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Autore: gin_94    11/06/2021    1 recensioni
E se gli spiriti esistessero veramente? Allora sicuramente avremmo un modo scientifico per spiegare la loro esistenza, anche se forse sarebbe essenziale il loro aiuto per aiutarci a capire che la nostra mente è troppo limitata per poter comprendere la loro dimensione...
Genere: Comico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3. Un venerdì quasi perfetto
 

Oggi è venerdì! Sarà una giornata fantastica, sono pieno di energie come non mai. Il tempo vola e tra poco sarà già pausa pranzo. 

Stamattina ho addirittura fatto in tempo a lavare quello straccio che ho fatto volare giù dal terzo piano.

Sì, non era niente di pericoloso, ma per sicurezza l’ho lavato da solo senza mischiarlo con altri capi. Va bene che non era una bomba, ma se si fosse trattato di un capo impregnato di acidi, agenti chimici, batteri mutanti resistenti ai detersivi aggressivi, disinfettanti, ultra sbiancanti!? 

Non potevo correre questo rischio…

Il risultato finale è stato una toga bianca, ma sopratutto pulita, pronta per l’uso durante un’assemblea di antichi filosofi greci seduti tra gli scogli del mar mediterraneo.

Ho fatto proprio un bel lavoro; sembrava che l’ultima volta che qualcuno l’ha indossata si trovasse nel bel mezzo di una grigliata dentro una casa che andava a fuoco. 

Dovrebbero eleggermi tra gli dei dell’Olimpo! 

Anche se ho paura che rimarrà solo una inutile soddisfazione personale dal momento che non saprei proprio come fare per portarla al legittimo proprietario. Ero quasi tentato a portarla via con me, ma temevo che sarebbe stato come lanciare una bistecca succulenta a quei cani dei miei colleghi, che non aspettano altro che io faccia qualcosa di strano per avere nuove idee per sotterrarmi con le loro prese per il culo.

Comunque sia oggi è venerdì…

 

Ormai è quasi finita la giornata. Sì, stasera torneo di freccette e birra. Dai, per stasera faccio uno strappo alla regola. 

Solo per oggi… 

 

Più tardi quando Enrico torna a casa 

 

- Aaaaaaah! Cavolo! Come sei entrato qui?! -

- Ho aperto la… porta - disse l’uomo responsabile del suo giovedì infernale. 

Era seduto come se niente fosse sul divano. Ora quel uomo gli stava rovinando pure quella meravigliosa giornata. Si trattava di un venerdì perfetto, si era persino concesso un aperitivo dopo lavoro… e c’era pure Stefania!

- Mi pare che tu sia una persona troppo agitata, hai delle brutte reazioni quando ci incontriamo - continuò l’uomo sconosciuto alzandosi in piedi con un’ aria di qualcuno che si sentiva proprietario di quella casa.

Era vestito elegante: giacca grigia, pantaloni abbinati, camicia bianca e cravatta. Sembrava un rappresentante, un venditore.

- Mi prendi in giro? Sei entrato in casa mia come un ladro! -

- Non è casa tua -

- Sì che è casa mia! -

- Non è casa tua, sei in affitto -

Enrico sentì un brivido lungo la schiena, quella situazione gli stava mettendo terrore. Provò a parlare, ma la gola secca glielo impedì, ci riprovò con più forza: - Tu chi sei? Il diavolo? -

- Che cos’è il diavolo? Non credo esista… volevo solo prendere la mia roba pulita -

- Lì, sopra il divano - Enrico gliela indicò sperando che una volta presa quella roba se ne sarebbe andato all’istante, ma l’uomo non sembrava avere questa intenzione.

- Ah, grazie! E poi vorrei parlare un po’ con te… da qualche parte magari, dove fanno da mangiare. Cosa fai di solito per passare il tempo fuori di qui? -

Enrico era esterrefatto, - Io non ci vengo con te, anzi se non te ne vai chiamo i carabinieri -

L’uomo sospirò - Ecco che ricomincia ad agitarsi… pago io -

A pensarci bene per Enrico non era una brutta offerta: viveva con uno stipendio non molto alto, 500€ di affitto, bollette… -Aspetta che ci sto pensando - poi questo tipo era vestito bene, magari era pieno di soldi, e se proprio avesse voluto ucciderlo sarebbe morto con la pancia piena…

- Allora? - l’uomo esortava una risposta.

- Ok, ci sto! - meglio confermare prima che decida di ammazzarlo a stomaco vuoto - Prima mi faccio una doccia -.

Enrico corse verso il bagno, si chiuse la porta. Poi la riaprì uscendo solo con la testa - Ma la prossima volta chiamo i carabinieri -.

- Muoviti! -.

 

- Il fatto che tu sia di nuovo alla guida della mia macchina mi inquieta - ed era proprio così per Enrico che si affrettava ad allacciarsi la cintura.

Il sole non era ancora tramontato e la luce del sole si stava facendo parecchio fastidiosa a quell’ora.

L’uomo accese il motore della macchina ed Enrico disse - Forse ho cambiato idea e scappo - pensandoci veramente..

- Se lo fai non ti posso pagare la cena - rispose l’uomo con la solita calma che in quel momento Enrico gli invidiava tanto. 

Si stava facendo rapire di nuovo, di sua spontanea volontà e per giunta solo per una misera cena gratis. 

Enrico vide la macchina prendere sempre più velocità e la lancetta della velocità saliva… saliva… 120 Kmh… l’aria attorno a sé si fece sempre più rarefatta, il cuore gli batteva forte.

- Beh, vedo che guidi bene… Potrei sapere almeno chi sei? - chiese il povero ragazzo sgranando gli occhi vedendo i platani che gli scorrevano sempre più veloci a fianco… 140Kmh… aveva l’angoscia che uno di questi sarebbe potuto diventare la sua tomba. E così tanti saluti cena gratis… 

L’uomo rispose senza togliere gli occhi dalla strada - Èmeglio che ne parliamo dopo, è difficile fartelo capire ora… e poi ho bisogno di adeguarmi -

L’auto penetrò il centro urbano alla velocità da condanna a morte di 150Kmh.

- Rallentaaa! - Enrico urlò pentendosi di non aver cercato di fermarlo prima. La Clio sfrecciò in maniera surreale tra pedoni, auto parcheggiate e in movimento miracolosamente senza causare danni o vittime.

-Non riesco a trovare il posto -si giustificò il pazzoide al volante.

- E come credi di trovarlo a questa velocità? Ormai siamo più vicini al prossimo paese che al centro! - Enrico aveva i nervi a fior di pelle. Se l’era vista troppo brutta, non aveva più intenzione di stare zitto ora.

L’uomo elegante fece un’imprevista inversione a “U” così violenta da far spiaccicare Enrico addosso alla porta della macchina, rimasero fermi un paio di secondi e la corsa ripartì con dolcezza.

-Tu non sei di qui, vero? Sei un latitante? Vieni dalla luna? Cosa cavolo sei tu? -chiese Enrico confuso dai bizzarri comportamenti di questo anomalorapinatore.Tornando indietro si stava ripetendo la stessa storia: l’auto cominciò ad aumentare gradualmente la sua velocità… 65Kmh… 80Kmh… 

- Diciamo che io sono una specie di straniero per te - Enrico non capiva, ma in questo momento non ci stava dando tanto peso… 85Kmh… 90Kmh…

- Fermati oraaaa! - ce l’aveva fatta! Nessuno si era fatto male e forse ora sarebbero andati a mangiare. 

Questo venerdì poteva ancora salvarsi, ma il povero ragazzo doveva comunque sfogarsi e riempì di insulti e imprecazioni il suo autista per tutto il tragitto dal parcheggio al locale.

Se le sue parole fossero scintille, quella notte la città sarebbe arsa al suolo.

Quello straniero, però sapeva dire le cose al momento giusto -Mangiamo un galletto? -questa frase spense in un secondo la collera diEnrico.

Al ragazzo in un secondo ritornò in mente il grosso buco nello stomaco che ormai per la paura di morire aveva momentaneamente cancellato, la sua bocca si stava allungando in un sorriso di pura felicità infantile, come se avessero regalato un camion di caramelle a un bambino, ma il suo orgoglio lo trattenne e con sufficienza rispose <>.

Ormai non si trovavano più dentro alla macchina, erano in un posto pubblico, nel bel mezzo di una stagione estiva in una cittadina balneare. Praticamente non doveva più preoccuparsi per la sua incolumità, l’idea di scappare non era più un’opzione, c’era solo tanta voglia di farsi una bella mangiata e bevuta in un venerdì quasi perfetto.

   
 
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