere un cavallo. Avrebbe poi pensato lei a spiegarvi ogni cosa. Ma tu mi hai scoperta e hai rovinato tutto.” Scosse la testa affranta. “Dovrò riferirle che la missione è fallita ancora prima di cominciare.”
Fece per andarsene ma Pharum la trattenne per un braccio.
“Ti arrendi troppo facilmente ragazzina, proprio come quando ti alleni con la lancia” disse il soldato. “Aspettami fuori dalla palizzata. Ti porterò io il cavallo che ti serve senza che nessuno lo venga a sapere.”
Valya dominò l’istinto di mettersi a ridere. “Lo faresti davvero?” chiese fingendosi commossa.
“Vai. Ci vediamo tra poco.”
Attese che Pharum sparisse dietro la tenda prima di avviarsi nella direzione opposta.

 
  
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