Fanfic su artisti musicali > The 1975
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Autore: violamercati    11/05/2021    0 recensioni
Cominciarono lo show ed erano davvero bravi, ad ogni brano che suonavano provavo sempre un'emozione molto forte, di sofferenza ma anche di speranza e amore… ho capito che Matty vedeva la vita in modo differente da tutti gli altri, descriveva perfettamente una delusione d'amore, di quanto fosse straziante lasciarsi e restare soli col proprio dolore.
Genere: Dark, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Presi le chiavi di casa dalla mia tasca destra, le infilai nella serratura e girai un paio di mandate prima di trovarmi nell’ingresso di casa. Chiusi lentamente il portone dietro di me, il più silenziosamente possibile, per evitare che mia nonna, che aveva la stanza da letto proprio accanto all’entrata, si svegliasse e vedesse che ore fossero. Sicuramente mi avrebbe urlato contro che erano le quattro e mezzo di mattina ed io dovevo alzarmi per andare a scuola alle sette. Percorsi quattamente lo stretto corridoio che conduceva alle scale per salire al piano di sopra, le salii ed entrai in camera mia con il cuore in gola. Appena vidi il letto mi ci buttai sopra, avevo ancora i postumi di quelle dannate pasticche e mi girava tutta la stanza ma comunque chiusi gli occhi. Non so quante volte mi rigirai nel letto, sbuffando ripetutamente al pensiero che non prendevo sonno data l’adrenalina dell’ecstacy, quando decisi di alzarmi e mi arresi all’idea di non dormire. Un’ altra notte passata in bianco. Guardai l’orologio sopra il mio comodino: segnava le 6:50. Andai in bagno e decisi di farmi una doccia, mi sentivo stanca e pensare al getto d’acqua tiepida sulla mia pelle mi faceva già rilassare. Dopo una quindicina di minuti uscii dalla cabina, presi l’accappatoio e mi asciugai, mi vestii con la divisa della mia scuola: camicia bianca con cravatta e giacca blù, gonna fino a metà ginocchio grigia, calze bianche, calzini e scarpe nere. Uno schifo. Decisi di truccarmi leggermente per mascherare il mio viso cadaverico ed alla fine presi il phone e cominciai ad asciugare i capelli, lisciandoli un po' con la spazzola, tanto per dargli una forma. ‘ah, molto meglio’ pensai appena mi vidi tutta bella profumata allo specchio. Prima di scendere in cucina a fare colazione, presi lo zaino grigio e me lo misi alle spalle, mettendo nella taschina anteriore sigarette e cellulare. Entrai in cucina e vidi mia nonna che già mi aveva preparato uova strapazzate con becon fritto e succo di arancia. Blah, stavo quasi per vomitare. Percorsi la stanza ed arrivai alla macchina del caffè. Presi la mia tazza preferita e vi ci versai il liquido. “Tesoro non vuoi mangiare?” Parlò, mettendo nel piatto quello che aveva cucinato. “Mh, non ho tanta fame stamattina” risposi sorseggiando il mio caffè. Non avevo fame di certo dopo tutto quello che avevo assunto la sera precedente, insieme a Matty. Sorrisi a ciò che mi avevano proposto nel garage di Adam: non potevo ancora credere di aver collaborato con loro ad un brano, oltretutto suonando col mio strumento preferito. Quel pensiero mi fece esplodere di gioia, potevo affrontare la giornata serenamente, anche se da una parte i miei pensieri si cimentarono sul fatto che magari non li avrei visti mai più, in fondo ero solo una ragazzina che sapeva suonare bene il sassofono e loro hanno preso la palla al balzo per terminare l’album. Però in fin dei conti mi sembravano dei ragazzi alla mano, pieni di voglia di vivere e anche una bella compagnia per passare le serate, con loro non mi sono mai sentita a disagio o sbagliata .. Stavo bene, come non stavo da ormai parecchi anni. Alla fine non volevo sperarci più di tanto, volevo che fossero loro, ora, a cercarmi. Anzi, volevo che Matty mi cercasse, quanto io volevo cercare lui. Non lo vedevo da quattro ore e già mi mancava la sua risata e la sua parlata strana, tipica della gente di Manchester. “Nicole?” richiamò la mia attenzione la voce di mia nonna, mentre mi stava sventolando venti sterline davanti agli occhi. Scossi la testa ritornando sul pianeta terra e la guardai, articolando uno ‘scusa’ e finendo subito dopo il caffè. “Tieni, se ti viene fame magari più tardi” disse, mettendomi nella mano libera i soldi. Sorrisi guardandola, dandole due baci come ringraziamento. Uscii di casa alle otto precise e mi incamminai verso la mia scuola, che distava un paio di minuti a piedi. Arrivata all’ingresso, buttai la sigaretta nel posacenere ed entrai a scuola // L’ultima campanella dell’ultima ora finalmente suonò ed io mi affrettai ad uscire dall’ aula di scienze. M’incamminai verso il mio armadietto, quando ci arrivai, misi accuratamente i libri all’interno della cabina d’acciaio, ricoperta di stickers che segnavano il mio nome. Presi un vecchio libro di poesie e lo misi nello zaino; Il mio professore teneva che lo leggessi, dato che aveva adorato la poesia che avevo scritto nel compito precedente e riteneva che fosse necessario incrementare la mia passione letteraria. D' altro canto a me faceva piacere, fin da piccola ero appassionata alla letteratura, al teatro, all’arte ma specialmente alla poesia. Durante il mio ricovero ne scrissi così tante che avevo riempito due scatoloni: ritenevo necessario tirare fuori la mia anima, il mio dolore, la mia gioia e le mie paure attraverso le parole e la scrittura. Chiusi con uno scatto l’armadietto e mi appoggiai con la schiena ad esso. Mi massaggiai le tempie e sbuffai infastidita, tirando su la testa ed osservando i miei coetanei che si stavano affrettando a sgomberare i corridoi per recarsi nelle proprie abitazioni. Ad un tratto una musica familiare mi rimbombò nelle orecchie. Voltai la testa verso quel suono, e notai un gruppo di ragazzine all’uscita che stavano ascoltando una canzone da un cellulare. Presi le mie cose, avvicinandomi a loro, facendo finta di prendere una bottiglia d’acqua alla macchinetta. Quando arrivai davanti al distributore, riconobbi immediatamente la canzone: SEX. “Io mi sono innamorata di questa band” sentii una ragazza commentare. Il mio cuore prese a battere velocemente, collegando il fatto che la band che stava dicendo la ragazza era composta dalla stessa gente con cui mi ero strafatta la sera prima. Presi il telefono, cominciando ad agitarmi di più quando vidi un messaggio da parte di Matty. ‘Ti va se pranziamo insieme a casa mia? Ho già ordinato il sushi 😉 xxx’ Inspirai a pieni polmoni ed espirai quando inviai un ‘okay’ come risposta. /// Arrivai davanti al portone e suonai al campanello. Dopo un paio di minuti arrivò in tutta la sua bellezza Matty. Mi accorsi che era a petto nudo con sopra una vestaglia nera ed un paio di pantaloni stretti neri, ovviamente. “Direttamente dall’uscita di scuola eh” disse lui indicando la mia divisa scolastica. Arrossii un po' a quel commento stupido, maledicendomi per il fatto che potevo passare da casa a cambiarmi ma dato l’orario mi sembrava rispettoso mangiare il prima possibile. Alla fine gli rivolsi un sorrisetto sarcastico ed entrai in casa. “Tieni” pronunciò, passandomi il joint, quando posai lo zaino a terra. “uh, che bella accoglienza” dedussi sorridendogli. “Sai, quando stavo uscendo ho sentito delle ragazzine che ascoltavano la vostra musica” informai, togliendomi la giacca e posandola sull’attaccapanni. Lui fece una smorfia divertita e disse solo un “forte”, dopo di che prese una busta di plastica bianca e si sedette per terra davanti a me. Prese un contenitore di carta e delle bacchette e cominciò a mangiare i suoi noodles, mentre io finii la canna che mi aveva passato. “Insomma, com’ è andata con il manager?” chiesi curiosa, prendendo anche io il contenitore uguale al suo. “MH” mugugnò, finendo l’ ultimo boccone di spaghetti. “Molto bene devo dire, stamattina abbiamo parlato un po' dei video musicali” mi rispose, poggiando sul tavolino la scatoletta. Annuii e mi alzai dal posto e finii il mio pasto appoggiata all' enorme vetrata con vista panoramica. Il cielo era grigio e da lontano delle enormi nuvole nere cariche d' acqua si stavano mano a mano avvicinando. Mi piaceva quando pioveva, ma da una parte mi faceva sentire maledettamente maliconica e triste, anche se non lo ero. Infatti Matty appena vide la mia espressione si avvicinò e "Tutto bene?" chiese. "mh, si si è che sono parecchio metereopatica" risposi guardandolo in volto, accennando un piccolo sorriso. Matty sorrise di rimando, allungò la sua mano e leggermente mi accarezzò una guancia, quasi facendo attenzione a dove metteva le dita e sopratutto a non farmi male. Mi appoggiai alla sua mano, chiusi gli occhi e sospirai: le sue dita erano caldissime, mentre la mia pelle candida era ghiacciata.. mi faceva sentire a mio agio. "Tesoro, sei così fottutamente bella ma anche dannatamente fragile" articolò dopo alcune carezze. Risi appena, mi ricomposi e presi le sigarette dal mio zaino che era appoggiato sul divano. "Vuoi, rockstar?" chiesi porgendoli il pacchetto "Magari dopo, ho qualcosa di meglio" rispose facendomi l occhiolino e andando nella sua camera da letto. Sapevo già cosa stava andando a prendere: cocaina. Ormai mi ero abituata all'idea che Matty fosse un tossico alcolista ed io non ero nessuno per giudicarlo. Si stava godendo la vita da una parte, ma sapevo anche che si stava rovinando con le sue mani e mi dispiaceva perchè la maggior parte delle volte lo vedevo fatto di qualcosa. Ero anche io ad istigarlo, con pasticche e pippate insieme, ma io e lui eravamo diversi: io ormai avevo imparato a gestire il mio corpo e soprattutto mi sapevo controllare, mentre Matty era completamente dipendente e suppongo anche da parecchi anni. Ma ognuno è fragile a modo suo e dato che praticamente non lo conoscevo nemmeno, non potevo dirgli niente anche se mi dispiaceva con tutto il cuore, perchè lo capivo: capivo il suo dolore e il "non pensarci" con le droghe. Matty ritornò in salotto con una bustina bianca, come previdi. Cominciò a stenderla e dividerla nel solito tavolino di vetro, arrotolò una banconota che aveva nella tasca della vestaglia e tirò su col naso. A quel punto mi porse la sterlina per tirare su anche io, ma io rifiutai: era lunedì e io facevo festa solo il fine settimana. Ecco, questa era la mia regola.. Se diventava un'abitudine voleva dire che ero dipendente. "Ma dai, Nicole, non si dice mai di no alla coca!" esclamò lui, prendendo una sigaretta dal mio pacchetto Sbuffai "Già, ma io dico si solo il fine settimana" risposi Matty rimase in silenzio, forse aveva capito che non la pensavo come lui "Ma dai, un tirino.. al massimo ti riprendi" aggiunse, accendendosi la Chesterfield. La voglia di farla era irrefrenabile, ma la mia forza di volontà lo era di più. "Ti ho detto di no, Matty.. accetta la mia decisione. Non voglio ricadere nel vortice della droga, ci sono stata per troppo tempo e non ero felice." "Perchè, ora lo sei?" Mi lasciò un' attimo interdetta. Non ero del tutto felice, no. Avevo ancora delle mancanze nella mia vita: come mia mamma, che era ormai da anni che non la sentivo nè vedevo. Come mio padre, che se n'era andato via troppo presto. Come le amicizie. Come l'amore. "No, non sono felice ma sto cercando di esserlo, come dovresti fare tu" dissi abbassando lo sguardo. "Beh lo sto facendo tesoro, sto realizzando il mio sogno e penso di avere il diritto di drogarmi quanto cazzo mi pare" sputò lui guardandomi negli occhi. "Non ti sto impedendo di farlo, però sappi che con quella merda non arriverai da nessuna parte. E se pensi che io ti stia dietro su quest' aspetto allora possiamo non vederci più" sospirai "Ora scusami, ma devo andare a studiare, buona serata" Presi le mie cose e me ne andai, lasciandolo con la sua polvere magica.
   
 
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