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Autore: Lamy_    28/06/2021    1 recensioni
Ariadne ha smesso di scappare dal suo passato. Ha deciso di sfidare l’autorità della madre e di opporsi a Mick King. Per farlo scende a compromessi con Alfie Solomons: Ariadne accetta di diventare il capo della gang di Camden Town.
A Birmingham Tommy continua a mandare avanti gli affari dei Peaky Blinders e a lavorare per il Parlamento.
Le strade di Ariadne e Tommy si incontrano di nuovo intorno ad un tavolo di affari. Stringono una alleanza che viene suggellata da baci di passione pura.
Ariadne pagherà cara la sua discesa agli inferi e scoprirà che le fiamme bruciano più intensamente quando sei un peccatore.
“Qui possiamo regnare sicuri, e a mio parere
regnare è una degna ambizione, anche se all'inferno:
Meglio regnare all'inferno che servire in paradiso.”
(John Milton, Il Paradiso Perduto)
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Thomas Shelby
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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11. EPILOGO

“L’unico luogo sicuro è l’Inferno, dove non c’è più niente da perdere.”
(Tim Willoks)
 
Era mezzanotte quando arrivarono al canale. Le barche erano tutte ormeggiate, alcune già pronte per andare a pesca all’alba e altre che erano da poco rientrate dalla pesca notturna. Ariadne aveva imparato ad apprezzare quel luogo. Sebbene vi fosse solo un ponte a separare il canale dalla città, aveva la sensazione di entrare in un’altra dimensione. L’acqua era un dolce mormorio continuo, l’odore di sale si mescolava con quello della segatura usata per assorbire i liquidi. Avrebbe sentito la mancanza di quelle acque.
“Ariadne.” la chiamò Tommy.
Durante il viaggio dal Garrison al canale non si erano parlati. O meglio, lei aveva tenuto gli occhi fissi sulla strada per non invogliare lui a parlare. Adesso tutto quel silenzio era pesante e Tommy si sentiva oppresso.
“Vieni.” Disse Ariadne.
Andarono dritti verso la barca di Charlie Strong. Era diventato il loro rifugio. In quello spazio angusto erano capitate molte cose: baci, passione, lacrime, litigi. Era il loro mondo segreto, dove esistevano solo loro due e tutto sembrava più tollerabile. Ariadne abbassò la maniglia ed entrò nella cabina come se fosse casa sua. Tommy richiuse la porta e la bloccò con il gancio, una giusta precauzione per evitare impiccioni.
“Siamo qui. Qual è il problema?” chiese Tommy.
Ariadne si tolse il cardigan e le scarpe, era stanca e voleva soltanto buttarsi sulla brandina malconcia.
“Nessun problema. Voglio solo passare del tempo qui.”
Tommy si sedette sul tavolino, le mani sulle ginocchia e lo sguardo torvo. Si mise una sigaretta in bocca senza accenderla.
“Tua madre all’improvviso ci fa la cortesia di lasciare andare la mia famiglia, il che mi sembra strano per una stronza che ci sta facendo penare. La mia domanda è: che cosa ha voluto in cambio da te? Marianne non dà nulla gratuitamente.”
Ariadne doveva mentire ancora. Era diventata abile – anche fin troppo – e le venne spontaneo fare spallucce.
“Mi ha chiesto di trattare alcuni affari per conto dei Blue Lions.”
“Quali affari?”
“Non ti devi preoccupare. Sono affari di famiglia.” Disse Ariadne.
Tommy studiò il suo volto in cerca di una sbavatura, di una crepa che mostrasse che quanto diceva era una bugia. Non trovò nulla. Ariadne era impossibile da leggere questa volta.
“Quindi lasci Birmingham? Per quanto tempo?”
“Non siamo qui per un interrogatorio.” Replicò lei, divertita.
Tommy scosse la testa, tirò fuori l’accendino e inalò una buona dose di tabacco.
“Allora perché siamo qui? Domani te ne vai, dovresti riposarti.”
Ariadne si sdraiò sulla brandina in modo da rivolgere gli occhi al soffitto rovinato e ingiallito dal tempo.
“Ricordi la nostra notte insieme a Londra? Ti chiesi di restare con me.”
“Anche all’epoca c’era di mezzo tua madre. Non ci credo che te ne vai per essere il cagnolino dei Blue Lions. Non pensi ad Alfie?”
“Alfie dipende da me. Sono io che ho Camden Town sotto scacco.” Disse Ariadne.
“Non sottovalutare Alfie Solomons.”
“E tu non sottovalutare me.”
Tommy si morse il labbro per la frustrazione. Era confuso dal comportamento enigmatico della ragazza. C’era dell’altro sotto, qualcosa che lui non riusciva a cogliere.
“Cos’è che vuoi?”
Ariadne si alzò per avvicinarsi a lui. Gli afferrò la cravatta e lo attirò per dargli un bacio a stampo sulla guancia.
“Voglio che per una volta smettiamo di litigare. Voglio fingere che le cose tra di noi siano possibili.”
Tommy era stufo di contrastare i sentimenti che gli davano il tormento. Provava qualcosa per Ariadne. Era attrazione che sfociava in un affetto più profondo. Voleva saperlo. Voleva immaginare di potersi lasciare andare a quell’affetto.
“Fingiamo di essere due persone normali. Come sarebbero andate le cose tra di noi?”
Ariadne iniziò a sbottonargli lentamente il gilet, asola dopo asola, mentre si perdeva nelle sue fantasie.
“Tu mi avresti fatto una corte spietata. Sento che in fondo sei il tipo che sa corteggiare una fanciulla. Mi avresti riempita di complimenti e di regali, e soprattutto di fiori. Mi avresti regalato delle rose rosse, simbolo di passione. E mi avresti anche portata a cena in un ristorante costoso solo per fare colpo su di me.”
“O magari tu mi avresti regalato delle rose rosse.” Scherzò Tommy.
Ariadne rise e gli sfilò il gilet dalle spalle, poi gli sciolse la cravatta con altrettanta accuratezza.
“Io ti avrei regalato un ritratto. Hai le fattezze giuste per essere disegnato.”
“E poi?”
Nel frattempo le mani di Tommy si erano posate sui fianchi di Ariadne, con i pollici tratteggiava linee invisibili.
“E poi ogni appuntamento si sarebbe concluso con un meraviglioso bacio.”
“A questo possiamo provvedere subito.” Mormorò Tommy.
“Ah, sì?”
“Mmh.”
Tommy la strinse a sé e la baciò, sentendo il sorriso di lei sulla propria bocca. Ariadne si abbandonò del tutto, il corpo schiacciato contro di lui e le labbra che si muovevano alla perfezione.
“E’ proprio così che sarebbero stati quei baci.”
“Suppongo che non lo sapremo mai davvero.” Disse Tommy.
Ariadne gli diede uno schiaffo sulla spalla e mise il broncio.
“Sei noioso. Mi stavo divertendo ad immaginarti come l’uomo perfetto.”
“Io perfetto? Neanche nei tuoi sogni più sfrenati.”
Tommy si staccò per aprire il solito baule in cui Charlie Strong nascondeva l’alcol. Per fortuna c’era una bottiglia intatta di whiskey. La stappò e ne bevve un sorso, fu come tornare a respirare. Ariadne gli rubò la bottiglia e mando giù un paio di sorsi.
“Nei miei sogni più sfrenati non sei vestito.”
Tommy inarcò il sopracciglio. Per scaricare la tensione della giornata accese un’altra sigaretta. Le tolse il whiskey di mano e ne tracannò una quantità generosa.
“Allora siamo qui per realizzare i tuoi sogni. Vuoi vedermi senza vestiti?”
“Mi sono beccata un ceffone per quei sogni maledetti.” Rise Ariadne.
Si toccò la guancia dove Lizzie l’aveva schiaffeggiata, le faceva ancora un po’ male. A ferirla di più era la sua stessa condotta: lui era sposato, eppure questo non la convinceva a desistere. Per quanto lottasse, sapeva di essere spacciata. Sapeva che una parte di lei era irrimediabilmente – e sfortunatamente – invaghita di Tommy Shelby.
“Lizzie ha paura di essere sostituita e di perdere i privilegi del nostro matrimonio.”
“Ma ciò non accadrà perché continuerete ad essere sposati.”
“Del resto un matrimonio è un contratto.” Chiosò Tommy.
Ariadne lo sapeva eccome che il matrimonio era un mero patto fra le parti. Lei e Mick, difatti, quel pomeriggio erano giunti ad un accordo che di sentimentale non ne aveva neanche l’ombra.
“E’ un contratto anche quando trovi la persona giusta?”
“Quando trovi la persona giusta di solito le cose finiscono male.” Rispose lui.
Il suo pensiero era volato a Grace. La sua prima moglie, la madre del suo primo figlio, la prima che aveva amato dopo Greta. La prima che morendo lo aveva distrutto.
“Per fortuna noi siamo solo soci in affari.” disse Ariadne.
Tommy la guardò per un secondo con occhi strabuzzati, poi deglutì e annuì con la testa.
“Già.”
Ariadne di colpo sentì il respiro mancarle. Non riusciva più a condividere quello spazio con Tommy. Non ora che sapeva che il loro tempo insieme stava inesorabilmente scadendo. Più stava con lui e meno voleva tornare da Mick.
“E’ meglio andarcene. Lizzie ti aspetta e io devo preparare le mie cose.”
“Ariadne.”
La ragazza si mise a raccogliere i vestiti di lui con una strana fretta. Evitava di guardarlo, gli dava le spalle e si torturava il labbro fra i denti.
“Ariadne.”
Nessuna reazione. Tommy la prese per il braccio e la costrinse a voltarsi, e lesse nei suoi occhi ambrati una tonalità tendente al bronzo; qualcosa la stava dilaniando.
Ari, che c’è?”
Ari. Nessuno l’aveva mai chiamata così. C’era una potenza in quel misero gesto tale da farle tremare i polsi.
“E’ solo che sentirò la tua mancanza.”
“Tanto torni presto. Vero?”
Ariadne abbassò lo sguardo e abbozzò un sorriso così finto che Tommy emise un sospiro.
“Vero.”
“Che pessima bugiarda.”
Ariadne d’istinto lo abbracciò, la fronte poggiata sul petto di lui, le labbra che gli sfioravano il tatuaggio.
“Avrei voluto sposarti.” Sussurrò con voce roca.
Tommy ricordava di averle detto le stesse parole mesi prima. Anche adesso era vero come allora. Se le circostanze fosse state diverse, se ci fosse un reale modo per liberarsi di Mick e Marianne, lui l’avrebbe portata all’altare.
“Lo so.”
Ariadne gli mise le mani sulla nuca e chiuse gli occhi per assaporare quel momento che non si sarebbe ripetuto mai più. Lo baciò con tutta la passione che sentiva bruciarle nel corpo.
“E’ così che si sarebbe concluso uno dei nostri fantasiosi appuntamenti.” Disse lei.
Tommy affogò le mani nei ricci rossi di Ariadne in modo da spingere la testa all’indietro. Era così vicini che l’uno respirava sulla bocca dell’altra. La guardava come fosse il frutto proibito che finalmente poteva mangiare macchiandosi di innumerevoli e deplorevoli peccati.
“Ti avrei fatto trascorrere una delle notti migliori della tua vita.”
“Dimostramelo.” Mormorò Ariadne.
Un attimo dopo Tommy aveva la bocca calda e aperta sulla sua. Premette il corpo contro quello di lui, desiderando di più.
Tommy la fece sdraiare sulla branda e si inarcò su di lei, era totalmente rapito da quel bacio travolgente. Ariadne gli strappò via la camicia e passò i palmi sul petto, sull’addome e poi sulla schiena. Gli sbottonò i pantaloni con un gesto scattante che fece sogghignare Tommy. Un gemito gli risalì lungo la gola quando Ariadne fece scivolare la mano oltre il bordo dei boxer. Proruppe in una serie di rantoli di apprezzamento mentre Ariadne indugiava in quel punto tanto sensibile.
“Toccami. Così… Ari, toccami.”
Quella supplica fece sorridere Ariadne, era soddisfacente sapere di avere Tommy Shelby alla propria mercé. E lei sarebbe stata crudele. Ribaltò le posizioni e si ritrovò sopra di lui. Le mani di Tommy andarono subito a posarsi sulle sue cosce, muovendosi su e giù in preda all’eccitazione.
“Voglio farti un ritratto.”
“Adesso?” chiese Tommy, perplesso.
Ariadne giocò col bordo dei boxer mentre un sorriso malizioso si dipingeva sulle sue labbra.
“Più tardi. Sei incredibilmente bello quando sei vulnerabile. Potrei essere il ritratto migliore che io abbia mai realizzato.”
“E cosa mi dai in cambio? Occhio per occhio.”
La ragazza sorrise di nuovo, questa volta un lampo illuminò i suoi occhi dorati.
“Ti permetto di fare l’amore con me. E’ un ottimo scambio, a mio parere.”
Tommy avvertì una scarica di adrenalina in ogni fibra del corpo. Era da tempo non sentiva quella elettricità che gli gonfiava le vene.
“A me sembra che così ci guadagni soltanto tu.”
“Allora è davvero un ottimo affare!”
Tommy si lasciò sfuggire una breve risata. Odiava mostrarsi tanto aperto e vulnerabile, ma in quella barca insieme a lei, al riparo dal mondo esterno, si sentiva in qualche modo libero. Libero di essere felice almeno per una manciata di ore.
“Sei furba.”
Ariadne sorrise e poi lo baciò di nuovo. Tommy gemette quando lei gli succhiò il labbro inferiore, arrossandogli la pelle. Attorcigliò le dita in mezzo ai ricci della ragazza, linee di fuoco che gli scorrevano fra le mani. Poteva sentire Ariadne muoversi sopra di lui, oscillava su e giù facendolo ansimare. Tommy fece scendere le mani verso il basso e incominciò a sbottonarle la camicetta, poi la gettò a terra e le tolse il reggiseno.
“Tom…” boccheggiò Ariadne.
Tommy si chinò a baciarle i seni, la sua bocca era bollente mentre setacciava ogni centimetro di pelle. La fece scivolare sotto di sé e si avvolse le sue gambe intorno ai fianchi. Ariadne lo attirò in un bacio brutale, mordendogli e leccandogli le labbra. Lui si staccò solo per parlare all’orecchio:
“E’ questo che ti avrei fatto.”
Ariadne ridacchiò quando Tommy le slacciò i bottoni della gonna. La risata diventò gemito quando Tommy si piegò a baciarle l’interno della coscia destra.
“Già mi piace.” disse Ariadne.
“Tra poco ti piacerà ancora di più.”
Tommy voleva che quella notte fosse memorabile per entrambi. Il sole presto sarebbe sorto e loro non avrebbero più avuto la possibilità di fingere. Il sole avrebbe spezzato la magia e loro sarebbero tornati alla vita criminale.
“Uh, signor Shelby, così mi incuriosite.”
Ariadne non aveva idea dei progetti che Tommy aveva per quella nottata. Ecco perché trasalì quando anche l’ultimo indumento svanì e lei rimase nuda sotto di lui.
Tommy le baciò più e più volte le cosce, erano baci umidi e invitanti. Delicatamente le fece divaricare le gambe e si spinse verso di lei. Le lanciò un’occhiata maliziosa prima di premere la bocca sul centro del suo corpo. La stuzzicò un paio di volte con la lingua, poi continuò a vezzeggiarla con baci sempre più vibranti. Ariadne annaspava senza ritegno, prima sembrava di salire in paradiso e l’attimo dopo precipitava all’inferno. Era una altalena di sensazione che le mozzava il fiato.
“Tom…”
Le mani di Tommy le arpionarono i fianchi mentre continuava ad esplorarla con la bocca. Sentiva che Ariadne era tesa, con le dita fra le sue ciocche nere lo incitava a proseguire. Tommy affondò ancora la lingua, ancora la baciò, ancora sorrise nell’udire i suoi gemiti. Quando Ariadne giunse sull’orlo del baratro, Tommy accompagnò la sua caduta con una manciata di baci sulle ginocchia. Si tirò su ad osservare con estremo compiacimento il modo in cui lei ansimava mentre cercava di regolarizzare il respiro.
“Ho soddisfatto la tua curiosità?”
Ariadne aprì gli occhi con il petto che si agitava ancora. Vide Tommy passarsi il dorso della mano sulle labbra impregnate della sua essenza. Era una visione che le sarebbe di certo mancata.
“Sei uno stronzetto che sa il fatto suo, eh.”
“Sono il migliore in certe cose.”
Tommy raccolse la bottiglia di whiskey dal pavimento e bevve per inumidirsi la gola. Si sedette sul bordo della brandina e prese una sigaretta dal suo contenitore di latta. Ben presto l’odore di tabacco si diffuse nella piccola cabina.
“La modestia non è una tua virtù.” Rise Ariadne.
“Di sicuro sono più capace di Bonnie Gold.”
Ariadne rise e fece roteare gli occhi a quella patetica scenata di gelosia. Con il piede diede un colpetto alle costole di Tommy.
“Sei pietoso, Shelby. La gelosia ti divora.”
“Perché nessuno tocca ciò che mi appartiene.” Replicò Tommy.
Lei distese le gambe e rivolse gli occhi al soffitto usurato della barca. Un sospiro doloroso le si bloccò nello sterno.
“Ma io non appartengo a te.”
“Non ancora.”
“Tom, non fare promesse che non puoi mantenere.” Lo rimbeccò Ariadne.
Tommy sbuffò una striscia bianca di fumo che si dissolse davanti ai suoi occhi come si stavano dissolvendo le sue fantasie. Se le cose fossero state diverse, se lui fosse stato diverso, adesso Ariadne sarebbe stata sua.
“Faccio solo promesse che prima o poi posso mantenere.”
Ariadne non aveva voglia di continuare su quel sentiero di bugie e illusioni. Sin da bambina sapeva che sognare, azzardarsi a desiderare qualcosa, era una condanna per l’anima.
Tese il braccio e arraffò la bottiglia di whiskey mezza vuota, ne mandò giù un piccolo sorso nel vano tentativo di addolcire i pensieri.
“Devi tornare a casa?”
Tommy adocchiò l’orologio da taschino che giaceva per terra, ancora incastrato nella giacca, e scosse la testa.
“No. Alle nove ho una riunione col partito a Londra, ho ancora tempo a disposizione.”
“So io cosa ti serve per la campagna elettorale.”
Tommy la guardò con il sopracciglio sollevato, scettico come suo solito.
“Cosa?”
“Devi appoggiare le suffragette. Betty Preston sarebbe ben lieta di accettare la tua offerta.”
“Andrebbe più a vantaggio di Betty che mio.”
Ariadne si mise in ginocchio dietro di lui e gli baciò il collo lentamente, arrivando alle spalle e alla cicatrice sulla scapola.
“Vuoi vincere le elezioni? Chiedi l’appoggio delle suffragette. Gioca di modernità su una mentalità conservatrice.”
Tommy chiuse gli occhi abbandonandosi contro di lei, ogni bacio gli rubava un gemito. Se lei avesse continuato a baciarlo così, avrebbe venduto anche l’anima al diavolo.
“Mmh, si può fare. E in cambio cosa ottengo?”
Ariadne si spostò fino a sedersi a cavalcioni e poggiò i gomiti sulle spalle di lui. Sorrise e gli stampò un tenero bacio sul naso.
“Ottieni altre due ore in mia compagnia.”
Tommy agganciò l’indice ad un riccio rosso e se lo rigirò fra le dita; quanto adorava quelle ciocche color sangue.
“Allora ci conviene intavolare subito la trattativa.”
Ariadne scoppiò a ridere e lo abbracciò, un gesto banale che sprigionò una dolcezza insolita nel loro rapporto. Loro insieme erano caos puro, passione, rabbia, vendetta, ma quella notte c’era qualcosa di luminoso e caloroso.
“Potrei innamorarmi di te, Tommy Shelby.”
“Non fare promesse che non puoi mantenere.” Ripeté Tommy.
“Mai dire mai.”
Ariadne ridacchio prima di baciarlo con trasporto. Si mosse cautamente fino a scivolare su Tommy per unire i loro corpi. Le mani di lui si arpionarono sui fianchi della ragazza per accompagnare quella danza lussuriosa. Ripresero ad ansimare uno sulla bocca dell’altra, i movimenti dapprima lenti e poi sempre più frenetici. Tommy affondò di nuovo le mani di Ariadne per tirarle la testa leggermente indietro e approfondire il bacio. In tutta risposta, Ariadne fece scontrare i loro fianchi in un colpo secco che li fece rabbrividire entrambi.
“Ariadne… fallo … fallo ancora.” Sussurrò Tommy con voce roca.
Ariadne ripeté l’azione dando maggiore vigore alla stangata di fianchi. E poi ancora, ancora e ancora finché nella cabina non riecheggiarono solo i loro sospiri. Per un attimo parve che la stanza girasse, poi l’impressione sfociò in un piacere bollente e succulento.
“Per la miseria.” Mormorò Ariadne.
“Dannazione.”
Tommy era talmente esausto che si sdraiò per placare i respiri concitati. Ariadne si alzò, indosso la camicia di lui e scavò nella tasca del cardigan in cerca del suo taccuino.
 “Mettiti a pancia in giù. Voglio disegnarti.”
Tommy le scoccò uno sguardo divertito e ubbidì, posando la guancia sinistra sulle braccia incrociate sotto il malconcio cuscino. Ariadne si focalizzò su quel corpo nudo come se fosse di nuovo all’Accademia. Aveva già ritratto un modello nudo durante il secondo anno, ma questa volta non doveva fare attenzione ai dettami del professore e poteva essere libera.
“Fammi venire bello.” Disse Tommy.
“Sei già bello, e lo sai.”
Ariadne si morse le labbra mentre tratteggiava i contorni dei polpacci. Quando passò alle cosce, si perse a osservare i muscoli qualche secondo di più. Disegnò la schiena, i muscoli sodi e le cicatrici bianche. Tracciò il segno delle spalle e delle braccia, concludendo con le mani dalle vene gonfie.
Venti minuti dopo – e dopo un centinaio di correzioni – Ariadne sorrise soddisfatta.
“Hai finito? Voglio vedere.”
Tommy allungò il collo per guardare il disegno e dovette ammettere che Ariadne era davvero eccezionale. Quasi si sentiva davvero bello.
“Che ne pensi?”
“Mi piace. Hai talento. E’ un peccato che tu abbia lasciato l’Accademia.”
“Già.”
Ariadne abbozzò un sorriso tirato. Da mesi non riusciva ad aggrapparsi all’arte come un tempo. Prima era più facile impugnare una matita o un pennello perché la sua mente era sgombra, ma adesso le preoccupazioni ingurgitavano tutto il suo tempo.
“Vieni qui.” Disse Tommy.
“Che c’è?”
Ariadne si infilò sotto la coperta striminzita e Tommy la strinse a sé. Era la prima volta che condividevano un momento così intimo e dolce. Si erano dati baci focosi, si erano toccati in mille modi piacevoli, ma quello era il primo vero abbraccio.
“Abbiamo ancora due ore.” Mormorò lui.
“Per fare cosa?”
Tommy le fece posare la testa sul proprio petto e le baciò la fronte, annusando il suo inconfondibile profumo di bergamotto.
“Per dormire.”
Ariadne gli circondò la vita col braccio e gli depositò un bacio sul tatuaggio inciso sul petto.
 
Quando Tommy si svegliò era l’alba. In lontananza poteva sentire le campane della cattedrale che annunciavano il nuovo giorno.
“Buongiorno, dormiglione.”
Ariadne gli lanciò un sorriso mentre agganciava il retro del reggiseno. Indossava già la gonna e le scarpe, i capelli erano una matassa rossa disordinata.
“Scappi?”
“Sono le sei, fra due ore devo partire e devo ancora preparare le valigie. Anche tu alle nove devi essere in un altro posto, giusto?”
Tommy indossò i boxer e si passò una mano sul viso per scacciare il sonno. Con disappunto notò che il whiskey era finito. Sarebbe dovuto passare al bar del Parlamento per un goccetto prima della riunione.
“Non mi dirai dove vai?”
Ariadne si abbottonò la camicetta e si infilò il cardigan, poi tentò di districare i ricci con le mani.
“Non ti riguarda. Sono soltanto affari.”
“E nel frattempo io cosa dovrei fare? Mick e tua madre ci vogliono ancora morti. Enea Changretta controlla la città. E Byron Davis si aspetta i tuoi alcolici ogni sabato.”
Tommy stava accampando scuse solo perché moriva dalla voglia di conoscere la destinazione di Ariadne. Se aveva accettato di lavorare per sua madre, la situazione doveva essere critica.
“E’ tutto apposto, Tom. Camden Town lavorerà per dare gli alcolici a Byron ogni fine settimana, Jonah supervisionerà il tutto. Enea non è un grosso problema, sono sicura che i Peaky Blinders sapranno difendersi. Se vuoi, puoi sempre chiedere a Jonah alcuni uomini di rinforzo da Camden Town. Per quanto riguarda Mick e mia madre, me ne occupo io.”
“Dunque te ne vai per occuparti di loro?” insistette Tommy.
Ariadne gli afferrò il mento tra l’indice e il pollice e gli diede un bacio veloce.
“Ho un piano. Fidati di me.”
“Ariadne…”
“Fidati di me, Tom.”
Tommy la guardò negli occhi e lesse una determinazione che lo spaventava. Ariadne era testarda e avventata, per lei avere un piano implicava guai seri. Ma doveva darle fiducia, non poteva fare altrimenti. Vuoi per la meravigliosa notta appena passata insieme, vuoi per l’intelligenza spiccata della ragazza, lui annuì.
“Hai la mia fiducia. Non deludermi.”
“Non lo farò.”
Tommy le mise la mano a coppa sulla nuca e la baciò con foga. Ariadne sorrise nel bacio e si strinse a lui. Quando si staccarono, Tommy le accarezzò lo zigomo col pollice.
“Torna tutta intera.”
“Tornerò. Tu aspettami.” Disse lei.
“Affare fatto, signorina Evans.”
Ariadne lo ammirò ancora per qualche minuto. Voleva imprimersi nella memoria ogni dettaglio di quel viso, i magnetici occhi azzurri, la bocca carnosa, la mascella tagliente, i setosi capelli neri striati di grigio sulle tempie.
“Affare fatto, signor Shelby.”
 
Mick King. Un nome che era garanzia di crudeltà da anni. Ovunque andassero gli Scuttlers c’era una scia di cadaveri. Mick avrebbe raso al suolo Birmingham mesi fa, ma Marianne Evans lo aveva trattenuto perché avevano un piano preciso da seguire. Allora Mick aveva aspettato con pazienza, aveva fatto pedinare la famiglia Shelby e anche Julian Evans. La sua calma era durata poco: dopo aver saputo che Ariadne aveva trovato rifugio presso la comunità ebrea, aveva deciso di giocare a modo suo. Per i suoi scopi aveva arruolato la persona giusta: la migliore truffatrice di Parigi.
“Signore, la macchina di Tommy Shelby è qui. Che facciamo?”
Dal finestrino Mick osservò l’acqua del canale che la luce del primo sole tinteggiava di giallo. La barca di Charlie Strong era ancora ormeggiata, il che era strano dato che la pesca e i trasporti via acqua iniziavano ancora prima dell’alba.
“Aspettate che Ariadne Evans esca dalla barca.”
“E dopo, signore?”
“Dopo ammazzate lo zingaro.”
I due uomini che aveva portato con sé annuirono e si appostarono lungo la sbarra di attracco a cui le imbarcazioni erano ormeggiati tramite catene e corde.
“Hai ancora bisogno dei miei servigi?” domandò la donna al suo fianco.
Mick si accese un sigaro e fece un sorriso storto, anche se la sua bocca era già storta di natura dopo una rissa particolarmente violenta avvenuta anni prima.
“Tu sei fondamentale. Quando lo zingaro morirà, tu guadagnerai la fiducia di tutti gli Shelby e ruberai tutto. Prenderai i loro pub, i loro soldi, i loro affari e anche le loro vite.”
La donna acconsentì con un cenno della testa. Era smaniosa di entrare in azione. Per mesi aveva fatto la bella faccia con Tommy mentre faceva rapporto a Mick di nascosto. Adesso iniziava la vera partita, e lei avrebbe vinto.
“Adesso me ne vado, prima che qualcuno possa capire il mio coinvolgimento.”
“Ci teniamo aggiornati.” Disse Mick.
Senza fare alcun rumore – e con sorpresa di Mick – la donna si volatilizzò tanto in fretta da sembrare che quasi non fosse mai stata lì.
 
Ariadne si chiuse alle spalle la porticina della cabina. Il suo cuore perse alcuni battiti. Stava lasciando tutto: la sua città, la sua famiglia e anche Tommy. La vita che l’attendeva era atroce, ma doveva perseverare se voleva trionfare. Scavalcò la parete della barca e si appoggiò al cippo di attracco per tornare sulla terraferma. Si mise le mani in tasca e si avviò verso la strada principale.
“Amore, dove pensi di andare?”
Ariadne si immobilizzò, trafitta da quella voce rude e velenosa. Si voltò e incontrò il sorriso meschino di Mick King.
“Che vuoi? Mi hai dato ventiquattro ore, dunque ci vediamo oggi pomeriggio alle cinque.”
“Ti avevo concesso un giorno per fare i bagagli e non per scoparti Tommy Shelby.”
Ariadne fece spallucce, non voleva che lui rovinasse gli ultimi stralci di vita tranquilla che le restavano.
“So fare entrambe le cose. Ci vediamo alle cinque.”
“Non osare voltarmi le spalle!” tuonò Mick.
“Ciao!”
Ariadne lo liquidò con un gesto della mano e riprese la via di casa. Voleva stare da sola prima di cedere alle pressioni di Mick e della madre. Superato l’arco che fungeva da ingresso al canale, si sentì agguantare per il braccio.
“Tu non fai la stronza con me.”
Mick le circondò il collo con la mano e la sbatté contro l’arco di pietra, facendole picchiare la testa contro la dura superficie.
“L-l-asc-i-a-a-mi.” Balbettò Ariadne.
La mano di Mick stringeva così forte da offuscarle la vista. Se avesse continuato a strangolarla sarebbe morta entro pochi minuti.
“Da oggi in poi farai solo quello che ti dico io. Diventerai mia moglie e dovrai comportarti come tale. Se disubbidisci, io farò soffrire la tua famiglia in modi disumani. Sarebbe un peccato se Barbara perdesse il bambino. E immagina la sofferenza della piccola Agnes se le venissero strappate le dita a morsi da un cane.”
“Vaf-fa-n…”
Mick rise e rafforzò la presa, sul collo si intravedevano già i primi lividi.
“Vaffanculo? Oh, tu ci verrai con me. Non hai più scampo, Ariadne. Adesso sei mia.”
 
Ariadne si massaggiava il collo mentre Mick la trascinava verso l’auto. Avrebbe voluto piangere, ma singhiozzare le procurava tremende scariche di dolore alla gola. Anche le lacrime l’avevano abbandonata.
“E’ tutto risolto, signore.” Disse un ragazzo calvo.
Mick si schiacciò contro Ariadne e col naso le sfiorò il lobo dell’orecchio.
“Goditi lo spettacolo, amore.”
Un boato scosse la terra sotto i piedi di Ariadne. A pochi metri da loro cadde un pezzo di metallo infuocato.
“No…no…”
“Sali in macchina. Il treno per la Svizzera parte fra due ore.” Ordinò Mick.
La barca di Charlie Strong era saltata in aria. Tommy era morto nell’esplosione.
“Tom! Tom!”
Ariadne si precipitò di corsa verso l’ammasso fumante della barca. Guardò in acqua nella speranza di vedere Tommy. Non vide nulla. Il fumo oscurava tutto.
“Ti ho detto di salire in macchina!” urlò Mick.
Ariadne fu sollevata di peso e spinta verso l’auto, invano tentava di svincolarsi dalle mani di Mick.
“Lo hai ucciso! Hai ucciso Tommy!”
Mick la lasciò andare e le tirò uno schiaffo tanto forte da farle piegare la testa di lato. Il labbro inferiore di Ariadne iniziò a sanguinare.
“Quella è la fine che farà la tua famiglia del cazzo se non sali su quella fottuta macchina. Non sfidare la mia pazienza.”
Ariadne fissò la colonna di fumo che si librava in cielo nera come la notte. Nera come la morte.
Quello era l’inferno in terra.
 
 
Dieci ore prima
Jonah bussò alla porta dopo che tutti gli altri furono andati a dormire. Ariadne durante la cena gli aveva detto che avevano questioni importanti da discutere, pertanto lo aveva invitato in camera sua.
“Accomodati, Jonah.”
La ragazza sembrava angosciata, i suoi occhi erano di una tonalità bronzea che esplicava il suo tormentato stato d’animo.
“Che succede, signorina?”
“Adesso dovrai starmi sentire con attenzione. Ho un compito per te.”
“Ditemi tutto.”
Ariadne aprì un cassetto del comò e tirò fuori due lettere chiuse da nastri azzurri.
“Io dovrò lasciare il Paese per un po’ di tempo. Non so quando tonerò, quindi non chiedere. Tu dovrai occuparti della distilleria e assicurarti che Camden Town produca tutto l’alcol di cui Byron Davis ha bisogno.”
“Posso farlo.” Asserì Jonah.
“Bene. Non posso dirti dove andrò perché non lo so neanche io. Ti dico solo che è la svolta utile ai nostri piani.”
“Mi fido di voi, signorina. Che altro devo fare?”
Ariadne gli diede il dépliant di una clinica in Belgio che, stando alla dicitura, ospitava malati gravi.
“Devi portare Eric in questa clinica. So che si occupano di medicina sperimentale. Forse posso aiutare mio fratello. Trova anche una bella casa per Barbara e Agnes, e assicurati che il nuovo nascituro abbia tutto l’occorrente.”
“Sarà fatto. E vostro fratello Julian?”
Ariadne frugò nel cassetto della biancheria e gli mostrò una chiave dorata.
“Questa è la chiave di una casa che ho comprato a Ballintoy nell’Irlanda del Nord. E’ lì che porterai Julian e Rose per allontanarli da qui.”
“Perché l’Irlanda?”
“Perché mia madre e Mick King non metterebbero mai piede in Irlanda per non inimicarsi fazioni ancora attive dell’IRA. A Ballintoy c’è una vita sicura per Julian e Rose.”
Jonah rimase stupito dalla cura che la ragazza aveva riservato ad ogni dettaglio. Prese in consegna la chiave e la mise al sicuro nella giacca.
“Vi serve altro?”
Ariadne mise le due lettere sul letto e ne sfiorò i nastri con un sospiro.
“Devi dare queste due lettere ai destinatari. Una va spedita ad Alfie e l’altra va spedita a Tommy.”
“Sarà fatto.”
“Ottimo.”
Prima che si scostasse, Jonah prese la mano di Ariadne e accarezzò le nocche col pollice.
“E’ grave la situazione, dico bene?”
“Questo viaggio ci aiuterà ad annientare Mick King e mia madre. Ho soltanto bisogno che la mia famiglia sia al sicuro per proseguire col piano.”
“Proteggerò la vostra famiglia come se da ciò dipendesse la mia vita.” promise Jonah.
Ariadne gli strinse la mano e sorrise, consapevole che solo lui poteva essere il suo braccio destro in quella guerra.
“Tieni d’occhio anche Tommy Shelby.”
“Ai vostri ordini, signorina Evans.”
 
 
Eccoci giunti alla – tragica – fine di questa seconda parte ^_^
Tutti gli sforzi di Ariadne e Tommy non sono serviti a niente. Mick e Marianne hanno comunque vinto.
Che ha in mente Ariadne adesso? E cosa c’è scritto in quelle lettere? Ma soprattutto, chi è la donna francese che fa la spia per gli Scuttlers?
Lo scoprirete nel prossimo ‘’libro’’!
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Grazie di cuore per aver seguito la storia.
Alla prossima, un bacio.
 

 
  
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