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Autore: heliodor    10/06/2021    0 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Sei mia prigioniera
 
Atterrò su di una pietra squadrata e rimase in bilico sul precipizio. Sotto di lei si apriva un baratro profondo almeno cento piedi.
Se cadessi qui dentro la spada mi proteggerebbe? Si domandò. O finirei lo stesso per sfracellarmi sulle rocce?
Non aveva alcuna voglia di scoprirlo ma sapeva di dover andare avanti. Era risalita per il sentiero scavato nella roccia per due o trecento passi, saltando senza curarsi se qualcuno la stesse osservando.
Guardando in alto vide la cima ancora distante, ma Curion era tornato troppo presto ed era sicura che non l’avessero raggiunta.
L’agguato deve essere avvenuto molto prima, si disse.
Girò dietro una roccia di forma rotonda e si bloccò. Davanti a lei c’erano tre corpi distesi a terra. Due portavano le insegne di Lormist e il terzo quelle di Talmist.
Un soldato era chinato su uno di Lormist e stava frugando nella sacca che portava a tracolla. Era voltato di spalle ma riconobbe la losanga di Talmist.
Valya strinse la spada nella mano e avanzò di un paio di passi.
Il soldato alzò la testa di scatto e sussultò. Lei partì all’attacco roteando la spada sopra la testa e lui indietreggiò di un passo cercando di estrarre la sua dal fodero.
Valya gli balzò addosso e gli diede un calcio al petto mandandolo a sbattere con la schiena contro una roccia. Il soldato tentò di estrarre la spada ma lei gli affondò la sua nel petto e spinse fino a passarlo da parte a parte.
Gli occhi del soldato rimasero spalancati anche dopo che lei aveva estratto la lama con un movimento secco.
Valya respirò a fondo e si guardò attorno. Tornò dai soldati caduti e diede loro una rapida occhiata. Non ricordava i loro nomi.
Un bagliore si accese alla sua sinistra e una vampata di calore la investì. Nello stesso momento l’aria la spinse di lato e si ritrovò a lottare per non essere sbalzata via. Un rombo simile a un tuono sommesso fece vibrare le rocce intorno a lei e fu investita da un vortice di schegge di pietra che le ferirono le gambe e le braccia.
D’istinto si piegò sulle gambe e si riparò dietro la spada deviando la maggior parte di quella pioggia. Quando la furia del vento si placò, ebbe una fugace visione di un’ombra che attraversava la cortina di fumo e detriti e si avvicinava a lei.
Dalla nebbia innaturale spuntò una donna dai capelli corvini ordinati in due trecce che le scendevano sulle spalle. Impugnava una spada ricurva in una mano mentre attorno all’altra aleggiava uno scudo magico.
È lei, pensò Valya con rabbia. È la strega che mi ha lanciato l’incantesimo.
La strega le si gettò contro mulinando la spada sopra al testa prima di affondare il colpo. Valya intercettò l’attacco a mezz’aria facendo leva sulle gambe per spingere l’avversaria all’indietro.
La strega balzò di due passi di lato e l’osservò stupita.
Valya emise un ringhio sommesso e si gettò contro di lei con la spada sollevata sopra la testa.
La strega indietreggiò ancora spostandosi verso il bordo del sentiero e quando Valya calò il suo fendente, si spinse oltre di esso.
Era certa che la strega sarebbe precipitata, invece fluttuò nell’aria allontanandosi dal bordo.
Valya si fermò un passo prima di precipitare a sua volta e la guardò interdetta. Aveva già visto quell’incantesimo, ma era stato Owain a usarlo quando aveva conosciuto Aramil, Lydo e gli altri stregoni di Lormist.
La strega rinfoderò la spada e avvicinò i palmi delle mani. Nello spazio che li separava comparve una sfera di energia pulsante. Aumentando la distanza tra i palmi fece crescere l’incantesimo che divenne grande quanto la testa di un adulto.
Valya si guardò attorno a individuò una roccia che sporgeva verso l’esterno. Era a una trentina di passi da lì, poco sopra il sentiero che stava percorrendo prima di imbattersi nella strega.
Questa era ancora concentrata sul suo incantesimo senza staccarvi gli occhi da dosso.
Mi crede un bersaglio facile, pensò Valya correndo verso la roccia. Appena diede le spalle alla strega, udì un rombo provenire da dietro.
Non osò voltarsi ma con la coda dell’occhio vide un bagliore accendersi e subito dopo spegnersi. Stava per girarsi e tentare di deviare l’incantesimo, ma prima che potesse farlo la montagna sopra di lei si gonfiò ed esplose verso l’esterno.
Massi grandi il doppio di lei si staccarono dalla parete e precipitarono verso il basso. Valya guardò per un attimo in alto e ne vide uno cadere verso il punto in cui si trovava. Scartò di lato e venne investita da una pioggia di pietre e detriti più piccoli. Uno le colpì la spalla sinistra strappandole un grido di dolore. Alzò la spada sopra la testa per deviare il resto della pioggia.
Non osava voltarsi per controllare cosa stesse facendo la strega, ma era sicura che stesse preparando un altro incantesimo.
Mi farà franare mezza montagna addosso se non faccio qualcosa, si disse.
Valya raggiunse la pietra sporgente e vi salì sopra con un balzo. Da quella posizione poteva vedere la strega fluttuare una decina di passi sotto di lei e alla sua destra.
La vide concentrare tra i palmi una nuova sfera di energia, il viso illuminato da una luce spettrale.
Con un guizzo si gettò in avanti e percorse con tre balzi l’intera pietra, sperando che quella rincorsa bastasse.
La strega liberò l’incantesimo e Valya vide la sfera dirigersi verso la pietra e colpirla alla base. La roccia si spaccò ed esplose proiettando schegge e detriti in tutte le direzioni.
Con un ultimo balzo si diede lo slancio gettandosi oltre il baratro per precipitare di sotto. La forza che aveva impresso all’ultimo salto la proiettò anche in avanti. Venne avvolta dalla nuvola di polveri e detriti sollevata dall’incantesimo. Schegge le penetrarono le gambe ma ignorò il dolore e sollevò la spada tenendola pronta a colpire.
La nuvola si dissolse all’improvviso ed ebbe una fugace visione della strega che la fissava sbalordita a un palmo di distanza.
Le sue labbra si mossero pronunciando una frase che Valya non riuscì a sentire.
Calò la spada sulla strega affondando la lama di taglio nella spalla e proseguendo fino al fianco.
La strega urlò e Valya proseguì nel suo volo cercando un appiglio per reggersi ma senza trovarlo. Gridò mentre cadeva nel vuoto e quando le sue gambe toccarono la dura pietra l’impatto le tolse il fiato.
Rimbalzò sulle rocce e la spada le sfuggì di mano un attimo prima di fermarsi contro una roccia piatta e grigia.
Gemette per il dolore e le ferite che le bruciavano in tutto il corpo. Qualcosa atterrò vicino a lei con un tonfo e vide una figura chinata su gambe e braccia.
È ancora viva, si disse con sgomento.
Il crepaccio era profondo una ventina di passi e scorse diversi appigli per risalire, ma non poteva andare via senza la spada.
La strega era ancora china su sé stessa e respirava a fatica. Alzò la testa mostrandole gli occhi iniettati di sangue. Dalla ferita alla spalla e al fianco colava del sangue che le aveva imbrattato la tunica e il mantello.
Valya strinse i denti e si alzò in piedi. Le gambe le facevano male ma la ressero. Si mosse barcollando verso il fondo del crepaccio nel punto dove la sua spada doveva essere caduta.
Passò vicino alla strega ancora piegata su sé stessa, ma quando fece per superarla lei si mosse e le balzò addosso spingendola di lato.
Valya barcollò e cadde in ginocchio gemendo per il dolore.
“Maledetta” ringhiò la strega estraendo la spada ricurva.
Valya afferrò una pietra e gliela tirò contro colpendola al collo. La strega barcollò all’indietro dandole il tempo di strisciare sulle pietre che le graffiarono le ginocchia e le gambe.
Dietro di lei la strega si mosse di nuovo con passi pesanti. “Ti ammazzo” gridò alzando la spada.
Valya cercò frenetica un’altra pietra ma le sue mani trovarono solo ciottoli e detriti.
Ci fu un rumore sordo e poi un sibilo prolungato. Una nebbia densa e grigia si diffuse nel crepaccio avvolgendo sia lei che l’avversaria.
Gli occhi iniziarono a lacrimarle e la gola a bruciarle. Tossì con violenza nel tentativo di buttare fuori quel vapore tossico che le aveva invaso i polmoni.
Tossì e tossì ancora alla ricerca spasmodica di una boccata d’aria pura, le mani che graffiavano la gola come a voler allargare un legaccio che non c’era.
Un’ombra le passò accanto e avvertì il tocco di una mano sul suo braccio.
“In piedi” disse una voce ovattata.
Valya strabuzzò gli occhi.
“Alzati. Ce la fai?”
Afferrò la mano tesa e la usò per fare leva sulle gambe.
“Vieni” disse la figura spingendola verso il fondo del crepaccio.
Valya la seguì tossendo e accecata dalle lacrime che non smettevano di colare dagli occhi. Il bruciore era insopportabile e non riusciva a tenerli aperti se non per qualche istante ogni tanto.
La cortina di fumo si diradò all’improvviso e lei poté inalare ampie boccate d’aria. Crollò a terra boccheggiante, il petto che si alzava e abbassava nel tentativo di riempire i polmoni di aria pulita.
Anche il bruciore agli occhi stava passando e avevano smesso di lacrimare. La figura che l’aveva trascinata fuori di lì prese forma accanto a lei.
Era una presenza reale, non l’aveva sognata.
Guardò verso l’alto e cercò di scrutarne il viso ma era coperto da un panno avvolto attorno alla testa che lasciava intravedere solo gli occhi.
“Respira a fondo” disse con tono calmo. “Tra poco l’effetto passerà e gli occhi smetteranno di bruciare.”
“La strega” disse a fatica.
La voce le uscì più simile a un gorgoglio strozzato.
“La strega” ripeté girando la testa nella direzione da cui erano venuti.
“Non ti preoccupare per lei” disse la figura. “Sarà svenuta o morta.”
“Devo essere sicura” disse alzandosi. “Mi serve la spada.” Esplorò il crepaccio girando la testa ma la vista non era ancora quella di prima. “Cercala tu” disse con tono perentorio. “Dimmi dov’è.”
La figura si allontanò di qualche passo e tornò subito dopo. “Si è conficcata tra due pietre.”
“Dove?”
“Ti guiderò io” si offrì.
Valya annuì. “Non toccarla. È pericolosa.”
“Lo so.”
Quelle ultime due parole la lasciarono perplessa.
La figura la guidò fino alla spada. Si era infilata tra due pietre con l’elsa che spuntava fuori dal terreno. Valya si chinò per prenderla e appena la toccò sentì le forze rifiorire.
Il bruciore agli occhi scomparve e anche quello al petto. La vista era ancora offuscata ma non barcollò quando fece un paio di passi di prova.
“Così è meglio” disse sicura. Guardò verso la parte opposta del crepaccio. La nebbia era scomparsa e la strega era riversa al suolo. Il corpo si muoveva come in preda a degli spasmi.
Valya marciò verso di lei con decisione e la raggiunse. Col piede rovesciò di lato la strega per guardarla in viso. Alzò la spada e gliela puntò verso la gola. “Come ti chiami?”
La strega tossì e rise. “Uccidimi e basta.”
“Come ti chiami?”
“Che importanza ha?”
“Dimmelo” gridò.
“Hironna” disse la strega.
Valya le diede un calcio al mento e la strega girò la testa di lato.
“Ora sei mia prigioniera.”
La figura la raggiunse. “Dobbiamo andarcene. Potrebbero arrivare in qualsiasi momento.”
Ora che la vista si era schiarita poteva osservarla con calma. Indossava dei pantaloni sotto una tunica stinta e degli stivali marroni e consunti. Aveva una borsa a tracolla messa di traverso davanti al petto e il panno che usava per nascondere il viso era sbrindellato e sporco.
“Sono venuta per aiutare Astryn e gli altri e non me ne andrò senza di loro.”
“A quest’ora saranno già morti.”
Valya stava per replicare quando la sua mente sbandò. Fissò la figura con occhi socchiusi. “Chi sei tu? E come facevi a sapere che era pericoloso toccare la spada?”
La figura indietreggiò di un passo e Valya le puntò contro la spada.
“Ti ho chiesto chi sei.”
“Sono un amico” disse alzando le mani. Con dita tremanti rimosse il panno che gli nascondeva il viso. “Sono Ros.”
Valya lo fissò stupita per un istante.
Ros abbassò le mani e allargò le braccia. “Ti ho ritrovata.”
Valya avanzò di un passo e gli sferrò un pugno in pieno viso.

 
  
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