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Autore: partyponies    09/07/2021    5 recensioni
AU INTERATTIVA (iscrizioni fino al 15 Maggio)
Insomma, non avrebbe mai immaginato che Ecate sarebbe scomparsa e, insieme a lei, la Foschia che aveva sempre permesso ai semidei di nascondersi dagli uomini.
Tutto era cambiato: gli uomini avevano paura dei semidei, al punto da considerarli una sorta di terroristi, come estranei, come un vero e proprio rischio.
Ciò era dimostrato dalla pira ardente di Sadie, una figlia di Demetra, uccisa il giorno prima non da creature mitologiche ma da uomini.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuova generazione di Semidei, Semidei Fanfiction Interattive
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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 Capitolo 1

Marcus inspiró profondamente dalla sua sigaretta. Chiuse gli occhi, sperando di tranquillizzarsi, di trovare un aspetto positivo che bilanciasse la tristezza che provava in quel momento. Non era riuscito ad assistere all'intero funerale di Sadie, troppi ricordi gli affioravano alla mente: con i suoi capelli biondi e quel sorriso amichevole e accogliente, Sadie era stata una delle poche persone che lo aveva da subito accettato, che da subito aveva cercato un contatto con lui, senza tener conto che fosse un figlio di Thanatos. Questo particolare spesso allontanava molte persone che lo giudicavano senza effettivamente conoscerlo. Questa nuova situazione lo aveva turbato molto perché non si sarebbe aspettato mai di dover fronteggiare una cosa del genere. Se nello stesso Campo Mezzosangue c'erano persone che si voltavano o si parlavano alle orecchie appena camminava, figuriamoci cosa avrebbero potuto pensare gli umani di un figlio di Thanatos. A patto che lo conoscessero e non si limitassero ad Ade. 

Inspiró ancora e diede un calcio a un sasso. 

-Ahi! 

Marcus alzò lo sguardo da terra; non voleva far male a nessuno, anzi, non si aspettava neanche che qualcuno passasse lì. Quando non voleva essere trovato, cercava sempre posti nascosti, che venivano raramente attraversati. Quella volta aveva scelto la Cabina di Demetra, immaginando che tutti i figli della dea fossero al funerale e che nessuno l'avrebbe disturbato. Davanti a sé c'era, invece, Jane Sedaris. Figlia di Ecate, abbastanza alta e magra come un giunco. Carnagione chiara, capelli lisci neri con una frangetta che arrivava poco sopra gli occhi viola; sotto al sole il bracciale a forma di serpente emanava un particolare colore argenteo. Marcus non l'aveva mai conosciuta particolarmente ma aveva sempre pensato che sarebbero potuti andare d'accordo, forse per lo stile nel vestire, molto simile al suo(privilegiando soprattutto il nero) o per la sua stessa dedizione nel combattere. O anche perché, come lui, fumava di nascosto. 

-Scusa- borbottò Marcus. Normalmente avrebbe esordito in maniera più arrogante ("Guarda dove cammini", per esempio) ma quel giorno non si sentiva proprio in vena. 

Jane alzò una mano, come a fare cenno che non era successo nulla. Tirò fuori un pacchetto di sigarette dalla tasca posteriore dei jeans. - Ti dispiace se mi aggiungo?- chiese, anche se aveva già acceso la sigaretta. Marcus scosse la testa. Tra i due era calato un silenzio imbarazzante che venne spezzato, nuovamente, dalla ragazza. 

-Allora- disse lei, scrutandolo attentamente - quelle sono le famose sigarette al tabacco degli Inferi? 

Marcus alzò gli occhi. Sí, era vero; amava prepararsi le sigarette con un tipo di tabacco che cresceva solo agli Inferi ma non avrebbe mai svelato come se lo procurava. - E tu come fai a saperlo? 

Jane alzó le spalle. - Le voci girano. 

-Non devi dare retta a tutto quello che viene detto in giro. 

-Ehi tranquillo, amico, non ti volevo innervosire. 

-Non sono tuo amico- forse aveva parlato troppo presto quando pensava che sarebbero andati d'accordo. 

Jane sgranò un poco gli occhi e, dopo aver inspirato dalla sigaretta, gli porse la mano.-Abbiamo cominciato con il piede sbagliato. Piacere, Jane. 

Come se non ti conoscessi, pensó tra sé e sé. - Ciao, Jane.

La ragazza rimase per qualche altro momento con la mano tesa, per poi abbassarla e incamminarsi lontano. Effettivamente, però, lei poteva confermare e schiarire ogni suo dubbio: stentava ancora a credere che Ecate fosse scomparsa e chi, se non una figlia della stessa, poteva dargli la conferma di quanto stesse accadendo? 

Prima che si allontanasse troppo, la richiamò indietro. - È vero quello che si dice in giro? 

Jane si girò verso di lui, fissandolo intensamente. Non era attratto fisicamente da lei ma aveva uno sguardo magnetico. -Si dicono tante cose in giro, non devi dare retta a tutto- rispose, riprendendo una sua frase di poco prima. 

Marcus accennò un sorriso. - Divertente. 

-Scherzavo- la ragazza spense la sigaretta strofinando su di essa lo stivale scuro. - A cosa ti riferisci? 

-Ecate. 

Era bastata una parola, un nome esattamente, per rattristare la ragazza. 

-Purtroppo- E con questo, se ne andò con la stessa velocità con cui era venuta. 

***

Quando Xavier si era svegliato quella mattina, aveva subito percepito che qualcosa non andava. Sentiva come se qualcosa mancasse, come se c'era qualcosa che non combinava, che non rientrava nel puzzle. I suoi dubbi furono confermati quando la sua amica Sol gli era corso incontro piangendo;una scena molto rara, visto che era una ragazza sempre con il sorriso sulle labbra e solare, come il soprannome lasciava intendere. In realtà, il vero nome della sua amica era Astrea Mira ma erano in pochi a saperlo; la stessa ragazza, nel presentarsi, non lo usava quasi mai, tanto che Xavier era convinto lo avesse scordato anche lei. 

-Che è successo?- chiese Xavier, abbracciandola e accarezzandole i capelli blu lunghi fino alle spalle. In quel giorno d'inverno era vestita in maniera ancora più particolare del solito:leggins colorati con fantasie a quadri, maglietta fluo e un paio di All Star sporche di vernice, che forse un tempo erano nere. Il figlio di Ecate si stava cominciando a preoccupare veramente, soprattutto perché la sua amica non rispondeva alla sua domanda. Dopo qualche altro minuto, la figlia di Apollo si staccò dall'abbraccio e fece un respiro profondo. 

-Mi hanno inviato un messaggio dal Campo Mezzosangue- disse Sol. Xavier annuì. Sebbene la sua amica appartenesse al campo greco, frequentava l'università a Nuova Roma ed era diventata una sorta di messaggera tra i due campi. - E non sono buone notizie. 

Il ragazzo aggrottò le sopracciglia. Stava per chiederle nuovamente cosa fosse successo quando si avvicinò a loro un altro ragazzo abbastanza alto e magrolino. Solo quando si fece più vicino riuscì a riconoscerlo bene: era Jesse Stones, un figlio di Mercurio noto per tutto il Campo Giove per la sua simpatia e solarità. Xavier in realtà aveva sentito molte ragazze fantasticare su lui ma, secondo lui, non era proprio bellissimo. Carino, ma niente di più. 

-Sol? Che è successo? - chiese Jesse preoccupato. Guardò Xavier come in cerca di risposte ma il figlio di Ecate fece spallucce. 

-Finalmente sei arrivato - disse la ragazza. 

-Ero impegnato - rispose Jesse con un leggero rossore sulle guance. 

Sol fece cenno ai ragazzi di seguirla. Li condusse in una parte leggermente appartata, guardandosi intorno come se dovesse fare attenzione che nessuno li sentisse. - Come stavo dicendo a Xav, ho ricevuto un messaggio dal Campo Mezzosangue. Da parte di Jane. - disse, fissando il figlio di Mercurio che aveva sgranato gli occhi e degludito. Xavier immaginò che i due si conoscessero ma non aveva tempo da perdere; era seriamente preoccupato. 

-E? - disse il figlio di Ecate. 

Sol lo guardò negli occhi. - La Foschia non c'è più. 

-Cosa? - Xavier era veramente sbalordito. Sperava non fosse uno scherzo di cattivo gusto. 

-Stai scherzando? - chiese l'altro. - Come avrebbe fatto a sparire scusa? 

-Sembra che Ecate sia scomparsa e, con lei, la Foschia. Gli uomini ci vedono, vedono tutto questo - disse agitando le braccia - e hanno ucciso una figlia di Demetra in preda al panico. 

Xavier sentì il cuore battere più forte. Non riusciva a realizzare quanto sentiva, pensava onestamente fosse un sogno da cui si sarebbe svegliato poco dopo. Dall'altra parte, però, perché si sentiva così debole? Perché sentiva che qualcosa di lui mancava? 

-Stai scherzando? - chiese Jesse. - Come sta… Stanno gli altri? 

Sol gli sorrise in maniera maliziosa. - Stanno bene, ma sono tutti scossi. 

-E ora? - chiese Xavier. 

-Ora ci saranno diversi contatti tra i due Campi. Questa è solo un'anticipazione di quanto succederà tra le prossime ore. Probabilmente ci riuniremo tutti e dovremmo usare la Trottola per vedere i prescelti. 

-Che trottola? - chiese Jesse. 

-La Trottola di Ecate- spiegò Xavier. - In realtà la funzione è quella di invocare la divinità ma non penso che in questo caso sarà usata per questo. Più che altro diciamo che potrebbe esprimere la sua volontà, quindi anche chi sarebbe in grado di farla tornare indietro. Potrebbe non funzionare- concluse. 

-Tentar non nuoce, giusto? 

***

Chirone era al centro del piccolo anfiteatro. Sembrava molto preoccupato, come tutti gli altri semidei quel giorno. Dennis allungò la mano, cercando quella di suo marito Toby. Appena sentì che aveva ricambiato la stretta, Dennis sospirò e guardò in alto nel cielo grigiastro, come se stesse ancora assorbendo il fumo del funerale di Sadie. Tutta questa faccenda lo aveva scosso nel profondo, sia per la portata della situazione ma anche perché era onestamente preoccupato per Skyler, il figlio di Nike che lui e Toby avevano adottato. Come sarebbe sopravvissuto in un mondo del genere? In un mondo dove non si è aperti alla differenza, ma si è pronti ad uccidere il prossimo perché è diverso? Nell'antica Grecia uomini e semidei vivevano pacificamente, perché adesso sembrava un'idea tanto impossibile? 

Chirone si schiarì la voce. - Semidei- disse, con un tono solenne. - Ci troviamo di fronte una situazione completamente nuova, che nessuno di noi si sarebbe aspettato. 

Dennis fissò gli altri semidei:c'era chi fissava il centauro, chi le proprie scarpe. Tutti trasmettevano un senso di disagio. 

-Oggi proveremo a contattare la Dea- continuò Chirone, tenendo tra le mani una piccola trottola. - In modo che indichi i semidei più valorosi per affrontare questa dura impresa. 

Dennis trattenne il respiro. Non aveva paura di essere scelto ma temeva che questo lo avrebbe separato da Toby e Skylar. O viceversa. Sentì il cuore battere più veloce e fece un respiro profondo, pregando suo padre Poseidone di non scegliere lui. 

Appena Chirone cominciò a pronunciare formule in greco antico, la trottola cominciò a illuminarsi di un colore violaceo. Il centauro fece un respiro profondo e lanciò il piccolo oggetto, che cominciò a emettere dei suoni fievoli e a girare su se stesso. Adesso gli occhi di tutti i semidei erano puntati sulla trottola che aveva cominciato a girare in tondo, di fronte a tutti i ragazzi. 

La prima ragazza davanti cui si fermò fu Jane. Scontato, pensò Dennis tra sé e sé: lei era sempre stata una delle figlie predilette, sia per la devozione nei confronti della madre che per i suoi poteri. 

-Jane Sedaris, figlia di Ecate- pronunció Chirone. La ragazza alzò lo sguardo fiera, anche se Dennis percepiva anche una certa preoccupazione. Dopo qualche minuto, la trottola cominciò a rigirare, stavolta fermandosi davanti un ragazzo dai capelli neri e vestito dello stesso colore. 

-Marcus Storm, figlio di Thanatos - fece il centauro. Allo stesso modo, la trottola ricominciò. 

Si bloccò di fronte a una ragazza dai lunghi capelli biondi e gli occhi grigio-blu.-Charlotte Walker, figlia di Atena. 

Ancora una volta, ricominciò il suo giro. Dennis si chiese quante altre persone avrebbe scelto e, soprattutto, se stesse veramente esprimendo il desiderio della Dea, dato che era scomparsa. 

Il prossimo ragazzo era alto, un po' in sovrappeso, con capelli rossi e occhi piccoli e azzurri. - Aloysius Crawford, figlio di Dioniso.

Stavolta, toccò a una ragazza atletica e robusta, dai capelli castani e occhi di colore diverso. - Emily Peace, figlia di Ares. 

La Trottola ricominciò il suo percorso. Dennis temeva di aver scordato come si respirasse, per quanto era agitato. Sentiva che le sue mani erano sempre più sudate. Toby strinse un po' più forte la mano, come per tranquillizzarlo, dicendo che comunque lui era lì. Fissò suo marito, i suoi capelli biondi e i suoi occhi gentili. Toby gli fece un piccolo sorriso che Dennis ricambiò subito; questi piccoli gesti lo fecero sentire molto meglio, più forte e più sicuro di sé, tanto da isolarlo dal resto del mondo. 

L'unica cosa che lo fece uscire da questa bolla fu Chirone che aveva pronunciato il suo nome. 

-Dennis Campbell, figlio di Poseidone. 

Fissò per terra quasi incredulo, perdendo tutta la sicurezza che aveva acquisito in poco tempo. Davanti a lui c'era la trottola ferma. Era stato scelto. 

***

Kamala stava cominciando a scocciarsi. L'appuntamento davanti al Passaggio era alle 15 ed erano già le 15:15. Pessimo modo di cominciare questa nuova avventura.

La figlia di Bellona era stata una tra i sei ragazzi del Campo Giove scelti per andare alla ricerca di Ecate e, presumibilmente, riportare tutto alla normalità. Si sentiva molto orgogliosa di questo compito ed era convinta che lei stessa avrebbe giocato un ruolo importante nella risoluzione della faccenda. 

L'unico lato negativo era stato quello di salutare il suo promesso sposo Ali, un figlio di Cerere. 

Appena vide una figura avvicinarsi, si mise bene l'hijab sulla testa, convinta che fosse un ragazzo. Di fronte a lei apparve, invece, una ragazza dai capelli rossi raccolti in due trecce, la pelle chiarissima e costellata di lentiggini. Kamala ricordava che la ragazza si chiamasse Alys e che era una figlia di Tacita Muta-da cui aveva ereditato la capacità di non poter parlare. Alys alzò la mano come per salutarla e Kamala fece lo stesso, ricambiando con un leggero sorriso. 

Kamala sentiva lo sguardo della ragazza su di lei: non aveva mai provato a parlarle, più che altro perché non sapeva come comportarsi. Consapevole che le cose sarebbero dovute cambiare, si rivolse alla figlia di Tacita. - Come ti senti? - domanda banale, pensó tra sé e sé. 

La ragazza prese un taccuino dalla tasca e cominciò a scrivere su di esso,per poi mostrare la risposta a Kamala. Preoccupata per la situazione. 

Kamala fece spallucce. -Chi non lo è, in fondo? 

L'altra ragazza annuì, come per affermare quanto detto da Kamala.

Finalmente arrivò un'altra ragazza, Coraline Margot, una figlia di Afrodite dai capelli color platino lunghi fino alle spalle, la pelle abbronzata e il volto perfettamente truccato. Salutò le ragazze con le lunghe dita affusolate e poggiò il suo zaino per terra. Kamala avrebbe voluto parlare o intrattenere una conversazione ma la ragazza sembrava non essere propensa. 

La figlia di Bellona rimase a fissare il Portale. Ecate era anche la dea delle porte, perciò era più che logico che si usassero quelle che lei aveva costruito qui e lì per spostarsi tra i Campi. I ragazzi di Nuova Roma si sarebbero dovuti recare al Campo Mezzosangue, visto che da lì era cominciato tutto, da dove avrebbero poi intrapreso il viaggio tutti insieme. Kamala era curiosa di sapere chi altro era stato scelto;non era mai stata al campo greco ed era molto curiosa anche di vedere come era strutturato. L'avrebbero accolta o no? Sarebbero stati scorbutici? Più o meno forti di lei? I suoi pensieri furono interrotti da tre voci, quelle di Jesse, Sol e Xavier, tre ragazzi molto simpatici e, secondo Kamala, molto abili e bravi nel combattimento. 

-Siete pronti? - disse Sol, una volta avvicinatasi al gruppo. Kamala fissò la porticina di legno e fece un respiro profondo. Tutti annuirono e la figlia di Apollo aprí la porta. - Che l'avventura abbia inizio. 

***

Emily si trovava di fronte al Portale in attesa dell'arrivo dei restanti sei da Nuova Roma. Si era seduta vicino a Marcus, con cui aveva un rapporto di amicizia /rivalità sin da quando era arrivata al Campo, alla tenera età di sette anni. Non si erano scambiati parola ma Emily capiva dal suo modo di stare seduto e dalle sopracciglia aggrottate che Marcus era nervoso. Stava per tirare fuori una sigaretta, quando Emily lo fermò. 

-Basta- gli disse. Sapeva che ne aveva già fumate tante quel giorno per il fatto che cominciava a sentire l'odore forte delle sigarette stesse sui suoi vestiti. Marcus la fissò e sbuffò e, non curandosi delle parole dell'amica, ne tirò fuori un'altra e la accese. 

Emily alzò gli occhi al cielo e si allontanò. Oltre a loro due, vi erano gli altri semidei prescelti. Aloysius si era seduto su una roccia, Dennis non faceva altro che camminare avanti e indietro, Jane era poggiata vicino al portale quasi con fare annoiato. L'unica persona che le sembrava più facile da approcciare era Charlotte, la figlia di Atena.

-Ehi- fece Emily. La ragazza la guardò e ricambiò il saluto. Emily l'aveva sempre trovata molto attraente: pelle chiarissima, capelli biondi e affascinanti occhi grigio-blu. La figlia di Ares ci aveva parlato qualche volta, senza essere troppo insistente, poiché sapeva che la ragazza non apprezzava questo genere di comportamento. Di nascosto, però, a Emily piaceva osservarla allenarsi e tirare di scherma. Sapeva che alla ragazza piaceva risolvere indovinelli, quindi si sedette vicino a lei e le chiese:- Lo puoi piantare ma non crescerà, ha una testa ma mai ragionerà. Cos'è? 

Charlotte fece un piccolo sorriso. - Il chiodo, ovviamente - disse. - Era troppo facile questa. 

-O sei troppo intelligente te- disse la figlia di Ares. 

-Per questo devo ringraziare mammina. 

Emily la guardò sorridendole. Charlotte era completamente diversa da lei: stava molto attenta nel vestirsi, spesso indossava delle bluse carine. Emily ricercava uno stile molto più semplice, con una semplice canottiera e jeans. Eppure, qualcosa di quella ragazza la attraeva come non mai. 

-Cosa è quella cosa che più la lavi e più diventa piccola? - chiese la bionda. Emily ci pensó un po' su e, un po' per non fare una figuraccia, un po' perché non ne aveva idea, fece spallucce. -Il sapone, ovviamente! 

-Come ho fatto a non pensarci? - disse ridendo Emily. 

In quel momento, si sentì un rumore proveniente dal Portale. 

-Stanno arrivando? - disse Aloysius. 

Dennis si fermò. - Suppongo di sì. 

Neanche un attimo dopo, ecco comparire dalla porta altri sei ragazzi. C'era una ragazza con i capelli blu, una bionda, una rossa e una con l'hijab; oltre loro, vi erano anche due ragazzi biondini, uno più alto dell'altro. 

La ragazza con i capelli blu, che in realtà era del Campo Mezzosangue, si precipitò subito ad abbracciare Jane. Emily la conosceva poco ma sapeva che era una persona molto solare e aperta. 

I sei ragazzi si presentarono; Emily capì che una di questi era muta, il che poteva essere un vantaggio e uno svantaggio allo stesso tempo. 

-Andiamo a mangiare? - le presentazioni furono interrotte da Aloysius, il figlio di Dioniso. Emily alzò gli occhi al cielo ma tutti acconsentirono e si indirizzarono ai tavolini. 

***

Una volta che si furono tutti accomodati, Aloysius poté finalmente mangiare. La tensione che aveva accumulato durante la giornata gli aveva, stranamente, fatto passare l'appetito. Non stava dando tanto peso a quello che dicevano gli altri, soprattutto perché non stavano parlando di cose troppo importanti. Erano solo aneddoti, battute, rompicapi; Aloysius preferiva mangiare. 

Aveva capito che la ragazza con l'hijab, Kamala, era una figlia di Bellona e che aveva un promesso sposo a Nuova Roma; Xavier era un figlio di Ecate anche se non sembrava; Sol in realtà era una figlia dell'Apollo greco ma stava al Campo Giove a frequentare l'università ;Jesse era un figlio di Mercurio a cui piaceva divertirsi;Coraline era bellissima. Forse l'aveva osservata un po' troppo ma non poteva farne a meno. Sebbene fosse fuori dalla sua portata, appena l'aveva vista aveva pensato a scenari non proprio purissimi. 

Fu Dennis a risvegliarlo dai pensieri e farlo tornare alla normalità. - Ci sei? - disse, schioccando le dita.

Al annuì mentre masticava una coscia di pollo.-Sì, certo. 

Dennis alzò gli occhi, come se non stesse credendo alle parole dell'amico. - L'unica cosa importante da sapere, è che per stasera i semidei romani dormiranno nelle Cabine dei corrispettivi greci. 

Il figlio di Dioniso fece spallucce. Alla fine a lui interessava poco, a meno che non avesse potuto condividere la sua Cabina con Coraline. Soli, ovviamente. 

-Qual è il piano, comunque? - chiese tra un boccone e l'altro. 

Fu Charlotte a prendere la parola. - Sei di noi useranno il Portale per recarsi da Circe, sei per andare da Medea. Secondo i miti, entrambe le donne erano legate a Ecate per parentela. Magari saranno dirci di più. 

-Giusto, molto intelligente- disse Marcus. Anche Alys, la ragazza muta, fece un segno di assenso. - Come facciamo a decidere chi va dove? 

-Navia aut capita- disse Jesse, tirando fuori una monetina. - Sarebbe "testa o croce" ma volevo fare il figo con il nome latino. 

-Wow- fece la figlia di Atena, quasi con tono annoiato. 

Jesse parve non curarsene. Mostrò la monetina che aveva in mano: da un lato vi era la testa di Giano bifronte, dall'altra la prua di una galena. - Se esce Giano, chi lancia la monetina va da Circe, altrimenti  da Medea. 

Lanciò lui per primo la monetina. - Giano- disse. - Quindi io da Circe. 

Si passarono la monetina l'uno con l'altro; Aloysius non stava prestando grande attenzione, tanto che quando toccò a lui la lanciò in modo noncurante. Prua. 

-Quindi Jesse, Emily, Alys, Xavier, Dennis e Marcus da Circe, il resto da Medea- riassunse Sol. - Non so a chi sia andata peggio. 

***

Charlotte fece strada a Kamala. Dal momento che Atena era la corrispettiva di Bellona più vicina, si era deciso che la Cabina di Atena l'avrebbe ospitata. Il cammino fu abbastanza silenzioso, senza nessuno scambio di parole. In alcuni contesti, anzi, nella maggior parte di questi, Charlotte si sentiva più a suo agio. Nonostante potesse sembrare qualcosa di molto asociale e maleducato, in realtà era mossa da un motivo molto più profondo: non voleva soffrire per la perdita di un'altra persona, come era successo con sua nonna. A maggior ragione in una situazione del genere, dove i semidei sarebbero potuti morire da un momento all'altro. 

-Eccoci arrivati - disse solamente, aprendo la porta alla ragazza. Charlotte fece spazio su un letto vicino al suo, battendo la mano su di esso come per farle segno di sedersi.

Kamala, così aveva capito si chiamasse la ragazza, capì e si accomodò. - Bella Cabina-disse. 

Charlotte si sciolse i capelli che aveva raccolto in una coda e si limitò a ringraziare. - Cerchiamo di tenere tutto molto ordinato. 

Kamala non rispose. Vedendo l'imbarazzo sul volto della ragazza, la figlia di Atena le indicó dove si trovasse il bagno, nel caso in cui si volesse fare una doccia. 

-Sì, grazie - disse lei. - Stavo osservando i libri sugli scaffali, ce ne sono molti di strategie militari. 

-Beh sí, Atena era la dea della guerra strategica dopotutto. 

-Sai- cominciò l'altra. - Ve ne  manca uno fondamentale. 

Charlotte aggrottò le sopracciglia. 

-Non fa parte né del pantheon greco che romano, ma una mia sorella cinese al Campo Giove ne parla sempre - continuò Kamala. - Si chiama l' "Arte della guerra" di Sunzi. Sono tutte massime riguardanti le strategie di guerra ed è molto interessante. 

Charlotte cominciava a rivalutare questa ragazza; forse non era poi così male e avrebbe rischiato di aprirsi. 

-Ne ho una copia in borsa- disse la figlia di Bellona, cercando nel suo borsone ed estraendo un piccolo libricino - Eccolo, se vuoi dacci un'occhiata mentre vado al bagno. 

La figlia di Atena prese il libro tra le mani delicate. Cominciò a sfogliarlo, senza dare troppa attenzione a quanto ci fosse scritto. Aprì una pagina a caso e l'occhio le ricadde su una serie di massime. 

12. Le regole per impiegare le truppe sono queste: Se sei dieci contro uno,

devi accerchiare il nemico.

13. Se sei cinque volte più forte, attaccalo.

14. Se la tua forza è il doppio della sua, dividiti.

15. Quando le forze sono eguali, se puoi impegna il combattimento.

16. Quando sei inferiore in tutto, se puoi ritirati. 

Charlotte strinse il libro al petto,convinta che quella sera l'avrebbe letto tutto. 

 ***

-Ehy. 

Jesse bloccò il polso di Jane. Dopo cena, la ragazza si era alzata e si stava dirigendo immediatamente verso la sua Cabina. 

-Ehy tu- rispose lei, fissandolo. Jesse rimase nuovamente colpito da quegli occhi viola, come quando l'aveva vista la prima volta anni e anni fa. Si erano incontrati durante una di quelle gite che i due Campi avevano organizzato per mantenere e rafforzare le relazioni. All'inizio non erano andati molto d'accordo(spesso litigavano e la ragazza, infuriata, lo trasformava in un maialino). Erano stati compagni di avventura più di una volta e, con il passare degli anni, era scattato anche qualcos'altro. Tuttavia, non avevano mai definito bene cosa fosse ma si trattava  sempre qualcosa di occasionale;erano mesi che ormai non si sentivano e Jesse aveva cominciato a pensare che la distanza da parte della ragazza fosse un modo per fargli capire che le cose non andavano più. 

- Da un po' non ci vediamo- disse lui. 

-Già. 

Cadde un silenzio imbarazzante tra i due. Jesse se ne stava quasi per andare alla ricerca dalla cabina di Hermes, quando la ragazza parlò. - Ti va di fare una passeggiata? 

-Volentieri. 

Jane gli fece segno di seguirlo. Si allontanarono dalla Cabine e dall'area centrale, avvicinandosi al boschetto dove i membri del Campo Mezzosangue giocavano a "Caccia alla bandiera", fino ad arrivare a un laghetto. 

Si misero seduti su una panchina; i due non parlavano ma l'aria era piena di rumori degli animali e dei satiri del bosco. 

-Ti ricordi la nostra prima avventura insieme? - la ragazza ruppe il silenzio, fissandolo intensamente. 

-Come posso dimenticarla? - rispose l'altro. - Eravamo andati a cercare i collari di Cerbero. 

Jane ridacchiò. - Tu avevi paura dei cani.

-Ah ah ah, che ridere. 

Come poco prima, nessuno dei due parlò più. Jesse si focalizzò sull'ambiente a lui circostante: la luna si rifletteva sul laghetto, da dove ogni tanto usciva qualche pesciolino. Tutto intorno si sentiva il frusciare del vento. 

-Non volevo ci fossi- ancora una volta, fu Jane a parlare. 

Nella mente di Jesse nacquero milioni di scenari, tutti molto preoccupanti. - In che senso? 

-Non volevo venissi selezionato- spiegò meglio la ragazza. - Questa non è una missione come le solite, tipo cercare il collare di Cerbero o uccidere qualche mostriciattolo per strada. È molto rischiosa. 

-Pensi che non ne sono in grado? - rispose subito l'altro a tono. 

-Non è quello- disse la ragazza. - Non voglio che ti fai male. 

Jesse deglutì. Ormai conosceva Jane da molti anni e sapeva che raramente esprimeva i suoi sentimenti o preoccupazioni ad alta voce. Quanto detto poco prima significava sostanzialmente "non ti voglio perdere". 

Jesse gli posò la mano sulla guancia. - Tranquilla Salem- disse, ricordandole il nomignolo che le aveva dato tanti anni prima. - Non ti sbarazzerai di me così facilmente. 

E così dicendo, la abbracciò tenendola stretta a sé, come per farle capire che lui c'era per lei, qualsiasi cosa fosse successa. 

Jane si staccò sorridendo e mordendosi il labbro inferiore. - È l'ultima cosa che voglio.

***

 Alys era stata accolta nella Cabina di Afrodite insieme a Coraline. Si sentiva molto a disagio tra tutte quelle ragazze così affascinanti che avevano una cosa che lei poteva solo immaginare: la voce. Anzi per essere più precisi, la lingua ammaliatrice. Non solo potevano parlare ma anche ottenere ciò che volevano con una certa intonazione della voce. 

Si sciolse i capelli dalle lunghe trecce. Coraline era di fronte a lei, seduta sul letto a cercare qualcosa dalla sua borsa. 

Alys attirò la sua attenzione con un battito di mani, facendole dei gesti con cui voleva comunicare cosa stesse cercando. Le due non erano proprio amiche ma si conoscevano da molto tempo; con Coraline poteva anche non usare il taccuino magico. 

-Oh, niente di che- disse la figlia di Venere. - Stavo decidendo cosa mettermi domani per il viaggio. 

Alys sorrise. Ammirava come Coraline potesse pensare a una cosa tanto normale in un momento così complesso. La rossa si alzò e cominciò a rovistare nella borsa dell'altra ragazza, lanciando sul letto una maglietta sportiva azzurra e dei pantaloncini di jeans corti. 

Coraline storse la bocca. - Non è troppo basic? 

L'altra sbuffò. Imitó il gesto della corsa e del combattimento, facendo intendere che doveva essere vestita in maniera pratica e sportiva. 

-Anche questo è vero- rispose Coraline. 

-Vi trovate bene? 

Una voce soave attirò la loro attenzione. Alys si girò: davanti a lei c'era una ragazza bellissima, con dei lineamenti fantastici, occhi azzurri e capelli castani lisci lunghi fino alle spalle. Rimase imbambolata per un po', finché Coraline non prese la parola. 

-Va tutto bene, grazie mille. Siete state molti gentili a ospitarci. 

La ragazza si avvicinò lentamente, con fare regale. - Mi fa piacere- disse. Poi porse la mano:-Mi chiamo Leah, piacere di conoscervi. 

-Il piacere è tutto nostro- disse Coraline. Soprattutto mio, pensó Alys. - Io sono Coraline, figlia di Venere. Lei è Alys, figlia di Tacita Muta. 

La rossa le sorrise, sperando di non risultare ridicola. 

-Hai un bellissimo colore di capelli- disse la figlia di Afrodite. - Farei di tutto pur di averli. 

Alys non sapeva esattamente cosa rispondere. Non era abituata a ricevere complimenti di questo genere. Si limitò a dire un "grazie" solo con le labbra, per poi farle capire che non poteva parlare. Subito vide l'espressione di Leah cambiare;era come se fosse a disagio e non sapesse come comportarsi.

-Scusa,non lo sapevo - disse. - Vi lascio riposare, domani vi attende una lunga giornata. 

Uscì dalla stanza in fretta e furia, completamente al contrario di come era entrata. Alys si sentì, per l'ennesima volta, fuori luogo. Coraline le posò una mano sulla spalla, stringendo forte. - Mi dispiace. 

Alys fece spallucce. 

-Allora - fece l'altra cambiando discorso. - Quale outfit preferisci te per domani? 

***

Quando Sol si era svegliata nel suo vecchio letto, le sembrava di essere tornata indietro nel tempo. Era da troppo che non tornava al Campo e non si era resa conto di quanto effettivamente le era mancato. 

I suoi fratelli e sorelle erano stati molto felici di rivederla, anche se avrebbero preferito che tutto fosse avvenuto in un altro contesto, decisamente più gioioso di quello presente. 

Come sempre, era uscita appena sorto il sole, aveva fatto una corsetta e un po' di yoga, per poi tornare carica alla Cabina. Si era lavata e cambiata velocemente, indossando abiti sgargianti e le solite Converse colorate. Si preparò lo zaino in maniera accurata, stando attenta a non aver dimenticato nulla: aveva l'ambrosia, qualche maglietta di ricambio e tutto il necessario per partire. I due pugnali di bronzo celeste, Alba e Tramonto, erano infilati nella tasca esterna, così da poterli prendere subito in caso di necessità. 

Appena uscita dalla Cabina, si recò a fare colazione. A un tavolo vi erano i suoi compagni di avventura ma, in particolare, una persona attirò il suo sguardo. Stava parlando con Jesse, cosa più che normale visto che era stato ospite presso la loro cabina. Un ragazzo alto, dai capelli chiari, occhi marrone scuro e un sorriso raggiante. Jonas. 

-Ehy- disse Sol, avvicinadosi a loro, senza mai staccare lo sguardo dal ragazzo. Jonas parve accorgersene, dal momento che la fissava altrettanto intensamente. 

Jonas era il Capo Cabina dei figli di Hermes. Un ragazzo simpatico e disponibile, di cui Sol si era innamorata per parecchio tempo. Sebbene si fossero lasciati da qualche mese e fosse una decisione condivisa, rivederlo le fece comunque un certo effetto. 

-Ehy, ciao- disse lui. La abbracciò velocemente, per poi sorriderle. - Come stai? 

-Bene bene- rispose la ragazza. - Te? 

-Anche io- rispose. Le prese una ciocca di capelli e ridacchiò. - Blu ora? 

Sol sorrise. Sapeva che si riferiva al fatto che cambiava sempre colore di capelli;non ricordava neanche come li avesse quando si erano lasciati. 

-La prossima volta saranno rosa- disse la ragazza. 

-Sol! - la ragazza sentì Xavier chiamarla da lontano. - Dobbiamo andare. 

La figlia di Apollo annuì. Fece per salutare Jonas, il quale la strinse in un abbraccio, dicendole:-Fai attenzione. 

Lei annuì, lo salutò e si diresse dal suo gruppo. L'avventura stava cominciando. 

 

Eccomi!Come promesso non sono scomparsa, sono molto intenzionata a portare avanti questa storia. Probabilmente farò capitoli un po’ lunghi ma poco numerosi. Questo serviva solo per introdurre un po’ tutti i personaggi, tanto che ho cercato di fare un paragrafo a ragazzo, sperando di non essermene scordata nessuno; anche se fosse, ho dato un’idea generale di tutti, o almeno spero di esserci riuscita. Fatemi sapere cosa ne pensate nelle recensioni, spero sia di vostro gradimento! Alla prossima! -pp

 
   
 
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