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Autore: Dalybook04    24/06/2021    1 recensioni
Il vasto impero dei Vargas un tempo si estendeva su metà del globo. L'intero Westeros, da Grande Inverno al mare, era proprietà di un unico uomo.
Romolo Augusto Vargas. Un re che, con le sue forze e la sua intelligenza, era riuscito ad assogettare tutto il mondo conosciuto, ad eccezione giusto della sconfinata Essos.
Un uomo che poi era stato brutalmente ucciso dal suo stesso amante, insieme a tutta la sua famiglia.
Tutta la sua famiglia, tranne due bambini, che furono portati via, lontano, dove neanche il loro nonno grande e forte era riuscito ad avventurarsi.
Ora il maggiore dei due fratelli si ritrovava sulle sue spalle di giovane uomo appena sedicenne il compito di riprendersi ciò che era suo. E per farlo doveva fare dei sacrifici.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Nord Italia/Feliciano Vargas, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ehi! Scusate il ritardo, ma ho avuto un po' da fare in questi giorni.
Buon san Giovanni Battista (patrono di Genova, dove vivo! :D)

Francis si risvegliò tra le braccia di Arthur. Lo osservò dormire, con un piccolo sorriso dolce come il miele.
Quanto mi sei mancato, mon amour.
Non avrebbe saputo dire dopo quanto Arthur si fosse svegliato, fatto sta che lo fece. Aggrottò la fronte, sbatté le palpebre, infastidito dal sole, si guardò intorno, confuso su dove si trovasse, e infine abbassò lo sguardo su Francis e gli rivolse un adorabile sorriso assonnato, che Francis non esitò a baciare.
-buongiorno.
-buongiorno, amore- lo baciò di nuovo, accarezzandogli la guancia. Arthur sbadigliò, spettinandosi i capelli -perché sei così sdolcinato tutto a un tratto?
-perché mi sei mancato- tornò a baciarlo, tanti piccoli baci, prima sulla bocca, poi sul collo, sulla guancia, sulla punta del naso. Arthur rise, piano, ancora troppo assonnato per darsi il suo solito contegno. Francis amava quei momenti tranquilli, da sempre, e sapere di essere il solo a vedere Arthur così, assonnato e completamente rilassato, gli dava una soddisfazione inimmaginabile.
-sei strano- stabilì Arthur, lasciandosi baciare, una mano stretta a quella del suddetto strano e l'altra sulla sua nuca.
Un rumore, cos'è? Chi osa disturbarci, un animale, un cacciatore che si è perso? È mica un tuono?
No, peggio, caro il mio Francis. Molto di peggio.
-cazzo, la guerra- improvvisamente vigile Arthur si alzò di scatto e raccattò i suoi vestiti, infilandosi i pantaloni di corsa, tuttavia qualcosa, qualcuno, gli afferrò il polso per trattenerlo.
-no!
-darling...
-darling un cazzo. Resta qui con me, ti prego- Francis era disperato. Non poteva lasciarlo andare in guerra, doveva proteggerlo, doveva salvargli la vita ad ogni costo.
-non posso, devo...- assottigliò lo sguardo, un sospetto terribile conficcato nella sua testa come una lama di ghiaccio ad alimentare la sua rabbia. Quando questo coltello si scioglierà, il giovane si renderà conto dello sbaglio commesso, della ferita infertagli, ma quanto ci vorrà? -aspetta... cosa ne sapevi che ci sarei stato anch'io? Era un segreto, l'ho scoperto un'ora prima della partenza e...
Panico. Puro, assoluto e semplice panico.
-l'ho... l'ho sentito dire da... e... e pensavo di... dovevo controllare per... per saperti al sicuro e...
-non sei così coraggioso- lo interruppe Arthur, arretrando.
Francis sgranò gli occhi -non penserai mica che ti voglia fare del male.
-da chi hai sentito che ero qui?
-da... dai Beilschmidt. Ne parlavano vicino all'accampamento e...
-quindi eri vicino al loro accampamento. Perché?
-stavo... stavo scappando ed erano nei paraggi.
-ma sei partito prima che partissero a loro volta.
Francis voleva piangere -di... di poco.
-quindi mi stai dicendo che un intero esercito ha raggiunto te, che eri da solo, a cavallo, e con delle ore di vantaggio?
-mi... mi ero fermato per la notte e ho perso tempo...
-avresti comunque potuto seminarli in fretta. E poi perché...
Troppe, troppe bugie. Francis mentiva sempre: al mondo, a suo padre, a se stesso, ma non ad Arthur. Viveva di apparenza, da sempre, e l'unico con cui si toglieva la sua maschera era proprio Arthur. Come, come poteva mentire ancora?
-mio padre mi ha costretto- gli uscì -lui... si è alleato con loro. Io non volevo, sai che...
-lo sapevo!- quanto può essere crudele un dito puntato contro -sei un bugiardo.
-non potevo vederti morire così!
-perché sei così sicuro che morirei? Ce ne saremmo accorti se tuo padre avesse mandato delle truppe, quindi è solo l'esercito del nor...- si interruppe vedendo la faccia dell'altro, che ormai era un libro aperto pronto a rivelare tutti i suoi più loschi segreti. Arthur sentì improvvisamente più freddo, la lama sempre più conficcata nel suo cranio -non è solo l'esercito del nord, vero? C'è qualcun altro.
Francis voleva urlare. Non riusciva ad aprire bocca, ma non servì, perché il suo amore, da sempre così intelligente, avrebbe dovuto aspettarselo in fondo, ci arrivò comunque.
-Vargas...- sussurrò -vi... vi siete alleati con lui per togliere di torno noi.
-solo tuo padre- gli strinse la mano -ti prego, credimi. Se non combatti saranno più buoni, ti risparmieranno- abbozzò un sorriso -è quello che hai sempre voluto, no? Potremmo... potremmo andare a vivere in campagna, solo noi due, e stare tranquilli, senza che le nostre famiglie ci diano fastidio.
Arthur gli lasciò la mano. Il suo tono era freddo e duro come l'acciaio -sembri molto sicuro che vincerete- si infilò la maglia e le scarpe, senza aggiungere altro. Forse stava cercando di riordinare i pensieri.
-mon amour...
-non dire niente- slegò il suo cavallo dall'albero dove lo aveva legato e rimase zitto qualche secondo, poi sembrò trovare le parole giuste -non sono un traditore.
-lo so! Lo so, sei leale, ma...
-potrò anche odiare mio padre, ma non lascerò i miei fratelli a morire.
-e lo capisco ma...
-tu...- sgranò gli occhi, il sospetto divenuto fantasia -sei qui per tenermi occupato.
-cosa? No!
Lo sguardo di Arthur si irrigidì -sì invece. Ti hanno mandato loro, vero? Cosa credi, che sia un idiota?
-no, non mi hanno mandato, non sanno...
-tu sai- lo interruppe -che non lascerei i miei fratelli soli a morire. Sai che quello che stavi cercando di fare non avrebbe funzionato, e sai anche che sono il miglior stratega della famiglia. Ti hanno mandato qui per farmi perdere tempo, vero? Mi hai fatto da puttana per darvi del vantaggio.
-no! Arthur ascoltami, ti prego, stai andando al macello e non voglio...
-non vuoi cosa? Che io faccia il culo ai tuoi nuovi amichetti? Ti sei fatto scopare anche da loro?
Francis fece la faccia di uno che avesse appena preso un pugno nello stomaco -secondo te farei mai una cosa del genere?! Arthur, per favore...- provò ad avvicinarsi a lui, ma quello prese la spada dal fodero sul cavallo e gliela puntò contro. Francis si immobilizzò, con gli occhi sgranati -cosa?!
-non ti ammazzo solo in virtù di quello che provavo per te- ringhiò -ma la prossima volta non sarò così buono.
-provavi?- adesso stava cominciando a incazzarsi anche lui -quindi da ieri notte a oggi ti sei dimenticato di tutto quello che provavi? O è stato tutto finto e per te ero solo un bel passatempo?
-per te non lo ero?
-no- arretrò, fissandolo con odio -ma forse è stato un errore.
-già- salì a cavallo, rinfoderando la spada -forse sì.
Il rumore degli zoccoli del cavallo, toc toc toc, via coprì quello del cuore di entrambi che si spezzava in un miliardo di pezzi.

-dove stracazzo eri finito?!
-ho avuto dei problemi- Arthur scese da cavallo -come sta andando?
-una merda, per colpa dei tuoi "problemi".
-non rompere il cazzo, Allistor. Quanto una merda?
-tanto una merda. Ci sono dentro anche Vargas e Carriedo con i loro cazzo di lupi e i loro cazzo di cavalieri.
-ci sono anche i Bonnefoy, anche se non hanno mandato truppe per ora.
-e tu che ne s... Francis?
Arthur strinse i denti -già. Come sempre, i miei problemi riguardano lui.
-avete litigato?
-ti sembra il momento di parlarne? Dobbiamo ritirarci.
-e grazie al cazzo, ma dove e come?
Arthur si guardò intorno -la foresta?
-quale parte di "hanno dei fottutissimi lupi" non ti è chiara?
-nella foresta ci sono migliaia di animali. Gli odori li confonderanno.
-sono metalupi. Non li inganni così facilmente.
-hai qualche idea migliore?
-sei tu quello intelligente in famiglia.
Arthur alzò gli occhi al cielo -grazie tante- osservò i soldati davanti a loro che facevano da scudo e vide qualcosa in lontananza -forse...
-cosa? Forse cosa?
-il fiume.
-è un ruscello.
-meglio di niente! Abbiamo la flotta più potente del mondo, usiamola cazzo.
-non ci siamo mica portati dietro le navi!
-questo lo dici tu- corse verso l'accampamento e afferrò la prima tenda che gli capitò a tiro -questo è un tessuto idrofobo.
-eh?
-è ricoperto della sostanza che fa sì che il legno delle navi non si rovini.
-mh. E quin... non vorrai usare le tende come navi spero?
-hai altre idee?
-...no, tanto mi basta- richiamò alcuni soldati, i superstiti della guardia del re -prendete tutte le tende che riuscite e correte al fiume.
-nostro padre?
-da quel che so è in battaglia- Allistor afferrò una tenda -per i cavalli?
-li carichiamo sulle tende e speriamo non facciano affondare tutto.
-mi piace come approccio.
-sempre meglio che crepare sotto il nemico.
-giusto! Libertà!

Feliciano rise, al terzo bicchiere di vino, e si unì al coro di soldati. Ludwig, al suo fianco, sembrava un po' contrariato all'idea che bevesse, tuttavia erano tutti così felici che non osava rovinare la festa, e anzi si era concesso qualche sorriso che Feliciano avrebbe tanto, ma tanto, voluto baciare.
Avevano vinto, il re era morto. Alcuni erano riusciti a scappare usando delle tende come barche, ma comunque per loro era stato un successo, e ciò significava una bella festa.
Il ragazzo trattenne una risata nel vedere che suo fratello ancora non si era staccato da Antonio.
-dovremmo cronometrare quanto tempo rimangono appiccicati- commentò Gilbert.
-la risposta è: parecchio.
-quello è poco ma sicuro.
Fino a dieci minuti prima i due maritini stavano ballando sul tavolo una tipica danza della tribù. Come poi fossero finiti a limonare sdraiati sul tavolo, il maggiore sopra il più piccolo, intrecciati l'uno all'altro come una catena umana, non l'aveva ancora ben capito nessuno.
-ho visto una mano infilarsi in posti segreti- notò Gilbert, ridendo, con la quinta birra della serata in mano -secondo me finiscono a scopare qui davanti a tutti.
-mio fratello? Quello che si vergogna a farsi vedere senza maglietta da me? Non lo farà mai.
-scommettiamo?
-ci sto. Cosa?
-non ne ho idea.
-chi vince farà fare all'altro una penitenza a sua scelta- propose Eliza, interessata. Gilbert annuì.
-ci sto.
-Feli, non è una buona idea- provò a dissuaderlo Ludwig, ma il ragazzo lo ignorò.
-ci sto- e si strinsero la mano. L'albino ghignò.
-guardali. Sono a tanto così dallo scopare.
Feliciano non disse nulla, con un sorrisino. Finalmente i due si staccarono, fu Lovino a farlo, per sporgersi a sussurrare qualcosa all'orecchio di suo marito. Feliciano aumentò il suo sorriso quando vide Antonio sgranare gli occhi, mettersi seduto, scendere dal tavolo, sollevare Lovino come se non pesasse niente e andare via, quasi correndo, presumibilmente verso la loro tenda.
Eliza era piegata in due sul tavolo dalle risate, mentre Gilbert aveva la bocca spalancata.
-non ci posso credere...
-ti farò sapere la tua penitenza a breve- concluse Feliciano, accavallando le gambe con aria elegante, sotto lo sguardo affascinato di Ludwig.
Gilbert si alzò -ho bisogno di un'altra birra.
-vengo con te, se ti ubriachi devo vederlo- stabilì Eliza, seguendolo. Feliciano strinse la mano al suo ragazzo segreto.
-posso dormire con te? Ho la tenda affianco a quella di mio fratello, e ho come la sensazione che quei due faranno casino fino a un orario indecente.
Ludwig intrecciò le dita con le sue -certo. Vieni pure quando vuoi.
Feliciano gli stampò un bacio sulla guancia -grazie, Luddi- finì in un sorso il suo bicchiere di vino e si alzò, trascinandoselo dietro, ridendo -andiamo a ballare!

Antonio aveva un sorriso stupidamente enorme, Lovino aveva davvero la tentazione di strangolarlo e far passare il tutto come un incidente.
-come stai, mi amor?
-vaffanculo.
Una merda. Ecco come stava.
Non negava che la notte precedente fosse stata piacevole, ma tra il vino e l'euforia per la vittoria al bastardo non era minimamente passato per l'anticamera del suo cervello bacato che forse avrebbe dovuto darsi un po' una controllata. E sì, lì per lì neanche Lovino ci aveva pensato, era un po' preso da altre cose, e non negava che quella mancanza di controllo fosse stata per certi versi piacevole, molto piacevole, ma...
Sì insomma, per farla breve: aveva un male al culo che non riusciva a muoversi. Di nuovo.
-ti faccio un massaggio?
-ti taglio l'uccello e te lo lego al collo?
Antonio non sembrò intimido, anzi. Salì sulla schiena di suo marito, sedendosi sul suo bacino, e iniziò a massaggiargli le spalle delicatamente. Lovino non aveva la forza, e neanche la voglia a dirla proprio tutta, di protestare, così seppellì il viso nel cuscino per non gemere, che ci manca gli venga voglia di nuovo, è la volta buona che glielo stacco a morsi sul serio.
Almeno, si disse, ho avuto la mia rivincita. Si riferiva ai segni di morsi sul collo del più grande, che lasciavano ben intendere che il capotribù fosse proprietà privata. Non che quel sorriso enorme lasciasse dubbi su cosa avesse fatto suddetto capotribù la notte precedente, ma sempre meglio precisare, visto che la sera prima c'erano state decisamente troppe ragazze intente a fissare decisamente troppo a lungo suo marito. Della tribù e non. Devo fare un discorsetto al crucco sulle ragazze del suo popolo. Devono starsene alla larga.
Antonio si era messo a dargli dei baci sulla schiena nuda, comunque.
-smettila- mormorò, sollevando una mano per mandarlo via, senza successo visto che Antonio gli prese la mano e baciò anche quella, sul palmo, scendendo poi lungo il polso e il braccio. Lovino lo scacciò via in malo modo, rimettendo il braccio sotto le coperte -stronzo. Non te lo ridò il culo, è inutile che ci provi.
-ti sto solo coccolando.
-sì sì, come no.
Antonio lo baciò sulla colonna vertebrale, circa a metà schiena -ti amo.
Lovino si irrigidì, il che gli causò una scossa di dolore lungo tutta la schiena. Cercò di girarsi, fallendo, e tornò a nascondere il viso nel cuscino -cosa?
-ho detto che ti amo.
-lo dici solo perché ti ho dato il culo.
-no- Antonio lo abbracciò, dandogli tanti piccoli baci sulla spalla -lo dico perché è vero.
Lovino inspirò profondamente, cercando di pensare a qualcosa di profondamente romantico da dire, ma con il battito sfrenato del suo cuore nelle orecchie non riusciva a ragionare.
-baciami- gli uscì infine -baciami come se questa fosse la nostra ultima notte.
Antonio sorrise contro la sua pelle -ma è giorno.
-mi sembrava una cosa bella da dire. Tu fallo e non rompere.
-certo- lo fece girare e lo baciò sulle labbra, facendolo sciogliere come neve al sole. Antonio lo guardò negli occhi, con due occhi completamente persi -sei bellissimo...
-ti ho detto di baciarmi- e lo zittì, di nuovo, con le sue labbra. Erano morbide, quelle di Antonio, il ragazzo avrebbe potuto rimanere così tutto il giorno, con una mano tra i suoi capelli e le gambe intrecciate alle sue.
Sentì una mano di suo marito accarezzargli il fianco, lentamente, scendendo lungo la coscia, fino al ginocchio, e poi di nuovo su, e si sentì tremare a quel contatto.
-hai i peli più lunghi o sbaglio?- mormorò Antonio contro la sua bocca, con un sorriso divertito.
-vaffanculo- se lo tirò contro, spalmandoglisi contro, e stava quasi per dimenticare i, per così dire, problemi tecnici e tornare a farsi sbattere sul letto, quando una vocettina da fuori annunciò la sua presenta.
-posso entrare?
-Feli!- allontanò da sé con una spinta suo marito e cercò di mettersi seduto, fallendo -aspetta un attimo.
Antonio sbuffò, imbronciato -che tempismo.
Lovino gli stampò un bacio -tanto non te l'avrei dato comunque.
-ci sono altre cose che...
-dopo- promise -però ora mi passi qualcosa da mettermi addosso?
-ma stai meglio senza.
-non posso farmi vedere nudo dal mio fratellino- si sporse a sussurrargli all'orecchio, mentre con un dito percorreva il profilo dei suoi addominali -e poi pensavo ti piacesse togliermeli...
Meno di tre secondi dopo aveva in mano una tunica di lino, che indossò con una risatina -vestiti anche tu.
-agli ordini- si infilò un paio di pantaloni e una tunica corta, sempre con quel sorrisone stampato in faccia.
-hai dei...- si indicò il collo. Antonio alzò le spalle.
-va bene- si chinò a baciarlo -vi lascio soli, tanto ho da fare con le truppe eccetera. Torno il prima possibile, mi amor- lo baciò ancora, un po' più a lungo.
-uhm- lo trattenne e si fece baciare di nuovo. Si sentì arrossire ma -ti amo anch'io, stronzo- lo lasciò andare -su, non hai le tue cose regali da fare?
Antonio aveva un sorriso così enorme che Lovino si chiese se non gli facessero male le guance -giusto. A dopo, querido- e se ne andò, quasi trotterellando.
Feliciano sbucò dalla tenda -si può sapere che gli hai fatto? Sembrava in paradiso.
Lovino gli fece l'occhiolino -sono incredibilmente bravo a letto, fratellino.
-è per questo che non riesci a sederti?
-fottiti- gli indicò il posto affianco a lui -siediti e racconta che hai fatto con il crucco.
-che ne sai che...
-te lo si legge in faccia. Ora siedi.
Feliciano esitò -considerando quel che ci avete fatto su quel letto non so se...
-oh, non rompere i coglioni- lo afferrò per un braccio e se lo tirò affianco -su, racconta.
Feliciano si sedette a gambe incrociate sul letto -uhm... ieri dopo la festa sono andato nella sua tenda, visto che voi due facevate un casino pazzesco.
-ringraziami pure dopo- replicò, coccolando Roma che era appena arrivata e si era sdraiata in grembo al suo padrone.
-e... uhm... ci siamo baciati un po' e... gli ho... fatto una cosa con la bocca.
Lovino fischiò -hai capito il fratellino. Intraprendente.
-tu l'hai mai fatto ad Antonio?
-avoja.
-e come... cioé... com'è andata?
Lovino alzò le spalle -a parte una volta che sono quasi soffocato direi bene.
-quasi soffocato? È messo così bene?
-non per quello, aveva fatto un movimento che... lascia stare. Comunque non mi sono messo certo a misurare ma- sospirò -di sicuro sa come usarlo.
-è stato con altri prima?
Lovino sgranò gli occhi -non... non gliel'ho chiesto.
Anche se in effetti... Antonio era troppo esperto in quelle cose per aver perso la verginità con lui.
Porca troia.
-Lud è tenerissimo- si sdraiò e dondolò le gambe in aria, con aria innamorata -mi coccola tantissimo ed è sempre così imbarazzato...- si morse il labbro -però a volte si lascia andare e ha quell'aria da cattivo ragazzo che...- rabbrividì -non sai che mi farei fare da lui quando è così.
-non mi interessa saperlo.
-con Antonio invece?- si girò sulla pancia, osservando il fratello con aria curiosa.
-cose che le tue orecchie innocenti non sono pronte a sentire.
-oh, ma dai! Non chiedo i dettagli ma...
-no.
-ti prego.
-no.
-daaaai.
-no.
-per favoooore.
Niente, alla fine cedette. Feliciano sapeva essere testardo.
-diciamo che non c'è andato per il sottile.
-cioé?
-cioé... siamo arrivati in tenda, appiccicati come cozze, e lui mi ha afferrato e sbattuto sul letto come non pesassi niente e...- il suo sguardo si perse in lontananza -diciamo che non pensavo che una cosa così dolorosa potesse essere così bella- si morse il labbro -cazzo...
-e così non riesci a sederti.
-mi va bene- Roma si gettò all'indietro, alla ricerca di più coccole -cioé no, però va bene.
-mi dai qualche dritta su... su cosa provare con Luddi?
-ti sembro un esperto?
-sì- gli fece due occhioni così -dai, dimmi cos'è che ti piace di più.
-idiota- Lovino arrossì, chinando lo sguardo sulla lupa -i... i baci.
-i baci?
Lovino annuì -quando lui... quando si mette a baciarmi un po' ovunque. Prima mi bacia sulla bocca, poi sul collo, lentamente, e arriva al petto, poi ancora giù, ogni tanto morde o lascia segni, o a volte lo fa mentre sono di schiena.
-questo? Ti bacia un po' dappertutto?
Il maggiore scrollò le spalle -mi fa sentire... apprezzato. Non giudicarmi, stronzo.
Feliciano alzò le spalle -no, lo capisco, ma non penso sia il mio genere.
-lui ha ricambiato il favore?
-eh?
-il crucco, ieri. Ha fatto la stessa cosa a te?
-oh, no. Ha... usato le mani. Però mi è piaciuto.
-e fattelo succhiare da lui, che devo dirti.
-sempre delicato.
Lovino chinò la testa. Gli uscì un sussurro -mi ha detto che mi ama.
Feliciano non capì -cosa?
-mi ha detto che mi ama- ripeté quello, a voce più alta. Il minore dei due sgranò gli occhi.
-oh mio... è fantastico! E tu cosa gli hai detto?
Lovino alzò le spalle -che lo amo anch'io... più o meno.
-più o meno?
-sì insomma, gliel'ho detto a modo mio, ma l'ha capito.
-aaah- Feliciano abbracciò il fratello, posando la guancia contro il suo petto -sono felice per te, fratellone.
-il crucco?
-non ce lo siamo detti.
-mh- si mise ad accarezzargli i capelli, una cosa che fin da bambino lo aveva sempre rilassato -stai diventando grande.
-posso stare un po' qui con te?
-mh? Certo, tanto mica vado da qualche parte- si sistemò meglio, stringendolo contro il suo petto -partiamo domani, vero?
-sì- lo baciò sulla guancia -sono tutti così sbronzi dopo ieri sera...
-immagino. Dai, raccontami un po' più nel dettaglio come va col crucco, so che lo vuoi fare.
Feliciano abbozzò un sorrisino, rigirandosi una ciocca di capelli -normale credo... mi piace tantissimo, Lovi! È forte e bello e intelligente e con me è sempre così dolce...
-mhmh. Approfondisci.
-se ci tieni...

   
 
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