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Autore: Mitsuki no Kaze    25/06/2021    1 recensioni
[Modern + Reincarnation AU - ZhonVen + Multishipping - Possibile aumento di rating]
Dal testo:
"Sta lì, fermo, a rimirare la scultura. Rappresenta un fanciullo con le mani a coppa davanti al viso, come se tenesse nei palmi giunti un uccellino e lo stesse spronando a volare.
Zhongli lo osserva per ore.
[...]
La sua espressione si distende e torna a occhieggiare la fotografia rappresentante l'iconografia del suddetto dio. È un uomo seduto in una sorta di trono, il volto celato da un cappuccio e in un mano aperta, sul palmo regge un cubo."
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Venti, Zhongli
Note: AU, Soulmate!AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1

L’Angel’s Share è un pub molto famoso a Mondstadt, tanto conosciuto da averne sentito parlare anche Zhongli.
Varcata la soglia, il locale lo accoglie con la sua atmosfera rustica: tutto l’arredamento – bancone, tavoli, sedie, sgabelli e panche – è in legno, l’illuminazione soffusa e calda come a ricordare la luce delle candele.
A Zhongli piace, ogni volta che ci entra gli sembra di rivivere un tempo passato, quando Mondstadt era chiamata “La città della libertà” dopo la sconfitta dell’aristocrazia schiavista, a opera della gladiatrice Venessa.
L’uomo si guarda intorno, cercando una figura che possa concordare con la breve descrizione che gli era giunta per messaggio nella chat di incontri.
Capelli legati in due trecce e un basco verde menta.
Aveva storto in naso a quella descrizione, gli elementi che gli erano stati dati sembravano piuttosto bizzarri ma forse proprio questo avrebbe reso riconoscibile il suo partner della serata.
Le sue iridi vagano per l’ambiente e incrociano un paio di occhi azzurri.
In quell’attimo ha la certezza di conoscerli, di averli già visti.
Il respiro rimane incastrato in gola, mentre il suo corpo si muove da solo verso quello sguardo. Le iridi chiare continuano a seguirlo, non lo perdono per un attimo.
Si ferma davanti a un piccolo tavolo rotondo, a cui era seduto un giovane. Il viso è incorniciato da due trecce e tra le mani stringe, con forse troppa forza, un basco.
– Devi essere Zhongli – dice il ragazzo facendolo disincantare.
–Credevo fossi più grande. –
La risposta gli sfugge dalle labbra senza rendersene conto e fa sgranare quegli occhi che lo avevano tanto colpito.
– Scusami? – esclama piccato il ragazzo.
– Ecco, volevo dire… – Zhongli incespica nelle sue stesse parole. – Mi sembri molto giovane, ecco tutto. –
Un evidente fastidio increspa il volto del ragazzo e lui si maledice. Non sa proprio parlare con le persone.
– Se hai letto il profilo sai già che ho trentatré anni – risponde senza nascondere l’evidente offesa. – Se non ti sta bene, puoi anche andartene. –
L’uomo invece si siede in fretta sulla sedia davanti a lui, perché assolutamente non vuole andarsene.
– No, scusami, rimango. Non dimostri la tua età, tutto qui. Non volevo offenderti – tenta di giustificarsi evidentemente a disagio.
Fortunatamente le spalle del giovane sembrano rilassarsi almeno un minimo.
– Sono Venti – si presenta, probabilmente accettando le sue scuse.
– Lo so, l’ho letto nel profilo – risponde di getto con l’intento di dimostrargli che si era interessato a lui ma risultato che ottiene non è altro che un’occhiata disgustata.
Quell’appuntamento non stava andando per niente bene. Sente già nelle orecchie le risate sguaiate di Beidou e percepisce sulla nuca lo sguardo giudicante di Ningguang.
A salvarlo dal disastro è l’intervento di un cameriere, pronto per prendere le loro ordinazioni.
– Kaeya, portami il vino Dente di leone, per favore. –
E Zhongli crede di sentire un sussurrato – Ne avrò bisogno. –
– Un calice pure a me, grazie – si affretta a rispondere, quando l’unico occhio – nota con stupore – del cameriere si ferma su di lui.
Non appena la sua attenzione ritorna al giovane davanti a lui, lo trova a squadrarlo con gli occhi socchiusi.
– Vieni spesso qui? – domanda nel tentativo di fare conversazione. – Hai chiamato il cameriere per nome. –
Venti sospira e sembra rilassarsi di nuovo.
– In realtà Kaeya è uno dei proprietari, insieme a suo marito Diluc – rispose. – E sì, sono miei amici da anni. –
Un silenzio imbarazzante cala sul tavolo.
Zhongli non osa dire un’altra parola, temendo di rovinare ancora quella situazione precaria e Venti non sembra interessato a fare conversazione.
Si limita a canticchiare un motivetto e a giocare con una delle sue trecce, in attesa delle ordinazioni.
In quell’attimo di calma – che sembra preannunciare una tempesta disastrosa – l’uomo nota che i suoi capelli sono di una scura tonalità di blu, per poi sfumare sulle punte nello stesso azzurro dei suoi occhi.
Curioso, pensa, non dà l’impressione di essere qualcosa di artificiale, troppo preciso per esserlo.
Kaeya torna ancora una volta a salvarli dalla situazione d’imbarazzo via via crescente con un vassoio in mano.
Poggia i due calici sul tavolo e con molta discrezione dà una pacca sulla spalla a Venti. Probabilmente non era sua intenzione farsi vedere, ma Zhongli è un attento osservatore.
L’uomo abbassa lo sguardo sul liquido rosso, rigira il gambo del calice tra le dita e ne prende un sorso.
– È buono – commenta.
Il ragazzo davanti a lui solleva gli occhi dalla propria coppa – già svuotato per metà.
 – Lo producono loro – spiega. – La famiglia di Diluc ha un vigneto giù a Dawn Winery. –
Zhongli annuisce, il sapore del vino ancora in bocca.
– Ha un sapore familiare – commenta pensieroso. – Ma è la prima volta che lo assaggio. –
Si rende conto troppo tardi di aver detto una cosa stupida ed era già pronto all’occhiata torva che Venti gli avrà riservato – non fatica a immaginarselo con le sopracciglia aggrottate e gli occhi socchiusi.
Il ragazzo invece lo osserva con un misto di curiosità e sorpresa.
- Anch’io quando l’ho assaggiato la prima volta ho avuto questa sensazione. –
Quella risposta galleggia tra loro per qualche attimo, poi Venti svuota il suo calice e lo guarda negli occhi.
– Non mi sembri molto pratico di appuntamenti, perciò semplificherò le cose per entrambi. Siamo al primo appuntamento, quindi niente informazioni personali: non ti dirò dove abito, che lavoro faccio e non voglio che tu mi dica niente del genere. Parleremo di… – si ferma un attimo per cercare la parola giusta e fa un gesto vago con la mano, mentre gli occhi puntano verso l’alto. – ... amenità. Se vorremo conoscerci, se ne parlerà più avanti. –
Ritorna sul suo bicchiere e arriccia il naso quando lo trova vuoto.
– Ah e per il sesso… beh anche di questo ne parleremo più avanti. –
 
~
 
Durante la prima mezz’ora Venti era convinto che sarebbe stato un disastro. L’uomo al suo tavolo sembrava uno dei classici casi umani di cui si parla tanto su internet ma che non sembrano esistere nella vita vera: incapace di portare avanti una conversazione e con il talento innato nelle gaffe.
Gli dispiaceva anche parecchio che le cose avessero preso quella piega, perché alla prima occhiata aveva sentito come una scarica elettrica, un brivido lungo la schiena che gli aveva fatto rizzare i capelli sulla nuca e arricciare le dita dei piedi.
E i suoi occhi, per la bontà di Celestia, quegli occhi… giurava di conoscerli, di averli già visti da qualche parte.
Con l’arrivo del vino le cose erano migliorate, dopo il primo bicchiere Zhongli sembrava essersi sciolto, anche se un alone di disagio permaneva quando iniziava a parlare, forse temeva di toccare qualche argomento proibito dalle regole del primo appuntamento.
Però sembrava avesse ingranato.
Era originario di Liyue e questo era abbastanza evidente dal suo viso e dal suo nome.
Appassionato di storia, arte, botanica. Un vero uomo poliedrico.
Ma era tutto da vedere quanto ci fosse di vero sotto quella patina di dorata - oh no stava pensando ai suoi occhi. Di nuovo. – perfezione.
Forse è solo grazie all’ennesima sorsata di vino che matura l’idea di portarselo a letto.
Alla fine deve ammettere che è proprio un bel tipo: alto, lunghi capelli scuri, deve essere anche abbastanza atletico, chissà che cosce nasconde sotto quei pantaloni neri da completo.
Un bel tipo che, nonostante qualche incespicata e figuraccia, lo stava intrattenendo. Lui intratteneva per mestiere, qualche volta voleva stare dall’altra parte e non era andata troppo male.
– Non bevi più? – chiede occhieggiando l’unico e solo calice che Zhongli ha svuotato almeno un’ora prima.
– No, grazie – gli risponde ricambiando lo sguardo con un tono che gli sembra vagamente imbarazzato. – Devo guidare. –
Responsabile, pensa Venti, tutto il contrario di me.
Abbandona il suo terzo bicchiere accanto all’unico dell’uomo e ritorna a osservagli il volto. Ha gli occhi truccati di rosso, nella rima della palpebra inferiore. Mentirebbe se dicesse che quel dettaglio non fa muovere i suoi istinti più bassi.
– Credo che mi fermerò pure io – annuncia, poi gli punta un dito contro. – Devi farti perdonare per avermi dato del moccioso, perciò pagherai tu. –
E Zhongli ride.
È una risata discreta, sussurrata oserebbe dire, che gli fa socchiudere gli occhi e distendere le labbra.
Venti sente il suo respiro essere aspirato fuori dal suo corpo.
Durante la sera è stato composto, nessuna espressione particolare ha tradito le sue emozioni in quelle ore. Solo qualche minimo movimento gli ha fatto sospettare dell’imbarazzo o del disagio, ma niente di così evidente.
- Va bene, lo accetto – risponde sempre con il sorriso sulle labbra, mentre si alza dal tavolo. – Penso di essermelo meritato. –
Venti non dice nulla, deve ancora ricordarsi come si respira ma si alza e lo segue al bancone.
Kaeya, alla cassa, gli comunica il totale e Zhongli apre la giacca nera con inserti dorati del completo – deve essere fatto su misura, chissà quanto gli sarà costato – per prendere il portafoglio.
Cerca in un’altra tasca.
– Un momento, per favore – e cerca nelle tasche dei pantaloni.
Venti serra le palpebre.
Poi nelle posteriori.
Non sta succedendo per davvero.
Quando riapre gli occhi, il volto di Zhongli e inespressivo ma lui riesce a leggere mortificazione e vergogna.
– Credo di aver dimenticato il portafoglio. –
I suoi occhi azzurri incrociano l’unica iride blu di Kaeya.
– Mettili sul mio conto, grazie – dice all’amico con un filo di voce e si volta per uscire dal locale.
Quel tizio si è definitivamente giocato ogni possibilità.
La storia del portafoglio ha congelato i suoi bollenti spiriti e gli ha tolto la voglia di una conoscenza più approfondita.
Dopo quella sera non lo vuole più vedere.
Zhongli gli va dietro.
– Scusami – la sua voce sembra davvero dispiaciuta. – Posso… posso almeno accompagnarti a casa? So che è contro le regole… ma voglio fare qualcosa per farmi scusarmi. –
Sembra davvero disperato e Venti alla fin fine è un cuore di panna, perciò sospira e accetta.
Scambia uno sguardo d’intesa con Kaeya che chiama Noelle, la loro cameriera, al bancone. Diluc è già sparito nel retro.
Escono dall’Angel’s Share senza dire una parola.
L’uomo lo porta davanti a un’auto sportiva, probabilmente una decapottabile nera e lucida, e gli apre la portiera come un vero galantuomo. Si sta impegnando per recuperare punti.
Sempre senza parlare Zhongli gli indica il computer di bordo per inserire il suo indirizzo e avviare il navigatore.
Quello è il momento della sua brutta figura, perché perde qualche minuto a capire come funzioni quell’aggeggio da ricchi ma non si azzarda a chiedere aiuto.
 Non appena lo avvia, partono e all’accensione nessun motore romba e questo gli fa intuire che sia un’auto elettrica.
Venti deve mordersi la lingua per soffocare un “Quanto cazzo di soldi hai?!”. Affonda nel sedile e ignora gli occhi dell’uomo che lo fissano di tanto in tanto, si ostina a guardare davanti.
Non vede l’ora di arrivare a casa e dimenticare quella serata. È già pronto al “NO” gigantesco che rifilerà all’idiota al volante se dovesse chiedergli di salire da lui.
Sa che dietro di loro Diluc li sta seguendo con l’auto sgangherata di Kaeya, perciò non teme nessuna reazione su di giri.
– Vorrei dire che è stato un piacere ma mentirei – commenta acido non appena la macchina si ferma davanti la palazzina dove abita.
– Chiederti ancora scusa non cambierà le cose – sospira Zhongli con lo sguardo basso e cancella l’indirizzo dal navigatore. Venti apprezza la premura e si sente quasi in colpa. Quasi.
L’uomo scende dalla macchina e gli apre la portiera.
Quanto è debole alla cavalleria, si disgusta da solo.
 Lo accompagna all’ingresso e gli rivolge un sorriso mesto. Gli fa quasi pena, quasi.
– Beh… Buonanotte, Venti. –
– Buonanotte, Zhongli – risponde e lo vede allontanarsi senza chiedere nulla, senza nemmeno tentare di dargli un bacio.
Rientra in auto e rimane in attesa che varchi il portone d’ingresso, poi si allontana.
Lui rimane in piedi, imbambolato a fissare il punto in cui aveva sostato quella macchina schifosamente da ricchi, ripercorrendo nella mente tutti i momenti di quella sera.
La vibrazione del cellulare lo disincanta. Legge una notifica da parte di Diluc e comincia a digitare sul touchscreen mentre sale le scale.
Avrebbe archiviato la serata tra le più strane della sua vita.

 
Angolo AutriceChiedo scusa per il ritardo con cui sto aggiornando la fanfic ma è stato un periodo abbastaza pieno a casusa della laurea. Ormai sono passate due settimane e sto riprendendo tutti gli altri impegni ludici (?), tra cui la scrittura.
Non ho molto da dire, se non ringraziare per la pazienza chi ha letto il prologo e finalmente potrà leggere un capitolo. Ah... e scusa Zhongli se ti descrivo come un disadattato, ti voglio bè lo gggiuro :'D
Spero vogliate lasciarmi un parere!
Un bacione e a presto!
~ Sel 
🧡
 
   
 
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