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Autore: Dalybook04    26/05/2021    1 recensioni
Il vasto impero dei Vargas un tempo si estendeva su metà del globo. L'intero Westeros, da Grande Inverno al mare, era proprietà di un unico uomo.
Romolo Augusto Vargas. Un re che, con le sue forze e la sua intelligenza, era riuscito ad assogettare tutto il mondo conosciuto, ad eccezione giusto della sconfinata Essos.
Un uomo che poi era stato brutalmente ucciso dal suo stesso amante, insieme a tutta la sua famiglia.
Tutta la sua famiglia, tranne due bambini, che furono portati via, lontano, dove neanche il loro nonno grande e forte era riuscito ad avventurarsi.
Ora il maggiore dei due fratelli si ritrovava sulle sue spalle di giovane uomo appena sedicenne il compito di riprendersi ciò che era suo. E per farlo doveva fare dei sacrifici.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Nord Italia/Feliciano Vargas, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Non appena fu entrato nella loro tenda, Gilbert si fiondò sul fratellino.
-allora? Che avete fatto tu e Feliciano?
Ludwig cercò di non mostrarsi spaventato -ehm... niente di che...
-ma fammi il piacere! È da quando siamo arrivati che quel ragazzino ci prova con te. Non è vero, Fran?
Francis, buttato sul suo letto di paglia con aria depressa, annuì -oui.
-visto? Dai, racconta al tuo fratellone!
-abbiamo solo parlato- mentì Ludwig, raggiungendo il suo letto e togliendosi la pelliccia. Lì faceva decisamente troppo caldo, ma non aveva vestiti più adatti.
-e cosa vi siete detti? Cosa vi siete detti?- Gilbert sembrava un bambino davanti a un nuovo giocattolo.
-la cosa non ti riguarda.
-eddai, non farti pregare. Sono sempre tuo...
-è permesso?- intervenne una voce dall'esterno.
-avanti- sbuffò Francis, sollevando la testa dal suo cuscino.
Antonio fece capolino dalla porta -ciao. Vi andrebbe di bere qualcosa? Se dobbiamo passare del tempo insieme, tanto vale fare amicizia.
Gilbert lo indicò -questo, signori, è il tipo di approccio che mi piace. Che alcolici avete qui ad Essos?
-alcolici buoni- rispose il capotribù, con un sorriso.
-i miei preferiti- lo raggiunse all'ingresso della tenda e si voltò a guardare i compagni -voi? Venite?
-arrivo- Francis si alzò in piedi e raggiunse gli altri due -ho decisamente bisogno di bere stasera.
-Ludwig?
-non vengo, sono molto stanco- replicò Ludwig -ma grazie dell'invito.
Gilbert sbuffò -che palle che sei. Non aspettarci sveglio- e uscì dalla tenda, fischiettando. Si rivolse al capotribù -allora, avete delle locande o qualcosa del genere qui?
-c'è una tenda apposita per chi ha voglia di bere- rispose Antonio, guidandoli attraverso il campo -è sempre la più esterna, per evitare che eventuali urla disturbino gli altri.
-siete proprio organizzatissimi, eh?
Il moro abbozzò un sorriso -è anche la più lontana dai bambini, se è per questo. Ci manca solo che si ubriachino da infanti.
-mi sembra giusto- l'albino diede una gomitata all'amico -Francis si può sapere che hai? È tutta la sera che sei depresso.
Francis sospirò, volgendo lo sguardo verso il cielo -un cuore infranto, presumo. Mi manca il mio amore.
-oh, che palle che sei- Gilbert gli diede una pacca sulla spalla, rischiando di farlo cadere -divertiti un po' tra amici, su. Ieri non eri così.
-vedere un amore sbocciare mi ha ricordato il mio- sospirò.
-parli di Felì?- Antonio entrò in una tenda, salutando quello che noi definiremmo un barista -in effetti lui e Ludwig sono carini, ma temo che il mio Lovi non sia molto contento del loro affetto.
-stava fumando di rabbia- ribatté Gilbert, sedendosi al primo tavolo disponibile -senza offesa eh, non sto insultando il tuo maritino.
Antonio scrollò le spalle, ridacchiando -non hai tutti i torti. È leggermente... possessivo. Non che lo biasimi, ha praticamente cresciuto lui suo fratello da quando... be', per un bel po' di tempo. Ma parliamo di cose più allegre- il barista portò loro alcuni bicchieri. Antonio sorrise -avete mai assaggiato la sangria?
-c'è della frutta- notò Francis -è normale?
-certo! È lì il bello. Bevi e mangi insieme.
-è forte?- domandò Gilbert.
-abbastanza.
-allora mi piace- e si scolò mezzo bicchiere.

Feliciano uscì dalla sua tenda in punta di piedi, sgattaiolando in quella di suo fratello. Si intrufolò sotto le coperte e abbracciò Lovino, nascondendosi contro il suo petto. Chiuse gli occhi -scusa. Sono stato uno stronzo.
Lovino sospirò, mettendo da parte il suo libro, e si mise ad accarezzargli i capelli -aveva ragione il nonno quando diceva che noi due adolescenti saremmo stati la sua rovina. Non ci pensare, è normale essere teste di cazzo alla tua età.
-non volevo dire quelle cose. Apprezzo quello che fai, davvero.
-lo so, Feli, non preoccuparti- sbuffò una risata -ti ricordi com'ero io a quattordici anni, no?
-come sei anche ora vorrai dire- replicò Feliciano, abbozzando un sorriso.
-fottiti, mi sono ammansito. Prima ero peggio. Litigavo di continuo con l'amico del nonno, ricordi?
Feliciano annuì, appoggiandosi alla sua spalla -dicevi che doveva lasciarti stare e che non te ne fregava nulla di un popolo di barbari.
Lovino sospirò, divertito -be', ora sono la regina di quei barbari, quindi presumo che dovrei ringraziarlo.
-non sei la...
-praticamente sì- meglio cambiare discorso -quindi con il crucco...
Feliciano decise di dargli corda -ci siamo baciati- ripeté.
-con la lingua?
Feliciano si sentì arrossire, ma annuì -sì.
-e... avete fatto altro?
-no.
-oh be', ho la sensazione che stanotte vi rifarete.
Feliciano lo guardò, con gli occhi sgranati -e tu che ne sai?
Lovino alzò gli occhi al cielo -ti prego. Siete due adolescenti che si piacciono e si sono baciati di nascosto in una tenda. Pensi che mi beva che ve ne starete mano nella mano a darvi baci sulle guance e a parlare di politica?
-sì ma... che ne sai che sarà stasera?
-l'ho già detto che siete adolescenti, vero?- gli scostò un ciuffo dal viso, divertito -non avete pazienza, voi.
-guarda che non sei tanto più grande- brontolò Feliciano -due anni non sono tanti.
-due anni sono un abisso incolmabile.
-gne gne- Feliciano si lasciò sfuggire una domanda -con Antonio...
-non so se lo amo- lo interruppe, sapendo dove volesse andare a parare -insomma... lo conosco da poco, no? E considerando che mi ha quasi comprato non so se...
-lo sottovaluti- replicò Feliciano -cioé... non penso l'abbia intesa in quel modo. Non ti ha comprato.
-no, ma non puoi venirmi a dire che il nostro è un matrimonio fatto per amore.
-però potrebbe diventarlo. Non puoi impedirti di innamorarti di lui perché hai paura.
-io non ho...
-oh sì, tu hai paura. Hai paura che ti tradisca, che ti scarichi, che ti spezzi il cuore e tu debba rimanergli affianco comunque. E lo capisco, ma Antonio non mi sembra il tipo, sinceramente. E poi puoi sempre farlo sbranare dai cani.
Lovino abbozzò un sorriso, poi sospirò -su, vai dal crucco. E non fate rumore, ché mi tocca sentirvi.
Feliciano rise -tranquillo, non penso che faremo l'amore. Ci sbaciucchieremo un po'.
-basta che lo facciate in silenzio.
Feliciano lo baciò sulla guancia, stringendolo forte a sé -grazie, fratellone. Ti voglio tanto, tanto bene.
-sì, sì. Mo vai, divertiti.
Quando Feliciano rientrò nella sua tenda, più tranquillo, trovò, a guardarsi intorno come un ladro colto sul fatto, Ludwig, visibilmente a disagio.
-ciao. Sono in anticipo o...
Lo baciò. Gli strinse il viso tra le mani, lo fece abbassare e lo baciò. Semplicemente.
Il biondò sembrò più tranquillo -presumo sia un no.
Feliciano gli sorrise -è un "mi sei mancato"- lo baciò ancora e lo sospinse verso il letto. Ludwig si sedette e lasciò che quello si sistemasse sul suo grembo, con le guance rosse e il cuore impazzito.
Feliciano gli prese le mani, grandi e callose, sistemandosele sui fianchi. Rise contro le sue labbra e gli strinse i capelli, tirandoglieli leggermente. Sospirò -Ludwig...- quello tornò a baciarlo, con forza, schiudendogli le labbra e facendolo gemere leggermente.
-uhm... che facciamo stasera?- chiese il biondo, imbarazzato. Feliciano gli accarezzò la guancia, intenerito.
-ci baciamo, che ne dici? Non... non me la sento di fare altro.
-sì sì certo, non mi interessa... quello- gli accarezzò i fianchi, facendolo sorridere -mi... mi interessi tu.
Feliciano lo baciò. Posò la fronte contro la sua, perdendosi nei suoi occhi azzurri come in un lago d'inverno -dormi con me stanotte?- domandò -solo dormire. Come quando eravamo piccoli. Ti va?
Ludwig annuì, stringendogli la mano -va bene.
Era una pessima idea. Avrebbero potuto beccarli, suo fratello di sicuro se ne sarebbe accorto, se li avesse beccati il fratello di Feliciano sarebbero stati nella merda, o così pensava, ma ormai era talmente perso in quegli occhi nocciola che non riuscì a non dire di sì.

Antonio rientrò a tarda notte, ma non era particolarmente brillo. Gilbert aveva bevuto parecchio, fino a svenire mormorando qualcosa su una certa Eliza. Francis anche aveva bevuto molto, ma era rimasto cosciente abbastanza da intrattenere una conversazione quasi decente. Lui invece aveva bevuto giusto un paio di bicchieri, visto che qualcuno doveva pur fare quello responsabile e non gli andava di farsi vedere ubriaco da Lovino. A proposito di suo marito... dopo essersi spogliato della corona si intrufolò nel letto con lui, abbracciandolo da dietro e inspirando il suo profumo. Mmmh, gli era mancato.
Antonio pensava che il suo querido stesse dormendo, invece quello si girò tra le sue braccia e lo baciò, sorprendendolo.
-ti ho svegliato?- sussurrò il più grande -scusa.
-no, non riuscivo a dormire- replicò Lovino, nascondendo il viso contro la sua spalla nuda -com'è andata con gli altri? Sai di alcool.
-ho bevuto un paio di bicchieri- ammise, accarezzandogli la schiena al di sotto della sua veste -ma nulla di più.
-va bene- Lovino lo baciò sul petto, in un punto a caso sotto la spalla. Era strano, stabilì Antonio. Cercò di intercettare il suo sguardo, ma quello lo evitò accuratamente -buonanotte.
-tutto a posto?- gli sollevò il viso con due dita, costringendolo a incontrare il suo sguardo. Sì, aveva decisamente gli occhi lucidi -hai pianto, mi amor?
-no, io...- sospirò, esasperato -una litigata con Feliciano. Niente di che, abbiamo fatto pace.
-e allora perché sei ancora in lacrime?- gli stampò un bacio, intrecciando le mani con le sue -parlami, Lovi. Puoi dirmi tutto, lo sai.
-non è niente. Solo un... un battibecco- si girò dall'altra parte, abbracciando il suo cuscino -buonanotte.
Antonio lo abbracciò da dietro, sussurrandogli all'orecchio -Lovi? Lo so che qualcosa non va. Puoi parlarmene, davvero. Qualcuno ti ha fatto del male? Ho fatto qualcosa di sbagliato?
-no- Lovino sospirò -non è colpa tua. Te l'ho detto, ho solo litigato con Feliciano.
-riguardo a cosa?
-al crucco- sospirò -è una cosa stupida, lascia stare.
-se fosse una cosa stupida non avresti pianto.
-ti ho detto che non è niente.
-Lovino- gli strinse la mano -non devi nasconderti. Mi importa di te, davvero.
Mi importa di te.
Non me l'aveva mai detto nessuno prima.
Era troppo stanco per protestare ancora. Aveva sonno, voleva dormire, e soprattutto era stanco di nascondere e negare sempre tutto. La voce gli uscì tremula -ho paura- quel sussurro faceva schifo. Sentì suo nonno rivoltarsi nella tomba, anche se dubitava gliene avessero dedicata una. I Vargas non hanno mai paura -ho paura di innamorarmi di te- sì, aveva decisamente la voce troppo tremula. Era una cosa così stupida... piantò la testa contro la sua spalla -come faccio ad amarti se so che tra poco potresti morire per colpa mia? Ne uscirei devastato e... e non posso permettermelo, non di nuovo.
Antonio sentì una tenerezza infinita. Lo strinse, baciandolo sulla testa -oh, Lovi... sei così dolce. Ma è proprio perché potrei morire presto che, se mi ami, devi approfittarne. Vivere con il rimpianto è anche peggio che soffrire dopo aver vissuto al meglio ogni singolo giorno.
-non può mancarti ciò che non conosci- mormorò Lovino, a capo chino -non può mancarmi l'amore di qualcuno se non lo provo prima.
-ma ti mancherà non averlo fatto- qualcosa di umido si scontrò contro la sua pelle -cos'ha più valore: la gioia più grande e il dolore maggiore, o l'ignoranza?
-l'ignoranza è beata.
-e i sentimenti sono ciò che ci rendono umani. Soprattutto quelli forti. Soprattutto il dolore.
Lovino si lasciò scappare un singhiozzo e sollevò lo sguardo su suo marito. Antonio gli sorrideva, dolcemente, accarezzandogli la guancia.
-i tuoi occhi sono ancora più belli ricoperti dalle lacrime- gli sussurrò Antonio, osservandolo con aria sognante -non pensavo potessero essere più belli di prima. Però non voglio più vederli così, se non per la gioia- lo baciò, facendolo piangere ancora più forte -permettimi di renderti l'uomo più felice del mondo, Lovi. Lascia che io ti renda più umano possibile.
-vuoi farmi soffrire- replicò, piano, più per il gusto di rispondere che per un reale motivo.
-no. È la cosa che meno voglio in assoluto, ma se è il prezzo da pagare per vederti sorridere posso sopportare quel fardello al posto tuo.
-perché?- si asciugò le guance, cercando di controllarsi. Poi quel bastardo di Antonio decise di dargli il colpo di grazia.
Sorrise, stringendogli la mano -perché mi sto innamorando di te, più profondamente di quanto lo avessi mai creduto possibile.
Lovino era senza fiato. Lo abbracciò, gettandogli le braccia al collo, e rise -mi sento un idiota. Un completo idiota. Non so perché sono così melodrammatico, non lo sono mai stato e...
-va bene, Lovi. Non c'è niente di male- lo baciò sulla spalla -sei sensibile, anche se non lo mostri mai- lo baciò sul collo -considero un onore vederti così.
Lovino sbuffò una risata -vedere un ragazzino piagnucoloso in lacrime? Che onore.
-vedere il ragazzo più buono, diffidente e fantastico del mondo fidarsi abbastanza di me da lasciarsi andare? Sì, è un onore.
-idiota- lo baciò. E poi lo baciò di nuovo. E di nuovo. E ancora e ancora e ancora e ancora.
Antonio gli accarezzò le cosce, al di sotto della veste da notte. Sorrideva, divertito, con due occhi luminosissimi, e Lovino si sentì in dovere di baciarlo su quel sorriso da schiaffi. Non se n'era ancora accorto, troppo concentrato sulle mani di suo marito sul suo corpo, ma tra un bacio e l'altro gli era salito a cavalcioni, scostando le coperte che erano diventate solo d'intralcio.
-Lovi?
-sh- lo baciò. Un bacio lungo, disperato, di chi ha bisogno di quello per non soffocare -hai già detto abbastanza, bastardo- si lasciò trascinare di nuovo in un altro bacio, afferrandogli le mani e portandole più in profondità al di sotto della sua veste. Lo guardò negli occhi, con un sorrisino -facciamo altro? Più piacevole di piagnucolare? Che ne dici?
Antonio sorrise, sfilandogli la veste. Lovino rabbrividì per il freddo, ma le labbra di suo marito sul suo petto lo distrassero in un istante dal gelo. Inarcò la schiena e sospirò, stringendo i capelli dell'altro tra le dita per tenerlo lì, vicino a lui. Sospirò -bravo...

Lovino si svegliò per primo. Strano, di solito doveva farsi svegliare da Antonio. A proposito del bastardo... era adorabile mentre dormiva. Sembrava un semplice ragazzo, niente di più. Non aveva mai notato quanto fossero lunghe le sue ciglia, ma arrivavano a sfiorargli le guance. Aveva delle lentiggini, piccolissime, che si confondevano con la pelle scura ma che ora, alla luce del sole e a quella distanza, erano evidenti. Si mise a contarle. Poi iniziò a unirle mentalmente per formare dei disegni, ancora mezzo addormentato. Aveva appena disegnato l'orsa maggiore quando sentì la presa sui suoi fianchi stringersi e un mugugno contro l'orecchio.
Antonio aprì gli occhi e sorrise, spettinandosi i capelli con una mano -buongiorno- sbadigliò -dormito bene?
Lovino annuì, appoggiando la testa sulla sua spalla e lasciandosi accarezzare la schiena lentamente -tu?
-mai dormito meglio- lo baciò sulla fronte -ti fa male?
-non tanto- nascose il viso contro il suo petto, rosso in viso -mi hai lasciato dei segni?
-uno qui- ammise, sfiorandogli un punto all'incirca sul pomo d'Adamo -e altri qui- scese ad accarezzargli il petto, dandogli i brividi.
-che palle che sei. Perché ci provi tanto gusto?
Antonio gli rivolse un sorriso furbo -non mi sembra che ti dispiacciano, mio sole e stelle- gli sollevò il viso e lo baciò, tenendoselo vicino il più possibile. Gli piaceva la sensazione del corpo nudo di Lovino premuto contro il suo, era come se ciò li rinchiudesse in una bolla solo per loro. E poi Lovino aveva la pelle così morbida e un profumo così buono che era impossibile non apprezzare una sensazione simile -e vederti con quei segni sapendo di averteli fatti io, è una goduria doppia.
-pervertito- prese ad accarezzare il braccio intorno alla propria vita, disegnando delle figure immaginarie contro la sua pelle. Sospirò, imbronciato -non ho voglia di alzarmi.
Antonio ridacchiò contro il suo orecchio -neanche io. Sarebbe bello restare qui tutto il giorno, a farci le coccole e a fare l'amore.
-e non possiamo farlo? Sei il capo, puoi fare quel che vuoi.
-sono il capo, e per questo devo lavorare più degli altri- lo baciò sul collo, sulla guancia e sulle labbra -ma ti prometto che appena avrò un giorno libero lo passeremo insieme, a fare tutto quello che vuoi.
-mi piace come idea- si baciarono. Lovino si lasciò sfuggire un sorriso -mi ricorderò di questa cosa. Sarai il mio schiavo.
-spero anche sessuale- ignorando la sua gomitata, Antonio lo baciò sulla guancia, ridendo -dai, ci stavi pensando anche tu.
-non sono così pervertito.
-oh, avanti- salì su di lui, premendosi contro il suo corpo. Lovino si coprì la bocca con una mano per non gemere.
-sei un bastardo.
-lo so- gli strinse la mano e la allontanò dalla sua bocca, intrecciando le dita con le sue e portandogli il braccio sul cuscino, oltre la testa, molto lentamente. Il resto della sua frase fu un sussurro, roco, dritto contro l'orecchio di Lovino -non ti piacerebbe? Una giornata solo io e te, nudi, nel letto, a fare l'amore come se il resto del mondo non esistesse- Lovino mugolò qualcosa contro il suo orecchio, sporgendosi verso di lui. Cercò di usare l'altra mano per avvicinarselo maggiormente, ma Antonio gli bloccò anche quella, tenendogli i polsi incrociati sul cuscino.
-sei un...- bofonchiò Lovino, con le guance rosse, ma la mano di suo marito tra le gambe lo interruppe. Inarcò la schiena, ansimando, cercando di andargli incontro il più possibile -cazzo. Tu vuoi uccidermi.
Antonio gli sorrise, chinandosi a baciarlo -no, mi amor. Solo farti rilassare un po'.
-non sta funz..- si interruppe, inspirando profondamente -muoviti, bastardo.

Francis si svegliò con il profumo di Arthur intorno a lui. Sorrise e allungò una mano fuori dalle coperte alla ricerca del suo amante, ma scontrò la paglia. Riaprì gli occhi.
Ah.
Giusto. Era a Essos.
Abbracciò la camicia di Arthur e ci nascose il viso, immaginando di avere il viso nell'incavo del suo collo, di essersi appena svegliato dopo aver fatto l'amore con lui. Sospirò.
-buongiorno dormiglione!- Gilbert era sempre Gilbert. Sbuffò, frustrato, e sollevò il viso dal suo cuscino.
-bonjour. Ludwig?
-sparito. Si sveglia sempre presto, ma ho come la sensazione che questa volta Feliciano c'entri qualcosa.
-i giovani innamorati sono sempre così. Non vedono altro che se stessi.
-e tu?- Gilbert si sedette affianco all'amico -chi è il tuo amore?
-non lo conosci- ed era vero. Gilbert non conosceva Arthur: sapeva solo chi fosse. Conoscerlo era tutt'altra faccenda -e mi manca così tanto.
-ho notato. Quella camicia non è tua, vero?
Francis se la strinse meglio addosso -da cosa l'hai capito?
-stai scherzando? È la cosa meno elegante che ti abbia mai visto addosso. Non è credibile neanche come camicia da notte.
Francis ridacchiò -sì, non hai tutti i torti. Mon amour non è molto... attento alla moda. Probabilmente non s'è neanche accorto che gliel'ho rubata.
-come si chiama?
-non posso dirtelo.
Gilbert roteò gli occhi -va bene, allora parlami di lui. Com'è?
-lui...- Francis sospirò, posando il mento sulle proprie ginocchia -è gentile. Non lo ammette, ma lo è. È testardo, anche. E dispettoso. E sono fottutamente innamorato di lui.
-da quanto?
-da quanto stiamo insieme? Qualche anno- si sdraiò sul letto, lasciandosi avvolgere dal suo profumo -è pieno di difetti, ti giuro. Potrei elencarteli tutti a memoria, li conosco meglio dei miei, e li amo tutti, ancora più dei suoi pregi.
-sei proprio cotto- commentò Gilbert -e lui? Ti ama?
-sì. Non me lo dice spesso, ma mi ama. È più uno che usa i fatti, capisci?
-ho presente il tipo.
-ecco. Lui è... concreto. In un mondo fatto di apparenza come quello che vivo ogni giorno, lui è la mia ancora. Lui ha tanti, tantissimi problemi, tanti quanti quelli che ho io. Ma quando siamo insieme... non so, è come se tutto quello che fa schifo e va male, sia perfetto e vada benissimo.
-sei un romanticone- commentò Gilbert.
-lo dice sempre anche lui- Francis sospirò -ma in fondo gli piace.
-è Arthur?
Francis sbuffò -ti ho detto che non posso dirti chi sia.
-dai, sono tuo amico. Non lo dirò a nessuno.
-non posso e basta. Ti voglio bene Gil, sei il mio migliore amico, ma semplicemente non posso rischiare, né tanto meno posso mettere a rischio lui.
-va bene, va bene. Su, andiamo a colazione. Devo prendere in giro Ludwig per la sua notte con Feliciano.
Francis lo seguì fuori, ridacchiando -non sai se sono stati insieme.
-con chi altro potrebbe essere?

   
 
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