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Autore: DanceLikeAnHippogriff    28/05/2021    0 recensioni
Il filo conduttore di queste storie è il "quattro" e le "storie". Storie per un anniversario importante, storie per quattro anni di avventure e storie. Una storia per anno, anche se è troppo poco da regalarti per tutto quello che mi hai dato.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nessuno ricordava se c’era mai stato un prima. C’erano sempre state Kraai e Psica. Mai solo Kraai. Mai solo Psica.

Erano spuntate un giorno nel quartiere con un paio di spranghe di ferro e si erano fatte un nome. O meglio, probabilmente c’erano sempre state, in quel buco, ma nessuno ci aveva mai fatto caso. E perché avrebbero dovuto? Agli occhi degli adulti, non erano altro che due emaciate mocciose buone solo a farsi pulire il culo dalla madre.

Occhi che cambiavano quando ti guardavano dal basso all’alto e pregandoti di non spezzargli le ossa. Curioso come basti così poco per guadagnarsi un po’ di rispetto.

Troppo poco.

Passare da atti di estorsione di quartiere e spaccio a rapine e omicidi su commissione fu facile quanto bersi uno shot. Facile quanto premere un grilletto, per Kraai. Facile quanto un taglio pulito alla carotide, per Psica.

Diverse come la notte e il giorno, non c’era compito che non riuscissero a portare a termine con rapidità e professionalità, se si può usare un simile aggettivo per ciò che facevano. Si completavano. Avevano bisogno l’una dell’altra in maniera quasi morbosa. Dove non arrivavano la pistola e la fredda lucidità di Kraai, arrivavano il coltello e l’irruenza di Psica. Dove la seduzione e l’estorsione fallivano, riuscivano la tortura e le minacce.

In pochi anni si erano elevate al di sopra della feccia che le aveva vomitate, senza guardarsi indietro, e poco importava che per lasciarsi alle spalle quello schifo dovevano stare in equilibrio su una montagna di merda. Se la giostravano bene. Avevano tutto.

La banda più influente della zona le aveva volute e le aveva avute. D’altronde, non erano le lusinghe di cui avevano bisogno, ma i soldi, e di quelli la banda gliene aveva promessi tanti. Dando loro anche un generoso anticipo.

Camminavano sul tetto del mondo.

Eppure, Kraai non riusciva a capire perché dopo tutti quegli anni e dopo tutti quei soldi, Psica si portasse ancora dietro quello stupidissimo libro. Era l’unica cosa su cui avevano stupidamente litigato, e più di una volta. Avrebbe voluto bruciarlo, per quanto la riguardava. Non erano altro che favole, giustizia, lieti fine, principi azzurri. E ciò che la faceva infuriare era che fosse Psica tra tutti a esserci affezionata. Lei, una spietata assassina. Lei, che rideva del dolore altrui. Lei, che aveva vissuto sulla sua pelle che la realtà non aveva il lieto fine, per quanto fottessi o sniffassi o ammazzassi, per quanto provassi a uscirne, per quanto continuassi a fallire.

Eppure, non c’era verso di levarglielo dalle mani. Se lo leggeva ogni sera. Ogni sera una storia diversa, ma stesso sorriso a fior di labbra. E quando finiva, lo ricominciava.

Gliel’aveva nascosto, buttato nello scarico delle fogne, minacciato di dargli fuoco. L’aveva insultata, le aveva sputato addosso, l’aveva picchiata. Forse l’ultima opzione non le aveva fatto che il solletico, ne era più che consapevole, ma tanto valeva provare. E fallire. Perché Psica era sempre riuscita a recuperare quel dannato libro e l’aveva sempre perdonata con un’alzata di spalle e uno dei suoi rari e minuscoli sorrisi.

Forse quella nera furia che le divorava il petto non era altro che invidia per la capacità di Psica di credere ancora alle favole. Perché si era disillusa molto più in fretta di lei. Aveva smesso di sognare di poter cambiare gli equilibri del mondo, come quando facevano da bambine, a suon di sprangate e risate di scherno. Smesso di idealizzare il concetto di giustizia, sostituendolo con quello di giustizia personale, molto più semplice e immediato. Smesso di credere che, insieme a Psica, avrebbe potuto dare una forma diversa alla realtà. Se l’unica materia prima di cui disponi è la merda, puoi anche costruirti una reggia, ma i mattoni rimangono fatti di merda.

Non aveva ancora trovato una risposta quando, anni dopo, le bruciavano i polmoni per la cenere rovente che stava respirando, mentre correva a perdifiato per lasciarsi alle spalle quella bocca d’inferno che era diventato il palazzone della loro banda. Non ci riusciva davvero. Era lei quella che non credeva alle favole. Era lei che aveva aperto gli occhi per prima, strofinandosi di dosso gli ultimi residui di un bel sogno di felicità dalle palpebre, mentre Psica ancora dormiva beata. Era lei quella ancorata alla realtà.

Allora perché?

Perché si sentiva presa in giro ancora una volta?

Con le labbra amare di imprecazioni e ustioni, si allontanò sempre di più nella notte, lasciandosi alle spalle Psica e un libro di favole che abbeverava le sue pagine in una pozza di sangue.

  
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