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Autore: Dalybook04    09/06/2021    1 recensioni
Il vasto impero dei Vargas un tempo si estendeva su metà del globo. L'intero Westeros, da Grande Inverno al mare, era proprietà di un unico uomo.
Romolo Augusto Vargas. Un re che, con le sue forze e la sua intelligenza, era riuscito ad assogettare tutto il mondo conosciuto, ad eccezione giusto della sconfinata Essos.
Un uomo che poi era stato brutalmente ucciso dal suo stesso amante, insieme a tutta la sua famiglia.
Tutta la sua famiglia, tranne due bambini, che furono portati via, lontano, dove neanche il loro nonno grande e forte era riuscito ad avventurarsi.
Ora il maggiore dei due fratelli si ritrovava sulle sue spalle di giovane uomo appena sedicenne il compito di riprendersi ciò che era suo. E per farlo doveva fare dei sacrifici.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Nord Italia/Feliciano Vargas, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Grande Inverno era fredda. Lovino stava tremando come una foglia e non erano neanche sbarcati.
-abbiamo delle pellicce in più- Ludwig aprì il baule nella sua stanza e cominciò a ravattarci dentro -uhm... vediamo se troviamo qualcosa di adatto.
Lovino si appiccicò a suo marito, che aveva la pelle in qualche modo bollente e non sembrava soffrire il freddo. Maledetto stronzo. Neanche suo fratello sembrava soffrire più tanto il gelo, era più concentrato a osservare con aria sognante il biondo. Vi odio.
Lovino, lo avrete intuito, aveva sempre odiato il freddo. Non riusciva proprio a tollerarlo: un colpo di vento e tremava come una foglia.
-questa dovrebbe starti- sollevò una pelliccia scura e la porse a Feliciano, che esitò. Al suo fianco Venezia guaì e Roma ringhiò verso il tedesco.
-è pelliccia di lupo quella?- domandò Feliciano, scrutando il capo. Ludwig sembro realizzare l'errore e si affrettò a infilare la pelliccia nel baule, il più in fondo possibile.
Lovino roteò gli occhi, che cretino. Suo marito lo strinse maggiormente a sé e si mise a dargli dei piccoli baci lungo il collo, facendogli passare improvvisamente il freddo.
-questa dovrebbe andare- ne passò un'altra al minore dei Vargas -è orso- chiarì, osservandolo mentre la indossava. Feliciano ci stava dentro tre volte, ma almeno sembrava calda.
Lovino avrebbe tanto voluto un fuoco vicino a cui dormire. Peccato che fossero su una nave in legno, in mezzo a un mare ancora più gelido dell'aria, e che non fosse proprio una grande idea accenderne uno.
Poco dopo Ludwig diede una pelliccia anche a lui, che ci si avvolse come se non avesse aspettato altro. Sospirò. Poi il biondo ne porse una anche ad Antonio, che rifiutò cortesemente.
-no, ti ringrazio. Sto bene così.
-ma che sei scemo?- Lovino afferrò la pelliccia e gliela sistemò sulle spalle, avvolgendocelo per bene -ti prenderai un accidente sennò.
-ma sto bene...
-niente storie- gliela allacciò per bene, stretta -ecco. Se ti ammali ti uccido.
Antonio lo baciò -sei così premuroso, mi amor.
-statti zitto e ringrazia il crucco.
-grazie Ludwig.
-bravo.
-uhm, di niente- si rialzò -domani mattina dovremmo sbarcare. Vado a... rifinire gli ultimi dettagli- e uscì dalla sua camera, lasciandoli soli. Feliciano prese la mano di suo fratello, con gli occhi leggermente lucidi.
-stiamo tornando a casa- si asciugò le guance, lasciandosi abbracciare dal maggiore -non sembra vero... domani siamo a casa.
-non proprio. La nostra casa è più giù- si mise ad accarezzargli la schiena, per tranquillizzarlo -però sì. Siamo quasi a casa, fratellino.
Feliciano espirò, allontanandosi dall'abbraccio della sua famiglia -vado... vado a vedere se hanno bisogno di una mano.
Lovino gli sistemò la pelliccia, controllando che fosse ben coperto -va bene, Feli. Stai attento.
Quello ridacchiò -va bene, mammina- gli stampò un bacio sulla guancia e corse via, senza dargli il tempo di replicare.
-che cretino- tornò a farsi abbracciare da suo marito, sospirando -ho freddo.
-sei adorabile con questa pelliccia.
-non sono adorabile- gli strinse la mano  e si allontanò da lui -andiamo, dai.
La loro cabina era minimale. Un letto, i loro bauli e un vaso da notte, ma a Lovino piaceva. Soprattutto quando, di notte, dopo aver fatto l'amore rimanevano sdraiati nel letto, abbracciati, a scaldarsi a vicenda. Antonio chiuse la porta e lo sollevò per i fianchi, baciandolo. Lovino istintivamente sorrise e si ritrovò con la schiena premuta contro il letto, la bocca di suo marito lungo il collo e le sue mani sulla pelliccia.
-ho freddo- si lamentò mentre quello gliela toglieva.
-ti scaldo io- lo rassicurò con un sorrisino, togliendogliela di torno. Lovino lo lasciò fare, tirandoselo contro per baciarlo a bocca aperta, e andò a sfilargli la pelliccia a sua volta, lasciando scorrere le mani sul suo petto nudo, godendosi la sensazione di quei muscoli sodi contro le dita.
-abbiamo poco tempo- gli sussurrò Antonio -tra poco devo andare dalle mie truppe.
-e allora sbrigati invece di parlare.

Il castello era enorme. Lovino sarebbe stato impressionato se non avesse avuto le chiappe congelate sul suo lupo.
E poi il castello di mio nonno era più bello.
Sarebbe stato carino essere accolti da una folla, ma non potevano rischiare che ci fossero spie dei Kirkland, quindi dovettero entrare di nascosto, dal retro.
-è finita la pace- commentò una ragazza mora raggiungendoli nell'ingresso del palazzo e abbracciando Ludwig -com'è andato il viaggio?
-tutto bene- la strinse, dandole qualche pacca sulla spalla. Feliciano assottigliò lo sguardo e Lovino sentì Venezia ringhiare.
Poi la ragazza si girò verso di loro e sorrise -Feli! Lovi! Quanto tempo!- e abbracciò anche a loro. Roma e Venezia si misero ad annusarla, curiose.
-ma sono adorabili!- si chinò ad accarezzare le due lupe, ridacchiando -ciao anche a voi.
-non saluti neanche il tuo lord?- commentò Gilbert -quei cagnacci sono più importanti di me?
-di sicuro più intelligenti.
-cagnaccio ci sarai tu- Lovino richiamò le due lupette, accarezzandole -occhio a come parli che ti faccio sbranare.
-sì sì- abbracciò Eliza a sua volta, tenendola stretta forse un po' troppo a lungo.
-vi mostriamo le vostre stanze- intervenne Ludwig, scrutando il fratello con un minuscolo sorriso. Feliciano si attaccò al suo braccio, sorridendo solare -certo Ludwig! Facci strada.
-uhm sì. Vi farò portare i bagagli in camera il prima possibile.
Lovino sbuffò -sbrigati, crucco, sono stanco.
Antonio gli strinse la mano -vuoi che ti porti in braccio, querido?
-non sono un bambino, bastardo.
-da questa parte.
Rimasto solo con lei, Gilbert sospirò -strano a dirsi, ma mi sei mancata.
-che onore- si appoggiò alla sua spalla -anche tu. Era noioso non poterti dare fastidio.
-dolce come ogni signora.
-me lo diceva sempre mio padre.
Gilbert si irrigidì -non nominarlo. Non pensare a lui, non se lo merita.
-lo so- si allontanò da lui, con un piccolo sorriso -non ti preoccupare, sto bene.
Il ragazzo accarezzò il viso, posandole le mani sulle guance.
-non sai che darei per averti potuto proteggere all'epoca. Se tu mi lasciassi...
Eliza si allontanò, con il cadavere del suo sorriso tra le labbra -non sono una delle vostre dame- lo interruppe, gelida -non ho bisogno che tu mi protegga.
-lo so ma...
-ma niente. Se io fossi un maschio, vorresti proteggermi comunque?
-sì.
-e lo vorresti con la stessa intensità?
-sì- esitò -almeno... sì. Sì, penso di sì.
-sei molto dolce, ma non sono di porcellana.
-lo so- fece un passo verso di lei, cercando di rimediare -lo so benissimo, solo... vorrei che tu non dovessi più soffrire.
-e vorresti soffrire tu al posto mio? Come un fottuto principe azzurro?
-cosa ci sarebbe di male?
-che io non ho bisogno di un principe. Non lo voglio.
Gilbert rabbrividì -sei... ti piacciono le donne?
-non è quello. Cioé sì, le ragazze sono fantastiche e hanno la pelle così profumata e... ma non è quello. Mi piacciono anche i ragazzi.
-oh. Bene- voleva baciarla. Lo voleva davvero tanto, tantissimo. Peccato che, se l'avesse fatto, con ogni probabilità lei lo avrebbe ucciso in modo doloroso.
Qualcuno la chiamò, interrompendo quel silenzio imbarazzante. Eliza sospirò, stampandogli un bacio sulla guancia.
-devo andare. Ci vediamo dopo.
-sì... a dopo.

-invaderemo i Łukasiewicz- annunciò Ludwig in consiglio di guerra.
-chi cazzo ha dato il comando a questo qui esattamente?- brontolò Lovino.
-è solo una proposta, ma è la cosa più sensata da fare. Sono il territorio più vicino e qualche tempo fa l'erede del lord padrone è diventato cavaliere del re. Se li attacchiamo, Kirkland dovrà intervenire. Penserà a una rivolta nostra, niente di difficile da gestire, senza sospettare nulla della presenza delle truppe di Antonio e dei lupi di Lovino- spostò delle piccole figure sulla mappa, nel territorio dei Łukasiewicz, appena sotto il territorio di Ludwig e Gilbert -allora il re verrà con poche truppe, e nel mentre noi scenderemo il più possibile cercando un luogo il più favorevole possibile per noi- portò dei soldatini dalla capitale fino a raggiungere gli altri -e a quel punto, se siamo fortunati, potremo riuscire a uccidere il re e a prenderci il regno.
-e i figli? Se il grosso dell'esercito rimane giù...
-a quello penseremo dopo. Se li porta con sé, quanto meno i maggiori, potrebbero cadere anche loro in combattimento.
Francis si sforzò di imbastire un sorriso -non potremmo risparmiarli? Non saremmo diversi da loro se li uccidessimo.
Ludwig alzò le spalle -se andranno contro di noi non potremo fare altro.
-sì ma...
-a questo proposito, tu devi rimanere nascosto. Non devono sapere che voi state dalla nostra parte.
Francis deglutì -ma...
-pensavo che ne saresti stato contento, Fran- intervenne Gilbert -hai sempre odiato le battaglie.
-infatti ma...- "ma speravo di trovare Arthur in mezzo al marasma e portarlo in salvo" non poteva dirlo -mi sento inutile.
-il tuo è un nascondiglio strategico. Se ti vedessero e attaccassero anche i vostri territori sarebbe un disastro.
Francis annuì. Doveva trovare il modo per salvare Arthur comunque -quindi resto qui a Grande Inverno?
-no. Se avessimo bisogno di rinforzi in caso le cose si mettano male, saresti a giorni di cavallo. Sarai a capo di una legione di rinforzo poco più indietro di noi. Se qualcosa andasse storto, mandiamo un messaggero e ci raggiungi. Magari uno dei lupi, vista la loro velocità.
Lovino accarezzò la testa di Roma da sotto il tavolo -basta che i miei cuccioli non corrano rischi.
-in battaglia...
-sì, quello va bene. Dico niente rischi ulteriori- si mise a farle i grattini, aveva il pelo così morbido -e non rispondo di eventuali morti tra i nostri per i miei cagnolini. Sono innoqui, ma se rompono loro il cazzo...
-avvertirò i soldati di comportarsi bene- lo rincuorò Ludwig, con i denti fissi sulle zanne di Roma, ora atteggiate a una specie di sorriso
-quando attaccheremo?- chiese Eliza.
-il prima possibile. Dalla nostra parte abbiamo l'effetto sorpresa, non dobbiamo sprecarlo perdendo tempo. Partiremo domani, il castello del lord Łukasiewicz è a circa un giorno di cavallo da qui. Faremo irruzione nel palazzo e prenderemo prigionero il lord e suo figlio. Hanno un esercito debole, non sarà un problema. Dopo di che andremo più a sud possibile, aspettando il re e il suo esercito. Intanto Francis e un piccolo gruppo di rinforzo resteranno a distanza, in modo che, se ce ne sarà bisogno, avremo dei rinforzi a disposizione. Ogni sera comunicheremo con delle lettere tramite uno dei lupi, dovrebbero sentire l'odore di un esercito.
-ovvio, per chi hai preso i miei cuccioli?
-quanto distante devo rimanere?- chiese Francis
-abbastanza da non essere visibile, ma comunque vicino. Regolati tu. Se fossimo in zona collinare, l'ideale sarebbe che voi vi nascondiate dietro a un colle o qualcosa del genere.
Francis annuì -va bene.
-per l'assetto di battaglia avevo pensato a...

-posso parlarti un secondo in privato?
Francis si girò a guardare Lovino, stupito.
-moi?
-sì, tu. Vieni- lasciò andare la mano di suo marito e si incamminò verso il giardino, senza dire nient'altro. Francis alzò le spalle e lo seguì, curioso.
In realtà Lovino non aveva idea di dove stesse andando. Non conosceva quel posto, ecco. Presumeva che in quella direzione ci fossero i giardini, anche se forse definirli giardini era un parolone visto il freddo che impediva a qualsiasi cosa di crescere, e sperava che lì avrebbe trovato un angolino tranquillo.
Per sua fortuna fu così. Individuò un giardino nel giardino, con una grande quercia che per i locali era sacra.
Si sedette su un masso lì affianco e mandò due suoi lupi a controllare lì intorno che non ci fosse nessuno.
-perché mi hai portato qui?- domandò Francis, torcendosi le mani.
Lovino cercò la maniera migliore per dirlo.
-mi hanno definito in tanti modi- esordì -ma non sono un infame, e mi sembrava giusto parlarne prima con te.
-parlarmi di cosa, esattamente?
-so del tuo amante- ecco, forse e dico forse questa non era esattamente la maniera migliore o più delicata per dirlo, ma Lovino era sempre stato più diretto.
Francis esitò -se parli di Gilbert siamo solo amic...
-no, non parlo di lui. Sto parlando del figlio di Kirkland.
Ed eccolo, il momento esatto in cui tutto il colore sparì dal viso di Francis. Tutto, in un istante. Sforzò una risata.
-non so di cosa tu stia...
-non serve negarlo.
Tante emozioni si rincorsero sul viso del biondo. Confusione, incertezza, rabbia e, infine, rassegnazione. Si sedette accanto a lui, stanco.
-come?
-nel tempio a Qarth. Gli dei mi hanno mostrato un ragazzo biondo, con il vessillo dei Kirkland alle spalle. Aveva un mano un tuo bigliettino.
-quindi stava pensando a me- mormorò -è una amara consolazione- rimase in silenzio, poi sospirò -si chiama Arthur. Ci conosciamo da quando eravamo piccoli e... e lo amo. Non so come o perché ma lo amo più di qualunque altra cosa, e sì, darei la vita per lui in qualsiasi momento, senza esitazione. Ma questo non significa che io sia un traditore.
-come faccio a fidarmi?
-lui odia suo padre, più di quanto tu possa immaginare. Sotto un certo punto di vista gli sto facendo un favore. E la nostra guerra non è contro di lui, ma contro il re. Non è neanche il primogenito, non andrà al trono.
Lovino si alzò -mi fido- stabilì -e non lo dirò agli altri. Ma se ci tradisci e per colpa tua succede qualcosa a mio fratello, ai miei lupi o a mio marito...
-mi fai sbranare dai cani?- concluse Francis, che ormai conosceva la minaccia standard di Lovino.
-no- rispose, gelido come la neve intorno -ti uccido con le mie stesse mani.
Francis lo osservò andare via, seguito dai due lupi che lo avevano accompagnato. Sospirò, coprendosi il viso con le mani.
Che fottuto casino.

   
 
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