Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: Onda nel silenzio    12/07/2021    3 recensioni
Sono sempre più vicini.
"Hai solo voglia di urlare per il gusto di farlo!"
"Oh, no, quella è una tua specialità."
Zoro è più alto di lei di due spanne, ma Nami torreggia di fronte a lui come se fossero alla pari, mantenendo il mento sollevato in un gesto di superiorità volto ad annullare quel divario - l'ostinazione ad averla sempre vinta con lui è qualcosa che l'anima quanto l'urgenza di soddisfare un bisogno fisico.
Si fissano entrambi con astio, in una muta sfida atta a stabilire chi distoglierà per primo lo sguardo, i loro respiri che si scontrano. Poi, come se quel ricordo li colpisse con la stessa intensità nel medesimo istante, viaggiano con la mente in una stanza alimentata soltanto da una luce soffusa, dove lei è appoggiata al muro, dove lui ce la spinge contro tappandole la bocca, l'erezione premuta contro al suo corpo seminudo.
Il respiro muore in gola a entrambi. Zoro distoglie lo sguardo, Nami indietreggia.
Quella battaglia la perdono entrambi.
Genere: Avventura, Azione, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Nico Robin, Roronoa Zoro, Sanji | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




Zoro esce dalla doccia senza alcuna fretta, chiunque stia bussando alla porta della sua stanza può benissimo aspettare - o sparire, per lui non fa alcuna differenza. Si avvolge un asciugamano intorno alla vita e se ne getta un altro sulla testa, frizionandosi i capelli alla bell'e meglio, i piedi piantati sulla pedana e una mano che si muove a tentoni cercando di afferrare la bottiglia appoggiata al lavandino - ultimamente non fa che bere, nel tentativo di scongiurare certe visioni che prendono forma ogni volta che finisce di allenarsi o si spoglia sotto la doccia.
Il bussare alla porta non smette. Zoro stringe i denti ed esce dal bagno, gettando di malagrazia sul letto l'asciugamano che teneva appoggiato alla testa.
Chi diavolo è così insistente!?
Marcia spazientito verso la porta e la apre con irruenza, pronto a inveire contro chiunque gli si pari davanti, ma la vista che ne ricava subito dopo lo fa bloccare.
"Nami?"
La ragazza tiene le braccia incrociate sotto al seno e lo fissa accigliata, battendo il tacchetto dei sandali a terra con impazienza. Indugia per un istante sul suo petto nudo senza scomporsi, poi rialza gli occhi per guardarlo in faccia. "Ce ne hai messo di tempo!"
Zoro solleva un braccio, appoggiando la mano sul vano in cui è incardinata la porta, e Nami ne insegue subito il movimento.
"In caso non l'avessi notato, sono appena uscito dalla doccia."
L'ultima volta che sono rimasti soli per poco non se l'è letteralmente fatta nei pantaloni, dimentico del motivo per cui si era svegliato non appena l'ha incrociata nella foresta. Come se non bastasse, si è pure messo a bere in cerca di una distrazione che gli impedisse di saltarle addosso, torturando ulteriormente la sua vescica. Ha anche rischiato di fallire nell'impresa - deve soltanto ringraziare Usop per il suo intervento provvidenziale.
Adesso Nami è di nuovo davanti a lui, e che sia dannata, con quel top troppo leggero e quella mingonna troppo corta, con quei capelli selvaggi che le ricadono adosso gridando soltanto 'toccami, toccami, toccami', e a lui basterebbe un attimo per trascinarla dentro la camera, per farsi scivolare di dosso l'asciugamano, per-
Ma il problema è che lei è Nami - Nami, maledizione! - e lui non può non si può non deve volerlo non deve e basta.
Uno schiocco di mani che battono su se stesse lo fa sussultare. Zoro ha la sensazione di tornare alla realtà dopo un brusco risveglio, e mette a fuoco una busta comparsa improvvisamente davanti a lui.
"Terra chiama Zoro!" sente dire da Nami, mentre indietreggia per recuperare una visuale più ampia.
"Cos'è questo pezzo di carta?"
"Prendilo e basta."
Nami non gli dà il tempo di replicare, perché glielo preme sul petto e molla la presa subito dopo. Zoro lo afferra prima che cada a terra, osservandola dargli le spalle e incamminarsi per il corridoio senza aggiungere altro. Il suo sguardo si perde lungo la linea di quelle gambe snelle, finiscila, dannazione, finiscila immediatamente, risalendole sino ai fianchi con segreta foga.
Soltanto quando vede Nami sparire dietro l'angolo, Zoro chiude la porta della propria stanza e strappa la busta. Afferra le banconote contenute al suo interno senza riuscire a credere a ciò che vede, dispiegandone una mazzetta col pollice, si avvicina al letto, si siede, appoggia i soldi sul materasso e inizia a contare.
Cinque, dieci, quindici per cento...
Non è vero.

Ma non sono ancora finite.
Che qualcuno lo colpisca in testa e lo svegli da quel ridicolo sogno. Perché Zoro sa che non può essere reale.
Zoro non crede sia semplicemente possibile che Nami gli abbia ceduto una tale somma della vincita al torneo. Così si rimette a contare, convinto di essersi sbagliato, ma il calcolo che ne ricava è sempre lo stesso.
Nami gli ha ceduto il trenta per cento della cifra totale.
Il trenta per cento.
Nami.

Saranno soldi falsi. Non c'è altra spiegazione.





~~~




Va tutto bene. Benissimo. Splendidamente.
La maggior parte della ciurma sembra non stancarsi mai di Wonder e delle sue attrazioni. Ci sono le montagne russe che hanno fatto quasi morire di infarto il povero Usop, costretto a salirci sopra perché letteralmente trascinato da Rufy; c'è la casa degli orrori dove Chopper si è preso un altro quasi infarto per colpa di Brook, cacciato più volte dal personale per essersi improvvisato membro dello staff dedito agli assalti horror; c'è il poligono di tiro dove Usop e Franky hanno speso e vinto somme impensabili; ci sono i ristoranti etnici con cuochi tanto bravi da mettere persino Sanji a dura prova, parchi divertimento sconfinati in cui perdersi per giornate intere, locali notturni zeppi di sorprese, centri benessere da sogno, negozi colmi di abiti a buon mercato, spettacoli teatrali allestiti all'aperto.
Nami si è divertita come tutti gli altri. Vorrebbe continuare a farlo, se non fosse per un tarlo persistente, un pensiero che le si è insinuato a fondo nella testa e che non smette di tormentarla da giorni.
Dove trascorre la maggior parte del suo tempo Zoro? Dov'è che se ne va tutte le sere, da solo, per rientare a notte fonda?
Non le dovrebbe importare. Non le dovrebbe assolutamente interessare, ma Nami si fida troppo del suo instinto, e sente che qualcosa si è come incrinato fra loro, che qualcosa è inevitabilmente, definitivamente prossimo alla rottura. Non ha idea del perché, tuttavia una cosa la sa per certo. Quando lasceranno l'isola e riprenderanno il mare, non sarà più lo stesso fra loro due. Per questo Nami ha bisogno di risposte. Per questo Nami ha bisogno di capire cosa diavolo stia passando per la testa a quell'idiota.
Non possono esserci contrasti fra i membri della ciurma, è questa la ragione per cui sta andando a cercarlo alle due di notte passate, giusto?
Una coppia di ragazzi mezzi ubriachi la supera nel corridoio del terzo piano barcollando, uno dei due scivola a terra ridacchiando e l'altro lo tira su per un braccio, appoggiandosi al muro. Nami non presta loro la minima attenzione. Sa che si sta comportando come una pazza. Sa che se ne pentirà e torna indietro, dannazione, torna indietro, ma non ce la fa più.
Raggiunge la porta della sua stanza. Bussa un paio di volte, convinta che non ci sia nessuno in ascolto dall'altra parte, poi si appoggia contro la parete a fianco, incrociando le braccia al petto e picchiettandosi i gomiti con impazienza.
È sicura che dovrà aspettare il suo arrivo, che prima o poi lo vedrà spuntare nel corridoio col suo solito passo felpato, per questo si stupisce quando sente la porta scattare sui cardini. Nami alza lo sguardo da terra e volta il capo nella sua direzione.
Zoro è fermo sulla soglia. Indossa soltanto i pantaloni. La guarda e non dice niente - ha un'espressione fredda, infastidita, e lei sa che non è dovuta esclusivamente all'essere stato disturbato a quell'ora, che è la sua presenza a indisporlo, ne è certa. Così va dritta al punto, il tono fermo, gli occhi puntati su di lui. "Mi stai evitando?"
Zoro non batte ciglio, lei aspetta in silenzio, senza demordere.
"Hai idea di che ore sono?"
Usa un tono basso, tranquillo, come se non fosse successo nulla. Quelle sono le prime parole che le rivolge da quando gli ha consegnato il suo denaro.
Nami si affonda le unghie nella pelle dei gomiti, le braccia ancora incrociate al petto nell'inconscio tentativo di farsi scudo - o di non diventare manesca - perché Zoro sarà anche tranquillo, ma le sembra desideroso di togliersela dai piedi al più presto.
"Ti ho fatto una domanda."
"Anch'io."
Nami trattiene il respiro, contando mentalmente fino a tre, lo sguardo di Zoro puntato nel suo che la manda a fuoco - per la rabbia, per la confusione, per il deside - no no no.
"Se mi stai evitando non ho nulla in contrario. Vorrei solo saperne il motivo."
Lui distoglie lo sguardo, le labbra serrate in una linea sottile - le sembra persino annoiato, adesso. Nami non può sopportarlo. "È chiedere troppo, sua altezza reale?" insiste, bisognosa di colmare il silenzio, di ottenere risposte, di vedere una sua qualunque reazione, che sto facendo, che sto facendo?
"Hai bevuto?"
Il cervello le va in tilt.
"Niente affatto" replica a denti stretti.
"E allora qual è il tuo problema?"
Nami sgrana gli occhi, esterrefatta. "Tu" risponde prontamente, puntandogli un dito contro al petto nudo, "sei tu che hai un problema, non io!"
Zoro abbassa lo sguardo sul suo dito, un'espressione irritata che la ferisce - sì, che la ferisce, non può negarlo a se stessa - e lei si ritrae, stringendo i pugni lungo i fianchi.
"Il fatto che ti stia evitando significherebbe che ho un problema?" le domanda Zoro, il tono incolore.
"Esatto" la durezza del suo sguardo la trafigge, le mozza semplicemente il respiro, "dimmi perché."
"Non è affar tuo."
Lo vede indietreggiare con l'intenzione di chiuderle la porta in faccia, e a quel punto tutto si tinge di rosso nella sua mente. Nami avanza verso di lui e, senza il minimo senso di colpa, gli tira uno schiaffo in pieno viso tanto forte da farlo voltare.
Zoro non si muove, continua a fissare con ostinazione un punto immaginario davanti a sé, le sopracciglia leggermente aggrottate - è come se fosse altrove, lontano con la mente, ma Nami invece si sente cadere, cadere troppo vicina a lui, che eppure è così distante e le sta facendo immeritatamente del male.
"Va' all'inferno!"
La voce le esce rotta quando gira sui tacchi e se ne va a passi rapidi. Nami non desidera fare altro che raggiungere la sua stanza e cancellare quei momenti. E si chiede - con furia, con terrore, con orrore - dove diavolo sia finito il suo orgoglio.
M'importa solo dei soldi e dei mandarini, diceva sempre.
Chiunque. Avrebbe potuto capitarle con chiunque.
Per favore. Vanno bene tutti.
Tutti, ma non Zoro.






~~~




La luce della lampada si stende pigra sopra alle scarpe abbandonate di malagrazia sul pavimento, sul top rosso buttato poco più distante e sulla camicia sgualcita che li ha raggiunti in poco tempo. Le tende coprono la finestra, il rumore del chiasso esterno giunge ovattato nella stanza, l'atmosfera è perfetta.
"Mi fai impazzire."
Il ragazzo l'attira a sé e inspira sui suoi capelli, sfiorandole la tempia con le labbra. Nami lo sente sfregarle l'eccitazione contro al bacino e chiude gli occhi, lasciandosi baciare. Permette alla sua lingua di giocare con la propria, alle sue dita di abbassarle una coppa del reggiseno, di toccarla, di stimolarla. Gli spinge la nuca verso il proprio seno e forte, più forte, fammi male, lasciami i graffi, vorrebbe dirgli, vorrebbe fargli capire senza parlare, cancellamelo dalla mente, dalla pelle, dal cuore .
"Sei così sexy" le mormora lui con voce roca, una mano che le scivola sul ventre e si insinua oltre la gonna, accarezzandole la femminilità.
Nami spinge il seno contro alla sua bocca con impazienza, in cerca di un piacere travolgente. Vorrebbe tendersi verso le dita che giocano a contatto con le sue mutadine, ma invece si ritrae, e si odia per questo.
Lui la spinge sul letto - un letto morbido, soffice, profumato - e le si inginocchia davanti.
È bello.
Le sorride languido, lo sguardo carico di desiderio, poi scende con la bocca sul suo ventre, cingendole i fianchi con le mani.
Nami vorrebbe lasciarsi andare, lo vorrebbe davvero.
Alec si lecca le labbra, gli occhi verdi attraversati da un guizzo provocante, i capelli biondi scompigliati. È un tipo maledettamente sexy, con quel fisico abbronzato e asciutto, l'espressione sveglia, l'aria furba e sfacciata proprio come la sua, e Nami sa che le farebbe passare una notte di fuoco, se gli permettesse di andare avanti - se non lo afferrasse per la nuca e non lo bloccasse, dicendogli di fermarsi subito.
Lo vede ammiccare nella sua direzione con espressione malandrina, per nulla a disagio di fronte al suo gesto, quasi si stesse preoccupando soltanto di tranquillizzarla. "D'accordo, nessun problema."
Nami gli sorride mesta. Lui si tira su a sedere e l'affianca immediatamente sul letto, appoggia i gomiti sulle ginocchia e fissa per terra senza dire niente, lasciandole il suo spazio.
"Mi dispiace."
Alec aspetta un paio di secondi, prima di voltarsi a guardarla. "Per cosa?"
Sembra così tranquillo, così sereno...
Nami si sistema l'intimo, gli occhi di lui che indugiano un'ultima volta sul suo seno ormai coperto, e sospira. "Sei davvero carino, lo sai?"
Alec si stringe nelle spalle. "Ehi, rilassati, davvero. Sono cose che capitano, non devi spiegarmi niente." Si alza dal letto, afferrando la propria camicia che aveva gettato a terra e se la infila su per le braccia, gli addominali intatti, perfetti, senza alcuna cicatrice che si contraggono a ogni suo movimento. "Del resto guarda dove siamo" spalanca le braccia in un gesto teatrale, "in questo benedetto, sfavillante paradiso!"
È così vitale, così energico, e non le sta facendo pesare il fatto di averlo appena rifiutato, di aver passato la serata con lui, di aver accettato l'invito a casa sua soltanto per mandarlo in bianco. Nami non sa se è perché è abituato ad avere tante donne o perché vuole semplicemente essere gentile con lei, sta di fatto che la sta facendo sentire bene, che la sta facendo divertire anche adesso.
Alec le sembra spontaneo, una sensazione che a lei manca da tempo - ed è tutto così semplice, visto con i suoi occhi, tutto così facile, che per un attimo ci ripensa e fa per alzarsi, baciarlo e buttarlo sul letto.
Ma non lo fa, invece - rimane ferma.
"Con questo non voglio dire che le ragazze come te capitino a tiro ogni sera" prosegue Alec, "sei davvero un caso a parte, e non mi riferisco soltanto all'aspetto fisico", le si avvicina, sollevandole il mento con due dita, "scommetto che chi ti sta vicino ogni giorno si sente davvero fortunato."
Le sorride. Un sorriso sincero, di chi non si aspetta nulla in cambio, di chi non vuole blandirla per secondi fini.
"Grazie." Nami si alza dal letto, sistemandosi la gonna sui fianchi. "Anche tu non sei male" ammmette, e gli fa l'occhiolino.
Lui spalanca gli occhi e fa una smorfia buffa. "'Non sono male'? Tutto qui!?" commenta, fingendosi indignatamente sorpreso.
Nami ride. Ride davvero, ride senza pensare.
Più tardi, quando lui si offre di accompagnarla alla locanda dove alloggia, lrifiuta l'invito dicendogli che sa badare a se stessa, e lo ringrazia ancora.
"Per cosa? Per aver cenato assieme?" Alec le restituisce uno sguardo serio e intenso. "Sono io che devo ringraziare te per aver voluto passare del tempo con me."
Nami si finge pensierosa. "Beh, in effetti..."
Lui si passa una mano fra i capelli, liberando una risata leggera, poi torna a guardarla con espressione seria. "In caso cambiassi idea e non intendessi buttare via il mio numero" le fissa la labbra, poi di nuovo gli occhi con una luce maliziosa, "ormai sai dove abito. Non ti direi mai di no."
"Chissà..." Nami gli fa una linguaccia in un gesto scherzoso. "Buonanotte."
Lui resta a guardarla, fermo sulla soglia della porta, finché non gira l'angolo. "Buonanotte, rossa."
Nami stringe il Clima Takt ormai riparato che tiene nascosto sotto la giacca, inspirando a pieni polmoni l'aria della sera odorosa di spezie. Non impiega molto a raggiungere di nuovo una delle vie principali della città, una vita caotica, calda, colorata - e vorrebbe farsi inglobare da tutte quelle luci, da tutti quei rumori, dal fragore delle risate. Lo vorrebbe davvero.
Nami si odia. Si odia con tutta se stessa.
Perché non riesce a smettere di pensare a Zoro.





~~~




"Avreste dovuto vederlo! L'altra sera ero con Sanji e ce lo siamo ritrovato davanti assieme a quel contorsionista tutto strano - dai!, come diavolo si chiama?" Franky batte il palmo della mano sul tavolo, pensieroso.
"Odoriko?" interviene Usop in suo soccorso.
"BINGO!"
L'uomo seduto alla loro destra si gira verso Franky in cagnesco, infastidito dal suo vociare, mentre un tizio col codino lo raggiunge con due bottiglie di rum tra le mani.
"Beh, che cosa hanno fatto?" incalza Usop con impazienza.
Zoro posa il proprio boccale completamente svuotato sul tavolo, mentre Franky getta la testa all'indietro, liberando una grassa risata. "Foxy un bel niente, si è girato subito da un'altra parte. Odoriko invece ci ha sfidati, ha detto che noi non abbiamo le tette come Nami e che per questo ci potrebbe battere a occhi chiusi!"
"Come se fosse questo il problema!" Usop ride di gusto, un po' rosso in viso.
"Che idiota." Zoro fa spallucce, la sua mente che viaggia a ritroso nel tempo, tornando all'ultimo scontro combattuto nell'arena. Gli sembra di rivedere se stesso schiacciato sotto il corpo di un pennuto gigante, mentre Nami si solleva la maglietta facendo bella mostra del suo seno per distrarre il ballerino ninja.
Nami, Nami, Nami e ancora Nami, dannazione!
Zoro si massaggia distrattamente la fronte, il gomito appoggiato sul tavolo.
"Che ti prende? Mal di testa?" gli chiede subito Franky.
"No, sto bene."
Un cameriere passa loro davanti alla velocità della luce, destreggiandosi fra i fitti raggruppamenti di tavoli con un vassoio carico di boccali. L'atmosfera nel pub è calda e chiassosa, alimentata dagli schiamazzi sguaiati dei clienti, perlopiù pirati di ventura e carpentieri. È un posto informale, del tipo che piace a Zoro, e anche Franky e Usop ci vengono volentieri, visto che si sono fatti pure nuovi amici.
"A proposito di mal di testa" esordisce Usop, "stasera non voglio bere troppo, detesto svegliarmi tutto frastornato!"
"Beh, che vuoi da noi?" Franky lo squadra perplesso.
"E me lo chiedi anche!? Sei tu che continui a riempirmi il boccale appena si svuota!"
"Allora tu non berlo!"
Zoro si alza dalla sedia, estraendo delle banconote spiegazzate dalla tasca dei pantaloni. "Ragazzi, scusate, ma devo lasciarvi. Tenete, offro io."
Usop e Franky smettono di battibeccare, lo guardano passarsi una mano fra i capelli e poi si scambiano un'occhiata stranita, alla Se ne va così, sue due piedi? e poi alla È Zoro, ormai dovresti sapere anche tu com'è fatto!
"D'accordo, amico, e grazie per aver offerto." Franky alza una mano nella sua direzione in un cenno di saluto.
"Sicuro che non ti perderai?"
Zoro si sistema il colletto della giacca aperta, la cicatrice che svetta sinistra sul suo petto nudo. "Chiederò in giro."
Solitamente non lo lascerebbe andare via da solo, ma Usop ha capito che lo spadaccino vuole stare per conto proprio, così non insiste.
Zoro saluta i suoi compagni e lascia il pub. Anche se non impiega molto per smarrirsi nelle vie intricate della città, l'affollamento di persone che le riempie gioca a suo favore. Dopo aver chiesto indicazioni a ogni angolo, riconosce finalmente il lussuoso edificio delimitato da fontane quadrangolari. Passa in mezzo a un gruppetto di ragazze ridanciane che ammiccano verso due tizi in costume d'epoca, raggiunge la scaletta che conduce all'ingresso del locale e spinge la maniglia della porta senza pensare a niente.
L'odore di oli essenziali gli invade immediatamente le vie respiratorie, accompagnato da una rilassante melodia strumentale in sottofondo. Gli sembra di essere entrato in un mondo a parte, dove non ci sono fantasmi da scacciare via.
Una ragazza in divisa seduta dietro al bancone gli dà il benvenuto. Lui le si avvicina e gli dice che sta cercando una persona.
"Le dica il mio nome, Roronoa Zoro."
Lei annuisce e fa il giro del bancone. "D'accordo. Si accomodi, intanto, potrebbe volerci un po'."
Zoro fa come gli viene suggerito, imponendo a se stesso di tenere spento il cervello. Ha bisogno di lasciarsi andare, di abbandonarsi completamente all'istinto - può concederlo a se stesso, almeno una volta.
Non ha idea di quanto tempo sia trascorso quando la donna che sta cercando fa la sua comparsa da oltre la tenda di perline. È rimasto seduto su un soffice divanetto della sala d'aspetto sino al suo arrivo, battendo meccanicamente un piede a terra con lo sguardo puntato sul pavimento.
"Ma che sorpresa..."
Zoro si alza non appena la sente parlare e le va incontro. Sa che non ha bisogno di chiedere.
Lei studia la sua espressione come se volesse capire perché è venuto a cercarla, poi gli fa un cenno con gli occhi e si volta in direzione della tenda di perline. Lui la segue senza fiatare, finché non raggiungono una stanza isolata dalle altre, in un corridoio particolarmente silenzioso.
Si lascia attirare al suo interno senza protestare, la guarda chiudere la porta alle loro spalle e appoggiarsi nel mentre al suo petto, ne insegue il respiro che si mescola al proprio, le permette di accarezzargli il petto nudo.
"Dimmi cosa desideri."
Lady Sayuri mormora quelle parole sulle sue labbra. È così vicina che potrebbe contarle le ciglia.
Zoro l'afferra saldamente per i fianchi, lo sguardo fisso in un punto davanti a sé, poi incrocia i suoi occhi per un istante.
"Dimenticare."





~~~




"Non ti ho più chiesto come va con la caviglia."
Nami alza gli occhi al cielo, sorridendo. "Intendi dire da un'ora, giusto?"
Chopper scuote la testa, aggirando un gruppo di ragazzi che spintonano la gente in fila davanti a un chiosco di dolci. "Lo prenderò per un 'va tutto bene'."
"Le tue medicine sono miracolose" Nami gli posa una mano sulla schiena, lasciandovi una carezza, "già dal secondo giorno di cure riuscivo a camminare benissimo, se ricordi bene. Piuttosto, lo vuoi un po' di zucchero filato?"
"No, non ce n'è bisogno" declina Chopper in modo poco convincente.
"Avanti, prendilo, dalla via che ci siamo tanto vale approfittarsene!"
"Ma..." "Offro io, e ti conviene approfittarne, perché non capiterà ancora una simile occasione!"
Chopper inizia a ridacchiare tutto contento. Insieme a lui Nami si diverte come una bambina e per un po' riesce persino a snebbiare la mente. Quando raggiungono il centro benessere è ormai completamente rilassata, come non le capitava da tempo. Immagina soltanto di uscirne ancora più appagata e di buon umore, felice e soddisfatta. Non pensa ad altro, mentre spinge la maniglia d'entrata e fa il suo ingresso nel locale. Ma niente può prepararla a ciò che vede.
Il rumore prodotto dagli zoccoli di Chopper che cammina alle sue spalle svanisce improvvisamente nella sua testa. L'odore di oli essenziali che le invade le vie respiratorie diventa nauseante, un'onda gelata le si riversa nello stomaco.
Davanti a lei, lady Sayuri accarezza una guancia a Zoro, la mano sinistra appoggiata al suo petto, poi scende verso il basso con entrambe per stringergli il nodo dello cintura legata sopra lo yukata.
Nami non riesce a respirare. Ha inseguito i movimenti di lady Sayuri sentendosi pugnalare a ogni suo minimo spostamento.
"Torna quando vuoi, tesoro" le sente dire.
Zoro la guarda serio, quasi impassibile, ma quelle parole aprono un'ulteriore ferita dentro Nami, che non sa nemmeno più dove sia Chopper, se l'amico stia vedendo la stessa scena. Forse l'ha chiamata per nome, forse lo sta facendo anche adesso, ma lei non lo sente.
Vorrebbe muoversi, andarsene, correre via, lontano da lì, lontano da quella visione, ma i suoi piedi sono come bloccati. Finché Zoro non si volta verso la soglia di ingresso.
Il loro contatto visivo la incendia di rabbia - di dolore - ma è ciò che le serve per smuoverla. Nami indietreggia mentre vede il suo occhio sgranarsi, picchia un braccio contro la porta chiusa alle proprie spalle, cerca la maniglia a tentoni, la spinge ed esce dal locale.
In un attimo sente l'aria fresca della sera picchiarle contro il viso, mentre corre via veloce all'impazzata contro il vento come il vento.
Non vede dove va.
Non sa più cosa stia facendo.













Note: non odiatemi.
Una piccola precisazione - la scena finale di questo capitolo si svolge in un giorno successivo a quello in cui Zoro era a bere insieme a Usop e Franky, l'unico dettaglio che lo potrebbe far intuire è che è vestito in modo diverso rispetto a quella sera, perciò ho pensato di specificarlo qui. Dare questa informazione di certo non aiuta a migliorare la situazione, visto cosa implica per la coppia, ma ci tengo a essere precisa.
Grazie come sempre a tutti i lettori. Non odiatemi parte due!
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Onda nel silenzio