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Autore: komova_va    12/06/2021    2 recensioni
Dopo la 5x134, le cose sono andate in maniera molto diversa per Rocco e Irene. Dopo un periodo di frequentazione clandestina, i due sono arrivati a un bivio: o escono allo scoperto, o si lasciano. Peccato che non siano consapevoli che nel frattempo circa metà del Paradiso ha scoperto la loro storia e non sia affatto d'accordo con la decisione che hanno preso.
(Paring principale: Irocco, personaggi principali: Rocco Amato, Irene Cipriani)
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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L'elenco di cose che Irene Cipriani non sopportava o che mettevano a dura prova la sua pazienza era molto, molto più esteso rispetto a quello di ciò che invece le piaceva. Ad esempio, le piaceva alzarsi tardi la mattina, il caffè con panna, il panino con la frittata che facevano in caffetteria, andare al cinema con Dora e Stefania, trascorrere la pausa pranzo con il suo... beh, con Rocco, insomma, in magazzino e farsi stringere, toccare, accarezzare e baciare da lui. Al contrario, odiava alzarsi presto, odiava le clienti che pensavano di aver sempre ragione, odiava i film d'amore stucchevoli, odiava la gente che non prendeva mai una decisione, odiava annoiarsi, odiava aspettare, odiava essere contraddetta, odiava ammettere di aver sbagliato, odiava fare le pulizie, odiava quando Rocco non poteva fermarsi in pausa pranzo con lei e soprattutto odiava quando nei pochi momenti rubati che passavano assieme (o perlomeno, a Irene sembravano sempre troppo pochi), qualcuno o qualcosa li interrompeva; il che sembrava accadere fin troppo di frequente. E due settimane prima quella piaga della signora Amato era venuta a cercarlo perché voleva farsi accompagnare in parrocchia da Don Saverio a portare al prete i materiali per la pesca di beneficenza, e naturalmente da sola non poteva fare lo sforzo immane di trasportare due borsette per il lungo itinerario Paradiso – piazzetta; la volta dopo Paola era venuta a cercarla perché voleva fare una sorpresa a Franco per l'anniversario del loro fidanzamento (come se quello del matrimonio non fosse già sufficiente di per sé) e aveva bisogno di un consiglio su quale cravatta scegliergli; quella ancora dopo Salvatore aveva dovuto fare una consegna imprevista ed era venuto a chiedere a Rocco di dare una mano a Marcello a gestire il locale perché era l'ora di punta e i clienti arrivavano a fiotti. E ogni volta, puntualmente, Irene era dovuta correre a nascondersi come poteva, dietro una cassa di vestiti, dietro a uno scaffale, in ciclofficina.

E lei stava iniziando a stufarsi seriamente di quella situazione. Ogni volta che lei e Rocco avevano un momento per stare da soli doveva stare costantemente all'erta, senza riuscire mai veramente a godersi del tutto il poco tempo che avevano da passare assieme; non come avrebbe voluto, almeno. E la cosa peggiore era che non si poteva nemmeno lamentare di tutto ciò. Non poteva parlarne con Rocco, perché sapeva che lui le avrebbe risposto che era stata una sua scelta quella di mantenere la relazione segreta, alla quale lui aveva acconsentito con una certa riluttanza e mettendo in chiaro che sarebbe stata soltanto una condizione temporanea, e in effetti era vero. E non poteva nemmeno parlarne con nessuno di diverso da Rocco, dal momento che nessun altro era al corrente di... qualsiasi cosa fosse quella che c'era tra loro due, ancora in fase di definizione. Già, Irene non voleva pensare a quello ora. Se anche avesse soltanto minimamente accennato alla cosa con le sue coinquiline le sarebbero saltate immediatamente al collo, soprattutto quella da Partanna che si era arrogata il diritto di definire Rocco come una sua proprietà nonostante lui avesse manifestato un chiaro interesse soltanto nei confronti del cibo che cucinava; Anna e Stefania per qualche oscura ragione sembravano sostenere questa assurda convinzione che di base non aveva alcun fondamento, e come minimo Irene si sarebbe ritrovata dipinta come il demonio e ostracizzata. Tutto questo senza nemmeno pensare alla reazione della simpatica signora Amato. Insomma, d'accordo, quella situazione orribile era colpa di Irene, ma poteva davvero essere biasimata? Nemmeno il diritto di lamentarsene le era rimasto, che provasse una certa frustrazione era quantomeno il minimo.

Almeno quel giorno, per fortuna, sembrava che la coppia potesse avere un po' di pace. Il signor Ferraris stava facendo mettere sotto la sua squadra di ciclisti e Rocco aveva dovuto trascorrere gran parte della sua pausa pranzo ad allenarsi; eppure, per qualche miracolo divino il capo magazziniere aveva fatto finire l'allenamento un po' prima e il ragazzo aveva raggiunto Irene nello spogliatoio e l'aveva chiamata con una scusa, dicendole che fuori aveva incrociato la signorina Moreau e che voleva parlarle prima della riapertura. Naturalmente Irene non era stupida e aveva approfittato dell'occasione per catapultarsi immediatamente in magazzino con lui e trascorrere quegli scarsi dieci minuti assieme lontano da tutto e da tutti. L'occasione sembrava perfetta: le sue colleghe erano già nello spogliatoio, non avevano ragione di scendere, Nino e Pietro erano andati in caffetteria a dissetarsi e riprendere le energie, Salvatore e Marcello erano al bar, il signor Ferraris aveva bofonchiato qualcosa di vago riguardo all'avere un impegno – impegno nel quale con ogni probabilità era coinvolta la signora Amato, se l'istinto di Irene non la ingannava, il che raramente succedeva a onor del vero. Irene non riusciva neanche a immaginare cosa potesse andare storto questa volta. E così, non appena le porte del magazzino si chiusero dietro le loro spalle, la ragazza non ci pensò un attimo a buttarsi tra le braccia di Rocco e godersi la sensazione inebriante e allo stesso tempo impetuosa che provava ogni qual volta le loro labbra si sfioravano. E quella volta, andarono decisamente oltre lo sfiorarsi.

Sarà stato che il giorno prima avevano giusto potuto incrociarsi alcuni istanti sul ballatoio prima di andare a dormire, con la scusa di buttare la spazzatura, sarà stato che per una volta Irene si sentiva abbastanza certa che niente e nessuno avrebbe potuto portarle via quei preziosissimi dieci minuti di intimità, stava di fatto che non appena ebbe la certezza di potersi lasciare andare si trovò a desiderare il contatto con Rocco molto più del solito; come se le fosse esploso un fuoco dentro. E a giudicare dal modo in cui Rocco la stava baciando e dalla maniera infervorata in cui le sue mani stavano accarezzando il suo corpo, come se la loro vicinanza non fosse abbastanza, come se desiderasse di più, come se ne avesse quasi bisogno, Irene era abbastanza certa che la cosa fosse reciproca. La sua percezione si fece abbastanza offuscata in quel momento, se doveva essere onesta, e le sue funzioni cognitive smisero momentaneamente di funzionare. Registrò indistintamente le sue mani che, muovendosi quasi di vita propria, lo stringevano a sé possessivamente, poi le braccia di lui sulle sue cosce che la sollevarono da terra e le fecero sbattere la schiena contro lo scaffale più vicino e le labbra di lui che si posarono con avidità prima sulla sua guancia fino a scendere sul suo collo, mentre Irene gli infilava le mani tra i capelli per attirarlo ancora di più a sé, e se soltanto avessero avuto più di quei miseri dieci minuti a disposizione e non fossero stati in quello squallido magazzino Irene avrebbe quasi pensato – ma chi voleva prendere in giro, lei ci stava pensando eccome, e anche da un bel po' – di...

E proprio in quel momento, dal nulla, un rumore di passi rovinò completamente l'atmosfera che era venuta a crearsi. Probabilmente questa era la volta buona che Irene Cipriani avrebbe fatto fuori qualcuno.


Quando Gloria Moreau rivolse alla donna in piedi accanto a lei un'occhiata esitante trovò riflessa nei grandi occhi marroni di Beatrice Conti la sua stessa identica perplessità, il che in qualche strano modo finì per rincuorarla. In una normale situazione di routine, Gloria non avrebbe avuto il minimo dubbio sul da farsi: sarebbe spuntata da dietro gli scaffali del magazzino sopra i quali il signor Ferraris aveva lasciato i registri relativi ai fornitori con la quantità di merce ancora a disposizione e quella già esaurita, richiestale dalla ragioniera poco prima della riapertura dal momento che il suddetto signor Ferraris sembrava misteriosamente sparito del nulla – il fatto che anche Agnese Amato non fosse nei paraggi era chiaramente una pura e semplice coincidenza, Gloria ne era più che convinta naturalmente. Poi con un colpo di tosse avrebbe fatto notare alla signorina Cipriani che era quasi ora di riaprire invitandola cordialmente a raggiungere le sue colleghe nello spogliatoio e rimandare a più tardi il suo incontro con il signor Amato. Eppure, Gloria si domandava se fosse effettivamente il caso di farglielo presente o se invece, almeno per questa volta, la scelta più saggia non fosse quella di restarsene in silenzio e celare la sua presenza, diventando una riluttante testimone della scena che si stava dispiegando davanti ai suoi occhi – beh, ai suoi e quelli di Beatrice Conti. Se non altro la sua collaboratrice sembrava a disagio tanto quanto lei, se non forse anche di più: il suo viso aveva assunto un vivido colorito rosso nel momento in cui la commessa e il magazziniere avevano fatto irruzione in modo quantomeno dirompente all'interno del magazzino e prima ancora che le due donne avessero il tempo di fiatare avevano incominciato a lasciarsi andare ad una sessione di effusioni tutt'altro che pura e casta.

Il primo impulso di Gloria era stato quello di girarsi immediatamente verso la signora Conti e distogliere lo sguardo dai due, decisamente imbarazzata; l'altra donna aveva fatto esattamente la stessa cosa e l'occhiata eloquente che le due si scambiarono sembrava quasi parlare da sé: e ora che si fa? Nessuna delle due accennò a muoversi, né a dire o fare qualcosa che manifestasse in qualche modo l'intenzione di palesare la propria presenza ai due amanti clandestini. Che poi, da quando la Cipriani e Rocco Amato stavano assieme? Gloria ricordava di averli visti parlare circa un mese prima dentro un camerino in maniera decisamente sospetta, e non ci aveva messo molto ad unire i puntini... ma poi non li aveva quasi più visti interagire, se non per motivi lavorativi, e aveva pensato che evidentemente qualsiasi cosa fosse quella che c'era stata tra i due era finita ancor prima di cominciare. Non si immaginava certo che... oh Signore, cos'era stato quel rumore? Gloria e la signora Conti si girarono quasi simultaneamente e videro la schiena della signorina Cipriani sbattere contro uno scaffale – fortunatamente – abbastanza lontano da loro, mentre più della metà degli oggetti cadde a terra con un fragoroso tonfo. Eppure nessuno dei due sembrò accorgersene o mostrare un minimo cenno di interessamento, come se entrambi fossero stati così tanto assorti nella loro... attività, da aver completamente bloccato il mondo esterno attorno a loro. Gloria vide Rocco Amato incominciare a baciare il collo della signorina Cipriani con una certa foga, mentre le mani di lei gli accarezzavano la schiena e si infilavano tra i suoi capelli, quasi come se avesse voluto portarlo ancora più vicino a sé. I suoi occhi si fecero sgranati, mentre vide Beatrice accanto a sé farsi ancora più rossa in viso, se possibile.

Oh Signore, non avranno intenzione di...?

Se non si fosse trovata lei in prima persona in quella situazione, le sarebbe quasi venuto da ridere. Beatrice fece un passo indietro e Gloria la guardò dubbiosa, chiedendosi cosa avesse intenzione di fare. Peccato che, non appena si mosse, i due ragazzi percepirono immediatamente il suono e si allontanarono immediatamente l'uno dall'altra, come se fossero stati scottati all'improvviso.

-Cos'è stato?- domandò la Cipriani con voce terrorizzata, facendo alcuni passi in direzione opposta a quella del collega, come se quella minima distanza potesse fare la differenza.

-C'è qualcuno?- domandò lui subito dopo.

Gloria e Beatrice si guardarono in silenzio. Nessuna delle due fiatò. Ormai era troppo tardi per palesarsi, i due si sarebbero chiesti da quanto tempo fossero lì e la situazione avrebbe messo tutti dieci volte più a disagio di quanto sarebbe successo se si fossero fatte vedere subito. Evidentemente la ragioniera doveva essere della stessa idea, visto che nemmeno lei si mosse. A giudicare dalle loro occhiate, perfettamente in sintonia, entrambe stavano sperando che i due giovani se ne andassero e di poter finalmente lasciare il magazzino, facendo del proprio meglio per dimenticare tutto ciò che avevano appena visto e concentrarsi sul pomeriggio di lavoro che le attendeva. Eppure, la sorte aveva in serbo altri piani per loro, almeno per un po'.

-Dai, non è niente, ce lo saremo immaginato, - esordì la Cipriani, dopo alcuni istanti di silenzio in cui Gloria aveva letteralmente trattenuto il respiro. Non sapeva nemmeno lei perché si sentisse così nervosa; in fondo non stava facendo niente di grave. Certo, non che i due ragazzi avessero colpe, perché lei non era proprio nessuno per giudicarli, anzi, il suo sesto senso le diceva che di fatto erano una coppia decisamente meglio assortita di quella che Rocco avrebbe formato con la signorina Puglisi, secondo la sua modesta e non richiesta opinione. Quando li vedeva uno vicino all'altra quei due a momenti le sembravano fratelli o cugini, era quasi inquietante la cosa. Comunque, non era certo quello il momento per le divagazioni sulle sue preferenze personali in termini di accoppiate al Paradiso.

Mentre osservava la scena da lontano, Gloria si domandò cosa avrebbero fatto ora. Era quasi ora di tornare al lavoro, non c'era più molto tempo. Sperò soltanto che i due si affrettassero a lasciare la stanza, così che lei e Beatrice potessero uscire senza creare imbarazzo o disagio. Eppure, la Cipriani non sembrava della stessa opinione. La venere accarezzò dolcemente il braccio del ragazzo e si avvicinò nuovamente a lui, con un mezzo sorriso sul viso. A quanto pareva, però, il suo compagno non era della stessa idea.

-Sarà... Dai, comincia ad andare che è tardi, poi la Moreau ti viene a cercare e non può trovarti qua.

Gloria colse la punta di amarezza e la sfumatura leggermente passivo-aggressiva nella voce del magazziniere. Dunque i due stavano tenendo appositamente la loro relazione segreta, anche se con scarsi risultati, a giudicare dal fatto che erano appena stati beccati da lei e la signora Conti. In effetti, a pensarci in retrospettiva era anche sorprendente che i due fossero riusciti a far durare la loro copertura per un mese intero, viste le scarse (inesistenti) capacità di Irene Cipriani di tenere un basso profilo; era anche vero che Gloria l'aveva vista più di una volta interagire con le clienti e doveva ammettere che effettivamente la ragazza, quando voleva, sapeva mettere su un bel teatrino, si sarebbe inventata qualsiasi cosa pur di riuscire a vendere l'ultima camicetta rimasta. E così era riuscita a fregare anche lei. Gloria si domandò come mai lei e il signor Amato non avessero semplicemente ammesso di stare assieme; non sarebbe stato più semplice? Evidentemente c'era qualcosa che non sapeva, e che con ogni probabilità era sul punto di scoprire.

-Ma dai, che vuoi che me ne freghi della Moreau, - commentò in tono sprezzante la Cipriani, -se ha bisogno di me vorrà dire che le toccherà aspettare un po'.

Gloria e la signora Conti si guardarono per l'ennesima volta e si scambiarono un sorriso a metà tra il divertito e il compiaciuto; alla faccia di tutti i complimenti e i bei sorrisi che la sua commessa le rivolgeva in galleria. La venere bionda mise le braccia attorno al collo del magazziniere e cercò di attirarlo a sé, ma lui si scostò con una certa freddezza. Doveva esserci qualcosa che non andava, e che la giovane commessa preferiva convenientemente ignorare.

-Ah sì? E se poi scende qua e ti vede con me tu che fai? Guarda che poi chidda lo va a dire tutti che ti piace un magazziniere, eh.

La Cipriani sospirò e si allontanò da lui di qualche passo con fare sconsolato. A giudicare dalla sua reazione, non sembrava la prima volta che i due affrontavano la questione. Eppure, al momento sembrava tutt'altro che risolta...

-Ancora con questa storia, te l'ho detto mille volte che non c'entra niente e che non è questo il punto, è normale che c'è bisogno di un po' di tempo per...

-Sì, sì, lo so, - la interruppe lui in tono seccato, con l'aria di chi si era sentito ripetere lo stesso identico discorso almeno una trentina di volte e ne fosse stufo marcio, -perché dobbiamo conoscerci, dobbiamo fare le cose con calma, dobbiamo capire se insieme stiamo bene...

-E se lo sai allora perché ogni volta te ne esci sempre con certe sciocchezze? - domandò retoricamente lei, senza però mostrarsi seccata ma anzi, quasi con dolcezza, come se le sue parole volessero essere una sorta di rassicurazione. La ragazza si avvicinò a lui e gli accarezzò la guancia destra. Poi continuò:-Non so più come fartelo capire che mi serve tempo, non sono ancora pronta a fare coppia fissa, farmi presentare ufficialmente a tutta la tua famiglia, venire a pranzo da tua zia ogni domenica...

Gloria continuava a guardarli in silenzio e inevitabilmente il suo pensiero andò alla sua piccola Stefania. Per un istante, giusto per un breve e rapido secondo, si immaginò come sarebbe stato vivere con lei e vederla portare a casa una sera il suo fidanzato per fare le presentazioni ufficiali. Gloria avrebbe visto bene al suo fianco un ragazzo gentile, educato e sensibile, proprio come lei, magari simile a quel Federico Cattaneo che sembrava piacerle così tanto. La donna fu colta da una fitta di tristezza al pensiero di quello scenario felice, così distante dalla cruda realtà in cui invece si trovavano, ma cercò di scacciarla altrettanto velocemente, scegliendo di concentrarsi sulla signorina Cipriani. Per qualche ragione Irene non sembrava tanto incline al quadretto familiare che invece, evidentemente, il suo innamorato desiderava. Certo, Gloria non conosceva benissimo la famiglia Amato, ma a giudicare dagli aberranti discorsi che aveva sentito fare al capofamiglia, Giuseppe, qualche tempo prima in caffetteria, non si sentiva nemmeno di biasimare completamente la giovane commessa.

-A parte che mia zia cucina benissimo, comunque ho capito, - mise in chiaro il magazziniere.

Rocco Amato abbassò lo sguardo a terra, evitando così gli occhi verdi della Cipriani, che ora mostravano un evidente senso di colpa. Era chiaro che il ragazzo fosse rimasto quantomeno deluso da quella risposta, e che probabilmente avrebbe voluto sentirsi dire altro altro. Seguì un silenzio della durata di qualche istante, in cui evidentemente nessuno dei due sembrava essere in grado di trovare la cosa giusta da dire. Alla fine, fu la Cipriani a parlare:

-E allora cosa c'è? Qual è il problema?- chiese lei alla fine, accarezzandogli la guancia una seconda volta. L'altro guardò la sua mano e accennò ad un piccolo sorriso.

-No, niente. È che non capisco che tempo ti serve, Irè, è un mese che ci frequentiamo. So pure il tuo numero di scarpe, figurati se non so che... - il ragazzo si bloccò un'altra volta, evidentemente esitante. Gloria non riuscì a capire cosa c'entrasse il numero di scarpe della Cipriani, ma decise di sorvolare. Per quanto sapesse che era profondamente sbagliato origliare e intromettersi nelle vicende altrui, soprattutto quando non la riguardavano minimamente, ormai quella storia aveva catturato il suo interesse e, suo malgrado, si ritrovò curiosa di scoprire cosa volesse dire il magazziniere. Del resto lei e la signora Conti erano bloccate lì, volenti o nolenti l'avrebbero sentito comunque.

-Cosa? Che cosa?- lo incoraggiò la venere.

-Che tu sei quella giusta per me, Irè - ammise lui alla fine. Il ragazzo alzò lo sguardo e riuscì finalmente a incontrare di nuovo gli occhi della sua interlocutrice. -Che mi piacerebbe portarti a mangiare fuori, magari in un posto carino, e poi anche a ballare, ché adesso ha iniziato a piacermi anche a me e sono pure diventato bravo, - ammise l'Amato, con un sorrisetto compiaciuto dipinto in viso. La Cipriani lo stava guardando con un misto di tenerezza e orgoglio; come se stesse facendo uno sforzo immane per restare ferma ed impedirsi di avvicinarsi di nuovo a lui e baciarlo un'altra volta. O almeno questa era l'impressione che dava a Gloria. -Mi piacerebbe vederti tifare per me durante le gare senza che bisogna per forza inventarci una scusa o dire che siamo solo amici e sei lì solo perché ci stanno le tue amiche. Vabbè insomma, hai capito... Irè, io voglio stare con te. A me non mi serve altro tempo per capirlo... e sinceramente non capisco perché invece a te sì.

Il silenzio calò di nuovo all'interno del magazzino e questa volta si protrasse per più tempo. Gloria osservò la Cipriani tentennare per alcuni istanti prima di controbattere. Le sembrava quasi combattuta, come se nemmeno lei avesse avuto una vera e propria risposta, o perlomeno una di cui fosse completamente sicura.

-Hai ragione, - convenne infine la ragazza. -Forse il problema sono io, o siamo noi troppo diversi. Tu sei un bravo ragazzo Rocco e meriteresti qualcuno che sappia darti tutte queste cose... qualcuno come Maria magari... -

Ancora una volta, a Gloria non sfuggì una nota di amarezza nelle sue parole. Che in realtà ci fosse qualcosa che la venere non stava dicendo, e che magari aveva proprio a che fare con la collega, la signorina Puglisi? Magari una insicurezza, un senso di inferiorità? Gloria non era certo stupida, anzi, si riteneva molto brava a capire le persone e si era accorta fin dai suoi primi tempi al Paradiso che in realtà la signorina Cipriani nascondeva molte fragilità dietro la maschera di sicurezza e presunzione che indossava davanti alle colleghe e, in generale, con il resto del mondo. Tutta la spiacevole vicenda che l'aveva vista protagonista dell'equivoco con il signor Ferraris poco più di un mese prima non aveva fatto altro che confermarglielo. Eppure, ora che la vedeva interagire con il giovane magazziniere appariva come trasformata, quasi come fosse stata una persona completamente diversa... la dolcezza con cui gli parlava e il modo in cui lo guardava le facevano intuire che non fosse completamente vero che non voleva una storia seria con lui, ma che invece sotto ci fosse dell'altro.

E a quanto pareva non sembrava essere l'unica a pensarla così, dal momento che anche il ragazzo si affrettò a mettere in chiaro: -Iré, ma che stai dicendo? Io a Maria ci voglio bene e lo sai ma è te che voglio.

-Lo so, però non lo so più se questo basta... - ribatté lei.

I due si guardarono e rimasero in silenzio per alcuni istanti, entrambi consapevoli del fatto che c'era soltanto un modo in cui quella conversazione poteva terminare. Gloria conosceva fin troppo bene quell'espressione. Quella di quando devi dire addio alla persona che ami di più al mondo, perché sai che non ci sono alternative e che in fondo è l'unica cosa da fare, l'unica possibilità, ma allo stesso tempo non vuoi accettarlo; allo stesso tempo sai che ti farà un male un cane, che ci soffrirai, che sarà un po' come perdere una parte importante di te, la migliore, quella senza la quale ti sembra di non riuscire più a stare. Però non ci sono alternative. Dio, doveva davvero finirla di proiettare le dinamiche sue e di Teresio ovunque, soprattutto dopo tutto quel tempo. Chissà per quanto ancora quella cicatrice avrebbe continuato a farle male, a segnarla, a creare quel sottofondo di malinconia e tristezza che l'accompagnava anche nei momenti in cui apparentemente era serena e non ci stava pensando, come quello.

-E quindi è finita, così? - domandò infine l'Amato, con voce spezzata. E in un attimo, Gloria vide Irene mettere immediatamente su la sua maschera rigida e impassibile, seria e controllata, e nascondendosi dietro al suo solito, artificiale distacco si congedò:

-Devo tornare al lavoro, la Moreau mi starà cercando. Buon lavoro.

La venere lasciò la stanza passando per la porta principale, quella vicino alla quale i furgoni scaricavano la merce. E Rocco rimase solo. Il ragazzo inizialmente non si mosse, rimase immobile, esattamente nella stessa posizione che aveva assunto mentre stava parlando con Irene. Probabilmente doveva ancora rendersi pienamente conto di ciò che era successo, il che era comprensibile. Gloria riusciva a vederlo soltanto di spalle, non in viso, ma era piuttosto sicura che quella rottura non sarebbe stata tanto facile da digerire. Naturalmente non era a conoscenza delle dinamiche che lo legavamo alla Cipriani, ma da quello che aveva – sfortunatamente – visto e sentito sembrava tenerci molto a lei. Sembrava una cosa seria, insomma, non una frequentazione clandestina portata avanti per puro divertimento, per passatempo.

Soltanto che, a differenza di lei e Teresio, per i quali non c'era proprio più nulla da fare e la cui rottura era ormai definitiva, per Rocco e Irene le cose non dovevano andare così. Era evidente che ci fosse un'incomprensione a monte che nessuno dei due era stato in grado di comunicare, e che risolvendola i due avrebbero potuto riavvicinarsi e ritrovarsi. Avevano solo bisogno di parlarsi e di capirsi, e la loro storia avrebbe potuto avere un lieto fine. Chissà, forse era di nuovo la sua (malsana) tendenza a proiettare le dinamiche sue e di Teresio ovunque a spingerla, forse il suo subconscio sperava che riscrivere il finale di quell'improbabile coppia l'avrebbe perlomeno illusa di poter riscrivere quello del suo matrimonio, almeno per finta se non nella realtà, o forse si sentiva semplicemente in vena di aiutare gli altri e fare una buona azione. Stava di fatto che, mentre Rocco Amato lasciò a sua volta il magazzino per andare a prendere un po' d'aria, alcuni minuti dopo la sua collega, Gloria Moreau decise che avrebbe scoperto quale fosse il problema e che avrebbe trovato il modo di fargli fare pace, a costo di infiltrarsi clandestinamente in magazzino per settimane.

   
 
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