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Autore: Rosette_Carillon    21/07/2021    1 recensioni
[SPOILER Black Widow]
Marta lavora ancora per lo S.H.I.E.L.D, e vive nella New Avengers Facility. Perché, si sa, gli Avengers possono salvare il mondo ma, quando si tratta di gestire le proprie vite, non sono poi così efficienti.
La Vedova Nera ne è un chiaro esempio.
[Captain America, Knives Out, Black Widow]
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James ’Bucky’ Barnes, Natasha Romanoff, Steve Rogers
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Black and white photos'
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Capitolo 3
Una nuova missione
 
 
 
 
 
 
 
 







Tornato dal Wakanda, Bucky avrebbe voluto riposarsi.
Almeno un po'.
Infondo, però, è colpa sua: è stato lui a chiedere cosa stesse capitando a Natasha, ma l’aveva fatto sperando in una risposta diversa da ciò che suonava tanto a ‘hai una nuova missione, soldato.’
Per prima cosa, decide di parlarne con a Marta.
<< Wanda dice è qualcosa del suo passato, tu che ne pensi? >>
<< Bè, lei può leggere nella mente… >> risponde, interdetta, l’infermiera.
<< Non dico che sbagli, ma vorrei sapere se, secondo te, potrebbe esserci dell’altro. >>
La donna si stringe nelle spalle, una tazza di caffè fra le mani. Secondo lei potrebbe trattarsi anche di PTSD dovuta allo scontro contro Thanos.
Non è sicura, ma ci sono alcune cose…
<< Cosa? >>
Marta scuote la testa. Non sa se dirglielo, forse è una cosa stupida. Insomma, sono gli Avengers: anche durante dei semplici allenamenti sono in grado di procurarsi infortuni non da poco.
<< Ha un segno rosso al polso, >> si decide ad ammettere. << Attorno a tutto il polso, >> specifica. << Non ne parla, lo nasconde. E io non riesco a capire come se lo sia proccurato. È come…come se indossasse un… bracciale. Come se si legasse una corda particolarmente stretta. >>
Un’ombra scende sul volto di Bucky quando dice che parlerà con la Vedova Nera quanto prima.
Marta tace, spera che non sia nulla di grave, e non si aspetta ancora ciò che i giorni seguenti porteranno.
Comincia tutto il lunedì sera, quando Bucky parla con Natasha.
Sono sul prato, non molto lontano dagli edifici della New Avengers Facility. È  il tramonto, e la donna sembra osservare affascinata le numerose lucciole che brillano fra gli alberi.
L’uomo le si avvicina.
<< Ehi. >>
<< Oh, ti prego, >> sorride lei. << Ti prego, >> continua << hanno mandato te a…cosa? Farmi da psicologo. >> È stanca. Odia aver attirato l’attenzione su di sé in quel modo.
Infondo è colpa sua: avrebbe potuto fare più attenzione.
<< Natasha…so che per te fidarti non è facile, ma- >>
<< No, >> il suo sguardo è freddo << dubito che tu sappia. >>
<< Nemmeno io mi fiderei tanto degli altri, se coloro che consideravo genitori mi avessero mentito, e consegnato a un’organizzazione- >>
<< Smettila, >> intima la donna.
<< Ho indovinato, mh? È qualcosa che riguarda la Stanza Rossa. >>
Marta li osserva da lontano, seduta in un salottino.
La donna mette via il pc e attende. Ha una brutta sensazione, sente che la situazione sta per degenerare.
Forse dovrebbe inventarsi una scusa, uscire fuori e fermarli.
Oppure no. Forse si sta preoccupando per nulla.
Intanto, i due continuano a parlare. Litigare? Spera di no.
Bucky urla qualcosa in russo, e Marta decide che quella non è più una conversazione civile, anche se non capisce una parola di ciò che sta sentendo.
L’uomo afferra Natasha per un braccio, e le scopre il polso da cui non è ancora sparito il segno che ha insospettito l’infermiera.
<< Smettila di mentire, che diavolo è questo? >>
La Vedova Nera si infuria, e Marta, pur da lontano, vede ciò che la donna è stata prima di entrare nello S.H.I.E.L.D., e vede la temuta assassina che è abituata a vedere solo come un’eroina.
È una scena spaventosa, non può non ammetterlo. Una scena che avrebbe preferito non vedere.
L’ex Soldato d’Inverno è a terra, e la Vedova Nera si allontana senza dire nulla, testa alta e passo rapido.
<< Me lo sono cercata, >> ammette Bucky, calmatosi,<< me la sono cercata, >> ripete mentre Marta lo accompagna dentro.
Quando gli altri gli chiedono spiegazioni, non risponde subito. Ritiene che non spetti a lui parlare della vita privata di Natasha. Probabilmente, lei non sarà contenta.
Mentre riflette, incontra lo sguardo di Steve: sembra davvero preoccupato.
Lo sono tutti.
<< Quello è il segno che lasciano le manette dopo una notte agitata. >> No, detto in quel modo suona decisamente male. << Insonne, >> si corregge << una notte insonne, >> precisa. << Tutte le Vedove, durante l’addestramento venivano ammanettate ai loro letti in modo che non potessero scappare, o per- >> bè, non è il momento di scendere nei dettagli. << È un’abitudine difficile da perdere. Credevo che Natasha ci fosse riuscita… >>
Attorno a lui c’è silenzio, sguardi increduli. Nemmeno Stark riesce a fare un commento.
<< Quindi… >> inizia Bruce << come possiamo aiutarla? >>
<< Credo che prima dovremmo convincerla a parlare, >> suggerisce Marta. << Non credo che le farà piacere sapere che è stato Bucky a dirci qualcosa che lei voleva nasconderci. >>
Lui annuisce.
Poi, continua l’infermiera, potrebbe essere utile tentare con i principali metodi per uscire da una dipendenza.
                                                                              §
 
Terminata la riunione, per un momento, Nick Fury rimane fermo al suo posto riflettendo sul da farsi.
Gli Avengers lo guardano sedersi, e restano in attesa nel caso l’uomo debba comunicare altro, ma lui fa loro cenno di andare.
Quello che ha appena detto è sicuramente stato un bel colpo per Natasha, e probabilmente lo è stato anche per Barnes, anche se entrambi sono rimasta impassibili.
Guarda Barnes allontanarsi, il capitano gli va dietro. Bene, almeno uno dei due è sistemato.
Nella sala rimane solo Natasha.
Fury la richiama proprio mentre lei sta per uscire. La donna si ferma, si volta e aspetta.
L’uomo pensa con attenzione alle parole che sta per pronunciare.
Non può certo chiederle direttamente se vada tutto bene, nonostante ciò che gli ha riferito il Capitano.
Non può nemmeno costringerla a stare in disparte, visto che non si tratta di una missione vera e propria. E nemmeno vuole ordinarle di farlo.
Natasha sa badare a sé stessa, ha fiducia in lei.
<< Perché non vai per un po' a fare la zia adottiva con i figli di Barton? >>
<< Come, prego? >>
Maria Hill sospira scuotendo la testa. << Non sappiamo in quali rapporti tu sia con Melina Vostokoff, >> interviene, << ma, visto…visti i trascorsi, Fury ha pensato che avresti preferito non esserci, quando lei arriverà. >>
L’uomo indica Maria e annuisce << quello che ha detto lei, >> conferma.
<< Ho avuto occasione di sistemare le questioni irrisolte con Melina dopo gli accordi di Sokovia. Nel peggiore dei casi, potrò sempre ignorare la sua presenza. >>
Fury annuisce. Non è davvero convinto che sia tutto a posto, ma non dice nulla.
Natasha esce dalla sala chiudendosi la porta alle spalle.
Si sente stanca.
La prospettiva di incontrare nuovamente Melina non è particolarmente allettante. Non è certa di voler rivederla, nonostante si siano lasciate in buoni rapporti. Circa.
Nonostante tutto, non riesce a perdonarla, a non pensare a tutto ciò che ha vissuto per colpa sua.
È stata anche colpa di Alexei, certo, ma Melina…l’aveva davvero considerata come una madre. Con lei era stato più facile illudersi, dimenticare di essere in missione. Aveva davvero creduto che la donna l’avrebbe protetta.
Alla fine è stata colpa sua. È stata lei a dimenticarsi che quello che stava vivendo in Ohio non era reale.
Continua a camminare, una mano contro la parete.
Ha bisogno di stare da sola, di tornare nella sua stanza e sdraiarsi un momento. Almeno un momento, per mettere a tacere la sua mente.
Accelera il passo.
Ha bisogno di silenzio. E buio.
Perché la luce è così forte in quel corridoio? E da quando i suoi passi fanno così tanto rumore?
C’è qualcun altro, oltre a lei? Si volta con un movimento rapido, che le provoca un giramento di testa.
Il corridoio è vuoto, luminoso e caldo.
Inspira ed espira lentamente, ignorando i giramenti di testa. Si volta e cerca di proseguire verso la sua stanza, sempre reggendosi al muro con una mano, nonostante non riesca davvero a sentire la parete fresca contro la sua pelle.
Le fa male il petto, non riesce a respirare.
Vede Melina sporca di sangue, sente le urla di Yelena il giorno che le hanno separate, quando ha lasciato che le separassero perché non è stata in grado di proteggerla.
Melina semisvenuta, e la paura per quello che succederà.
<< Natasha? Andiamo, forza. Forza. >>
<< Tony, aspetta- >>
<< Non possiamo certo lasciarla qui. Coraggio, Romanoff. >>
<< Prendo del ghiaccio. >>
Tony la accompagna fino al vicino salotto, dove lei si lascia cadere in ginocchio, reggendosi a un divano. La voce di Tony le arriva fastidiosamente chiara, vorrebbe intimargli di tacere, ma concentrarsi sulle sue parole la aiuta a schiarirsi le idee e calmarsi.
<< Okay…okay. Bruce arriverà tra poco con del ghiaccio, tu stai qui da brava e respiri piano. Fai- fai con calma. >> Bè, non che la donna abbia molte altre possibilità.
Non sa bene cosa fare, o meglio, lo sa. Sa come comportarsi durante un attacco di panico, ma non è certo che ciò che funziona per lui possa essere utile anche a lei. << Posso fare qualcosa, intanto?  >> chiede. Sa bene per Natasha non è facile rispondergli, ma sa anche cosa significhi essere costretto a comportarsi in un modo, solo perché un’altra persona pensa che gli farà bene.
Non piegarti in due, Tony.
Prova a contare fino a dieci.
Guardati attorno e concentrati su cosa vedi.
<< Oh, guarda. Avevo chiesto una borsa del ghiaccio, invece hanno portato un ghiacciolo gigante…una punta d’iceberg, praticamente. >>
Il gelo contro la nuca scuote Natasha che, dopo un singhiozzo, comincia a tremare. Steve si inginocchi accanto a lei, la prende fra le sue braccia, e le fa posare la testa contro il suo petto.
Magari lei si calma, o magari lui muore per essersi preso tanta confidenza. << Serve chiamare Marta? >>
<< Non osare, >> minaccia la donna, la voce malferma. Una minaccia appena mormorata, debole, ma pronunciata con un tono di voce abbastanza duro da suonare pericoloso. Natasha deglutisce a vuoto; il primo istinto è quello di scusarsi.
Si mette in piedi, ancora stordita, lasciandosi aiutare dal capitano. Non ha ancora recuperato pieno controllo del suo corpo, sente le mani rigide. << Vuoi restare sola? >> le chiede lui.
Lei non risponde subito. Si passa una mano sul volto, stanca e ancora impaurita.
No. No, non vuole restare sola. Ha paura.
Deglutisce a vuoto e solleva la testa << torno nella mia stanza. Scusate. >>
I tre uomini la lasciano andare.
<< Bè, ognuno gestisce un attacco di panico a modo suo, >> mormora Tony, cercando di suonare convincente.
<< Sì, ma io non credo… >> inizia Bruce.
<< Fra un’ora vado a vedere come sta. >>
<< Porta con te lo scudo, Cap. >>
Natasha si allontana in silenzio, sente vagamente le voci degli altri Avengers alle sue spalle, ma non riesce a capire di cosa parlino, e nemmeno le interessa.
Si sente debole, eppure il suo cuore batte ancora rapido.
Forse…forse potrebbe andare da Marta, e farsi dare qualcosa. Forse, ma non ne ha voglia.
Torna nella sua stanza e si abbandona sul letto. Stremata, si addormenta poco dopo.
Si sveglia poco prima quando qualcuno bussa alla sua porta, ma non si alza subito: è seriamente tentata di fingere di essere ancora addormentata, e aspettare che la persona in corridoio se ne vada, ma magari si tratta di qualcosa di importante.
Fuori c’è Bucky.
<< È successo qualcosa? >>
<< Dimmelo tu. Poco fa ho incrociato Steve, e mi ha detto che ‘per te è una brutta giornata’. Si è rifiutato di dirmi altro. >>
Non è nulla di importante, sarebbe potuta restare a letto.
Natasha si poggia con una spalla contro lo stipite della porta, ringrazia mentalmente il capitano, e sospira.
<< Si tratta dell’arrivo di Melina, vero? Nemmeno a me piace l’idea di averla attorno, >> comincia Bucky, vedendo che lei non dice altro << ha lavorato anche lei al mio condizionamento mentale…per me non è facile fidarmi di lei, ma immagino tu ti fidi di Fury: se lui dice che è tutto a posto, allora…e, chissà, forse è cambiata. Forse anche lei era sotto un qualche tipo di condizionamento, magari adesso vuole davvero aiutarci con le sue ricerche. >>
<< Non si tratta di fiducia… ci siamo già riviste in un’altra occasione, tempo fa… >> non ha voglia di parlarne, nemmeno lei sa bene perché non sopporti l’idea di rivedere la donna << di’ pure a Steve che non deve preoccuparsi, >> termina prima di tornare nella sua stanza.
<< Ehi, aspetta, >> blocca la porta con una mano, e Natasha si volta.
<< Non devi fare tutto da sola. Non sei più nella Stanza Rossa, nessuno ti giudicherà meno forte per esserti mostrata umana. >>







 
  
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