Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Assia7    10/06/2021    0 recensioni
Atena vide i suoi genitori morire ma li vendicò proteggendo la sua sorellona.
Protesse anche lei, credendo che fosse semplice adrenalina.
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Armin Arlart, Eren Jaeger, Kenny Ackerman, Levi Ackerman, Mikasa Ackerman
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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Oggi c’erano le prove a voto del movimento tridimensionale e io non ero sicura di farcela.
Anche ad Eren fu manomessa la corda, ma chi era stato?
In poche parole, tutti furono sorpresi perché lui riuscì a rimanere i primi minuti in totale equilibro, poi dopo diede una craniata mentre Shadis notò la corda e la fece cambiare.
Poi, toccò a me.
Andò tutto bene e a dire il vero, mi trovavo a mio agio.
Quando scesi andai da Eren.
“Ehi, Eren. Stai bene? Hai preso una brutta botta” gli chiesi e lui arrossì.
“Oh, ehm, sto benone!” disse grattandosi la nuca.
“Questo è l’importante” gli dissi sorridendogli. “Sei stato grande!”
“Ehi, Atena! Non stare con gli sfigati!” mi urlo Jean.
“Infatti, non sto con voi” gli dissi.
“State zitti!” ci rimproverò l’istruttore.
Restammo tutto il giorno così, ad aspettare che finissero tutti.
Saltammo anche il pranzo e Sasha si mise a piangere per quello.
Quando arrivò l’ora di cena eravamo tutti affamati, ma soprattutto Sasha e quindi ci toccava stare attenti a non farci rubare la nostra insalata di patate.
“Atena, il pezzo di storia!” mi ricordò Connie e io annuì.
Ma loro aspettavano la sera per il mio passato? Ma perché mi sono messa a raccontargli la mia storia? Forse per integrarmi meglio?
“Allora, dopo che il dottor Jaeger ci portò a casa sua, mi fece lavare e seguentemente mangiare, vedete a quel tempo avevo otto anni.”
“Solo otto e basta? E hai ucciso tre rapinatori? Senza mai essere stata addestrata a farlo?” mi chiese Bertholdt.
“Sì, ve l’ho detto è grazie all’evento Ackerman. Comunque, scappai da quella casa accogliente, quella stessa notte perché mi sentivo in colpa a mangiare il loro cibo e dormire sotto il loro letto, gli lasciai una lettera-“.
“Sì, non sai quanto papà ci era rimasto male” mormorò Eren, rosso in volto.
“Mi dispiace, Eren, ma doveva andare così. Comunque, dopo esser scappata arrivai fino alla periferia dove incontrai Kenny Ackerman o meglio conosciuto come: Kenny lo Squartatore. È nostro zio.”
“Kenny lo Squartatore!? Ma credevo che fosse una leggenda!” urlò Connie.
“Connie, stai zitto e siediti” gli disse Jean. “Ascoltiamo.”
“Kenny esiste, mi aveva rapita, era venuto dal Wall Sina solo per me e Mikasa, ma si accontentò di me. Combattemmo e all’epoca vinse lui. Durante il viaggio per il Wall Sina, però mi svegliai e mi nascosi nella Stiva, cosicché ci avrebbe messo del tempo per trovarmi. Quando mi trovò litigammo e combattemmo ancora e vinse ancora lui, ma ebbi la possibilità di lanciargli una panchina di legno addosso.
L’anno che mi tenne con lui, mi addestrò e passammo molto tempo a divertirci in svariati modi, poi abbiamo scommesso poiché non voleva farmi arruolare mentre io lo volevo con tutta me stessa, vinsi. E ora eccomi qua, la storia è finita” dissi.
“Wow, ma quindi tu hai già un allenamento non vale!” protestò Connie.
Ridacchiai e alzai le spalle.
Potevo fidarmi dei miei compagni? Decisi di sì.
“Non posso farci nulla, piccione” dissi sorridendo.
Come al solito, lavai il piatto e dissi: “Sbrigatevi a mangiare e andate a riposarvi, prevedo che domani sarà una dura giornata.”


E così fu, una lunga giornata. Incominciammo a studiare l’anatomia dei giganti e il loro punto debole.
All’ora di pranzo mangiammo un semplice pezzo di pane e poi nel pomeriggio provammo il movimento tridimensionale con dei manichini di giganti.
Li colpì quasi tutti con tagli netti e profondi.
La sera vedemmo il carro che portava i ragazzi non adatti al movimento tridimensionale nei campi.
 I giorni seguenti furono così esercizi per uccidere i giganti, allenamento con il movimento tridimensionale, equitazione, esercizi di logica in cui Armin ci stracciava, corsa e resistenza.
Molti altri nostri ragazzi abbandonarono.
Io e Mikasa scoprimmo che non avevamo quasi niente in comune oltre che ai genitori.
Eren arrossiva ogni volta che gli parlavo e provava ad evitarmi ad ogni costo, una volta si era ‘nascosto’ dietro un palo.
Reiner mi aiutava sempre anche quando non ce n’era bisogno.
“Ti dico che posso farlo da sola” gli dissi.
“Lo so, ma lo voglio fare io” mi canticchiò, era l’ora di equitazione e voleva prepararmi il cavallo.
“Senti, perché non vai da Bertholdt che è in difficoltà?” gli chiesi, odiavo farmi aiutare ecco la semplice verità, lo apprezzavo ma non lo sopportavo.
“Perché non mi lasci fare?” mi chiese, puntando i suoi occhi ambra su di me, abbassai gli occhi ai piedi.
“Odio farmi aiutare, odio stare ferma a guardare, odio far fare le mie cose agli altri” dissi sinceramente.
“Ti capisco, non sei dotata nel lavoro di gruppo” mi disse.
“Sì che ci sono dotata, razza di idiota! Però ognuno ha il suo compito e ognuno lo deve adempiere al miglior modo possibile, altrimenti i giganti ci sovrasteranno un’altra volta. Se non fosse per quei bastardi del colossale e del corazzato! Ma da dove sono sbucati?” chiesi.
Sbuffai e notai che Reiner si era perso nei suoi pensieri così gli rubai le cinghie e preparai il mio cavallo.
Ci salì in groppa e gli fischiai.
“Reiner, ci sei?” gli chiese e lui mi guardò e strinse le mani.
“Visto ho vinto io” gli rinfacciai tutto.
Mi guardava ma non smetteva di sorridere.
“Per questa volta hai vinto tu. La prossima, sarò io a vincerla e ora vado ad aiutare Bertholdt” mi disse cupamente, avevo fatto qualcosa che non andava? Infondo io stavo giocando.
“Reiner, aspetta!” lo chiamai e lui si girò a guardarmi.
“Ho fatto qualcosa che ti ha offeso? Se è così ti chiedo umilmente scusa, stavo giocando” dissi sentendomi in colpa.
“No, non hai fatto nulla, tranquilla” mi disse e io gli sorrisi.
“Ah, ok. Allora grazie” gli dissi e mi incamminai a cavallo.
Cavalcammo per quasi un’ora e seguentemente ci allenammo nel corpo a corpo.
Il nostro caro Shadis ci fece le coppie.
Io contro Annie.
“Pronta?” gli chiesi.
“Certo e tu?” mi chiese.
“Proviamoci” risposi.
Cominciammo con mosse leggere per poi andare più pesante e anche a tirarci insulti a vicenda, attirammo l’attenzione di tutti.
Finimmo con un pareggio.
“E’ stato divertente, Annie” dissi sincera. “Io e te dobbiamo essere amiche.”
Mi guardò male e le sorrisi.
“Va bene ma non starmi attaccata” mi avvisò e io annuì.
   
 
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