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Autore: LondonRiver16    12/06/2021    3 recensioni
Sam e Gabriel avevano detto addio all’appartamento in Salisbury Willows tre anni prima. Ai loro occhi, l’opera di raggranellare i risparmi, chiedere un prestito, comprare un’abitazione con gli interni da ristrutturare e trasferircisi ben prima di aver allacciato le utenze era stata la promessa più consistente e tenace che avessero fatto l’uno all’altro, i voti anticipati di un matrimonio e di un futuro famigliare su cui non avevano ancora riflettuto in termini concreti. Non ancora, almeno.
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Claire Novak, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione
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- Questa storia fa parte della serie 'Briciole di crostata sulle lenzuola'
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    Disclaimer: non so un tubero di chimica e fisica e tutto ciò che di correlato alla scienza leggerete in questo capitolo deriva da qualche sommaria incursione su internet di cui neppure io mi fido molto. A scopi narrativi, vi prego di essere indulgenti nei confronti della mia ignoranza. Buona lettura 🤗


 


15. Diet Coke e caramelle

 

- 2 giugno 2019 -

 

Era una domenica da cartolina. Un assaggio d’estate con il pregio di una piacevole temperatura primaverile, calda ma non torrida, che godeva della presenza di un occasionale venticello fresco. Sam e Gabriel e i bambini avevano raggiunto i Novak-Winchester in tempo per il pranzo e, dopo aver mangiato, gli adulti si erano accomodati nel salotto che si apriva sul giardino, per chiacchierare e aggiornarsi mentre i piccoli della famiglia giocavano in autonomia.

Erano passate da poco le tre del pomeriggio quando Sam annunciò di avere bisogno di sgranchirsi le gambe e si alzò dal divano che aveva condiviso con il marito. Gabriel gli fece l’occhiolino e il più giovane della coppia gli rivolse un sorriso prima di avviarsi verso l’esterno dell’abitazione con le mani affondate nelle tasche dei jeans e un’espressione placida in volto.

Adorava le giornate come quella. Domeniche in cui non si combinava nulla di materialmente utile – niente straordinari da imprenditore autonomo per Gabriel, perfino niente giardinaggio o faccende domestiche – né si tribolava per conquistare chissà quali traguardi agonistici o sentimentali, ma si lasciavano stare gli sforzi e si permetteva al tempo di guarire in silenzio le fatiche della settimana. Un pranzo in famiglia, le risate dei cuccioli di casa, le sciocchezze sparate a turno da Dean e Gabriel, le battute puntuali ed educate di Castiel, il sole che baciava l’erba, gli alberi e le loro teste… spesso Sam credeva di non aver bisogno d’altro.

Il giardino che suo fratello curava con lo stesso amore attento che dedicava ai figli aveva un’estensione tale che sarebbe stato più corretto chiamarlo parco. Sia la casa che il terreno attorno erano appartenuti per generazioni alla stessa famiglia, prima di essere comprati dai coniugi Novak-Winchester, e Dean si era assicurato che ogni quercia, ogni nido di betulle e ogni cespuglio di rose mantenesse o recuperasse l’antico splendore. Col risultato che quel piccolo angolo di paradiso traboccava di vita, inclusi i ragazzini che si arrampicavano sugli alberi – Tom e Daryl erano cresciuti senza l’ausilio di qualsivoglia videogioco fino a quel momento, per volere di Castiel, perciò quell’immenso spazio verde era stato sfruttato adeguatamente.

Sam aveva percorso una ventina di metri in linea retta dalla porta-finestra del soggiorno quando, sorpassato un albero particolarmente frondoso che gli bloccava la visuale, scorse i suoi due nipoti di nove e quasi sei anni accovacciati nel bel mezzo di quella radura di un verde che aveva un che di cangiante. Fu sul punto di richiamarli in tono scherzoso, ma poi si accorse che stavano trafficando con qualcosa che non somigliava a nessuno dei loro soliti giocattoli. Ed erano fin troppo silenziosi perché Sam potesse trattenersi dall’aggrottare le sopracciglia.

- Bambini, cosa state...?

Non riuscì a completare la frase, perché da quel momento tutto avvenne troppo rapidamente per consentirgli di fare altro che non fosse reagire.

Tom finì di arrabattarsi alla velocità della luce con qualsiasi cosa stesse maneggiando e da sopra la spalla lanciò a suo zio un’occhiata allarmata prima di scattare in piedi, afferrare il fratellino per il braccio e correre via a gambe levate trascinandoselo appresso.

- Via, via, via!

Nello stesso istante, Sam udì uno scalpiccio stentato di passi alle proprie spalle e si voltò di scatto. Susie lo aveva seguito e gli stava andando incontro con un sorriso enorme sul visino emozionato, tendendo verso di lui la manina che reggeva uno dei libriccini che Castiel aveva appena regalato a lei e ad Alec, reputandoli ormai troppo elementari per Daryl.

- Papi, papi, gualda!

Camminava con i piedini scalzi sull’erba tenera e fresca, fidandosi di ogni suo passo instabile. Sam ebbe appena il tempo di voltarsi verso la direzione presa dai suoi nipoti e dai colori sgargianti delle loro magliette e dei loro pantaloncini corti. Poi scoprì che il rumore sospetto che lo aveva attirato proveniva dalla bottiglia di vetro distante a malapena tre metri da lui. Tre metri da sua figlia, che ormai lo aveva quasi raggiunto.

Senza pensare, animato dal puro istinto, Sam si slanciò verso Susie, precipitò in ginocchio a pochi centimetri dai suoi piedini nudi e la strinse a sé con tutta la forza che aveva, cercando di proteggere ogni centimetro quadrato del suo corpicino di appena due anni e mezzo. Non arrivò nemmeno a sentire il principio del suo pianto di protesta, perché in quell’istante la bottiglia che aveva avvistato appena in tempo esplose assieme ai suoi timpani, scagliando schegge di vetro tutt’attorno.

Mentre il boato si placava e le orecchie continuavano a fischiargli, Sam avvertì una dose indifferente di quelle schegge attraversargli la stoffa dei pantaloni e del retro della maglietta a maniche corte e trafiggergli la pelle in un numero indefinito di punti, come aghi affilati maneggiati senza perizia. Mentre sua figlia scoppiava in un pianto disperato ancora stretta tra le sue braccia, Sam riuscì soltanto a pregare che nessuno di quei proiettili di vetro l’avesse raggiunta. Si era appena allontanato dal suo corpicino quel tanto da poter controllare, quando udì un tramestio in direzione della casa e poi la voce di suo fratello.

- Che cosa diavolo... Sammy!

Subito seguita da quella di Gabriel, sempre più vicina.

- Sam! State bene?

Ma Sam non alzò lo sguardo su di loro e non si accorse del capannello che avevano formato attorno a lui e a Susie finché non poté tirare un sospiro di sollievo: la bambina era illesa e le sue urla derivavano solo dallo spavento. Fu riempiendosi i polmoni di aria pulita, cercando di calmare il proprio cuore, che Sam la prese in braccio e si rimise in piedi.

- Sì, bene - farfugliò infine in risposta al marito, che aveva appeso al fianco un Alec ammutolito che teneva gli occhi spalancati fissi sulla sorella in lacrime. - Ho preso lo spavento peggiore della mia vita, ma tutto bene, grazie a Dio. Scusami, tesoro - aggiunse con voce morbida, cercando di rasserenare Susie con qualche carezza e un bacio sulla testa. - Ho paura di averla schiacciata, nella fretta di farle da scudo.

- Sei stato fin troppo bravo, Sam - commentò con un filo di voce Castiel, che come tutti ancora non riusciva a raccapezzarsi.

Ma il panico di Susie era troppo pressante perché la piccola riuscisse a vedere i meriti del padre. Sorretta dalle sue braccia, si divincolava come quando era malata e scambiava il disagio interno per quello esterno, insofferente alle costrizioni in un momento in cui l’istinto le diceva di fuggire.

- Vuoi andare da papà? - propose Sam dopo averla ninnata inutilmente per un po’. Certo non poteva metterla a terra, non ora che il prato attorno a loro era disseminato di vetri. - Vai da papà, su.

- Vieni qui, cucciola, vieni - la accolse Gabriel, perfettamente a suo agio con un bambino per braccio. - Ti sei spaventata tanto anche tu, non è vero? Ma va tutto bene. È tutto a posto.

Sam ne approfittò per darsi un’occhiata ai polpacci. Il bruciore che sentiva era causato da decine di minuscoli taglietti, quelli da cui aveva salvato Susie ma che campeggiavano allegri e numerosi sul retro delle sue gambe e sulla sua schiena.

- Accidenti - mormorò tra sé e sé, senza la possibilità di valutare l’entità del danno senza uno specchio.

- Sei ferito? - chiese Dean, con una nuova ondata di apprensione che gli luccicava negli occhi.

- A quanto pare - confermò Sam, calmo ora che si era assicurato che sua figlia non aveva riportato neppure la minima abrasione.

Per Dean, invece, la vista delle sue minuscole ma copiose ferite si aggiunse alla confusione e finì per innervosirlo.

- Porca miseria. Ma che cosa è successo?

- Sono proprio vetri - commentò Castiel a mo' di spiegazione, accucciandosi per qualche secondo per studiare il terreno.

Il prato, per almeno qualche metro tutt'intorno alla loro piccola combriccola, brillava di innumerevoli, infinitesimali diamantini.

- Una bottiglia di vetro, della Diet Coke e delle Mentos, presumo - valutò Gabriel con fare analitico, senza alcuno sforzo. Se i presenti non lo avessero conosciuto tanto bene, avrebbero sospettato che fosse lui il colpevole di quell'attacco terroristico in miniatura. - Troppe Mentos, effetto esagerato. E una rapidità invidiabile nel chiudere la bottiglia prima dell’esplosione. Ottimi riflessi.

Sam intervenne prima che Dean e Castiel cominciassero a interrogare Gabriel riguardo a tanta apparentemente inutile conoscenza del mondo delle bibite gassate e delle caramelle rinfrescanti per l'alito a scopo esplosivo.

- Ho visto Tom e Daryl affannarcisi attorno e poi correre via un attimo prima che quella cosa detonasse.

L'intervento del più giovane dei fratelli Winchester fece strabuzzare gli occhi a suo fratello maggiore.

- Che cosa?

- Uno dei modi più facili di produrre un'esplosione. Non male - si insinuò di nuovo Gabe. Tipico di lui, abbandonarsi a una parlantina che voleva spacciarsi per tranquilla quando la situazione si faceva tesa. - La prossima volta che gli verrà voglia di fare esperimenti chimici, mandali da me. Ne conosco di divertenti.

- E meno pericolosi - puntualizzò Sam, lanciandogli un’occhiata di monito.

Gabriel sorrise a trentadue denti.

- Ovviamente.

Ma la testimonianza di Sam aveva scosso Dean al punto da non permettergli di lasciar sedare il proprio nervosismo dai tentativi del cognato.

- La prossima volta che gli verrà voglia di fare esperimenti chimici, si ricorderanno di quante ne hanno prese stavolta e si daranno alle traduzioni di greco antico piuttosto che rischiarla di nuovo, te lo dico io - sentenziò. Poi ruggì, alzando la voce tutto d'un tratto: - Thomas! Daryl! Venite fuori subito!

Sentendo quelle parole, a Sam si ribaltò lo stomaco. Mentre per lo spavento Alec nascondeva il visino nell'incavo del collo di Gabriel e Susie fissava lo zio con gli occhi lucidi dal pianto, il minore dei Winchester si mosse con cauta fermezza.

- Dean, non c'è affatto bisogno di…

- Non c'è bisogno? - gli fece però eco l'altro, spostando su di lui gli occhi strabuzzati. - Gesù Cristo, Sam, guardati! E pensa a cosa sarebbe successo a Susie se tu non fossi stato qui!

Quel pensiero lasciò Sam appeso al ciglio della frase seguente solo per un secondo di troppo.

- Questo non toglie che non risolverai niente con i metodi che hai in mente - ribadì con fare tetro.

Fu Castiel a interrompere la linea della loro guerra di sguardi, avvicinandosi al marito quel tanto che gli permise di distrarlo posandogli una mano sulla spalla.

- Perché non entrate in casa e medichi Sam mentre io cerco di raccogliere i vetri? - propose in tono conciliante.

Gran parte della tensione di Dean si sgonfiò come un palloncino nel momento in cui l'uomo abbassò lo sguardo sul prato e riconobbe lo scintillio del vetro sull'erba. Fortunatamente, Susie a parte, erano usciti tutti con le scarpe ai piedi.

- Meglio passarci l'aspirapolvere. I bambini non fanno altro che correrci a piedi nudi, qua fuori.

Castiel sorrise gentilmente.

- Certo. Buona idea.

- Vieni, Sam. Sarà meglio ricucirti.

Mentre si avviava due passi dietro suo fratello, Sam udì la voce di Gabriel - sempre allegra, sempre ironica, ancora una volta in grado di riportare un raggio di luce nel groviglio suicida dei suoi pensieri - rivolgersi ai bambini che teneva in braccio e che non spiccicavano parola da troppo tempo.

- Andiamo anche noi o volete vedere zio Cas che aspira il giardino? Io voto per la seconda. Ma voi volete andare con il vostro papi, vero? Andiamo ad assicurarci che stia bene, sì? I miei bambini dolci.

Quando tutti e tre gli si affiancarono, Sam rivolse alle faccine preoccupate di Alec e Susie un sorriso che non gli pesò affatto. Come lanciarsi sulla sua bambina per proteggerla non aveva richiesto alcuno sforzo, così valeva per il tentativo di rasserenarli anche se la pelle gli bruciava ancora.

- È solo qualche graffio, cuccioli. Sto bene. Un po' di disinfettante, qualche cerotto e via, sarò come nuovo.

Quando allungò un buffetto sulla guancia di Alec, il bambino si sottrasse con una smorfia.

- No 'ettante. Non voglio.

Gabriel rise. Alec era certamente un buon consumatore del prodotto e riusciva a lamentarsi anche delle marche che non bruciavano affatto.

- Non per te questa volta, Alec, stai tranquillo.

- Due bambini di mia conoscenza hanno tre minuti per presentarsi col capo cosparso di cenere, oppure possono dire addio alla loro estate - dichiarò in quell'istante Dean, di nuovo con un tono di voce abbastanza alto da farsi sentire fino ai margini del giardino, dove era certo che Tom e Daryl si fossero rifugiati. - Sono a tanto così da comprarvi due biglietti per il Montana. Sono sicuro che zio Michael sarà contentissimo di avervi in visita per due mesi di fila.

Gabriel, tutt'orecchi, si chinò verso Sam con fare preoccupato.

- È solo una minaccia, vero? Ho già pianificato tutto per le nostre settimane insieme.

Sam ripensò al fervore entusiasta con cui Gabriel aveva steso un programma fitto di attività lungo quindici giorni che comprendeva infiniti tuffi in piscina, avventure ricreative e mangerecce, almeno una caccia al tesoro organizzata in casa e una visita al più grande parco divertimenti dello Stato. Una faticaccia, ma ne sarebbe valsa la pena per vedere i bambini fuori di sé dalla gioia.

- Non preoccuparti, ci saranno. Dean non li lascerebbe mai da soli con il fratello di Cas e le sue riviste di musica New Age. Non è vero, Dean?

La risposta arrivò accompagnata da un'occhiata trasecolata e uno sbuffo scocciato.

- Ovvio che no. Non sono una bestia.

Dean accompagnò Sam al primo piano della sua villetta di campagna per medicargli le ferite lontano dagli occhi dei bambini. Tutti gli adulti presenti concordarono tacitamente che la priorità fosse distrarli dallo spavento subito, perciò Gabriel rimase con loro in soggiorno e cominciò a proporgli un gioco dopo l'altro.

Sam continuò a udire la voce allegra del compagno anche una volta che ebbe raggiunto il bagno e si fu spogliato quel tanto da permettere a Dean di operare senza intoppi. Il maggiore disinfettò con dell'alcol un paio di pinzette prima di dare il via a una minuziosa opera di estrazione di frammenti di vetro dalla pelle di Sam, che si morse la lingua per tutto il tempo per non farsi sfuggire nemmeno un gemito di dolore.

Il suo ultimo desiderio era fornire combustibile alla collera già accesa di Dean e, almeno a giudicare dall'occasionale bestemmia che gli scappò di bocca mentre recuperava schegge, Tom e Daryl avevano già di fronte a sé un brutto quarto d'ora.

- Ecco. Credo non ce ne siano più. Potrebbero essermene sfuggite di invisibili, ma più di così…

- Sono a posto, sono sicuro - lo rassicurò Sam con un sorriso a metà tra l'indolenzito e il riconoscente. - Grazie, Dean.

Dean rispose con un grugnito, facendo spallucce, per poi accucciarsi e aprire le ante del ripiano sotto il lavandino.

- Ora vediamo se ho abbastanza cerotti. Di solito Cas ne compra scatoloni interi.

Mezzo litro di disinfettante e circa venti spacchettamenti di cerotti dopo – Sam aveva imposto al fratello di lasciar perdere i tagli più superficiali, oppure sarebbero usciti da quel bagno a tarda sera – i due Winchester scesero nuovamente nella zona giorno e Gabriel fece del suo meglio per enfatizzare l'evento agli occhi dei gemelli.

- Già fatto? Ma allora papi stava solo facendo i capricci, non era successo niente di grave. Non è vero, papi?
Visto che Alec era ormai totalmente assorbito dai cubi di l
egno dipinto che stava impilando, Sam si dedicò totalmente a Susie, sollevandola tra le braccia quando lei gli caracollò incontro nella miglior interpretazione di persona preoccupata che possa dare una bambina di due anni e mezzo.

- Visto, amore? Sto bene.

- Ringraziamo i tuoi riflessi e una buona dose di fortuna per questo - borbottò Dean a mezza voce, prima di voltarsi verso la porta-finestra quando percepì un movimento in quella direzione. - Oh, guarda un po' chi è tornato all'ovile con la coda tra le gambe.

Tom e Daryl fecero il loro ingresso in salotto a testa bassa, con addosso gli sguardi di tutti i presenti e seguiti a distanza ravvicinata da un Castiel che evidentemente aveva già indossato i panni del mediatore.

- Mi hanno aiutato a mettere a posto in giardino.

- Buon per loro. Questo non toglie che se la sono andata a cercare - sentenziò Dean, incrociando le braccia sul petto prima di tornare a fulminare entrambi i figli con lo sguardo. - Allora? Si può sapere cosa vi è saltato in testa?

Se Tom, dall'alto dei propri nove anni, continuò a far finta di essere altrove, con le mani nascoste dietro la schiena e gli occhi presi a cercare possibili crepe negli angoli del pavimento, Daryl, che di anni non ne aveva ancora sei, non resistette e alzò lo sguardo immediatamente per puntarlo sullo zio.

- Ti sei fatto tanto male, zio Sam?

Era evidente che Castiel gli avesse già accennato qualcosa, pur non rimproverandoli aspramente come sapeva avrebbe provveduto a fare Dean.

Intenerito dai suoi occhioni chiari colmi di apprensione e dall'inquietudine con cui il bambino si stava stropicciando l'orlo della maglietta rosso fuoco, Sam sorrise per rasserenarlo.

- No, piccolo, va tutto bene.

Quello dovette essere il momento in cui Dean decise che anche a suo fratello non avrebbe fatto male una strigliata.

- Non va per niente bene! - si oppose a gran voce, guardandolo di traverso prima di tornare a sgridare i figli. - Avete fatto esplodere una bottiglia di vetro nel bel mezzo del giardino! Che cosa vi dice il cervello?

Sentendosi chiamato in causa e credendosi il più adatto a rispondere, Tom replicò senza risparmiarsi un tono che virava verso il saccente.

- Era solo una dimostrazione scientifica.

Eppure doveva aver già imparato a riconoscere i segnali apparsi i quali era meglio non sfidare suo padre. Dean, infatti, diventò decisamente più livido in faccia.

- Primo, ti conviene smetterla subito con quell'atteggiamento, Thomas, perché sei già abbastanza nei guai senza aggiungere anche l'insolenza al pacchetto. Secondo, conoscete la regola d'oro: chiedere il permesso.

Daryl, dal basso di un'innocenza che faceva intendere quanto poco di suo avesse messo in quel piano dinamitardo, cominciò a dondolare nervosamente sul posto mentre continuava a torcersi le mani.

- Tom ha detto che tanto non ce lo lasciavate fare - pigolò.

- Certo che no! - ribadì Dean, troppo arrabbiato per pensare di contenere i toni. - Avete fatto esplodere una bottiglia di vetro! I pezzi sono finiti addosso a vostro zio e vostra cugina! È solo un caso se qualcuno non ci ha perso un occhio!

Più lucido del marito, conscio del proprio ruolo e sempre attento alla veicolazione del messaggio, Castiel si prese la briga di tradurre in termini più ampi.

- Anche voi avreste potuto farvi molto male - disse, assicurandosi di avere l'attenzione di entrambi i bambini.

Ma Thomas fece la faccia scura, come se cotanta insinuazione lo avesse offeso.

- Siamo stati attenti - bofonchiò, scontroso, e per Dean quella fu l'ultima goccia.

- Okay, ne ho avuto abbastanza - dichiarò, e, con una severità di granito che per poco non fece rabbrividire anche Sam da quanto suo fratello sapeva somigliare a John Winchester, alzò un braccio a indicare le scale che portavano al piano superiore. - Andate in camera vostra. Ognuno si scelga un angolo, ci pianti il naso e non si muova finché io o vostro padre non diciamo altrimenti. E non una parola.

A Tom si contrasse la mascella, ma Daryl non ci pensò neanche sopra prima di precipitarsi di corsa verso Sam e cingergli le gambe con le braccia. Prima che l'uomo potesse anche solo rendersene conto, aveva appoggiato una mano sulla schiena del bambino per mantenere entrambi in equilibrio.

- Mi dispiace tanto, zio - bisbigliò. - Non volevo farti male.

Riconoscendo i segni di un pianto imminente, Sam gli carezzò la testolina di un castano dorato e si accucciò per poterlo guardare in viso e mostrargli quanto fosse tranquillo e sincero.

- Lo so, Daryl. Lo so. Ora fa' come dice tuo padre, d'accordo?

Non se la sentiva di contraddire Dean né tanto meno di opporsi alle sue decisioni davanti ai suoi figli – negli anni aveva imparato che il ruolo di uno zio aveva confini ben definiti – ma Daryl sembrò almeno un po' più lontano dalle lacrime mentre seguiva suo fratello su per i gradini in silenzio.

Sam attese di sentire il cigolio e lo scatto della maniglia di una porta che si chiudeva al primo piano per voltarsi di scatto verso Dean.

- Che cosa intendi fare?

Susie e Alec erano troppo piccoli per badare a loro, che la loro soglia d'attenzione fosse troppo bassa per preoccuparsene lo dimostrava il fatto che erano già tornati a giocare sul tappeto morbido che campeggiava nel centro del salotto.

Il tono di Sam era allibito, addirittura adirato, e Dean sapeva benissimo a cosa si stesse riferendo. Proprio per questo, ancora coi nervi a fior di pelle, scelse di voltare le spalle al fratello minore.

- Per adesso, andare ad aspirare il giardino - sentenziò, allontanandosi a passi decisi e nervosi.

Nessuno gli fece notare che Castiel aveva già provveduto con alacrità. Castiel per resa incondizionata per quanto momentanea - nessuno meglio di lui sapeva quanto fosse inutile cercare di negoziare con Dean quando era fuori dai gangheri -, Gabriel perché Alec aveva cominciato a chiedere a gran voce un qualche tipo di merenda e Sam perché non aveva ancora ritrovato una riserva di parole adatta. Ma nulla impedì a quest'ultimo di seguire di gran carriera Dean fino nel verde, chiamandolo nel vano tentativo di trattenerlo, mentre alle sue spalle Gabriel e Castiel portavano i due piccini in cucina per occuparsi dell'urgenza del momento.

- Dean. Dean!

 


 


Angolino dell’autrice

Ultimamente la vita è talmente piena di impegni che ero convinta di aver pubblicato il capitolo precedente qualcosa come una settimana fa. Ho dato un’occhiata alla data effettiva e sono ancora reduce dallo shock del tempo che mi scappa sotto il naso. Ma infilo la scrittura tra una giornata di lavoro estenuante e le ore di sonno e per ora va bene così. Ho ripreso a scrivere e tanto mi basta 💛

Un abbraccio a chi legge, dalla prima all’ultima 🤗


   
 
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