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Autore: GReina    05/06/2021    1 recensioni
[Iwaoi | Kuroken | Daisuga | Tsukkiyama | Bokuaka | Sakuatsu + accenni di Kagehina | Tanakiyo].
Haikyuu ad Hogwarts: segue le vicende dei nostri protagonisti per un anno (quinto per Hinata e co; settimo per Daichi e co).
Daichi è il papà di tutti i Grifondoro e Suga la mamma dei Corvonero; Kenma nasconde un segreto; Oikawa è paranoico; Tsukishima è irritato (be', non è una sorpresa!); Sakusa vuole liberarsi di Atsumu; Osamu e il suo amore per il cibo sono l'unica certezza. Venite a scoprire il resto!
Genere: Demenziale, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Hogwarts' Series'
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Suga
Suga diede giusto due ore di tempo a Daichi per festeggiare con i suoi compagni di Casa. Dopodiché, come programmato con il suo ragazzo, si diresse verso il ritratto della Signora Grassa e fu proprio lì davanti che trovò Kenma e Akaashi. Per la sorpresa, Suga arrestò il passo, poi ricordò quello che Daichi aveva detto su di lui e sul fatto che fosse la mamma dei Corvonero e sorrise; mise le mani a pugno sui fianchi e finse un cipiglio:
“Non dovreste essere a letto, voi due?” chiese in modo chiaramente sarcastico. I due smisero di chiacchierare tra loro e finalmente lo videro. Fu Akaashi, con un sorriso, a rispondergli:
“Abbiamo pensato che per una volta avremmo potuto essere noi quelli ad aspettare Bokuto e Kuroo fuori da una Sala Comune nella quale non possiamo entrare.” Suga rise ricordando tutte le volte in cui i due grifondoro gli avevano fatto saltare i nervi rimanendo piantati all’ingresso della torre ovest.
“Benedetti ragazzi.” pensò però “È praticamente grazie a loro se oggi sto con Daichi.” e fu proprio in quel momento che il Caposcuola uscì in corridoio. Sorrise.
“Koshi! Eccomi.” poi si accorse degli altri “Volete che vi chiami Kuroo e Bokuto?” e così fece. Cinque minuti dopo erano tutti e sei diretti giù per le scale.
“Qualche idea su dove andare a festeggiare?” domandò Suga.
“Io credevo che stessimo già andando verso le cucine!!” fu la risposta di Bokuto.
“In effetti non c’è modo migliore per festeggiare! Ho proprio voglia di sfondarmi di dolci e burrobirra!” si trovò d’accordo il suo migliore amico e presto anche tutti gli altri.
Superarono le grandi botti di vino finte che segnavano l’ingresso della Tana dei Tassorosso e arrivarono infine al quadro di una natura morta. Né Suga né tantomeno Daichi erano mai stati lì, quindi rimasero incantati entrambi dal modo in cui Bokuto fece spuntare la maniglia della porta al posto della pera. Una volta che il quadro venne spostato, il volto di Osamu spuntò loro davanti: stava lasciando le cucine.
“Insomma, si direbbe che solo il Caposcuola non frequenta le cucine!”
“Hey!” si lamentò Kuroo “Non c’è scritto da nessuna parte che è vietato!” Suga non ne era così tanto sicuro, ma certamente non avrebbe letto il regolamento della scuola solo per smentire il grifondoro.
“Questo posto è fantastico!” esclamò il battitore corvonero guardandosi in giro, e lo stesso fece il capitano grifondoro.
“Sapevamo che quello in dormitorio con Sakusa non potevi essere tu.” stava nel frattempo dicendo Akaashi rivolto ad Osamu parlando anche a nome di Kenma.
“Visto?” si aggiunse il più basso “Stiamo migliorando nel riconoscervi.”
“Facile!” esclamò però in risposta Miya “Quando Tsumu infila la lingua in bocca a Sakusa.” sospirò avvilito e aggiunse: “Ditemi solo che non erano sul mio letto.”
“Erano su quello di Sakusa.” rispose tranquillo Akaashi.
“Ma io non tornerei comunque in dormitorio, se fossi in te.” lo avvertì Kenma. Osamu rispose con uno sbuffo.
“Bene,” disse mentre faceva dietrofront e andava a sedersi sul primo tavolo disponibile “fate come se non ci fossi.” e riprese a mangiare.
“Pozzo senza fondo.” pensò Suga con divertimento, e seguì gli altri allo stesso tavolo del loro portiere.
“Come ci si sente ad aver vinto la Coppa di Quidditch, Capitano?” chiese Koshi al proprio ragazzo. Quello sorrise.
“Alla grande! Speravo davvero di riuscire a chiudere in bellezza il mio ultimo anno!”
“Capitano vittorioso, Caposcuola, migliore della classe di Difesa.” elencò il corvonero “Direi che hai davvero concluso in bellezza.”
“Già,” concordò il corvino “e in più sono anche riuscito a conquistarti! Tutto nell’arco di quest’anno.” Kuroo non riuscì a trattenersi e rise.
“Ma se ne sei quasi uscito pazzo per capire come chiedergli un appuntamento!”
“E alla fine non è stato Suga a fare la prima mossa?” chiese Bokuto conoscendo bene la risposta. Suga trattenne a stento le risate e vide Daichi assottigliare lo sguardo mentre si preparava a rispondere per le rime:
“Disse quello che è rimasto imbambolato al primo bacio!” prese in giro Bokuto “Ma come hai fatto a credere di non piacergli dopo quello??” gli chiese incredulo “E come ho fatto io a lasciarti credere di non piacergli!?” si chiese ancora più incredulo. Tutti risero, Akaashi imbarazzato, gli altri di gusto mentre Bokuto metteva il broncio.
Continuarono a chiacchierare del più e del meno per diverso tempo toccando i più svariati argomenti: dallo studio al Quidditch agli stage per la carriera organizzati dalla scuola, finché Osamu non li interruppe alzandosi dal tavolo salutando tutti e congedandosi. I sei rimanenti lo osservarono uscire dalle cucine e chiudersi la porta dietro, e fu solo quando ciò avvenne che arrivò il commento di Bokuto:
“Certo che dev’essere proprio fantastico avere un gemello!” Suga non poteva dire con sicurezza che Osamu avrebbe concordato.
“Sicuro che ne vorresti uno?” chiese Kuroo al suo migliore amico “E se poi fosse malvagio?” ghignò, Bokuto ebbe un sussulto, poi intervenne Kenma:
“Chissà da dove è nata questa diceria…” si chiese ad alta voce “in ogni caso non è vero che tra gemelli ce n’è uno buono e uno malvagio.”
“Non uccidere le mie fantasie, Kenma!” lo rimproverò il suo ragazzo.
“E sentiamo, secondo te chi sarebbe il malvagio tra i Miya?” la risposta venne contemporaneamente da parte di tutti appena due secondi più tardi:
“Atsumu.” risposero i corvonero;
“Osamu.” i grifondoro. Si guardarono l’un l’altro con espressione incredula e confusa finché Suga non scoppiò e chiese:
“Scherzate, vero?? È chiaramente Atsumu!” fu Daichi a rispondergli:
“Cosa?? Capisco che siate stati più concentrati sugli avversari, ma non avete visto lo sguardo di Osamu durante la vostra ultima partita? È chiaramente da brividi!” i suoi compagni di Casa annuirono mentre Akaashi e Kenma scoppiavano a ridere.
“Be’, quando si tratta di andare contro suo fratello in effetti fa davvero paura.” concesse il cercatore.
Trascorsero così almeno un’altra ora, poi tutti lasciarono le cantine concludendo con: “Alla prossima uscita a coppie dovremmo invitare anche Shimizu e Tanaka!”. Infine, si separarono per dirigersi chi in cortile, chi in Sala Grande, chi verso le due torri.
“Senti,” Suga si rivolse dopo un po’ al proprio ragazzo diventando immediatamente serio mentre salivano le scale “ci sono stati risvolti con Iwaizumi?” Daichi sospirò.
“Nessuno.” rispose.
“Accidenti!” fu l’esclamazione del corvonero “Sono così idioti!” disse “Non possono rovinarsi il loro ultimo anno!” si arrestò e strinse i pugni “Adesso vado da Oikawa e gliene dico quattro!!” decise, pronto a fare dietrofront per dirigersi verso i sotterranei. Daichi accennò un sorriso e gli prese le mani.
“Tesoro, ci sono così tante cose sbagliate in questo piano a partire dal fatto che Oikawa non è uno dei tuoi bambini e per finire che non sai nemmeno dove sia la Sala Comune di Serpeverde.”
“Ma dobbiamo fare qualcosa! Tu non ti senti almeno in parte responsabile?” Daichi sospirò afflitto e Suga intuì la risposta ancor prima che venisse pronunciata.
“Sì.” ammise “Se mi fossi stato zitto forse non si sarebbero lasciati.”
“Che cosa facciamo, allora?” chiese l’altro.
“Parlerò con Iwaizumi.” Suga annuì.
“Be’?” chiese “Allora cosa ci fai ancora qui?” Daichi sorrise e riprese a salire verso la Torre di Grifondoro.
 
***
#proteggiamoIwaizumi
Aveva resistito circa cinquanta minuti in Sala Comune con tutto il resto della sua Casa per festeggiare la vittoria, ma la rottura con l’amore della sua vita era ancora troppo fresca per far sì che rimanesse di buon’umore e senza brutti pensieri per più di un’ora. Era quindi salito in dormitorio e lì era rimasto a piangersi addosso per un tempo indefinito finché Daichi non fece il suo ingresso.
“Ero sicuro di trovarti qui.” disse con tono sconsolato raggiungendo il suo letto. Iwaizumi rimase steso ed evitò di guardarlo negli occhi. Era talmente distrutto da vergognarsene.
“Come procedono i festeggiamenti?” chiese al Capitano giusto per ritardare il discorso che era sicuro quello morisse dalla voglia di fargli.
“Sono scatenati come sempre.” fu la sbrigativa risposta. “Inutile che ti chieda come stai, non è vero?” passò subito dritto al punto. Iwaizumi sospirò:
“Sì,” rispose “inutile.” Daichi si accomodò meglio sul letto dell’amico che gli fece spazio per far sì che come lui si appoggiasse alla testata.
“Ti va di parlarne?” il cacciatore rispose con un’alzata di spalle perché la voce gli venne meno. Era fortemente indeciso: per ore avrebbe voluto parlare di Oikawa, eppure voleva anche fare di tutto per non pensare a lui.
“Tanto è inutile.” si disse tra sé e sé “Tu pensi sempre a Tooru”. Sospirò.
“Ricordi quando mi hai chiesto come ci siamo messi insieme?” Daichi annuì “Ci conosciamo da sempre. Siamo nati a pochi mesi di distanza e i nostri genitori erano amici. Abitiamo nello stesso quartiere, quindi praticamente siamo stati cresciuti come fossimo fratelli, tranne che” rise “non lo eravamo di certo. Abbiamo sempre fatto tutto insieme, era strano per me andare in giro senza di lui.” sospirò “E poi ho iniziato a capire che non volevo andare in giro senza di lui. Avevo circa dieci anni.” fece una pausa nella quale ripensò a quei bei giorni. Lui non era l’unico a stare addosso all’altro: Iwaizumi si ritrovava Oikawa dietro la porta di casa ogni tre per due, ed entrambi non avrebbero potuto esserne più contenti.
“Poi abbiamo iniziato a crescere. Alla fine del nostro primo anno degli odiosi senpai hanno avvertito entrambi che non saremmo mai potuti entrare a far parte delle nostre rispettive squadre di Quidditch a causa della nostra amicizia, e noi gli abbiamo creduto. Abbiamo provato ad allontanarci, ma è stato del tutto inutile.” raccontò “Avremo resistito massimo tre, quattro giorni.” rise al pensiero di quanto poco forte fosse stato il loro impegno “Così abbiamo iniziato a vederci di nascosto.” Daichi continuava ad ascoltare paziente e – almeno in apparenza – interessato.
“Poi, durante l’estate tra quarto e quinto anno, Oikawa ha iniziato a fare l’idiota con le ragazze del quartiere. È sempre stato bello, ma in quel periodo lo era diventato ancora di più! I suoi lineamenti erano migliorati tantissimo e gli ormoni di tutte le ragazze che conoscevamo sembravano essere impazziti.” rise divertito e sconsolato insieme “Be’, lo erano anche i miei, ma tentavo di nasconderlo.
“Un giorno era attorniato da due, forse tre ragazze. Facevano le civette e lui si crogiolava negli allori non diversamente da come faceva di solito.” ricordò “Non so cosa mi fece scattare, in effetti.” ammise “Forse il modo in cui Oikawa mi guardò, o forse il modo in cui lo fecero le ragazze. In ogni caso è stato allora che l’ho baciato per la prima volta. L’ho preso per il bavero e ho messo le cose in chiaro per tutti.” sorrise al pensiero delle espressioni di quelle ragazze e soprattutto a quella di Oikawa. Non disse a Daichi che le parole che aveva rivolto al serpeverde subito dopo erano state: “Non provare mai più a fare la troia con altri”.
“Da allora è sempre stato così. È stata dura nasconderci, ma abbiamo sempre superato tutto, perché io lo amo da quando ho dieci anni, Daichi, e per me nulla contava più di lui.” si girò verso il Capitano con sguardo disperato “Come si fa a disinnamorarsi di qualcuno quando questo non ricambia più i tuoi sentimenti?” si mise le mani tra i capelli, Daichi gli poggiò una mano sulla schiena.
“Non so risponderti, Iwaizumi.” disse sincero “L’ultima cosa che voglio è illuderti,” aggiunse poi dopo una pausa “ma tu sei assolutamente certo che lui abbia smesso di amarti?” il cacciatore sollevò la testa e guardò verso l’amico che continuò: “Eravate entrambi arrabbiati e spaventati; sorpresi di aver trovato me e Suga. Io non conosco Oikawa bene quanto te, ma non è difficile capire quanto sia impulsivo. Magari è stato trasportato dal momento. Non vale la pena tentare di scoprire se è così?” Iwaizumi si prese qualche istante prima di rispondere.
“Non si tratta solo di quel litigio, Daichi.” disse infine “Sono mesi che non facciamo altro che litigare! E mai, nemmeno una volta è stato lui a provare a fare un passo indietro. Sono sempre io. Sempre e solo io.” sospirò afflitto.
“Sai cosa ho visto nello Specchio delle Brame quando eravamo al Ministero?” Daichi si fece attento “Ho visto me e Tooru che ci baciavamo davanti a tutti in Sala Grande.” ammise “E la cosa che mi ha fatto più male non è stata tanto il fatto che non fosse reale, quanto piuttosto che so che non lo sarà mai.” scosse la testa.
“No,” continuò “io ci ho provato, ma non ho intenzione di continuare a farmi del male provando a riparare qualcosa di ormai rotto da tempo. Se ci fosse qualcosa…” disse “qualsiasi cosa che mi facesse pensare che anche lui ha intenzione di fare qualche sforzo per noi…” lasciò la frase a metà “ma non c’è!” concluse e – di nuovo come sempre negli ultimi giorni – pensò ad Oikawa che andava, freddo ed insensibile, ad allenarsi; ad Oikawa che partiva per le vacanze di Pasqua senza dirgli niente; ad Oikawa che lo guardava con rabbia dopo due settimane che non si parlavano.
“No.” ripeté rigirandosi nel letto e dando le spalle a Sawamura “Non c’è niente che mi faccia pensare che a lui importi”.
   
 
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