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Autore: NightSilence    03/07/2021    0 recensioni
Ilae e Naev sono le uniche due figlie del sovrano del Regno del Buio. Essendo sorelle gemelle, hanno sempre condiviso tutto, anche il dolore della perdita della madre. Al compiere dei loro vent'anni arriveranno alla prestigiosissima Accademia di magia, per uscirne poi preparate ad ereditare il regno del padre come future regine e sposare i loro promessi sposi, i principi Azriel e Rhysand. Scopriranno che le due sezioni nelle quali la scuola smista i suoi studenti, nascondono molti segreti, a cominciare dal fatto che gli studenti appartenenti a sezioni diverse non si sarebbero mai potuti sposare o avere relazioni, a causa di una potente maledizione che si scaglia su chi trasgredisce la regola. Quando Azriel e Rhysand spariscono inspiegabilmente rapiti da una misteriosa organizzazione di ribelli, le due ragazze cominceranno a capire di star sviluppando degli strani poteri, che non c'entrano proprio nulla con quelli del padre che avrebbero dovuto ereditare insieme al regno a seguito dell'assegnazione della loro pietra magica. Attraverso sogni e incubi potrebbero riuscire a comprendere cose mai svelate del loro mondo, e forse non solo di quello.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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•Faber est suae quisque fortunae•

•••

La principessa Ilae si chinó verso terra, cercando di raccogliere il pesante bagaglio che avrebbe viaggiato insieme a lei fino all'Accademia nella quale avrebbe vissuto per diversi mesi. Afferró un manico, ma nonostante tutta la forza che ci stava mettendo, più tirava più si feriva le dita. Quindi si arrese, lasciando la grossa borsa in stoffa colorata di un blu regale sul pavimento davanti alla porta della stanza sua e della sua gemella, che intanto l'aveva affiancata.

-Lascia perdere, Hymoir ha detto che arriverà a breve a prendere i bagagli. Solamente lui può farcela a sollevare tutte le paia di scarpe che ci hai infilato.- scherzó Naev, prendendo la sorella sottobraccio.

-Cosa staresti insinuando, scusa?!- chiese offesa Ilae, lanciandole un'occhiataccia.
Dopo qualche secondo, entrambe le ragazze scoppiarono a ridere.
-Non saró certo io a giudicarti.- disse Naev tra le risate, asciugandosi una lacrima dall'occhio destro. -Dentro al mio bagaglio ci saranno minimo centocinquanta vestiti da sera, senza contare quelli da giorno. Comunque, dovremmo proprio scendere. Papà ieri sera ha detto che questa mattina farà colazione con noi, credo che voglia salutarci come si deve. Dopotutto non abbiamo mai lasciato il castello per così tanto tempo.-

Ilae annuì, sistemandosi sulle spalle alcune ciocche corvine che erano sfuggite dall'acconciatura, e poi spazzolandosi la gonna del lungo vestito velato di tulle grigio, lo stesso della sorella, con uno spacco che lasciava intravedere la gamba sinistra delle ragazze.

Il corpetto dell'elegantissimo abito che indossavano era adornato da preziosi diamanti uniti in una sorta di ghirlanda che circondava loro la vita stretta. Le maniche erano leggere, cucite con un solo velo di quel tulle lucido e meraviglioso.
Le spalle non erano coperte, l'abito infatti era scollato e lasciava vedere la parte in alto del busto. Il corpetto partiva dal seno delle due ragazze, anche lì ornato da piccoli diamanti che venivano giù a cascata.

Le principesse infatti erano abituate a venire vestite di abiti meravigliosi, unici nel loro genere, perché era usanza del loro regno lasciare che le fate che abitavano il palazzo si occupassero di confezionarli per loro.
Nessuna sarta al mondo poteva riprodurre quei capolavori, e di questo le ragazze ne erano sicurissime.

Non che per le due principesse i vestiti fossero l'unica cosa che passava loro per la testa, certo, ma anche l'occhio voleva la loro parte, e tutti nel regno potevano stare certi che al passaggio delle sorelle, qualsiasi uomo, donna o bambino si sarebbe girato per ammirarle per la straordinaria bellezza che le contraddistingueva dagli altri abitanti dei diversi villaggi del regno di loro padre.

La pelle bianca come la porcellana più preziosa, i capelli scuri e lucidi come le ali dei corvi che volavano spesso nel cielo sopra le case e intorno al palazzo, e i quali erano fedeli al re per qualche strana ragione, gli occhi penetranti che alcuni giuravano di averli visti proprio viola, e non blu come si affermava in giro, il portamento regale che si poteva apprendere solo in un palazzo maestoso come quello del sovrano Eóghan, e ovviamente lo sguardo misterioso ma educato che le sorelle avevano sempre adottato nei confronti dei sudditi.

Queste erano le caratteristiche note a tutti, e non era molto. Molti non vedevano la famiglia reale da anni, da quando la regina era morta tragicamente.

Alcuni affermavano che il re fosse ancora a lutto, e tutti gli abitanti in effetti erano testimoni di quanto il sovrano avesse amato la donna.
Il matrimonio dei due era stato ovviamente in grande stile, una festa enorme, tutti i cittadini erano stati invitati, dal più povero al più ricco, nessuno escluso.

Il banchetto che si era tenuto a seguito della cerimonia era stato il più maestoso al quale la maggior parte dei presenti aveva preso parte, e in quell'occasione molti ebbero avuto la possibilità di conoscere i due regnanti, la regina Esmeray, una donna così bella che nessun uomo riusciva a guardare senza arrossire, e il re Eóghan, alto e dallo sguardo fiero, un ragazzo che era sempre stato benvoluto dal popolo intero, i quali si erano rivelati allegri e simpatici, nonostante con la loro unione avrebbero governato il Regno del Buio.

In seguito, dopo la terribile morte della regina Esmeray che aveva sconvolto l'intero regno, il re non aveva più lasciato il palazzo, e nemmeno le sue figlie riuscivano a vederlo per più di un'ora al giorno, e solamente durante la cena. Ilae e Naev sapevano bene dell'enorme dolore del padre, lo comprendevano perché anche loro lo provavano, dopotutto, quindi non lo avevano mai forzato ad aprirsi e a parlare, perché sapevano che non era quel tipo d'uomo che amava esprimere le proprie emozioni, a maggior ragione in seguito di un tale devastante dolore.

Anche loro erano così in effetti.
Sapevano ovviamente quanto il padre volesse loro bene, e questo bastava a farle sentire meno sole, nonostante il loro enorme castello fosse veramente strapieno di guardie e servitori.

-Andiamo. Questa è la volta buona che ci abbraccerà, ne sono sicura.- sorrise Naev, divertita.

Le due sorelle non ricevevano spesso dell'affetto da loro padre, anche perché non ce ne era quasi mai occasione, ma amavano quando accadeva, perché quando l'uomo le stringeva tra le braccia, le due si sentivano totalmente al sicuro. Per quanto poteva sembrare strano al resto della gente, il padre le capiva alla perfezione, gli bastava solamente un'occhiata per vedere se Naev e Ilae avessero avuto una brutta giornata, se avessero litigato con qualcuno o addirittura tra loro, cosa che ovviamente accadeva molto di rado. Per questo i tre avevano una connessione speciale e unica, e le due ragazze accettavano di buon grado ogni decisione presa dal padre, perché sapevano che di lui potevano fidarsi ciecamente, e lui sapeva sempre ciò che faceva.

Dopo aver sceso le numerose scalinate in marmo nero che portavano al piano terra, Ilae e Naev svoltatono nel corridoio a destra, raggiungendo con la loro solita andatura elegante la piccola sala da tea dove consumavano i pasti normalmente e passavano i loro pomeriggi a leggere i loro libri preferiti.

Una giovane ragazza, probabilmente una camieriera assunta da poco, si avvicinó a loro con fare nervoso, mordicchiandosi le unghie della mano sinistra.

-Vogliate scusarmi vostre altezze, vostro padre...il re, vi attende nella sala da pranzo nell'ala destra del castello. Mi ha chiesto di riferirvi che solo per questa volta mangerete lì.-
Naev guardó nervosamente la sorella. Entrambe sapevano che la sala da pranzo non era mai stata usata dalla morte della madre, ed era veramente strano che loro padre volesse ricominciare ad usarla proprio quella mattina, senza nessun preavviso. Nemmeno loro ci avevano più messo piede, nonostante venisse pulita regolarmente dalle cameriere, come di consueto.

Ilae annuì leggermente disorientata, per poi ringraziare la ragazzina che corse via ancora tremante. La principessa si chiese con un piccolo sorriso se davanti al re quella ragazza non fosse svenuta dal nervoso.

-La sala da pranzo? La stessa sala nella quale facevamo ogni singolo pasto, dalla colazione alla cena sempre insieme, io, te, la mamma, e anche papà?- chiese sconvolta Ilae voltandosi verso l'altra ragazza, la quale aggrottó le sopracciglia.
-Papà deve sicuramente dirci qualcosa di importante.
Solo la nostra imminente partenza per l'Accademia non può averlo davvero convinto a usare quella stanza, lo escludo.-

Raggiunsero subito l'ala destra del castello, curiose di scoprire se c'era veramente qualcosa sotto come sospettava Naev.

La sala da pranzo era gigantesca, e ancora più bella di quanto le due principesse ricordassero.
Erano piccole quando ci avevano mangiato per l'ultima volta, ma notarono lo stesso che le tende bordeaux che drappeggiavano le grandi vetrate non erano state cambiate. Ovviamente, loro padre non l'avrebbe assolutamente permesso. Era un ricordo di quando ancora la moglie era viva.

C'era un lungo tavolo, in marmo scuro come le scalinate del palazzo, ma era ricoperto da un telo argentato che dava luce alla sala più di quanto i numerosi lampadari e candelabri appesi alle pareti potessero fare.
Gli arazzi meravigliosi della famiglia reale erano appesi alle pareti, e le sorelle avevano dimenticato quanto ci si sentisse a casa solamente guardandoli.

Era bello sapere di far parte di qualcosa di così grande, bello quanto spaventoso. La dinastia dei sovrani del Regno del Buio era enorme, Ilae e Naev conoscevano a memoria tutti i nomi dei loro antenati. Loro padre si era assicurato che li imparassero assumendo un insegnante privato solamente per far conoscere alle figlie la storia della loro famiglia.
Re Eóghan era seduto a capotavola, e il servizio di piatti in vero argento scintillante era posto solamente davanti a lui e nei primi due posti ai suoi lati.

Le ragazze raggiunsero l'uomo dandogli il buongiorno, ed entrambe gli diedero anche un bacio sulla guancia per poi sedersi con grazia sulle sedie assegnate loro.
Non parlarono fino a che non fu il re a cominciare il discorso.

-Ragazze, sono veramente contento di essere riuscito a scendere qui stamattina, per poter condividere con voi l'ultima colazione fino a quest'inverno.
Come avrete notato, non siamo nella solita stanza dove ceniamo, ho voluto farvi una piccola sorpresa prima della vostra partenza. Questo soggiorno all'Accademia per voi sarà un'esperienza molto importante, e sono certo che dopo essere aver completato gli studi, sarete perfettamente in grado di regnare al mio posto. Dopotutto siete nate per questo, per ereditare il regno e guidarlo come la nostra famiglia fa da secoli, ormai.- si vedeva lontano un miglio che per l'uomo era difficile stare in quella sala. Era più pallido del solito, e cercava ostinatamente di non guardarsi intorno per non posare gli occhi su tutto ciò che avrebbe potuto ricordargli la moglie.

Probabilmente non avrebbe mai superato la morte della donna, e lo sapeva anche lui. Aveva cercato di fare quello sforzo solo per le figlie, per far vedere loro quanto lui ci tenesse a tenere unita la famiglia in ogni circostanza. Si portó una mano al mento, grattandosi leggermente il pizzetto che dava al volto un'aria più vecchia di quello che era in realtà, e le piccole rughe d'espressione che stavano agli angoli esterni dei suoi occhi denotavano l'avanzamento degli anni sulla sua pelle, dimostrando che neanche il sovrano di un grande regno era immortale come tutti erano portati a credere.
Nonostante nessuno lo ammettesse, il tempo scorreva persino per lui.

-Anche noi siamo molto felici di poter stare qui in questa sala insieme a te.- sorrise Ilae appoggiando la mano su quella del padre, e stringendogliela forte cercando di trasmettergli tutto il suo coraggio. Sapeva bene quanto l'uomo si stava sforzando per rimanere lì, e non ad alzarsi e ad uscire senza nemmeno voltarsi per guardare indietro.

-Certo, papà. Questo è un giorno importante, e siamo davvero grate di poterti salutare come si deve.
Ci mancherai tanto.- aggiunse Naev, lanciandosi un'occhiata con la gemella. Dovevano agire di squadra se volevano capire che cosa stesse passando per la mente del padre.

-C'è qualcosa alla quale stai pensando, papà. Non è così?- aggiunse Ilae, ancora con la mano su quella dell'uomo.
Lui si guardó finalmente intorno, soffermandosi sull'arazzo principale, il più bello di tutta la sala, quello dell'albero genealogico della loro famiglia.

-Dovrete stare attente a qualsiasi cosa farete. Non dovrete mai perdervi per la strada, dovrete rimanere sempre concentrate, è di vitale importanza che voi ereditiate questo regno.
Non conta nient'altro.
Tenevelo bene a mente.
Io non voglio assolutamente che voi pensiate che io sia un egoista, qualsiasi cosa accadrà. Promettetemelo.-

-Ma certo, papà.- lo assicuró Ilae.
Naev annuì per confermare ciò che aveva detto la sorella, ma entrambe erano confuse da ciò che l'uomo aveva appena detto. Perché faceva un discorso del genere? Era tutto talmente strano, entrambe si sentivano come in una bolla enorme che galleggiava placida su una piccola distesa d'acqua, spostata dal vento.

Era così irreale trovarsi in quella stanza, davvero le giovani principesse non riuscivano a spiegare a loro stesse la sensazione.
Quando arrivarono due cameriere a servire la colazione, la piccola famiglia reale si ritrovò a chiacchierare del più e del meno, esattamente come facevano ogni sera a cena, nelle giornate normali. Era veramente bello che, seppure dei tragici eventi avessero segnato negativamente la storia della loro famiglia, almeno la tradizione di mangiare e conversare insieme era rimasta.

La colazione fu conclusa quando il re posó le posate d'argento nel piatto, tamponandosi gli angoli della bocca con il prezioso tovagliolo in seta pura posto accanto al suo piatto.
Subito piatti e posate vennero prelevate dalle due cameriere di prima, e il re decise di alzarsi da tavola. Ormai era ora della partenza delle figlie, e quindi le guidó a passo spedito fino al salone di ingresso, davanti alle scale. I bagagli erano stati portati fino al portone principale, ed erano stati posati a terra mentre la guardia che era piazzata all'ingresso del castello aspettava l'arrivo della carrozza che altri servitori stavano preparando per la partenza delle principesse.

Ilae aveva espressamente chiesto e si era assicurata che fossero proprio il suo cavallo e quello della sorella a portarle fino all'Accademia.
Quando le ragazze videro il volto commosso del padre, sempre molto bello nonostante il passare degli anni, sorrisero e lo abbracciarono di getto, sapendo che avrebbero sentito tantissimo la sua mancanza.

Nonostante questo, certo non gli promisero di scrivergli lettere ogni giorno, anche perché sapevano che l'uomo non era per nulla espansivo ed estroverso, anzi, era quasi un miracolo che vedessero quelle due singole lacrime solitarie rigare il volto del padre. Lui si asciugó in fretta il viso, tossicchiando imbarazzato, e osservó le figlie restituirgli lo sguardo fiero ed orgoglioso che avevano ereditato da lui.

-So bene che mi renderete fiero di voi, perché lo sono giá, quindi non ve lo dico nemmeno. Ora andate. La carrozza è arrivata.-
Si voltó verso l'elegante cocchio scuro con decorazioni dorate che si fermava nel largo cortile, trainato dai due cavalli più belli del Regno del Buio, due maschi di frisone purissimi che appartenevano ovviamente alle principesse. Naev si avvicinó al suo cavallo percorrendo qualche metro lungo il cortile, e quando arrivò davanti all'animale lo accarezzó sul collo dal pelo nero lucido con entrambe le mani.

-Ciao Jericho, come stai oggi?- chiese gentilmente, per poi abbracciare l'animale che avvicinó il muso alla spalla della ragazza, per farsi coccolare ancora di più.

Ilae sorrise, avvicinandosi a sua volta al suo cavallo, Altair, e porgendogli una zolletta che teneva sempre a portata di mano.
Gli fece qualche carezza sul muso, per poi fargli qualche grattino dietro l'orecchio destro.

-Vostre altezze, credo sia davvero ora di partire. Arriveremo all'Accademia solo stasera, dopo che il sole sarà già tramontato da un paio d'ore, e sarà un lungo viaggio.- disse il cocchiere fecendo riscuotere le due sorelle, le quali annuirono.

Salutarono ancora una volta il padre con lo sguardo, il quale era rimasto sulla soglia del portone principale con le spalle e la schiena dritte e il mento sollevato.

Sorrideva, ma Ilae giurò che quando l'uomo si era girato per tornare all'interno del castello, avesse cambiato sguardo.

Salirono quindi all'interno della carrozza, pronte al viaggio estenuante che le aspettava. Naev sperò solamente che i morbidi sedili foderati, dopo qualche ora passata sedute, rimanessero tali, e non si tramutassero certo in pietra.

•••

Naev si svegliò di soprassalto nel suo nuovo letto. Le lenzuola candide le bloccavano le gambe e nel buio spesso che avvolgeva la stanza quasi faceva fatica a riconoscerle. Sbattè un paio di volte le palpebre e i suoi occhi, per qualche ragione già abituati all'oscurità, andarono a cercare la sorella trovandola seduta ai piedi del letto con la testa tra le mani, seminascosta dalle leggere tende del baldacchino. Provò ad alzarsi ma un giramento di testa la costrinse ad appoggiarsi alla testata del letto, il ferro gelido quasi quanto le sue dita. Il cuore le martellava all'impazzata in gola quasi minacciasse di uscirle dal petto, la fronte rigata dal sudore.

-Anche tu?- la voce della gemella, di solito vivace e allegra, ora sembrava più un sussurro piatto ed esausto. Il viso pallido di Ilae si girò verso di lei e i loro occhi violacei si incontrarono, e per Naev fu come guardarsi allo specchio.

Erano sempre state identiche fin da piccole, ancora dopo più di venti anni i servitori del loro palazzo e ora anche gli insegnanti dell'accademia faticavano a distinguerle, e certo non potevano dire di non averne mai approfittato. In quel momento però Naev rivide nella sorella anche la grossa sensazione di terrore e angoscia che le opprimeva il cuore, stritolandolo fino allo stremo.

Naev annuì e Ilae tornò a fissare il pavimento di fronte a lei per qualche secondo prima di alzarsi con la ferma eleganza che si confaceva al suo alto rango di principessa e infilarsi la lunga vestaglia nera.

-Io ho bisogno di una boccata d'aria.- disse stringendo la cintura intorno alla vita sottile.
-Vieni con me?- alzò il sopracciglio in direzione della sorella che annuì.
Le mani le tremavano quando cercò di raggiungere la sua vestaglia, identica all'altra.

Le due uscirono silenziosamente dalla porta della stanza, cercando di fare il meno rumore possibile percorrendo il lungo corridoio del dormitorio fino ad arrivare a quello principale della scuola.
Le guardie che se ne stavano sempre piazzate davanti al portone in legno, lo aprirono per farle passare.

-Principessa Ilae, principessa Naev.- le salutarono, rispettosamente. Le due ricambiarono con un educato cenno del capo, ed uscirono nell'immenso giardino immerso nel buio della notte.

Al loro passaggio sul viale che dava sul bosco peró, le luci di una decina di lucciole le accompagnavano lungo la strada, come delle piccole lanterne viventi.

-Non credo di essere pronta alla cerimonia dell'assegnazione delle pietre, Naev. Tu sai bene che cosa succederà...- disse Ilae, lasciando la frase in sospeso, per ascoltare l'ululato di un lupo in lontananza.
-A me non importa. Sono fiera di cosa siamo. Di chi siamo, dopotutto. Praticare magia nera non significa per forza diventare malvagie, i nostri genitori sono buoni. Lo sai anche tu.-
-C'è il forte rischio di passare al lato sbagliato, durante questi anni. Ne avremo l'occasione più volte, saremo fortemente tentate.
È quello che si aspettano tutti, no? Papà ci ha raccontato tante di quelle cose...- con una mano scacció gentilmente una lucciola che le svolazzava proprio davanti alla faccia. -Cerca di stare un po' più lontano per favore, o ti farai male...- sussurró al piccolo insetto, che si allontanó un po'.

-Io so solo che mi fido di me stessa, e ovviamente mi fido di te, Ilae. Siamo state educate molto bene, e se ci impegneremo in ció che facciamo sono sicura che eccelleremo in tutto.-
Naev prese la mano della sorella, che era gelida. Una camicia da notte estiva e una vestaglia sottile a quanto pareva non riparavano dalla pungente temperatura di fine settembre. Le due raggiunsero il cuore del fitto boschetto dell'Accademia in una decina di minuti, dopo aver chiesto qualche informazione ad un lupo che passava per di lì.

Sapevano che quel posto sarebbe diventato il loro preferito, adoravano fare le passeggiate nella natura, e soprattutto di notte. -Facciamo una promessa.-
Ilae ruppe il sacro silenzio che si era creato dopo la loro ultima conversazione.

Si guardó intorno mentre fronteggiava la sorella, ancora con la mano stretta nella sua.
Erano circondate dalle stesse lucciole che le avevano accompagnate fino a quel punto, e l'atmosfera era più magica che mai. -Quale?- chiese curiosa Naev, guardandola inclinando leggermente il capo e sorridendo, complice. -Non ci faremo influenzare da niente e da nessuno. Non importerà il colore della nostra pietra. Mai.-
-Mai.- ripetè la gemella, stringendo anche l'altra mano di Ilae, la quale sorrise.

Alzarono il capo verso la luna.
Le due si ricordarono di quando la madre raccontava loro le fiabe della buonanotte da bambine, e la protagonista era quasi sempre la luna. Erano cresciute sapendo che qualsiasi cosa sarebbe successa, quella piccola sfera luminosa le avrebbe sempre sorvegliate dall'alto, e avrebbe sempre illuminato la loro strada.

Successivamente, quando anni dopo la madre delle due ragazze morì per un malore sconosciuto, loro sapevano che lei ci sarebbe stata sempre, esattamente come la luna.
Si sedettero su un tronco caduto, stando in silenzio.

-Stanotte è stato diverso. Il sogno, intendo. È stato più spaventoso del solito, ma stranamente non ricordo niente di quello che è successo. È come se qualcuno mi avesse cancellato la memoria nel momento in cui mi sono svegliata. Non era mai successo.- mormoró Ilae, guardando il vuoto.
Si era alzato leggermente il vento, e le due rabbrividirono per la folata gelida che sfioró loro la pelle candida. Naev annuì.

-Ho avuto la tua stessa sensazione, è stato veramente insolito. Ero terrorizzata ma non ne conoscevo il motivo. Veramente frustrante.- annuì, come per confermare le proprie parole.
-Dovremo mandare una lettera a nostro padre. Abbiamo bisogno di quella pozione, non possiamo dormire tranquille in questo modo.- suggerì Ilae, sporgendosi sul tronco per appoggiare le braccia alle ginocchia, sospirando e chiudendo gli occhi, distrutta.

Passarono ancora una ventina di minuti in completo silenzio ascoltando i suoni della notte, per poi farsi nuovamente accompagnare dalle lucciole fino al palazzo dell'accademia.

Arrivate nella loro stanza, trovarono la finestra aperta, e subito Ilae notó il grosso corvo appollaiato sopra al grande armadio che le fissava con uno strano luccichio negli occhi.
-Papà ci ha preceduto. Guarda.- Naev indicó un piccolo rotolo di pergamena legato alla zampa destra del volatile.

-A quanto pare gli manchiamo di già, e siamo partite solamente ieri.- sussurró Ilae divertita, incrociando le braccia senza muoversi di un millimetro.
Il corvo abbassó il capo per slegarsi da solo il nastro che teneva la pergamena, e dopo averla lasciata cadere per terra, voló nuovamente via fuori dalla finestra aperta. Ilae si chinó per raccoglierla, e quando la aprì la sorella le si sporse sulla spalla destra per poter leggere insieme le parole scritte con una calligrafia molto ordinata, in corsivo, con un bell'inchiostro di colore viola.

"Naev, Ilae, bruciate questa pergamena e gettate le ceneri in un recipiente d'acqua calda. L'inchiostro che sto utilizzando per scrivere la lettera è sangue di gigante, l'ingrediente principale per la vostra pozione.
Ovviamente vi manderò queste lettere mensilmente, quindi cercate di non sprecarle usando la pozione ogni giorno.
Suppongo che una brocca di pozione al mese basti per entrambe.
Vi auguro un buon inizio all'Accademia, e mi raccomando: portate onore al Regno del Buio.

Con affetto,
Vostro padre, re Eóghan."

•••

 

   
 
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