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Autore: Star_Rover    29/06/2021    7 recensioni
Durante la Battaglia d’Inghilterra i cieli sopra alle verdi campagne irlandesi sono spesso oscurati da stormi di bombardieri tedeschi che pericolosamente attraversano il Mare d’Irlanda.
Quella notte però è un Heinkel solitario a sorvolare le montagne di Wicklow e il suo contenuto più prezioso non è una bomba.
Un ufficiale della Luftwaffe paracadutato nella neutrale Irlanda è un fatto curioso, potrebbe sembrare un assurdo errore, ma la Germania in guerra non può concedersi di sbagliare.
Infatti il tenente Hans Schneider è in realtà un agente dell’Abwehr giunto nell’Isola Smeraldo con un’importante missione da portare a termine.
Il tedesco si ritrova così in una Nazione ancora divisa da vecchi rancori e infestata dagli spettri di un tragico passato. In questo intricato scenario Schneider entra a far parte di un pericoloso gioco che potrebbe cambiare le sorti della guerra, ma anche per una spia ben addestrata è difficile riconoscere nemici e alleati.
Genere: Drammatico, Storico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Il Novecento, Guerre mondiali
Capitoli:
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23. Sul filo del rasoio  
 

«Una fonte anonima?» domandò James con evidente perplessità.
«A volte la fortuna gira anche dalla nostra parte» replicò il sovrintendente Whelan con aria soddisfatta.
Il sottotenente scosse la testa, durante la sua breve carriera aveva avuto modo di imparare che nulla accadeva senza motivo, e quella soffiata risultava piuttosto sospetta.
Il tenente Hart ignorò i suoi dubbi.   
«Dunque che cosa sapete di lui?»
Whelan aprì il fascicolo sul tavolo.
«A dire il vero Charles Maguire è una nostra vecchia conoscenza. È stato arrestato per la prima volta nel 1930 per aver scritto articoli sovversivi sull’An Phoblacht e poi nel 1932 durante una manifestazione anti-imperialista. Era iscritto al Congresso Repubblicano, rosso fino al midollo, nel periodo degli scontri tra i gruppi di sinistra e le Camicie Blu è entrato e uscito più volte dalle stazioni di polizia…»
Il sovrintendente mostrò al tenente una foto segnaletica, il giovane ritratto aveva un occhio nero e il labbro sanguinante, quei fascisti incravattati non erano stati affatto gentili nei suoi confronti. D’altra parte Maguire non era di certo uno di quegli intellettuali che si limitavano alle parole, egli aveva dimostrato di essere disposto a lottare per ciò in cui credeva.
«La storia finisce qui. Non abbiamo più nulla su di lui da almeno cinque anni» disse Whelan sfogliando le ultime pagine.
«Dubito che nel frattempo il comunista ribelle sia diventato un onesto cittadino…non c’è niente a riguardo dell’IRA?»
«Il suo coinvolgimento nei movimenti repubblicani era noto, ma non ci sono mai state indagini a riguardo»
«Per quale ragione?»
«Aveva conoscenze importanti ed era particolarmente stimato in certi ambienti, forse qualcuno ha pensato a proteggerlo. Prima della guerra le cose erano diverse» ammise Whelan.
«In ogni caso è lui il comandante che stiamo cercando» affermò l’inglese.
Il sovrintendente sospirò: «se è così temo che Maguire abbia già abbandonato Dublino, avremo bisogno di tempo per rintracciarlo»
«Io invece credo che sia rimasto in città»
Whelan si stupì: «perché è convinto di questo?»
Hart osservò nuovamente la fotografia: «non è il tipo che fugge davanti al pericolo»
 
Rimasto solo con il tenente Donnelly espresse i suoi dubbi.
«C’è una cosa che non riesco a capire…»
«Cosa?» domandò Hart alzando appena lo sguardo dalle carte che stava esaminando.
«Per quale motivo un uomo come Maguire, un repubblicano convinto, dovrebbe accettare un’alleanza con la Germania?»
«Perché l’IRA ha bisogno di un supporto esterno per sopravvivere. Prima c’erano i russi, poi gli americani…e adesso si sono fatti avanti i tedeschi»
«Questa volta però è diverso, non è soltanto una questione economica»
«Già, c’è in gioco il destino di una guerra»
James rifletté sulla situazione.
«È stato il tuo istinto a indurti a fidarti di quella soffiata anonima?»
«È una pista valida che non possiamo ignorare»
Donnelly accettò quella risposta restando però diffidente. Si affacciò alla finestra con aria pensierosa, domandandosi chi potesse essere il misterioso informatore.  
 
***

Per il resto della giornata James si occupò di scartoffie e documenti, il caso Maguire era passato nelle mani dei detective della Garda, mentre lui e il tenente Hart erano ancora in attesa del via libera del capitano Kerney per tornare in azione sul campo.
In quel tempo Donnelly aveva avuto modo di ripensare alla sua ultima conversazione con Julia, la quale gli aveva raccontato tutto a riguardo della visita del detective Sullivan.
Aveva riflettuto a lungo sulla questione, e se all’inizio era stata l’indignazione a prevalere, alla fine aveva stabilito che la cosa migliore sarebbe stata non fare assolutamente nulla. Era un sospettato, non poteva permettersi alcuna mossa azzardata.
Il giovane sbuffò, era certo che il detective Sullivan stesse portando avanti le indagini spinto più da motivazioni personali che dalla sua logica investigativa. Infatti non c’erano prove, egli aveva sostenuto senza problemi il suo interrogatorio e non si era mai rifiutato di collaborare. Tutto questo però non era stato sufficiente a convincere quell’uomo della sua innocenza.
Voler interpretare a forza la parte della vittima non avrebbe fatto altro che destare ulteriori sospetti sul suo possibile tradimento, e se l’obiettivo di Sullivan era stato quello di provocarlo non poteva abbassarsi a fare il suo gioco.
D’altra parte non era intenzionato a dimenticare l’accaduto, poteva sopportare le sue accuse e le sue insinuazioni, ma quella volta aveva superato il limite decidendo di coinvolgere Julia.
James non aveva voluto rassicurarla con false promesse, la situazione era complessa e delicata, e nel peggiore dei casi le conseguenze avrebbero potuto essere gravi.
Non aveva intenzione di mentire alla donna che amava, sapeva che il suo unico modo per proteggerla era lasciarla all’oscuro di quella storia. Non aveva preteso nulla, eppure lei aveva deciso di restare al suo fianco.
Donnelly si sentì in colpa, l’ultima cosa che avrebbe voluto era essere causa del suo dolore.
 
***

Il capitano Kerney si alzò in piedi, profondamente colpito nell’orgoglio e indignato dalla presunzione del suo interlocutore.
L’altro rimase impassibile, per nulla sbigottito o intimidito dal suo comportamento, aveva capito immediatamente che quello non era altro che un disperato tentativo di far valere la sua autorità.
«Cosa le fa credere che sia disposto a darle un’altra possibilità?» domandò l’ufficiale irlandese.
«Be’, ho diverse motivazioni per pensare che lei non possa rifiutarsi di assegnarmi il comando dell’operazione, ma principalmente ritengo che non abbia scelta» rispose Hart con la sua solita sfacciataggine.
«Questo è troppo. La sua mancanza di rispetto è assolutamente inammissibile!»
«Le mie sono considerazioni obiettive» replicò in sua difesa.
«Si rivolgerebbe in questo modo anche a un suo superiore dell’Intelligence?»
«Ovviamente sì, se mi impedisse di svolgere il mio dovere»
Kerney guardò il tenente negli occhi, era evidente che le sue parole fossero la verità.
«Non abbiamo tempo per fare di questa questione un caso internazionale. In questo momento l’Aquila potrebbe già essere in possesso di pericolose informazioni» protestò Hart.
«E lei crede di essere sul punto di poter catturare questa spia?»
«Se non perdessi tempo a discutere con lei potrei essere ancora più vicino»
«Devo forse ricordarle il suo ultimo fallimento?»
«Non è stato un fallimento. Abbiamo scoperto un indizio che ci ha portati ad una nuova pista che gradirei poter seguire al più presto!»
Il capitano Kerney scosse la testa: «sapevo che lei avrebbe creato problemi»
«Mi creda, i tedeschi causerebbero ben altri problemi se non dovessimo riuscire a fermarli in tempo»
Il comandante del G2 rifletté qualche istante, sapeva di non avere il diritto di intromettersi nelle indagini, inoltre doveva ammettere che in quelle condizioni ostacolare gli inglesi avrebbe significato anche danneggiare l’Irlanda.
«D’accordo, farò convocare al più presto il sovrintendente Whelan…»
«No, questa volta niente Unità Speciale!» obiettò Hart, ancora deluso dalla precedente esperienza.
Kerney si stupì: «che cosa ha in mente?»
«Voglio una squadra ben addestrata. Ho bisogno di agenti esperti e competenti sul campo»
«Al momento il G2 è a corto di uomini…»
«Che altro c’è di più importante della guerra?»
Il capitano sospirò, ancora una volta non poté ribattere.
«Quando ha intenzione di agire?»
«Questa notte»
Kerney si oppose.
«No, sarebbe troppo rischioso»
«Posso pianificare una retata in poche ore» insistette l’agente britannico.
«Forse lei è disposto a rischiare la pelle più degli altri, ma io non metto in pericolo la vita dei miei uomini»
«Le ricordo che anche il tempo è nostro nemico»
«Le assegnerò una squadra al più presto. L’operazione avrà luogo domani notte» affermò il capitano con fermezza.
Quella volta Hart fu costretto a cedere.
«Spero che non sia già troppo tardi» commentò prima di congedarsi.
 
***

L’atmosfera al Castello era sempre più opprimente, si percepiva una certa tensione, quella sarebbe stata una lunga notte.
Il telefono squillò all’improvviso. Hart avvertì una strana sensazione, ormai sapeva quando attendersi brutte notizie.
L’ufficiale ascoltò attentamente la voce dalla parte opposta del ricevitore senza alcuna reazione apparente.
«Sì, certo. Arriviamo subito!» replicò prima di riagganciare con decisione.
James, che aveva assistito alla scena dalla sua postazione, si avvicinò con evidente agitazione.
«Che cosa è successo?»
Hart rispose con tono neutro: «la polizia ha rinvenuto un cadavere»
Donnelly sussultò: «e per quale motivo hanno chiamato noi?»
«Perché accanto al corpo è stato trovato un messaggio firmato dall’IRA»
 
Era da poco passata la mezzanotte, la città riposava nel buio e nel silenzio. L’automobile attraversò le vie deserte con soltanto le luci esterne accese, come prevedeva il regolamento per l’oscuramento.
Dopo aver attraversato il ponte la vettura svoltò in direzione della zona industriale.
I due trovarono la strada sbarrata da un paio di furgoni della Garda. Un poliziotto stava allontanando un piccolo gruppo di curiosi, tra i quali era presente anche un fotografo di giornale, avvertito da chissà chi.
Hart strizzò le palpebre, la luce accecante del flash l’abbagliò per qualche istante.
«Quegli sciacalli sono davvero ovunque, non hanno il minimo rispetto né per le vittime né per il nostro lavoro» commentò con disprezzo.
James concordò con lui, osservando l’uomo che con insistenza cercava di guadagnarsi uno scatto da prima pagina sulla scena del delitto. Soltanto con le minacce il poliziotto riuscì a convincerlo ad andarsene.  
Hart mostrò il distintivo alle guardie e si fece spazio attraverso la barriera di uomini in divisa, seguito prontamente dal suo collega.
Un sottufficiale si distaccò dai suoi compagni per andare incontro ai nuovi arrivati.
«Voi siete gli agenti del G2?»
Il tenente si occupò rapidamente delle presentazioni.
«Sono il sergente Bradley, io e il mio collega eravamo in pattuglia quando abbiamo scoperto il corpo»
«Siete stati voi i primi a trovarlo?»
Egli annuì: «è stato abbandonato nel vicolo, non c’è stata alcuna intenzione di nasconderlo, anzi…sembra che i colpevoli volessero proprio che fosse ritrovato. Abbiamo pensato di avvertire i servizi segreti quando abbiamo notato il messaggio, forse uno dei vostri è in pericolo»
James storse il naso, ma non osò dire nulla.
«Possiamo vedere questo messaggio?» domandò il tenente.
Il sergente mostrò la prova ai suoi colleghi.                
La frase, scritta a mano su un biglietto improvvisato, non lasciava alcun dubbio.
 
Attenzione, spie e traditori, l’I.R.A. non dimentica e non perdona.
 
«È un avvertimento piuttosto esplicito» disse Hart.
«Già, l’IRA non ha lasciato molto all’interpretazione»
«Avete già analizzato il corpo?» 
«Abbiamo solo dato una prima occhiata, volevamo aspettare anche voi»
L’inglese fu piacevolmente sorpreso.
«Non pensavo che la polizia fosse così premurosa»
«Abbiamo presupposto che fosse un caso di vostro interesse»
«Sì, certo. Possiamo iniziare?» chiese Radley con impazienza.
Il sergente non era particolarmente eccitato all’idea di tornare sulla scena del crimine.
«Non è un bello spettacolo. Venite con me»
Il sergente di polizia alzò il telo e ordinò a un agente di illuminare con la torica elettrica il viso della vittima. Il tenente Hart rimase impassibile, ma dentro di sé si sentì rassicurato: quel giovane non era Barry.
Il corpo era disteso su un lato, la testa giaceva in una pozzanghera di liquido vermiglio.
«Che cosa c’era lì?» chiese Hart notando una zona della macchia di colore meno intenso.
«Soldi, una bella somma. Le banconote erano immerse nella pozza di sangue»
«È evidente che chi abbia commesso l’omicidio fosse intenzionato a comunicare qualcosa. Il denaro sporco è un simbolo di corruzione»
«Questo è ciò che accade a chi decide di tradire l’IRA» dedusse Bradley.
«Il ragazzo è stato identificato?»
«No, non ancora. Niente documenti e per il momento nessuno ha denunciato la sua scomparsa»
«Ha il volto tumefatto, non sarà facile riconoscerlo» aggiunse James.
Hart seguì il protocollo ed iniziò ad analizzare il corpo.
«La vittima è un giovane di sesso maschile, età compresa tra i venti e i venticinque anni. Capelli castani e occhi chiari, magro, altezza media»
Il sergente si occupò di annotare meticolosamente le informazioni sul suo taccuino.
«È stato ucciso da un solo colpo di pistola, il proiettile ha perforato il cranio a livello dell’osso coronale penetrando all’interno del lobo frontale. Uno sparo a bruciapelo. Dall’angolazione del foro d’entrata sembrerebbe che la vittima fosse in ginocchio e che il suo assassino abbia premuto il grilletto da una posizione più elevata»
«Una vera e propria esecuzione» commentò Bradley.
Il tenente esaminò il piccolo buco sulla fronte, preciso e letale.
La voce del sergente giunse alle sue spalle.
«Dovremo attendere l’autopsia per recuperare il proiettile»
«Il foro corrisponde a una calibro 38» dichiarò l’inglese con estrema certezza.
Bradley si stupì per la competenza dimostrata dal tenente, era ovvio che avesse esperienza per quel che riguardava gli omicidi dell’IRA.
 
Un agente si avvicinò al sottotenente Donnelly, dopo avergli posto le dovute domande si preoccupò del suo stato. Quel giovane ufficiale gli era parso alquanto scosso dalla situazione.
«Si sente bene signore?»
James annuì con poca convinzione.
L’uomo immaginò che la sua reazione fosse dovuta all’inesperienza.
«È solo una questione di abitudine, quasi tutti reagiscono come lei la prima volta. Vedrà che il prossimo cadavere non le farà più questo effetto»
Donnelly tentò di ricomporsi, a dire il vero non era il primo morto che vedeva in vita sua, ma erano le circostanze a turbarlo, e poi quel ragazzo era così giovane, avrebbe potuto avere la sua età.
James ricordò a se stesso l’incarico che doveva ricoprire, si fece coraggio e con più decisione tornò ad affiancare il tenente.
 
Hart si chinò nuovamente vicino alla salma ed osservò gli ematomi rigonfi su quel volto cereo, il colore violaceo era in contrasto con il pallore della sua pelle. Aveva lo zigomo sinistro fracassato e il labbro spaccato.
«Le percosse sono tutte ante mortem» notò.
«Gli hanno fatto sputare sangue prima di giustiziarlo» rispose Bradley.
«Mi auguro che lo rimettano un po’ in sesto prima di mostrarlo ai parenti per il riconoscimento…sempre che qualcuno venga a cercarlo»
«Già, per certe cose è necessario rispetto» concluse il sergente riponendo il lenzuolo sopra al cadavere.
 
Hart rientrò in macchina e si accese una sigaretta. Si voltò verso il suo compagno, notando il suo volto pallido.
«Che hai? Non dirmi che sei debole di stomaco!»
James scosse la testa: «stavo solo riflettendo sulla situazione»
«E a cosa hanno portato questi tuoi ragionamenti?» chiese con curiosità.
Il giovane esitò prima di esporre la sua idea confusa: «in questa storia c’è qualcosa di strano» 
Hart espirò il fumo: «sembra un omicidio coerente con i metodi dell’IRA»
«È probabile che sia lui l’informatore che ha rivelato alle autorità il nome del capitano Maguire?»
L’altro annuì.
«E allora da dove proveniva il denaro?»
Il tenente Hart s’irrigidì: «smettila di fare il finto ingenuo, conosci bene i mezzi con cui i servizi segreti si procurano informazioni»
Donnelly non era ancora convinto. Quel ragazzo non era un informatore del G2, almeno non ufficialmente, trovava comunque difficile credere che il messaggio dell’IRA fosse rivolto ai servizi segreti irlandesi.
Il sottotenente continuò a guidare in silenzio, nuovi dubbi e sospetti nacquero nella sua mente. Stava accadendo qualcosa, qualcosa di cui era ancora all’oscuro…e se di mezzo c’era un cadavere non poteva essere nulla di buono.  
 
***

In salotto trovò Julia raggomitolata sul divano, si era addormentata attendendo il suo ritorno.
James si posizionò al suo fianco, le accarezzò dolcemente la chioma castana e la baciò sulla tempia.
Lei si destò tra le sue braccia, riaprì le palpebre rivelando un velo di tristezza nel suo sguardo. Non disse nulla, sfiorò il suo viso con il suo tocco caldo e delicato, attirandolo verso le sue labbra.
Al termine del bacio Donnelly si distaccò leggermente.
«Non avrei voluto coinvolgerti in questa faccenda»
«Vorrei solo poter fare qualcosa di più per aiutarti»
James la guardò negli occhi: «hai fatto anche troppo. Sono io che dovrei essere più sincero nei tuoi confronti, ma sai che non posso»
«Non devi darmi alcuna spiegazione, mi fido di te»
«Mi dispiace che tu debba sopportare tutto questo»
«Non preoccuparti, io desidero solo restare con te»
Il giovane fu commosso da quelle parole, ma non osò rispondere con rassicurazioni o promesse. Julia l’accolse ancora tra le sue braccia. James si inebriò del suo profumo, lasciandole teneri baci sul collo.
Ella percepì la sua inquietudine.  
«È stata una brutta giornata, vero?»
«Terribile» ammise.
La ragazza lo strinse ancor più sé.
«Adesso però non voglio pensarci» sussurrò dolcemente al suo orecchio.
Restarono così uniti in quell’abbraccio, cercando conforto l’uno nell’altra.
Julia si rannicchiò contro al suo petto, lasciando che una calda lacrima scendesse a rigarle il volto.
   
 
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