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Autore: artemide88    24/06/2021    1 recensioni
Isabella Black frequenta la più importante scuola della Virginia e non solo ha ottimi voti, ma sta per diplomarsi con un anno di anticipo. Vuole andarsene, da quella scuola e quella città, il prima possibile perché odia i bulli che la perseguitano. Potrebbe però avere vita più facile se rivelasse un piccolo dettaglio sulla sua vita...
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Buona lettura



CAPITOLO 23

Sì. Ancora un pochino e ce l’avrei fatta. Solo un secondo in più e finalmente mi sarei addormentata. 
Stavo cercando di illudere la mia mente che in poco tempo si sarebbe finalmente abbandonata al sonno.
La suoneria del mio cellulare appoggiato sulla scrivania, mi fece tirare un sospiro di sollievo. Non dovevo più fingere di stare per addormentarmi: la mia mente, in subbuglio, e lo stomaco, stretto nella morsa dell’ansia, allentarono la tensione.
“Pronto?” Mormorai non troppo convinta, anche se potevo immaginare chi mi stesse chiamando alle tre della notte che precedeva il ballo delle debuttanti.
“Ehi piccola Swan.”
“Cullen, non hai di meglio da fare?” Sorrisi e mi sdetti sul letto. “Non dirmi che non riesci a dormire.”
“Immagino che quella che non riesce a dormire sia tu. Ma sì, sono stato fuori con Emmett e Jasper e mi sono liberato solo ora.” Alzai gli occhi al cielo.
“Devi davvero trovarti un hobby che ti riempia la vita.”
Edward rise. Forse ricordava come me la nostra prima conversazione telefonica notturna. In quell’occasione lo avevo mandato a quel paese senza troppe remore. Sembrava passata un’eternità. Tra poche ore mi avrebbe accompagnata al ballo delle debuttanti, l’impegno sociale numero uno per una brava ragazza del sud.
“Volevo solo sapere come stavi. Immaginavo che non stessi dormendo.” Grugnii una non precisata risposta, conscia del fatto che sapesse di aver ragione. “Sono sotto casa tua tra dieci minuti.”
“Edward! No! Edward!” Cercai in tutti i modi di trattenerlo al telefono, ma aveva già chiuso la conversazione. 
Passai i successivi sei minuti a fissare con la mente annebbiata il cellulare muto, ben sapendo che Edward non avrebbe mai cambiato idea e che, quindi, non potevo far altro che alzarmi, controllare che nessuno soffrisse di insonnia come me e aggirarmi come una ladra nella mia stessa casa. 
Scesi le scale il più silenziosamente possibile. Bello essere nella stanza più isolata della casa, tranne quando dovevi progettare una fuga d’amore e ogni gradino scricchiolava come le ossa di una vecchia signora decrepita.
Spiai dalle tende del soggiorno per vedere se Edward fosse già arrivato. Ovviamente trovai una Maserati blu sotto il lampione più vicino. Il suo proprietario, appoggiato alla portiera, alzò la testa proprio in quel momento, forse richiamato dal guizzo della tendina, o dalla mia presenza, e sorrise.
“Sei un pazzo. E io sono più pazza di te che ti sto facendo entrare.” Borbottai mentre passava dalla finestra. Non avevo avuto il coraggio di farlo entrare dalla porta principale che aveva la brutta abitudine di chiudersi sempre con un sonoro slam, soprattutto se si cercava di chiuderla con delicatezza.
“Dici che il preside Swan non gradirebbe?” Guardai in cagnesco il mio ragazzo per la battuta fuori luogo. Eravamo pur sempre due adolescenti in preda agli ormoni nella cucina del suddetto preside alle tre di notte.
“Ehi, piccola Swan...” Edward mi si avvicinò nel buio e mi distese con le sue abili e lunghe dita la ruga tra gli occhi. “Sono qui per intrufolarmi nel tuo letto, ma solo per farti dormire.” Mi disse serio. “Se ti mette a disagio agire alle spalle di papino, me ne vado subito.” 
Sospirai. Avrei preferito che fosse venuto per intrufolarsi nel mio letto ma non per dormire. “Attenta, piccola Swan. Conosco i tuoi pensieri libidinosi.” Avvampai, sperando che almeno il buio della cucina mi proteggesse dalle indesiderate reazioni del mio corpo. “Devi davvero dormire.”
“Sì...no…ecco…io…” Farfugliai monosillabi incomprensibili, finché non ebbe pietà di me e ridacchiando disse che se proprio avevo bisogno di rilassarmi per dormire era disponile a giocare qualche base. Non me lo feci ripetere due volte e, assicuratami che saltasse i gradini più rumorosi, lo trascinai in camera mia.

Mi stiracchiai soddisfatta, ripensando alle ore appena trascorse con Edward nel mio letto, le basi conquistate e le risate soffocate. Mi rigirai e per poco non finii con il culo a terra, Edward occupava più della metà del materasso.
“Cazzo.” Mormorai, sentendo un incipiente mal di testa pronto a colpirmi il lobo frontale. 
“Bella?” Sentivo lo sguardo del mio ragazzo su di me con quel suo sorriso un po’ storto e beffardo. “A cosa stai pensando? Non mi dirai che è stato un risveglio così brutto...”
“Un risveglio troppo brusco.” Replicai e mi azzardai ad aprire un occhio, che prontamente volsi verso la sveglia. Non mi sarei mai abituata alla sua perfezione. Era incredibilmente perfetto anche alle sette di mattina. Avevamo dormito sì e no tre ore e lui era impeccabile come sempre, i capelli scompigliati dal sonno gli davano l’aria di bello e dannato da film hollywoodiano. I miei, di capelli, erano sempre più simili a quelli di Medusa al risveglio.
Proposi di vestirci in fretta e ancora più in fretta di scendere a preparare la colazione, sperando che il sonno pervadesse la casa ancora per qualche minuto. 
Dalla cucina, purtroppo, si sentiva lo sfrigolare del bacon. Mamma stava cucinando la colazione dei campioni, bacon, uova e pancake. 
“Calma, Swan.” Edward mi massaggiò le spalle per togliermi la tensione. “Hai troppi pensieri.”
“Ho mal di testa.” Mi lagnai. “La mia mente mi sta punendo per stanotte.”
“La tua è una mente brillante e come tutte le menti brillanti soffre perché sono le più pensati da sopportare. Madre Natura ti ha dato un dono, ma te lo fa anche pagare a caro prezzo.”
Si guadagnò un’occhiataccia. Io ero seriamente preoccupata per la reazione dei miei genitori. 
“Possiamo sempre dire che sono passato all’alba a portarti una cosa.” Edward fece spallucce.
Azzardai a mettere un piede in cucina e mia madre si accorse di me, senza distogliere la sua attenzione dai fornelli.
“Puoi entrare, non ti mangio. E non mangio nemmeno il tuo ragazzo.”
“Mamma, io...”
“Credo che fossero le tre quando è arrivato, sbaglio?” Merda. Colta in flagrante. 
“Più o meno, signora Swan.” Edward sorrise e io gli pestai un piede. “Mi dispiace averla svegliata.” 
Mamma sventolò la mano senza guardarci. “Nessun problema, caro.” Ero allibita. Mi sarei aspettata una bella sfuriata. “Ero sveglia, è un gran giorno per Isabella e non riuscivo a dormire.”
Merda. Mi ero completamente dimenticata perché non riuscivo a dormire e Edward era passato a trovarmi. Da lì a poche ore avrei fatto il mio debutto ufficiale nella società adulta con un bell’abito da sera.
“Mamma...” Azzardai titubante.
“Sedetevi o si raffredda.” Mamma ci mise davanti un bel piatto pieno di cibo che spandeva il suo profumo per tutta la cucina. Il mio stomaco era chiuso al pensiero che presto si sarebbero uniti a noi anche gli uomini di casa. “Io mi fido di te, Isabella. Spero che tale fiducia non sia mal riposta e che tu non abbia commesso sciocchezze.” Le pareti della stanza mi videro arrossire per la seconda volta in poche ore.
“Tuo padre non sarebbe felice di sapere come hai trascorso la notte. Ma qui vigono le leggi del Figth Club.” Mia madre mi stava facendo l’occhiolino. Il mondo sarebbe crollato tra poco. “Non credere che tuo padre fosse un santo alla tua età.”
“Grazie, signora Swan.” Edward non si riferiva solo al cibo che si stava mettendo generosamente nel piatto.
“Oh, caro, chiamami pure Renèe.”
“Chi ti dovrebbe chiamare Renèe?” Papà fece il suo ingresso in vestaglia, sbadigliando. 
Mamma tornò ai fornelli, lasciando a me l’ingrato compito di affrontare il mio genitore più intransigente che ovviamente si fece di tutti i colori alla vista di Edward.
A nulla valsero le mie rassicurazioni sul fatto che il mio ragazzo fosse arrivato da poco in casa. Forse perché balbettavo e Edward rideva sotto i baffi. Papà ci guardò in cagnesco per tutta la colazione e rimase chiuso in un silenzio di ostinata disapprovazione.
“Signora Swan, una colazione divina. Grazie. Ora devo proprio tornare a casa, devo finire alcune commissioni per il ballo.”
“Renèe, Edward. È stato un piacere averti a colazione. Ci vediamo questa sera, caro.”
Accompagnai Edward alla porta, senza parole per il comportamento di mia madre.
“Ah, Bella. Ero venuto davvero per darti una cosa.” Edward si fermò davanti alla porta di casa ed estrasse una scatolina di velluto blu dalla tasca interna della giacca. “Consideralo un piccolo incoraggiamento per stasera.”
Presi scettica la scatolina e la soppesai, aveva l’aria preziosa. “Sai che non mi piacciono le sorprese e i regali costosi.”
Edward mi diede solo un bacio all’angolo della bocca, rivolgendo poi uno sguardo di sfida a mio fratello, appena apparso in fondo alle scale e pronto a intervenire con la clava in mano. 
E uscì di casa senza nessun’altra parola.

“Sei meravigliosa.” A zia Sue si riempirono gli occhi di lacrime quando mi vide comparire nel suo salottino preferito vestita di tutto punto.
“Approvi?” Chiesi facendo una piccola giravolta. L’abito non era proprio convenzionale.
“Non ti toglieranno gli occhi di dosso, stasera.”
“Ne farei volentieri a meno.” Risposi storcendo il naso.
Zia Sue aveva organizzato un pomeriggio per sole ragazze a casa sua. Estetisti, parrucchieri e truccatori si erano riuniti per preparare al ballo tre debuttanti. Mi aveva fatto piacere sapere che aveva invitato anche Rosalie e Alice a unirsi alle mie torture, almeno non sarei stata sola e potevo dividere con qualcuno le inopportune attenzioni di quello squadrone della morte. Solo lo sguardo eccitato e pieno di gioia della zia mi aveva convinto a non scappare a gambe levate. Per lei, che non aveva mai auto figli, era un momento importante e le si leggeva in faccia che era al settimo cielo.
Alle mie spalle fecero il loro ingresso anche Rose e Alice.
“Possiamo andare?” Chiese sbrigativa la bionda. Poi mi fissò perplessa. “Va bene fare l’anticonformista in tutto e per tutto, Isabella, ma almeno un gioiello potevi indossarlo.”
“Io non indosso gioielli.” Ma a nulla valsero le mie poteste. Entrambe le mie amiche si indignarono e si aggiunse anche zia Sue a dire che avevano ragione. 
Rose indossava una parure di diamanti che esaltavano la sua carnagione chiara e il vestito a sirena, dal vibrante colore rosso intenso, quasi purpureo. Alice, invece, aveva infine optato per un vestito acquamarina dalla profonda scollatura e la zia si era offerta di prestarle un ciondolo di smeraldo. La piccoletta aveva saltellato come un folletto per tutta la casa alla vista del pendente, promettendo di averne cura.
Io tutta quell’eccitazione non la capivo. Sentivo solo lo stomaco stringessi in un nodo da marinaio, resistente e difficile da sciogliere. La notte passata con Edward era un lontano ricordo.
“Questa volta, Isabella, mi devo impuntare. Hai scelto il nero e ti ho lasciato fare.” Zia Sue era stata fin troppo diplomatica quando le avevo mostrato il mio vestito. Aveva solo commentato che mi piaceva proprio sovvertire le regole perché il nero, pur essendo un colore da sera, raramente veniva scelto per il debutto. Ma io sapevo bene perché lo avevo scelto, perché una parte di me era ancora Isabella Black, il Cigno Nero. 
“Beh, peccato.” Presi il mantello e mi voltai verso l’uscita. “Non ho chiesto a mamma nessun gioiello e non ne voglio in prestito. Potrei perderlo.” Presi anche la mini borsetta che mi avevano detto essere un must alle serate di gala. Ovviamente mi cadde e si aprì sul pavimento, facendo rotolare fuori la scatolina di velluto blu di Edward.
“E questa?” Alice fu più veloce di me nel raccoglierla. 
Tesi la mano. “Devo restituirla al legittimo proprietario.” Mi dovevo aspettare che quelle tre, che avevano legato tra loro in pochissimo tempo, si alleassero ancora contro di me. Alice mi superò e mostrò il contenuto alla zia. “Edward ha fatto un errore di valutazione se pensa che possa accettare un regalo così costoso.”
Image“Isabella.” Il tono della zia era quello delle prediche. Mi sedetti sul divanetto di fronte a lei per ascoltarla docile. Tanto avrei reso il regalo, qualsiasi cosa mi avesse detto. “Credo che sia un’immensa scortesia rifiutarlo. Inoltre, non è troppo impegnativo come una collana.”
“Sono orecchini di diamanti, zia. Non sono proprio nel mio stile.”
“Per una sera puoi anche farlo diventare il tuo stile. Sono colpita dalla scelta della forma.” 
In un primo momento avevo riso anche io per il regalo di Edward. Erano dei meravigliosi orecchini a lobo formati da due triangoli sovrapposti, ricordavano immediatamente la punta di una freccia. Poi avevo osservato bene e fatto qualche ricerca. Erano diamanti veri e il loro prezzo contava troppi zeri perché li potessi indossare.
La zia sospirò, ma non mollò la presa. Anche le mie amiche mi diedero filo da torcere, ma il colpo di grazia me lo diede Rosalie. Secondo lei era come rifiutare l’amore di Edward. Quasi li strappai di mano alla zia e me li misi alle orecchie.
“Bene.” Disse la bionda malefica soddisfatta. “Possiamo andare.”





p.s. dell'autrice: io gli orecchini di Bella me li immagino così:


Sono un po' presa in questo periodo, ma spero di poter rispondere presto alle recensioni e di aggiornare il prima possibile.
Siamo quasi alla fine. Tenete duro!
Sara


   
 
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