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Autore: Misaki Starlyght    16/05/2021    2 recensioni
[IN REVISIONE - cap 1 di 20]
|| M e r t h u r || M a g i c A U || S c h o o l A U || C u r s e d A U || H a t e to L o v e || S l o w B o r n ||
Long ambientata ai giorni nostri. Cosa succederebbe se un Arthur ribelle e problematico e un Merlin apatico e solitario si incontrassero da adolescenti frequentando la stessa scuola? E cosa accadrebbe se la magia esistesse ancora e venisse praticata
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Balinor, Merlino, Morgana, Principe Artù, Uther | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione
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Arthur non voleva restare lì un minuto di più. Tutto quello che aveva sentito, era abbastanza per un giorno solo.
Iniziò quasi a pentirsi di essere rimasto ad ascoltare le loro parole, ma una vocina dentro di lui, gli fece cambiare idea.
Forse era giusto così. Doveva conoscere la verità, per quanto triste e penosa fosse.

Che Morgana lo sapesse? E fosse un suo trucco per fargli vedere la verità con i suoi occhi?
Tante volte gli aveva detto quanto i suoi amici non le piacessero, che li  vedeva solo come involucri vuoti, e di aprire i suoi orizzonti, limitati da loro padre; ma lui non le aveva mai dato retta.

Al contrario si arrabbiava e le sbraitava contro, non capendo la sua antipatia per dei ragazzi che non aveva nemmeno mai provato a conoscere.
Ma ora, finalmente, le sue parole avevano un senso.
Che cazzo gli stava facendo Morgana?

Prima la trasformazione in lupo, poi Merlin e ora questo.
Sembrava che il suo intero universo e i saldi pilastri sui quali si reggeva, si stessero frantumando e collassando su sé stessi.
Il suo mondo, la sua visione delle cose, tutto si stava capovolgendo e disfacendo.
O forse la solidità di quei pilastri era solo fittizia?
Le fondamenta che aveva sempre creduto essere di acciaio erano in realtà di legno. L'umidità era penetrata e con la sua silenziosa inesorabilità aveva fatto marcire qualunque cosa.
Stava perdendo tutto e tutti, e allora, di chi poteva davvero fidarsi?

Avrebbe potuto accettare la sua compagnia con le loro sole frivolezze, ma vedere quello che realmente pensavano....Quello mai!
Accettava e comprendeva il pensiero di Eleanor conscio delle sue colpe. Ma quello che pensavano nei confronti di sua sorella era inaccettabile. Vederla esposta come un pezzo di carne da conquistare e aggiungere alla lista.

Te lo immagini di farlo con una Pendragon?

Come se il nome ne definisse il prezzo e la qualità. Quanto valeva sua sorella? Quanto valevano tutte le ragazze che si era portato a letto?
Si sentì marcio e sporco dentro, al pensiero di quante volte le aveva valutate e catalogate con i suoi amici.

E dato che erano davvero questi i pensieri su sua sorella: una scopata, una pazza, una strega, una diversa. Quanto tempo sarebbe dovuto passare per scoprire quello che realmente pensavano di lui?
Lo facevano già o il momento sarebbe giunto con il tempo inevitabilmente?
Lui lo aveva fatto, molte volte, giudicare i libri dalla copertina.
E cosa avrebbero potuto dire di lui?
Che era strano?
Indubbiamente!
Quale ragazzo non si toglie mai la maglietta e non si fa la doccia con i propri compagni, nello spogliatoio dopo una partita? Insieme a tante altre situazioni analoghe.
Nessuno gli aveva mai posto domande.
Ma se non lo avevano fatto con sua sorella, perché avrebbero dovuto farlo con lui?
Cosa li fermava? Il suo nome di famiglia? Le sue reazioni violente? Forse entrambe. Perché ormai era innegabile.
Vivendo con Merlin i suoi cambiamenti erano palesemente evidenti. Aveva acquisito una serenità e una libertà mai provata prima. La rabbia e la violenza che lo artigliavano lo avevano abbandonato, lasciando però l'innegabile verità di quello che era stato: un bullo. Un violento. Un dominatore. Come suo padre e lui era stato l'erede perfetto di quella corona tirannica.

Si mise in piedi per andarsene, ma girato lo sguardo due occhi in tempesta incontrarono i suoi.
*Da quanto tempo sei qui?* Domandò il lupo con un misto di sorpresa e timore nel trovarlo all sue spalle. -Da un po'. Eri sparito da tanto e sono venuto a cercarti. Non sapevo dove fossi finito.- rispose pacatamente il moro. *Beh...mi hai trovato.* Rispose Arthur freddamente, oltrepassandolo per ritornare alla loro postazione.
Sapeva che fare finta di niente non era il migliore modo di agire, ma non era pronto per affrontare una conversazione con lui in quel momento; ancora troppo sconvolto, triste e arrabbiato.
Se avessero parlato, Merlin non volendo avrebbe detto sicuramente qualcosa che lo avrebbe fatto incazzare e non voleva litigare con lui. Non ora che le cose tra di loro stavano andando a gonfie vele.

-Va tutto bene?- gli chiese il moro dopo che si furono seduti entrambi sui teli da spiaggia.
Credere che Merlin se ne sarebbe rimasto zitto dopo quello scenario era pressoché impossibile. Quanto aveva sentito? Che idea si era fatto?
Non era sicuro di volerlo sapere. E non aveva nemmeno idea di cosa rispondergli, senza sembrare turbato, arrabbiato e sulla difensiva.
*Quanto hai sentito?* Chiese alla fine Arthur. -Abbastanza direi.- rispose Merlin sempre con quella sua calma inconfondibile. *Se hai qualcosa da dire, dilla e basta. Non mi importa.* Concluse abbandonandosi sul telo sfinito.
-Non ho nulla da dire.-
*Meglio così.*
-Anzi, una cosa da dire c'è l'ho.-
Non la voleva sentire. Non in quel momento. Non voleva analisi logico matematiche sulla probabilità che una cosa del genere potesse succedere o sviscerare elaborazioni psicoanalitiche. Voleva solo silenzio...

-Ho paura dell'acqua.-

E poi ancora una volta, Merlin lo sorprese.
Si girò verso di lui, non aveva la forza di parlare, ma nel suo sguardo triste e silente la domanda era implicita.

Perché?

Lo sguardo di Merlin vagò sulla distesa cristallina del lago prima di rispondere. Le ginocchia al petto e le braccia intorno ad esse. Era evidente la fatica che stava provando nel confidargli un evento del proprio passato. Eppure lo stava facendo, di sua spontanea volontà.
Il motivo? Chi lo sà. Certe volte era già difficile capire quello che diceva, ma capire perché faceva cosa...quello era tutto un altro discorso.

-Quando andavo alle elementari, io e la mia classe andammo in gita all'acquario. Come saprai non è difficile prendermi di mira...In breve, dei bulletti per farmi uno scherzo, mentre stavamo passando accanto alla vasca dei delfini, mi spinsero dentro. Io non sapevo nuotare. Gli sport a differenza tua non sono mai stati il mio forte. La nostra guida si tuffò per riprendermi. Inutile dire che quei ragazzini vennero sospesi, ma ormai il danno era fatto. Non sono rimasto sott'acqua a lungo, eppure quei pochi secondi lì sotto mi sono sembrati infiniti e per un momento ho pensato che sarei morto.-

All'inizio del racconto non lo aveva capito. Ma quello che Merlin aveva appena fatto, era stato condividere.
Aveva colto la sua sofferenza e aveva volutamente scelto di condividere un po' del suo disagio, per non farlo sentire solo.
Un gesto così... Umano.

*Quei ragazzini sono stati dei veri stronzi.*
-I ragazzini, fanno cose stupide.-
*E gli adolescenti?*
-Anche.-

Un nuovo silenzio li pervase. Un silenzio fatto di conoscenza reciproca e consapevolezza.
E Arthur capì, che era giunto il momento. Ci aveva pensato spesso negli ultimi giorni, anche se ogni volta che pensava di farlo  il  suo orgoglio Pendragon, i pochi rimasugli rimasti, lo facevano desistere dal passo definitivo. Consapevole che se avesse detto quelle parole, tutto sarebbe cambiato, perché come gli aveva insegnato suo padre. Nessuno della loro famiglia dice quella fottuta parola. Solo i deboli.

*Mi dispiace*
-Non devi scusarti. Non è colpa tua.-
*Quello che ti ho fatto io, sì. Mi sono comportato da vero stronzo con te. Mentre tu mi hai accolto in casa tua come niente fosse, e io non mi sono mai nemmeno scusato per tutto quello che ti ho fatto.*
-Non c'è né bisogno.-
*Sì invece!*
-Ok, però io non ho fatto nulla per impedirtelo quindi direi che siamo pari. E aggiungerei anche, che quello che ti ha fatto Morgana basti e avanzi come punizione.-
*Sei serio? È la prima volta che cerco di scusarmi per tutte le volte che ti ho messo le mani addosso e tu vuoi fare a metà?*
-Voglio dire che per me è tutto a posto.-
*Per te sarà anche così, ma per me no! Io ho bisogno di farti le mie scuse, come tu meriti di riceverle.* Quelle parole gli uscirono quasi con disperazione dalle labbra. Era giusto che lo facesse, e lo voleva, con tutto sé stesso. Perché sapeva, che finché non avesse pronunciato quelle parole con sincerità, non sarebbe mai avvenuto il cambiamento che desiderava. Non sarebbe mai stato veramente tutto a posto con Merlin.
-E va bene. Se ci tieni così tanto, ascolterò le tue scuse.-
Arthur si mese a sedere davanti a Merlin. Lo sguardo fisso nei suoi. Non voleva perdersi una sola espressione di quegli occhi che per mesi lo avevano tormentato.
*Mi dispiace. Mi dispiace per tutte le parole offensive che ti ho detto. Mi dispiace per tutte le volte che ti ho spintonato a terra e ti ho stretto procurandoti lividi e graffi. Mi dispiace di essere stato un coglione insopportabile.-

Sei una delle persone migliori che io conosca.

-Ti ringrazio e accetto le tu scuse.-

Ancora una volta i loro sguardi non si separarono. Non seppe dire se per Merlin era cambiato qualcosa. Ma per lui era cambiato tutto.
In qualche modo dire quella parola di poche sillabe, aveva allentato la presa ferrea di suo padre sul collo.
Non era facile reggere il suo sguardo, non sapeva ancora il perché, ma sentiva che loro erano simili. Perciò resistette alle sue tempeste silenziose. Perché forse se si fosse deciso ad annegarci dentro, sarebbe riuscito a tornare a respirare.

-E ora?-
*Che vuoi dire?*
-È la seconda volta che parliamo della mia vita privata. Ormai il patto e rotto.-
*Che ne dici se ripartiamo da zero?*
-E come? È passato più di un mese.-
*E se invece di romperlo, lo aggiornassimo?*
-Cosa proponi?-
*Che ne dici di dire semplicemente quello che pensiamo quando vogliamo. Possiamo farci delle domande, ma non siamo obbligati a rispondere e se l'altro non dirà nulla sapremo che non né vuole parlare. Nessuna invasione e litigio evitato. Che ne pensi?*
-Non sembra proprio una regola e mi è difficile fare le cose senza.-
*Lo so. Ma vedi alternative?*
-No.-

Più andavano avanti e più per Merli, era incomprensibile la convivenza con Arthur.
Aveva sempre usato le regole per riuscire a districare i fili della vita, ma stare con il biondo lo costringeva ogni volta a valicare i suoi limiti senza subire le conseguenze dei suoi demoni. E ogni volta che pensava di avere raggiunto il limite definitivo, lui gliene faceva scoprine un altro.
La sensazione era quella di stare sulle montagne russe. La paura e l'eccitazione insieme, il non sapere quando ci sarà la prossima curva o la prossima terrificante discesa in picchiata.
Nonostante ciò, ne voleva ancora. Voleva essere sorpreso e terrorizzato. Voleva sentirsi vivo.

-Arthur?-
*Sì.*
-Noi che cosa siamo?-
La domanda che Merlin gli pose, lo sorprese non poco, e non era neppure una domanda facile a cui dare una risposta.

Che cosa siamo?
Non so più nemmeno cosa sono io.
Come faccio a sapere cosa siamo noi?

*Non lo so. Tu cosa vorresti che fossimo?*
-Io...non lo so. Non sono mai stato bravo nelle amicizie, e tu?-

Vorrei che fossi mio amico...

*Non mi dispiacerebbe essere amici. Una volta passato sopra alle tue stramberie, non sei tanto male.*
-Nemmeno tu sei tanto male per essere uno che è stato trasformato in un lupo.-
Un live risata riempì lo spazio che li separava.
-Quindi che si fa?-

Vorresti essere mio amico?

*Che ne dici di andare per gradi?  Vediamo come va con la nuova regola e poi decidiamo, va bene? Dopotutto, non siamo amici.*
-Giusto.-

Per la prima volta in vita sua si era chiesto cosa desiderasse. Solo pochi minuti prima non aveva saputo darsi una risposta. Ora invece ne aveva una. Non era molto, ma era vera. Autentica. E solo sua.
Desiderava davvero, che Merlin diventasse suo amico.
Desiderava conoscerlo in tutte le sue sfaccettature, anche quelle più oscure. Desiderava trovare altri punti in comune con lui o anche non trovarli. Qualunque cosa gli sarebbe andata bene finché fosse stata autenticamente sua. E altrettanto desiderava essere un buon amico per lui.

-Se vuoi possiamo andare a casa.-
*Non ancora, prima tu devi fare una cosa.* Disse serio il lupo. -Che cosa?-
*Entrare in acqua.*

 

  
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