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Autore: Gaia Bessie    29/05/2021    5 recensioni
Le tre nomee del Barone.
~ Maledetto: Entra al servizio di Helena che lei ha tredici anni, mentre lui è già un assassino affermato.
~ Silente: Corinna non lo chiama mai.
~ Sanguinario: Helena non torna, non torna per giorni, per settimane.
[Barone/Corinna | Tripla Flashfic | Prima classificata parimerito al contest “La fiera delle Coppie Crack- Prima Edizione indetto da CatherineC94 sul forum di Efp]
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Barone Sanguinario, Corvonero, Cosetta Corvonero, Helena Corvonero
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Tre volte nominato


 
1.
 

[Maledetto]
 
Entra al servizio di Helena che lei ha tredici anni, mentre lui è già un assassino affermato: quando Salazar Serpeverde ha scoperto dell’eccidio consumatosi nella sua famiglia, l’ha accolto presso il castello di Hogwarts e l’ha messo al seguito di quella figlia segreta, nascosta e di certo non amata.
Non gli domanda nemmeno il nome, non gl'importa – per tutta la vita sarà il Barone maledetto, quel nobile sfregiato dal sangue che han macchiato le patrie vesti e il confine labile della pelle.
Salazar gliel’affida il giorno in cui decide che partirà per un lungo viaggio, alla ricerca della chiave di volta per la vita eterna – gli spiega che passerà dall’inferno e non saprà mai dire se è in grado di tornare, finché non avrà tentato. E tenterà, certo che lo farà.
Lui china il capo, come il soldato ch’è stato addestrato a essere: Madamigella Corvonero sarà al sicuro, dichiara, sono già cinque anni che la proteggo.
«Non Helena» risponde Salazar, laconicamente. «Corinna».
Indica la propria camera da letto, lui la vede in un frammento di specchio – Madama Corvonero piange silenziosamente, battendosi il petto come potesse aprirselo e tirandosi i capelli come per strapparseli. Qualcosa ha presofferto, pensa, alcune donne hanno una sensibilità più inspiegata del comprensibile.
«Mi occuperò di vostra moglie» promette lui, senza riuscire a distogliere lo sguardo da quell’immagine inconsolabile. «Avete la mia parola».
Nello specchio, Corinna Corvonero alza gli occhi arrossati, mormorando una lunga preghiera latina: lei forse è la più benedetta dei quattro e nemmeno ne ha consapevolezza.
Salazar si volta a guardarla, costringendola con lo sguardo ad abbassare il rosario – ma mai il capo o lo sguardo.
«Non è mia moglie».
 
[280 parole].
 
 
 


 
2.
 
[Silente]
 
Corinna non lo chiama mai – d’altronde Salazar le ha detto di chiamarlo maledetto, e lei si rifiuta: così, un giorno che s’è consumata su uno dei suoi amati tomi della Biblioteca, gli dice silente e lo fa ridere.
«Non tacerò mai, signora» risponde, in piedi dietro le sue spalle, mentre la polvere scende dal tomo di Madama Corvonero come fosse una colata di sangue. «Nemmeno se me lo domandaste».
La fa ridere – forzatamente, innaturalmente – e lei gli fa cenno di scortarla: ha trovato la risposta che cercava.
Il Barone non domanda: Madama Corinna pare così contorta e così addolorata da potersi sciogliere in pianto ancor prima d’aver raggiunto le proprie stanze.
Non domanda, ma intuisce – non c’è una chiave di volta per l’inferno e Salazar Serpeverde deve aver scoperto che l’unica maniera per vivere in eterno è la morte ingloriosa.
«Andrete a chiamare Messer Grifondoro» comanda Corinna, di fronte alla porta, calma. «E Madama Tassorosso. Salazar, lui…».
S’è fatto spirito spezzato, pensa lei, quando poteva essere bronzo logoro e sporco, piegato – ma di spezzarsi, lei non s’è spezzata mai.
Lui tace e china il capo, silente, e con uno sguardo le promette che tornerà: se solo Corinna fosse ancora in grado di credere in qualcosa, o qualcuno. Quando l’afferra per la manica, non si sorprende.
«Non parlate mai, perché non lo fate?» sussurra, a capo chino.
Il Barone pensa che se lo facesse l’investirebbe di tutto quello che ha represso tanto tacitamente, così le passa una mano sulla schiena, avvicinandola a sé.
Corinna non lo chiama mai – quella sera, però, sotto il baldacchino blu e sotto di lui è lei a perdere le parole.
 
[280 parole]
 
 
 


 
3.
 
[Sanguinario]
 
 
Quando Helena sparisce in una nuvola di polvere, Corinna smette di mangiare, di dormire e persino quando lui l’entra dentro è rigida e silenziosa come se morte già l’avesse colta.
Il Barone silente non domanda, non è compito suo – ma anche Salazar Serpeverde è da tempo sparito – e allora Corinna rimane silenzioso spettro.
Helena non torna, non torna per giorni, per settimane: il corsetto balla sul petto di sua madre, un tempo pieno e accogliente, ora cavo e con il cuore nudo e in bella mostra.
Le dice che andrà lui, che è l'unico che saprà mai la verità e che la terrà per sé – l'unico che accetterà tale compito, pensano entrambi silenziosamente.
«Tornerò da voi» le promette, carezzandole i capelli ormai radi. «Vi riporterò vostra figlia».
Ha amato una donna e ora uno scheletro lo guarda, con le sue orbite vuote, e gli dice promettetemi che.
Lui promette: Helena prima del diadema, sia come sia, quello ormai Corinna lo considera perduto – il Barone si domanda, silenziosamente, se non lo sia anche lui: perduto in quella nube di pensieri che continuamente le sconquassa il cuore.
Parte, la cerca in ogni anfratto di mondo conosciuto e riscoperto, la trova – Helena piange, si dimena, parla di un amore che non c'è (non c'è mai stato).
E quando lui torna ad avere delle parole per maledire, lei è morta a terra e a lui rimangono solamente le mani sporche di sangue.
Pensa che Corinna non mangerà mai più, non dormirà mai più – di certo lui non le sarà dentro mai più, pensa, perché da oggi non sarà maledetto o silente. Da oggi sarà solamente il Barone Sanguinario.
 
[280 parole]



 
Scusatemi per questa improvvisa follia, ma sono stata folgorata. Spero che questa rivisitazione del dramma di Helena vi sia piaciuta.
Molto crack, molto sinceramente pazza.
Un bacio,

Gaia
   
 
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