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Autore: Cassidy_Redwyne    25/05/2021    0 recensioni
Le uniche cose che mandano avanti Sarah con i cavalli, dopo dieci anni, sono la grinta e la voglia di non arrendersi.
Il suo maneggio è un ricovero per cavalli problematici, dove il suo istruttore Michele prova a dare un'altra chance ad animali maltrattati e destinati al macello. Dire che i cavalli che montano gli allievi sono difficili, insomma, è un eufemismo.
Amiche in maneggio? Neanche l'ombra. Tutte le ragazze lì hanno un loro beniamino, un cavallo al quale sono più affezionate e con cui hanno uno splendido rapporto di fiducia. Questo genere di cavallo manca a Sarah: vorrebbe un vero amico, uno su cui poter contare e con cui creare un vero legame... possibile che in un cavallo "assassino", esuberante, difficilissimo da gestire, considerato pazzo e poco affidabile si nasconda il tanto atteso candidato?!
[note: un bel po' di gergo equestre!]
Genere: Avventura, Slice of life, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il lago era ancora più magico di quanto ricordassi.

Il tiepido sole estivo si rifletteva placido sulla superficie dell'acqua, così pulita da potervisi specchiare. La radura che circondava il laghetto era immersa nel silenzio, interrotto di tanto in tanto dallo stridio degli uccelli. Era completamente diverso da come appariva in Inverno, e rimasi ad osservarne la superficie cristallina, incantata. 

Michele invece smontò di sella e lasciò Harvard ad abbeverarsi al lago, poi fece avvicinare anche Killer, che si limitò a fissare l'acqua impietrito, con un misto di timore e curiosità.

«Ero dell'idea che uscire un po' da quel paddock gli potesse fare bene» spiegò il mio istruttore, mentre con pazienza faceva lentamente entrare il baio dentro l'acqua.

Annuii in risposta, mentre scendevo da Honey e imitavo il mio istruttore. 

La cavallina non era spaventata ed entrò nell'acqua senza difficoltà fino agli avambracci, raspando e increspando la superficie con le zampe.

«Le piace!» esclamai sorridendo, mentre la bionda continuava a procedere imperterrita dentro al lago, trascinando nell'acqua anche me che la tenevo per le redini.

«Honey!» protestai, scoppiando a ridere. 

Con qualche difficoltà bloccai la sua avanzata verso l'annegamento, le sfilai la testiera e le misi una capezza che Michele mi aveva dato durante il viaggio, collegata ad una longia. Sistemai la corda ad un ramo che mi sembrava abbastanza robusto e quindi mi sedetti sull'erba, a osservarla sguazzare. 

«Piace più ad Honey che a Killer» osservò Michele divertito, scuotendo la testa. «Ti va di tenerlo?» domandò poi, porgendomi la longia che aveva in mano. 

La strinsi incerta fra le mani e rimasi ad osservare il baio,  che non ne voleva sapere di procedere. Lo spronai debolmente con la corda, ma dalle orecchie appiattite che mi rivolse in risposta capii soffocando una risata che non era la cosa giusta da fare.

Michele si occupò di Harvard e poi si sedette vicino a me, sorridendo nel vedere Honey che sembrava letteralmente impazzita con gli spruzzi. 

Killer la osservava, indeciso se seguirla o no nelle sue pazzie dentro l'acqua.

«Perché non possiamo legarlo come gli altri due?» domandai.

«Se tra cinque minuti vuoi ammirarlo mentre galoppa verso il maneggio trascinandosi dietro un tronco... fai pure!» disse, indicandomi probabilmente l'albero più robusto dell'intera radura.

«Come sei divertente» sbuffai, ridendo. «Penso che anche a Wind farebbe bene un bel bagno nel lago: ai cavalli fa bene muoversi dentro l'acqua, e per le sue gambe...»

Attesi la risposta di Michele, ma lui rimase stranamente in silenzio, tant'è che mi ritrovai a fissarlo, accigliata.

«Sì, chiederò a Deborah se la cosa le va bene, ma suppongo di sì» disse infine, evitando il mio sguardo.

«Deborah?» 

Cosa c'entrava quella ragazzina con Wind? Un presentimento mi fece vacillare, ma mi sforzai di tenerlo a bada, finché le parole di Michele confermarono i miei sospetti.

«Be', lei... ha deciso di prenderlo in fida.»

«E tu non mi hai detto nulla» replicai, ignorando il dolore per quella notizia che mi aveva davvero ferito.

«Perché stavo cercando di dissuaderla. Wind non è un cavallo semplice e la sua guarigione sarà lunga... e poi avevo visto come ti ci eri affezionata, nonostante fosse arrivato da poco.»

Michele aveva fatto centro, come al solito.

Abbassai lo sguardo. Sentivo già le lacrime salirmi agli occhi, e già le odiavo: stupide, infantili, inutili. Proprio come il mio comportamento in quel momento.

Il mio istruttore doveva aver capito la mia furiosa lotta interiore per cercare di non piangere, perché mi posò dolcemente una mano sulla spalla.

«Posso convincerla, se vuoi...»

«No» dissi, alzando improvvisamente il capo. Il mio sguardo era fermo su Honey e Killer: quest'ultimo aveva finalmente capito che l'acqua non era un pericolo mortale, e camminava spedito verso il centro del lago, il punto più profondo, dove però quel gigante avrebbe sicuramente toccato.

«Io ho già il lavoro con Killer e mi occupo di Honey, sarebbe stupido voler seguire un altro cavallo» spiegai, spostando lo sguardo su Michele. «Sono felice per Deborah» aggiunsi, abbozzando un sorriso.

«Va bene» disse lui lentamente, senza mostrare alcuna emozione.

Sospirai, distendendomi sull'erba. Quella notizia mi aveva indubbiamente colta di sorpresa. Mi dispiaceva, ma sentivo di aver preso la giusta decisione.

Fissando il cielo, certa che Michele fosse in ascolto, parlai.

«Credi che riuscirò a combinare qualcosa di buono, con Killer?»

Lui, che era seduto, si voltò per potermi guardare in faccia.

«A poter controllarlo un po' meglio, anche» aggiunsi, fissandolo a mia volta.

Lui si schiarì la voce. 

«Sai Sarah, se c'è una cosa che ho imparato dal mondo dell'equitazione, è che il cavallo è come il fuoco.»

«Come il fuoco?» ripetei, non certa di aver capito bene.

Lui sorrise divertito, notando la mia confusione. «Esatto. Puoi cercare di domarlo, renderlo niente più che un fuocherello, ma bisogna essere cauti, perché quelle lingue di fuoco potrebbero divampare, trasformarsi in un incendio.»

Io ascoltavo senza fiatare. 

«Ma una cosa è certa» proseguì lui. «Non riuscirai mai a renderlo innocuo. In pratica, non avrai mai il completo controllo sul cavallo. Fa parte del suo essere e un po' anche del tuo: non sei nata per dominare, per avere il controllo su ciò che vuoi. Coloro con cui lo hai fatto devono esserselo dimenticato ma, sfortunatamente per te, i cavalli hanno buona memoria. Saranno loro a ricordarti di tanto in tanto a chi appartengono. Ovvero a loro stessi. Il vostro legame è una sfida. Devi solo diventare brava a giocare quanto lui, se vuoi essergli amica.»

Tornai seduta per osservarlo meglio, mentre un sorriso mi si schiudeva sulle labbra.

«Perché sorridi in quel modo?» domandò lui, stupito.

«Hai mai pensato di fare il poeta, invece che l'istruttore?»

 

I minuti passavano, ma nessuno dei due aveva voglia di andarsene.

Io ero tornata sdraiata e, con il sole in faccia, ripensavo alle parole di Michele: ce le avevo ancora impresse nella mente e pensai che non se ne sarebbero andate tanto facilmente.

Ad un tratto lo sentii alzarsi in piedi ma, pensando che volesse semplicemente andare a controllare uno dei cavalli, rimasi a occhi chiusi.

«Sai, a dire la verità penso di essere troppo infantile per poter diventare un poeta» disse divertito, e lo avvertii molto vicino. Forse troppo. 

Spalancai gli occhi troppo tardi, giusto in tempo per vedere Michele sollevarmi di peso e scagliarmi con un tonfo nell'acqua del lago. 

Tornai subito in piedi, a bocca aperta e completamente fradicia.

«Tu... Tu...»

Avrei voluto ammazzarlo, ma lo stupore e l'ilarità di quello che era appena successo trasformarono la mia imprecazione una risata, una risata cristallina e contagiosa di cui non riuscii a liberarmi.

Mentre ridevo a crepapelle, Michele si sfilò la camicia a quadri che indossava e si tuffò nel lago, raggiungendomi nel giro di due bracciate. Contagiato dalle mie risa, si avvicinò ad Harvard a nuoto, per tranquillizzarlo dai tuffi e dalle urla esplosi in quegli ultimi minuti.

Io mi affrettai a fare lo stesso, ma Honey e Killer erano abbastanza tranquilli. Mentre accarezzavo l'umida criniera della palomina, mi voltai verso il mio istruttore: i suoi corti capelli a spazzola brillavano sotto i raggi del sole, mentre continuava a ridere.

Decisamente troppo infantile per poter essere un poeta, pensai, ridendo ancora di più.

 

Il giorno dopo raggiunsi il Club House con un gran sorriso stampato in faccia, forse sperando che la meravigliosa mattina del giorno prima potesse ripetersi, ma il sorriso mi morì sulle labbra quando fui sulla panca insieme alle altre.

Michele non c'era, ma non fu questo a preoccuparmi: erano i volti delle ragazze, contratti in smorfie sofferenti e tutti accomunati dalla stessa aria triste.

«È successo qualcosa?» domandai, dando di gomito ad Alessia.

«Siamo state a trovare Benny, ieri pomeriggio» mugugnò lei in risposta. 

«Non sta bene?»

«No, è in lieve miglioramento» rispose, evitando di guardarmi.

«Allora perché quelle facce?» replicai, senza capire. Sentivo che era successo qualcosa, non riuscivo proprio a spiegarmi il comportamento della mia amica.

«Non è niente» tagliò corto lei, nascondendosi il volto fra le mani.

Per niente rassicurata, non insistetti. 

Ad un tratto avvertii la spiacevole sensazione di essere osservata e, alzando gli occhi, incrociai lo sguardo di Monica, che mi stava fissando come in trance. 

Stavo per chiederle spiegazioni, quando Michele apparve sul vialetto diretto al Club House salutandoci a gran voce e attirando la nostra attenzione.

Il nostro istruttore ci assegnò i cavalli per la lezione, quindi aggiunse rivolto a me cosa avrei combinato quel mattino con Killer e ci lasciò andare a preparare i cavalli.

Forse anche lui era rimasto sorpreso dall'umore tetro delle ragazze, ma non sembrò darlo a vedere, al contrario di me, che mi incamminai a passo lento verso i box,  estremamente pensierosa.

Il mio tragitto fu però interrotto da Monica, che comparve davanti a me trafelata e, senza darmi alcuna spiegazione, mi trascinò dietro al complesso dei box, lontano da Michele e dalle altre ragazze. 

Feci per aprire bocca, ma lei fu più rapida.

«Scusami se ti ho trascinata fin qua, ma devo dirti una cosa» disse, serissima in volto. «Pensavo te lo avrebbe detto prima la tua amica, ma penso dovresti smettere di considerarla come tale. Non è stata sincera con te» disse e, per un momento, parve esitare. «Anzi, credo che Benedetta le abbia chiesto di fare amicizia con te proprio per tenerti d'occhio.»

Rimasi senza parole per un momento, ma non mi lasciai distrarre da Alessia. «Cos'è che non mi ha detto?» 

«Ieri siamo state a trovare Benny, lo sai, no? Lei non è contenta del fatto che tu ti stia avvicinando a noi, approfittando della sua assenza. In pratica ha messo tutte contro di te e ho paura che inizieranno a metterti i bastoni fra le ruote molto presto.»

«Perché me lo stai dicendo?»

«Perché penso che tu debba sapere la verità. Non ti meriti questo trattamento. Benedetta ci ha sempre parlato male di te, ma sono stata una stupida a darle retta in questo modo: tu non hai niente che non va, non sei affatto come ti descrive» rispose, accennando un sorriso. 

La scrutai attentamente, mentre parlava: non la conoscevo da molto e, essendo del gruppetto di Benedetta, non potevo fidarmi di lei al cento per cento, ma sembrava sincera.

«Ti chiedo solo di stare molto attenta» disse e colsi una nota di avvertimento nella sua voce.

Mentre riflettevo su quello che mi aveva detto, la ringraziai e quindi tornammo ai box prendendo strade diverse. 

Le ragazze avevano finito di preparare i loro cavalli e dovevano essere già nel campo, perché in giro non c'era nessuno. Salutai velocemente Honey con un buffetto e quindi entrai in selleria, mentre dietro di me Monica faceva uscire la sua pony dal box.

Lo spettacolo che mi trovai davanti, mentre varcavo la porta della selleria, mi provocò un involontario brivido lungo la schiena. 

Poteva essere stato semplicemente un incidente, ma qualcosa mi fece pensare a un'azione di più calcolata, che aveva a che fare con quello che mi aveva rivelato Monica poco prima.

Avanzai lentamente verso i finimenti di Honey, gettati con malagrazia sul pavimento insieme alla testiera, al sottosella e ai suoi parastinchi. 

Un semplice scherzo di cattivo gusto, niente di più.

Mi chinai a terra per raccoglierli e un foglietto dai bordi arricciati, coperto di polvere sotto al mucchio di finimenti, attirò la mia attenzione. Lo presi in mano, leggendo le poche righe che vi erano state scritte.

Un semplice scherzo di cattivo gusto, niente di più... no?

"Mi auguro che anche tu finisca calpestata sotto gli zoccoli di Killer."

 

  
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