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Autore: GReina    15/05/2021    2 recensioni
[Iwaoi | Kuroken | Daisuga | Tsukkiyama | Bokuaka | Sakuatsu + accenni di Kagehina | Tanakiyo].
Haikyuu ad Hogwarts: segue le vicende dei nostri protagonisti per un anno (quinto per Hinata e co; settimo per Daichi e co).
Daichi è il papà di tutti i Grifondoro e Suga la mamma dei Corvonero; Kenma nasconde un segreto; Oikawa è paranoico; Tsukishima è irritato (be', non è una sorpresa!); Sakusa vuole liberarsi di Atsumu; Osamu e il suo amore per il cibo sono l'unica certezza. Venite a scoprire il resto!
Genere: Demenziale, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Hogwarts' Series'
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Kiyoomi “sono-così-confuso” Sakusa
Dovettero passare quasi due settimane perché la Torre di Corvonero fosse nuovamente abitabile. Bloccato con il resto della sua Casa in Sala Grande, Sakusa non aveva aspettato altro per giorni. Tuttavia, adesso sarebbe stato difficile per lui abbandonare la Stanza delle Necessità dove un solo suo pensiero bastava perché quelle meravigliose salviette igienizzanti spuntassero sul suo comodino. Trasportò quindi i suoi pochi averi con riluttanza fino all’aquila guardiana, entrò in Sala Comune e poi nel proprio dormitorio. Sospirò; la stanza era esattamente come era sempre stata, eppure gli parve più pulita del solito. Pensò agli elfi domestici e a tutto il lavoro che dovevano aver fatto. Quella sicuramente non era la Stanza delle Necessità, ma almeno era ordinata e abitata da sole sei persone anziché settanta.
Era già tardi e Sakusa voleva evitare di rimanere alzato oltre la mezzanotte. Si fece quindi una doccia veloce e si stese chiudendo la tende del proprio baldacchino. L’indomani sarebbe stato il suo compleanno e tutto ciò che avrebbe voluto fare era rimanere tranquillo e per conto proprio tutto il giorno. Sapeva benissimo, tuttavia, che avrebbe dovuto combattere contro i suoi amici per ottenere quella tranquillità.
“Iniziamo con l’addormentarci prima che possano farmi gli auguri.” si disse tra sé e sé “Domani si vedrà”.
 
“Non si è ancora alzato il festeggiatoo??” si svegliò con le urla di Ennoshita al di là delle tende. Sakusa finse di non sentirlo.
“Ci sono i regali da scartare!” si unì Shirabu.
“E la torta.” aggiunse Osamu. Kiyoomi continuò ad ignorarli tutti. Dopo parecchi minuti, finalmente i compagni persero le speranze. Lasciarono il dormitorio e Sakusa poté uscire. Aprì le tende e come ogni anno trovò una pila di regali ai piedi del suo letto. Indossò i guanti e iniziò ad aprirli: per prima cosa gli occhi gli caddero sul pacco a forma di scopa. La sua era ormai abbastanza vecchia, ma rimaneva ancora uno dei modelli più belli e costosi sul mercato. Non riusciva a immaginare, quindi, chi mai avesse potuto permettersi di comprargliene una nuova:
“Al nostro Capitano con l’aiuto di tanti piccoli, grandi aiuti.
Continua così!!”
recitava il biglietto, ed era firmato dall’intera squadra di Corvonero ma anche da Ennoshita, Kenma, Komori ed i suoi genitori. Sorrise ed accarezzò il manico della sua nuova Firebolt 11 per diverso tempo prima di passare ad altro. Afferrò uno scatolo rettangolare parecchio pesante e incartato con attenzione e maestria. Il biglietto era assolutamente più schietto del primo e riportava solo il nome del mittente: “da Ushijima Wakatoshi.” Sakusa non si stupì di trovare un regalo da parte sua: sebbene a scuola si parlassero a stento, i due si conoscevano da parecchio tempo grazie allo stato di sangue delle loro famiglie. Inoltre, avevano stretto molto allo stage sportivo a cui avevano partecipato entrambi solo l’estate prima. Scartò il pacco con curiosità e vi trovò delle nuove protezioni per il volo. Erano di ottima qualità, semplici e senza inutili decorazioni che avrebbero potuto trattenere lo sporco. Le ammirò per qualche secondo e poi le mise da parte.
Passò ad un altro pacchetto, sempre rettangolare ma molto più piccolo e sottile. Il biglietto portava la firma di suo cugino:
“So che ti ho già preso parte della scopa (hai aperto quella per prima, vero?), ma non ho resistito!
Se non esponi questo regalo in bella vista mi offendo!!”
strappò la carta e trovò una fotografia incorniciata con lui e Komori come unici protagonisti. Entrambi erano venuti decisamente male e alla fine dello scatto la sua figura iniziava a fuggire lasciando il posto alla sorellina di Motoya sporca di fango.
“Bene,” pensò rileggendo il biglietto “questa andrà nel cassetto dei calzini”. Stava per alzarsi quando notò un ultimo, piccolo pacco regalo. Sakusa corrugò gli occhi: le persone che gli facevano i regali erano le stesse ogni anno e dubitava che qualcun altro oltre a Komori gli avesse preso più di una cosa. Prese il pacchetto e lesse il biglietto: “da Atsumu Miya.” Sakusa spalancò gli occhi ed afferrò il fiocco con due dita per scioglierlo, poi gli venne in mente il volto ghignante del serpeverde e ritrasse la mano cose se si fosse appena scottato.
“È di Miya che stiamo parlando!” si disse maledicendosi per la sua totale assenza di cautela. Ripensò a dieci giorni prima: a quando Atsumu gli era stato accanto durante il suo attacco di panico, a quando aveva atteso pazientemente che lui si riprendesse, a quando aveva detto a Sugawara di aiutarlo perché aveva capito che lui lo metteva in agitazione.
“Dopo quello che ha fatto non può esserci niente di pericoloso qui dentro.” si disse sicuro, ma – di nuovo – si rimproverò per aver abbassato la guardia e odiò Miya per averglielo fatto fare.
“L’ha predetto.” capì “Ha predetto che sarei stato meno attento e ha ideato uno dei suoi scherzi. Magari per sporcare il dormitorio che è appena stato ripulito!” lasciò il pacco appoggiato sul baule chiuso e fece due passi indietro; si guardò intorno e prese la sua decisione. Tre minuti più tardi Sakusa era imbottito dalla testa ai piedi in modo tale che – qualunque cosa quel pacchetto avesse contenuto – niente avrebbe potuto sporcarlo. Aveva foderato con lenzuoli impermeabili anche tutti i propri averi e adesso era pronto a scoprire cosa Miya si fosse inventato per il suo compleanno. Sciolse il nodo e aprì il coperchio. Kiyoomi guardò all’interno e rimase confuso: vi era solo uno strano e piccolo pezzo di stoffa nero con quelli che sembravano due anelli elastici sempre di stoffa ai due lati. Afferrò l’oggetto e se lo rigirò tra le mani per un po’ prima di notare un secondo biglietto:
               “Un’altra cosa babbana molto utile. Questa non scoppia quando sei agitato.”
Sakusa ci mise qualche secondo per capire: la sua testabolla era andata in frantumi quando quei tre ragazzini l’avevano attaccato. Guardò meglio la stoffa e capì che gli anelli dovevano andare dietro le orecchie affinché il resto potesse coprire naso e bocca. Era forse il regalo più bello che avesse mai ricevuto, quindi – com’è ovvio – si arrabbiò più che mai. Strinse i pugni e digrignò i denti: era furioso; furioso con sé stesso per aver pensato male di Atsumu un’ennesima volta; furioso con Atsumu per averlo confuso di nuovo. Abbandonò tutti gli inutili strati protettivi che aveva indossato e si diresse verso la porta. Fu lì che incontrò tutto il resto del dormitorio di ritorno dalla colazione.
“Odio la tua faccia!” urlò ad Osamu e corse via. Ebbe appena il tempo di sentire Akaashi dire al portiere:
“Non prenderla sul personale.” e l’altro rispondere tranquillo:
“Lo so, stava parlando di Tsumu.” prima di spuntare finalmente in Sala Comune e poi correre verso i sotterranei.
 
***
Atsumu “credimi-sono-più-confuso-io” Miya
Quella mattina si era svegliato di malumore e aveva quindi deciso di saltare la colazione. Aveva cercato di rilassarsi un po’ in Sala Comune sperando che la luna storta gli passasse in tempo per la prima lezione della giornata quando Ushiwaka e Tendou si erano uniti a lui. Tra i due c’era stata qualche tensione dopo l’ultima partita di Quidditch, ma a quanto pareva era tutto superato. Gli faceva sempre un certo effetto vederli in intimità, eppure quel giorno fu persino peggio. Atsumu lasciò quindi con stizza la poltrona che stava occupando e decise di allontanarsi il più possibile dalla scena uscendo dalla Sala Comune. Ci mise forse qualche minuto di troppo per capire il reale motivo del suo malessere, e quando ci riuscì rimpianse la sua ignoranza di poco prima: Kiyoomi. Quello era il giorno del suo compleanno e Atsumu non si era minimamente pentito di avergli mandato un regalo. Fino alla sera prima era rimasto indeciso se firmarlo oppure no. Sapeva che Sakusa non si trovava a proprio agio con qualsiasi cosa riguardasse lui; un regalo anonimo forse sarebbe stato più gradito di uno da parte sua, tuttavia Atsumu conosceva bene il corvonero: “Non oserebbe mai nemmeno toccare un pacco sospetto lasciato anonimo”. Aveva quindi deciso di firmarlo e lasciare che fosse il festeggiato a scegliere se accettarlo oppure no, ma non si faceva illusioni.
Sin da quando avesse memoria, Atsumu non aveva fatto altro che perseguitare Sakusa. I suoi erano perlopiù scherzi innocenti ai quali però l’altro reagiva in maniera esagerata facendolo divertire. Conosceva i limiti di Sakusa e non li aveva mai superati. Mai, in sei anni, aveva creduto di essersi spinto troppo oltre; mai si era sentito in colpa per qualcosa; mai in dovere di allontanarsi… ma adesso era diverso.
Quando si era accorto, Atsumu, di essere innamorato di Sakusa? Era iniziato tutto per puro divertimento. Tormentare quel ragazzino schizzinoso e suscettibile gli era sembrato allettante a undici anni e poi non era più riuscito a smettere. “Ma cosa è cambiato da allora?” si chiese “E soprattutto quando è cambiato?”. Gli faceva male stargli lontano; gli faceva male sapere cosa Sakusa pensasse di lui; gli faceva male immaginarlo con un altro. Eppure, sapeva che la distanza che Atsumu aveva imposto ad entrambi era quanto di meglio potessero avere “Perché lui non merita tutto il male che gli faccio”. Ripensò al suo volto terrorizzato e inorridito – inorridito da lui – quando era fuggito dalla sua Sala Comune appestata. Ripensò a come Sakusa avesse subito dato per scontato che fosse stato lui il fautore dello scherzo della Torre di Corvonero. Ripensò alla reazione spaventata del corpo di Kiyoomi ad un suo semplice tocco.
“È meglio così.” si ripeté ancora una volta “È meglio che mi stia alla larga prima che io lo distrugga.” pensò mentre svoltava l’angolo e finiva nel corridoio che l’avrebbe portato verso la Sala Grande.
Fu allora che lo vide: Sakusa, rigido nella postura come sempre, era fermo ai piedi delle uniche scale che permettevano di lasciare i sotterranei.
“Sta aspettando qualcuno.” capì subito “La stessa persona che gli ha mandato la cartolina di San Valentino.” ipotizzò.
“Quando è stato?” si chiese di nuovo “Quando mi sono innamorato di Sakusa?” ma la risposta non gli arrivò chiara, perché non ci si innamora di qualcuno da un giorno all’altro. Sono piccoli gesti, abitudini, dettagli che fanno sorridere e che diventano quotidiani. È iniziare a pensare all’altro continuamente senza rendersene conto; è capire di non essere completo senza di lui; è mettere la sua felicità davanti alla propria, davanti a tutto.
“Sta aspettando qualcuno, e va bene così.” Atsumu tenne lo sguardo basso e continuò ad avanzare verso le scale. Stava per superarlo quando una mano gli afferrò il braccio: ferrea e tremante. Il serpeverde si arrestò e guardò stupefatto verso il corvonero. Poco prima aveva deciso di superarlo rasente al muro proprio per non invadere il suo spazio personale e adesso erano a meno di un passo di distanza.
“Che cos’hai che non va?” gli chiese subito il corvino più arrabbiato che mai. Il cuore di Atsumu si strinse in una morsa. Doveva trattarsi del regalo: sicuramente Sakusa aveva letto il suo nome e – proprio come Atsumu aveva temuto – aveva subito pensato al peggio.
“Senti,” gli rispose fingendosi calmo e disinteressato “non sei costretto ad aprire quello stupido pacchetto! Brucialo, se ti fa stare meglio.” tentò di liberare il braccio dalla stretta dell’altro, ma questa si fece ancora più d’acciaio.
“Dimmi a che gioco stai giocando, Miya!” il serpeverde lo guardò confuso e sempre più ferito.
“Non ho sempre secondi fini, sai!?” iniziò ad irritarsi. La testabolla di Sakusa scoppiò insieme alla sua ira e in uno sprazzo di lucidità e divertimento Atsumu non poté che pensare a quanto veramente il suo regalo gli servisse.
“Ti conosco da sei anni, credi davvero che questa farsa funzionerà!?”
“Ma quale farsa!!” gli urlò di rimando.
“Mi stai sempre addosso. Ogni giorno qui ad Hogwarts da quando ho undici anni ho dovuto fare i conti con la tua brutta faccia e adesso sparisci di punto in bianco! E secondo te dovrei davvero credere che non c’è niente sotto!?” Atsumu raccolse tutta la propria forza e strattonò il braccio per allontanarsi. Rise, incredulo ed amaro.
“Ti lamenti se ti sto addosso. Ti lamenti se ti lascio in pace.” fece una pausa nella quale pensò ad ogni volta in cui Sakusa l’aveva guardato con disgusto; nella quale pensò a quando al primo anno l’aveva per errore ricoperto di linfapuzza e di come il corvonero avesse rifiutato il suo aiuto. Ripensò alla sua rabbia alla reazione del misofobo perché lui voleva solo aiutarlo! E poi, troppi anni più tardi, a quando alla fine aveva capito: “L’unico modo in cui posso aiutarlo è stargli lontano”.
“Se non te ne fossi accorto sto cercando di darti tregua! Mi chiedi qual è il mio problema!!?” digrignò i denti e fece un passo avanti. Sakusa ne fece uno indietro “Dovrei chiederlo io a te! Che cosa speravi di ottenere venendo qui, eh!?”
“IO NON LO SO!” la risposta arrivò subito dopo lasciando Atsumu confuso. Gli ci volle un attimo per assimilare le parole, poi scosse la testa ridendo.
“Certo che sei incredibile. Ti lamenti tanto sul come ti tratto e non ti rendi conto di come tu tratti me.” aveva detto anche troppo, quindi fece per andarsene ma di nuovo Sakusa lo afferrò, stavolta per il bavero. Venne sbattuto contro il muro e lì rimase a fissare Sakusa, più stupefatto che mai.
“Ogni giorno.” gli disse il corvonero “Ogni giorno, ogni giorno ho dovuto avere a che fare con la tua faccia.” Atsumu scoccò la lingua in un moto d’irritazione. “Ho capito.” pensò “L’hai già detto.” ma poi Kiyoomi continuò:
“E mai, nemmeno una volta è stato per piacere, ma solo per tormento.” Atsumu non lo poté negare, ed iniziò seriamente e sinceramente a temere di aver frainteso i limiti del compagno e di averli superati ogni volta.
“Allora spiegami!” esclamò ancora il corvino “Spiegami cosa volevi fare quando mi hai aiutato con l’attacco di panico! Spiegami perché hai iniziato ad ignorarmi! E soprattutto spiegami perché mi manchi così tanto, maledizione!!” Atsumu rimase sconvolto, pietrificato e senza parole. Sakusa era a pochi centimetri da lui; Atsumu dubitava fosse stato così tanto vicino a qualsiasi altro essere umano prima d’allora, ma si impose di nascondere quel pensiero in un angolo buio del proprio cervello. Stavano respirando entrambi a fatica, soprattutto Sakusa, e Atsumu iniziò a chiedersi cosa dovesse fare, cosa potesse rispondere.
“Sicuramente non devo baciarlo.” pensò, quindi si sporse in avanti e lo baciò. Le labbra di entrambi rimasero sigillate e il contatto durò per meno di un secondo, ma tanto era bastato. Sakusa mollò la presa sulla sua toga e barcollò all’indietro più bianco che mai. Atsumu spalancò occhi e bocca sorpreso dal suo stesso comportamento.
“Cazzo.” pensò, e ancora “Cazzo, cazzo, cazzo.” deglutì mentre la realtà dei fatti diventava più nitida nella sua testa confusa: “Ho vanificato tutto. Tutti gli sforzi che ho fatto per stargli lontano; tutti gli sforzi che ho fatto per farlo stare bene.”
“Omi…” sussurrò talmente piano che non fu nemmeno sicuro di essere stato sentito “scusami.” disse poco più forte “Ti prego, credimi, non volevo. Scusami. Stai bene?” furono solo le ultime due parole a scatenare una reazione da parte dell’altro. Ancora tremante, avanzò verso di lui.
“Ti sei lavato i denti?” Atsumu mise da parte la preoccupazione per il compagno e s’indignò.
“È mattina, ovvio che io mi sia-” ma venne interrotto dall’impeto dell’altro: Sakusa gli aveva afferrato di nuovo il bavero per attirare le sue labbra sulle proprie. Atsumu rimase ancora una volta impietrito; osservò Sakusa che teneva gli occhi sbarrati e sembrava trattenere il fiato, infine si separarono. Kiyoomi barcollò ancora all’indietro e Atsumu sollevò d’istinto un braccio per sorreggerlo che però venne rifiutato.
“Aspetta.” ansimò il misofobo “Dammi un attimo.” il ragazzo dovette compiere alcuni ampi passi per calmarsi, quando tornò su di lui esitò, poi gli accarezzò una guancia e Atsumu fece per sporgersi di nuovo verso la sua bocca.
“No.” lo bloccò il corvonero “Sta’ fermo.” Atsumu deglutì ed obbedì. Sakusa prese ad avvicinarglisi, stavolta con molta più calma. Sembrava dovesse raccogliere tutto il proprio coraggio ad ogni millimetro d’avvicinamento. Sembrava un animale selvatico pronto a fuggire al minimo rumore, quindi il serpeverde smise di respirare.
Le loro labbra si toccarono di nuovo, stavolta con più calma e dolcezza. Atsumu lasciò che fosse Sakusa a dettare i tempi; ogni suo muscolo era di pietra e così rimase finché Kiyoomi non si allontanò quel tanto per poterlo guardare negli occhi.
“Dovrei essere io quello immobilizzato dal terrore, sai?” disse con un accenno di divertimento. Atsumu sospirò una risata e si rilassò. Rimasero immobili per diversi secondi, la mano guantata di Sakusa era ancora ferma sulla sua guancia. Poi, Atsumu inclinò la testa andando incontro al suo palmo, il corvonero accettò il suggerimento e prese ad accarezzarlo. Infine, Atsumu si sporse lentamente verso l’altro. Sfiorò il naso di Kiyoomi con il proprio una, due volte. Voleva baciarlo ancora, ma anche lasciare che fosse lui a dettare il ritmo. Alla terza carezza naso contro naso, Sakusa lo accontentò e lo baciò.
“Io…” sussurrò questi “sono confuso.” Atsumu rise.
“Anch’io.” disse sincero. Sapeva di amare Sakusa ormai da giorni, ma non avrebbe mai neanche osato sognare che qualcosa tra loro potesse succedere davvero.
“È tutto nuovo per me.” rivelò ancora il corvino “Tutto.” sottolineo con urgenza. Dopo appena un attimo, l’espressione di Atsumu si distese di consapevolezza.
“Va bene, andremo piano. Seguiremo i tuoi tempi.” le spalle di Kiyoomi si rilassarono e così fece Atsumu.
“Sta succedendo davvero?” non poté fare a meno di chiedere. Il petto di Sakusa si sollevò ed un sospiro tremolante abbandonò le sue labbra.
“Voglio provarci.” rispose “Provare a stare con te.” disse, e il cuore di Atsumu si riempì di gioia “Anche se davvero non mi spiego perché, credimi.” il suo tono fece ridere il biondo “Però niente più aguati.” lo pregò. Il serpeverde rise.
“Niente più aguati.” concesse, e lo baciò ancora.

___________________________________________________________
n.a.

Essendo ambientata parecchi anni dopo le vicende di HP, sto praticamente inventando i nomi di tutte le scope. La Firebolt 2.0 di Kageyama è molto più vecchia del modello nuovo di Sakusa. La storia è ambientata nel 2012, quindi Firebolt 11 si riferisce al fatto che è stata fabbricata nel 2011.
   
 
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