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Autore: Ahiryn    21/07/2021    5 recensioni
Kieran Reed è un soldato con poche certezze nella vita, ma nessuna più ragionevole del: “mai fidarsi di Silas Vaukhram”. Non ha vissuto gli ultimi sette anni della sua vita a dare la caccia a quel bastardo per divertimento personale. Non lo ha trascinato di fronte alla giustizia sperando di cambiare idea. Nossignore. Ha fatto tutto questo per rimediare a un errore, il fatale errore di essersi fidato. Perché Silas è un traditore, un assassino, un bugiardo e la persona di cui più diffida al mondo.
Sfortunatamente è anche la sua unica speranza.

*steampunk / enemies to lovers*
[Rating arancione ma salirà a rosso più avanti]
~ Aggiornamento ogni Domenica - Lunedì ~
Genere: Avventura, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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SECONDA PARTE
 
La Tregua
 
 
 

Cap. 15

Nel Bosco

 
Silas rinvenne quando il terreno ghiacciato urtò la sua schiena. Aprì gli occhi, esausto e nauseato, per trovarsi sotto un tetto di rami aggrovigliati.
Aveva ancora davanti a sé il volto del maestro Chimney, un volto che non sognava più da tempo. Ma, com'era già accaduto in quelle settimane, quel sogno non aveva affatto l'aspetto di un suo ricordo. Perché vedeva Kieran parlare con Chimney? Perché Kieran aveva invaso i suoi sogni fino a chiuderlo a chiave fuori? Provò un senso lancinante di estraniamento a tornare nel suo corpo, confuso da quei sogni impostori che invadevano le sue notti, travestiti da ricordi che non aveva mai vissuto.
Quei pensieri divennero nebulosi e si consumarono man mano che il sonno lo abbandonava.
Inspirò con un sibilo, l’aria pungente di campagna gli invase i polmoni; l’odore di erba bagnata era smorzato da quello acre del fumo del treno, che ancora si riversava nel cielo con le sue spire cineree in lontananza.
Si tirò a sedere con un capogiro e vide Kieran seduto sull’erba che ansimava per la fatica, il volto umido di sudore. Gli lanciò un’occhiata e riprese fiato.
«Bene, sei sveglio. Sei svenuto per… » tirò fuori l’orologio da taschino e sospirò esausto quando si accorse che era spaccato, «beh per un bel po’. Come ti senti?».
Si sentiva così male che a malapena riusciva a restare cosciente. «Non morirò» gracchiò. «Cosa… è successo?»
«Hai bisogno di cure. Non sono riuscito a prendere nulla. I soldi, i documenti, è andato tutto perduto. Ho guidato la vaporetta fino al limitare del bosco» mormorò afflitto.
Silas aveva un po’ di soldi, quelli vinti a carte che aveva intascato, ma non erano molti e alcuni erano volati via quando era stato sbalzato. Non che se ne preoccupasse in quel momento.
Passò le mani sul viso sfatto e una fitta gli fece contrarre la faccia.
«Mi hai… trascinato?»
Kieran era provato quanto lui. Annuì e per un attimo tolse gli occhi dal bosco intorno e li puntò su di lui per quelli che sembrarono anni.
È arrabbiato.
«Non te la sarai presa per averti legato e fatto inginocchiare? Non ti avevo neanche legato davvero!»
Kieran non era in vena di scherzi. Sembrava volergli vomitare addosso tutta la rabbia e la disperazione che lo stava logorando. Nel giro di un’ora il loro piano era deragliato - letteralmente. Avevano perso soldi, documenti e Silas non aveva neanche il soprabito invernale, soltanto una giacca leggera impregnata di sangue.
«Non sapevo nulla dell’attacco, perciò non comportarti come se fosse colpa mia.»
Kieran stava controllando lo stato dei pochi oggetti che gli rimanevano e aveva ancora la pistola in mano. Le nocche sbiancarono sul manico e per un attimo i suoi occhi lampeggiarono di intenti omicidi.
«Non tirare la corda, Vauk. Sei in un bosco da solo con un uomo armato, non testare la sua pazienza.»
Silas rise in modo nervoso, preoccupato dalla minaccia.
Si guardò intorno per capire dove fossero; aveva nevicato qualche giorno prima, la neve si era mischiata al fango ed era rimasta a tratti fra le fronde stanche.
Kieran doveva aver guidato la vaporetta con lui svenuto fino al bosco di Tarvenia, per poi trascinarlo di peso all’interno.
Allo stato attuale erano entrambi crollati a terra senza fiato né forze, zuppi di sudore per la tensione, infreddoliti, le gambe che tremavano dallo sforzo. L’erba ghiacciata non era molto confortevole, ma erano feriti e avevano bisogno di riprendere le forze.
Kieran aveva la punta del naso arrossata e gli occhi cerchiati dalla stanchezza. «Non ci inseguiranno qui?»
«No, non oseranno. Non provocherebbero la Crisalide, è una fata Antica potente, sanno che vieta la violenza nei suoi boschi.»
«E la Crisalide ci lascerà in pace? Non ama molto noi del Ferro.»
Silas deglutì appena e si asciugò il sudore con il fondo della maglietta. Tremava. Il vento invernale era implacabile sulla sua pelle sudata.
Incrociò le mani e si afferrò i polsi; pronunciò alcune parole per scaldare il proprio sangue, ma si arrestò quasi all’istante e imprecò. Continuava a compiere quei gesti in maniera automatica, come se la sua magia fosse ancora assieme a lui.
Kieran lo stava osservando e Silas tolse le dita dai polsi e le infilò sotto le ascelle, per scaldarle.
Si concentrò sulle proprie ferite e iniziò a esaminarle. «La Crisalide è molto neutrale, tiene all’ospitalità, non si può compiere violenza nei suoi boschi. Non possiamo cacciare né danneggiare la natura.»
«Come sopravviveremo? Abbiamo perso tutto, siamo in mezzo al nulla, moriremo di freddo o di fame.»
«Mangeremo frutta e verdura. Se vuoi carne, puoi mangiare animali solo se già morti.»
«E dove la troviamo frutta e verdura in inverno» sbottò, esausto.
Silas non rispose, stanco, non aveva una risposta al momento.
Kieran si tirò a sedere, aveva ripreso abbastanza fiato. Osservò l’ambiente circostante e ne studiò la conformazione per capire se fosse un luogo adatto per riposare. Non che avessero le forze di cercarne un altro. Quando ebbe finito la sua perlustrazione visiva, si voltò a guardare Silas.
«Non ho ben capito tutto quello che è accaduto sul treno. Però… hai scelto di non tornare con loro.»
«“Scelto” non è la parola che userei.»
Kieran era dolorante a causa della spalla e la stava toccando con cautela per capire l’entità del danno. La maglia era macchiata di sangue.
«Cos’era tutta quella storia? Vogliono davvero ucciderti?»
Silas anche si era seduto, incurvato per limitare il dolore al fianco. «Uccidermi ancora no. Farmi prigioniero sì.»
«Sanno del vincolo?»
Voleva mentire, ma sarebbe stato controproducente. «Probabilmente no, non ancora. Non hanno spie così in alto. Ma lo scopriranno presto.»
Kieran era confuso. «Sei anche tu uno dei loro ufficiali. Perché ti hanno trattato in questo modo?»
«Lo ero. Poi sono stato sconfitto.»
Piuttosto che rispondere a quelle domande si sarebbe fatto un’altra corsa disperata sopra un treno in fiamme. Era tentato infatti di alzarsi e andarsene, ma era probabile che svenisse seduta stante. Cercava di rispondere a monosillabi per far sì che Kieran capisse di doverlo lasciare in pace, ma dimenticava sempre quanto fosse testardo.
Sentiva il suo sguardo addosso, si stava sforzando molto per capire, vedeva i meccanismi arrugginiti nella sua testa stridere fra loro.
«Non per tua volontà. È sempre stato questo che ti aspettava in caso di fallimento?»
Sapeva dove stava andando a parare, aveva sperato che fosse più sveglio, per una volta.
Socchiuse gli occhi. «Non farlo.»
«Cosa?»
«Non cercarmi delle scuse. Mi fa imbestialire.»
Kieran poggiò le braccia sulle ginocchia. «Sto solo cercando di capire. Posso farti delle domande, visto che i tuoi compagni ti vogliono morto o è vietato?» domandò sulla difensiva.
Se gli avesse detto di no, avrebbe ottenuto l’effetto contrario. Kieran in questo era come lui, più gli dicevano di non fare qualcosa e più lui s’intestardiva. Avrebbe voluto non conoscere così bene quei suoi lati, gli dava fastidio rendersene conto.
Rovesciò la testa. «Puoi farle, ma non cambia il fatto che farò tutto ciò che è in mio potere per non tornare in cella, Reed.»
«Puoi provarci, ma non andrai lontano. Perché vogliono farti fuori? Che tu abbia perso o no, sei una risorsa, non ha alcun senso sbarazzarsi di te.»
L’altro osservava le stelle nel tentativo di razionalizzare. Il cielo però era occultato in parte dagli alberi e in parte dalle nuvole, era difficile vedere anche la luna in quel momento.
Non poteva dire a Kieran che era finito all’interno di uno scontro di potere e alleanze nella Legione, che persone subdole e arriviste avevano messo Cavana contro di lui. Come non poteva parlare della faccenda di Rondine, perché la vergogna di quel gesto era impronunciabile per lui.
Poteva optare però per una mezza verità.
«Sono una risorsa con la mia magia. Così? Valgo più da morto. Inoltre, il Consiglio mi ha interrogato e ha usato ogni mezzo per strapparmi informazioni. O fai finta di non sapere?»
«So che usano le droghe e la magia per far sentire i prigionieri al sicuro, così che parlino. Ho assistito ad alcuni interrogatori nella mia vita. Non è qualcosa che lascia scelta.»
Kieran gli parlava quasi come un amico, il che divertiva molto Silas; era passato dal gridargli ogni giorno che era uno sporco traditore senza lealtà, per poi mostrarsi un suo strenuo difensore appena intravedeva la possibilità di intortarlo e fargli credere che poteva confidarsi. Un tempo non ne sarebbe stato capace, invece ora non ci aveva pensato due volte a sfruttare l’alterco a cui aveva assistito.
Poggiò la testa contro il tronco dietro di lui e chiuse gli occhi. «Kieran, è così che funziona nella Legione. È così che funziona in ogni gruppo di persone che non sia guidato dal caos. Ho disubbidito agli ordini e fatto di testa mia. Farsi prendere vivi è già un tradimento se sei un Sanguemisto e sai perché. Non sei l’unico che sta collaborando col nemico se non te ne sei accorto.»
Calò il silenzio per qualche secondo.
«Era da anni che non ti sentivo chiamarmi per nome.»
Sbatté le palpebre in un’espressione instupidita. Quando alzò il viso Kieran aveva un mezzo sorriso divertito.
C’era un limite a tutto. Aveva scelto proprio quel momento per dire una simile fesseria, e dopo averla pronunciata ad alta voce non stava neanche scavando una buca dove seppellirsi, anzi, gli veniva da ridere. Forse si era sbagliato poco prima, forse Kieran non stava cercando di manipolarlo, era solo un povero fesso che non capiva quando fosse il caso di tacere invece di dare aria alla bocca.
«Tu sei… esasperante, davvero.»
«Lo so, lo so» rispose e il suo sguardo era provato dallo sfinimento. Si osservò le mani. «Ascolta. Ora noi abbiamo lo stesso obbiettivo: raggiungere l’esperto di sigilli, vivi e senza farci notare dal Consiglio o dalla Legione. Per quanto il Consiglio scoprirà presto che ero sul treno che è stato attaccato dalla Legione…»
«Potresti diventare un ricercato?»
Scrollò la testa. «Non lo so. Cercheranno di mantenere il silenzio e manderanno qualcuno sulle mie tracce a indagare. Certo è che se quell’uomo, Frederick, dovesse parlare in giro di ciò che ha visto, la situazione peggiorerebbe.»
Silas lasciò uscire un verso di disappunto. «Io te lo avevo detto.»
«La questione» lo interruppe Kieran con freddezza, «è che in questo momento siamo sulla stessa barca. Tu non puoi scappare finché hai questo vincolo, io non posso tornare a casa.»
Una sintesi concisa. Avrebbe voluto contraddirlo in qualche modo, ma non poteva.
 Kieran gli porse la mano, stavolta con più convinzione. «Stringiamo una tregua finché non sarà il momento di tornare indietro. Io non mi fido di te e questo non cambierà, ma non ci serve la fiducia se a guidarci è lo stesso traguardo.»
Silas guardò la mano e poi l’espressione seria di Kieran. Quel discorso era stato così ben concepito, doveva davvero aver passato del tempo fra i burocrati di Eisenburgh.
Per qualche motivo gli tornò in mente la mattina in cui avevano pulito la stalla insieme, ma scacciò via quel ricordo come si scaccia una mosca.
«Non ho nulla in contrario a questo piano se significa che non verrò più legato ogni notte, ma ciò non significa che mi limiterò a eseguire i tuoi ordini. Se vuoi che io collabori, le cose non si faranno solo a modo tuo.»
L’espressione di Kieran divenne incerta e la mano si ritirò un pochino. «No.»
«Non hai neanche sentito cosa stavo per dire!»
Gli occhi chiari del Campione divennero più freddi. «Il modo in cui hai agito sul treno è inaccettabile. Se vuoi che questa tregua funzioni mi devi promettere che non farai più qualcosa di simile senza consultarmi. Hai ucciso un uomo a sangue freddo come un animale. Non m’importa di come vivi adesso, non puoi agire così.»
Il tono paternalistico gli diede presto ai nervi. «Lo avresti lasciato andare via con una valigetta piena di pezzetti di bambini. Non sei il mio comandante, Kieran. Questa non è la tua caserma e io non sono “uno dei tuoi”. Non ti devo rendere conto di ciò che faccio. Mi hai tenuto legato in stanza e poi ti aspetti che io ti consulti? E in ogni caso ti sbagli. Non ucciderei mai un animale a quel modo.»
Una vena si gonfiò in fronte a Kieran, ma attese qualche secondo e sembrò reprimere l’insulto velenoso che aveva sulla punta della lingua.
«Stavi dicendo che vuoi che qualcosa si faccia anche a modo tuo: spiegati» deviò discorso, secco.
«Dobbiamo sopravvivere. Intanto concentriamoci su questo. La città più vicina è Moslon, non ho idea di quanto disti dalla nostra posizione, ma per raggiungerla ci vorranno giorni.»
«A piedi possiamo farcela.»
Silas non ce la avrebbe mai fatta, ma piuttosto che dirlo ad alta voce si sarebbe sparato a un piede. Era ferito, senza cappotto ed esausto; attraversare un bosco innevato in inverno in quelle condizioni era impensabile.
«Potremmo implorare l’aiuto della Crisalide» esordì.
Kieran lo osservò come se fosse impazzito e si lasciò scappare una risatina. «Splendida idea, Silas. Così io verrò trasformato in qualche mobilio floreale per fate, mentre tu bevi liquore e balli. Sarebbero in grado di farmi a pezzi senza uccidermi se volessero.»
Socchiuse gli occhi e le parole dopo gli uscirono a fatica. «Non piace neanche a me l’idea, ma che alternative abbiamo? La Legione potrebbe pattugliare i dintorni del bosco e se proseguiamo moriremo congelati.»
«Non chiederemo udienza alla Crisalide. Forse avrebbe pietà di te, ma non di me. Andremo a piedi. A Moslon faremo le cose anche a modo tuo. Ma non ucciderai più nessuno a meno che non sia per difesa.»
«Era per difesa.»
«Smettila, offendi la tua intelligenza con queste risposte.»
Se Silas non avesse ucciso quell’uomo, nessuno lo avrebbe fermato. Avrebbe trovato altra merce, a volte viva e imbavagliata, a volte già morta. Il commercio delle parti fatate viveva soprattutto grazie ai bambini, le vittime perfette. Incapaci di difendersi, ingenui da attirare, piccoli abbastanza da essere portati via senza problemi.
Silas non aveva bisogno di giustificazioni. Gli dispiaceva solo di non essere riuscito a uccidere anche l’altro.
 «Non posso promettertelo, ma d’accordo. Cercherò di contenermi e… » sospirò, «di consultarti. Contento? Sempre che io non muoia qui congelato, ed è molto probabile visto che non vuoi chiedere aiuto alla Crisalide».
I brividi interruppero le ultime sillabe. Il vento fra gli alberi emetteva un suono lugubre; sperava davvero che le nuvole sopra la loro testa sarebbero rimaste innocue. Non sapeva come superare la notte vestito a quel modo, si sarebbe ammalato di sicuro.
«Accendiamo un fuoco, non credo che alla Crisalide darà fastidio se prendo rami e pigne già in terra. La sua presenza è… spaventosa come sempre» mormorò Kieran e guardò fra le fratte scure del bosco.
Silas non riusciva a percepire la magia della Crisalide, non con i marchi. Ma sapeva che per un guerriero di Ferro essere così vicini a una tale fonte di magia fatata fosse disturbante.
Kieran si voltò di nuovo verso di lui e lo studiò. «Ho ancora il mio cappotto e…»
«Se ti azzardi a offrirmelo, Reed, te lo riduco a brandelli.»
«E sarei io quello difficile? Sei ferito, stai morendo di freddo e nei prossimi giorni sarai un peso se ti ammali. Io ho più massa, dunque soffro meno il freddo di te» spiegò con un pizzico di saccenteria.
«Accendiamo il fuoco» tagliò corto e cambiò argomento.
Kieran impiegò diversi minuti per riuscirci, c’era troppa umidità. Dopo diversi fallimenti il buio della radura si illuminò con un crepitio.
Il calore delle fiamme gli diede subito un brivido di piacere e le loro ombre vennero proiettate sui grossi tronchi del bosco. Qualche creaturina scappò fra i cespugli e le fratte, colta in flagrante dalla luce. Sembrava una piccola fatina curiosa, affacciatasi dai rami. Sparì come una fiammella di luce fra gli alberi.
Kieran la aveva notata, perché si era irrigidito. Il popolo fatato contava tante creature diverse, tutte legate alle corti. Di certo quella fatina sarebbe andata ad avvertire la Crisalide, se non sapeva già della loro presenza.
Kieran si sfilò piano la maglia e guardò lo squarcio che aveva sulla spalla. Trafficò nella tasca del lungo cappotto che aveva poggiato di lato ed estrasse ago e filo.
«Se vuoi posso guardare anche la tua ferita.»
«Sei anche un guaritore adesso? Non finisci mai di stupirmi, Reed.»
Ritirò la mano. «Hai un brutto taglio, anche in fronte.»
«Lo farò da solo, ma grazie infinite per le tue premure. Sei un pasticcino quando ti preoccupi per me» rispose stucchevole.
Kieran lo ignorò, irritato e iniziò a studiare la ferita sulla propria spalla. Faticava ad arrivarci ed era sul braccio destro. Alzò gli occhi verso Silas, come sperando in una sua offerta d’aiuto, ma questo girò il capo come se non ne volesse sapere nulla.
Non forzare la mano, spezza-ali.
Lo guardò ricucirsi la spalla tirando il filo con i denti. Quando ebbe finito rinfilò piano la maglia e il cappotto, poi gli lanciò ago e filo. Silas li afferrò e li guardò con poca convinzione. Non era il suo forte ricucire una ferita, si era sempre curato con la magia.
Guarire con la magia era molto difficile e stancante, sbagliare poteva dire peggiorare di molto le condizioni della persona. Kieran conosceva qualche magia elementare, ma di certo non sarebbe mai stato capace di curare qualcuno.
Silas si guardò la ferita al fianco, lo straziava ogni volta che provava a muoversi. Provò ad affondare l’ago, ma la mano di Kieran lo fermò.
«Fermo, hai ancora dei frammenti di metallo dentro, non puoi ricucirla così.»
Non aveva idea di come estrarli. Gli lanciò un’occhiata eloquente.
Kieran sfilò dalla cinta un coltellino e lo poggiò sul fuoco. «Puoi lasciarmi fare? Non potrai camminare domani con quella ferita e ci rallenterai.»
Si prese il suo tempo per valutare quell’offerta. Un’offerta dal suo nemico.
Il dolore però era fin troppo sordo per essere ignorato.
Alzò gli occhi al cielo ed entrò di nuovo nella parte del bastardo disincantato.
«Il tuo charme mi lascia sempre senza parole, Reed. Fa’ quello che devi fare, visto che ci tieni tanto.»
Si tolse la giacca e la maglia con movimenti goffi e alzò un braccio per scoprire la ferita. Kieran prese il coltellino.
«Non sono un medico, ne troveremo uno appena saremo a Moslon.»
Avvicinò la lama alla ferita. Silas guardò affascinato. «E come lo pagheremo? Con il mio sangue? Di questo passo non me ne rimarrà molto» e provò a ridere, ma la risata s’interruppe bruscamente per il dolore.
Kieran iniziò a togliere i frammenti di metallo aiutandosi con la lama. Silas strinse la mano a pugno sull’erba e si addentò l’interno della guancia.
«Ho finito, erano solo un paio» mormorò, mentre sbirciava l’espressione dell’altro, «ora la ricucio».
Scaldò l’ago sul fuoco e lo infilò nella carne. Silas lasciò andare il respiro e ansimò. Aveva il corpo coperto da sudore freddo. «Bastava dirlo che volevi una scusa per toccarmi.»
Kieran bloccò l’ago. «Bene, continua a blaterare queste idiozie, se ti distrae.»
«Sei sorprendentemente delicato. Forse le tue amanti non erano così insoddisfat» la parola venne coperta dal verso di dolore che gli uscì dalla bocca, «cazzo».
Lo vide ridacchiare. «Dicevi?»
 «Ti ho già detto che ti imbarazzi troppo facilmente?»
«Devi smetterla di parlare della mia vita sessuale.»
«Sono quei rari momenti in cui non sembri un automa e ti comporti da umano.»
Sollevò il viso a guardarlo, stupito. «Non mi comporto da automa. Non fraintendere la persona che sono, con la persona che devo essere quando sto insieme a te. Sei un nemico e non posso abbassare la guardia» rispose brusco.
Aspettò qualche secondo prima di continuare a cucire, come se volesse accertarsi di essere concentrato.
«E come saresti, di grazia?»
Lo aveva colto alla sprovvista. «Tu parli troppo.»
Serrò i denti dal dolore. «Hai chiesto una tregua e io ho un fottuto ago nella carne. Avanti, che genere di persona sei adesso?»
«Il genere di persona che non scambia quattro chiacchiere con un criminale.»
Silas roteò gli occhi. «Raccontami una tua serata tipica quando non sei in servizio. Raccontami qualcosa e basta, fa un male cane.»
Kieran tagliò l’ago dopo aver finito con la ferita al fianco e osservò quella sulla fronte. «Scostati i capelli.»
Li tirò indietro. «Allora?»
Infilò l’ago nella pelle e Silas strinse gli occhi, mentre una goccia di sangue gli scivolava lungo la tempia.
«Se sono in città vado al pub con Dalia e Thomas e altri del mio reggimento. Oppure vado a vedere qualche incontro di pugilato o alle esposizioni degli automi. Se sono in viaggio leggo una rivista e mi bevo un bicchierino nei miei alloggi. Non muoverti.»
Spostò gli occhi sull’ago, senza riuscire a vedere. «Non vai mai a qualche festa?»
«Di rado.»
«A giocare d’azzardo?»
Inclinò la testa. «Qualche volta, con Dalia.»
«E pensare che ti disprezzava in Accademia ed era amica di Terence.»
Si inumidì le labbra. «Tutti possono cambiare. Eravamo ragazzini» replicò, indulgente.
Questa giustificazione a me non l’hai mai concessa.
«Ti è sempre piaciuto il pugilato, avevi persino quella rivista autografata da quel tipo…»
Spostò gli occhi dalla ferita a lui, indignato. «“Quel tipo” è Karl Boyega, ed è il campione in carica» borbottò, «è il pugile più forte di tutta la Gardena! E io sono uno dei pochi che lo ha seguito fin dagli esordi».
Silas trattenne una risata. In certi aspetti era davvero rimasto uguale. «Conduci la vita che volevi, sarai soddisfatto.»
Aggrottò le sopracciglia. «Lo sono. Mi piace la mia vita» mormorò difensivo.
Silas non lo schernì come al solito, il dolore lo stava mettendo a dura prova. Si zittì e iniziò a concentrarsi sul non perdere i sensi. Non era tanto il fianco, ma la testa. Continuava ad avere punti ciechi nella vista e gli sembrava che fossero aumentati. Ma forse era solo suggestione.
«Eri molto legato a quell’uomo?» domandò Kieran all’improvviso.
«Chi?»
«Quello con la maschera da gufo.»
Osservò l’ago, chiedendosi quanto mancasse. «Perché, sei geloso di me?»
«Se hai ancora la forza per dire queste stronzate significa che stai bene. Ma non hai risposto.»
Non voleva parlarne. Non che avesse importanza. «Basta con le domande. Ho bisogno di riposare.»
Kieran spezzò il filo con il coltellino e concluse la cucitura. Si fermò, come se volesse dire qualcosa, ma rimase in silenzio.
«Non è il massimo, ma dovrebbe reggere fino a Moslon.»
Si alzò, tornò al di là del fuoco e ripose le sue cose. Silas rinfilò la maglia e si sdraiò, esausto.
«Andrà bene. Smettila di preoccuparti come una ragazzina.»
«Mi preoccupo per me. Non vorrei morire nel sonno a causa di un tuo dissanguamento notturno.»
Aveva un grazie sulle labbra che non osò proferire, non dopo quella risposta brusca. C’era un limite al mostrarsi debole, lui lo aveva superato da un pezzo.
La gratitudine che sentiva era già un sentimento inaccettabile.
Una tregua.
Era certo che se avessero collaborato sarebbero stati inarrestabili come in Accademia. La parte difficile era proprio quella di mettere da parte tutto il cattivo sangue che scorreva fra loro.
«Dormi. Farò la guardia.»
Sorrise e avvicinò il viso al suo tanto da costringerlo a scostarsi. «Hai paura che possa pugnalarti una gamba e scappare?» gli tastò il cappotto sulle braccia, «prendere questo vecchio cappotto e svignarmela nel bosco?».
«Non con le tue ferite, Vauk.»
Gli toccò lo sterno e quando Kieran abbassò lo sguardo gli diede una schicchera sul naso. «Stavo solo scherzando. Tregua, giusto?»
Ricevette uno sguardo guardingo, ma calmo. Il Campione sapeva di avere ancora il controllo, lo aveva perso per un attimo, ma lo aveva riguadagnato.
Ha ragione però. Leviamo questo Vincolo. Poi deciderò il da farsi.
Cercò di formare una sorta di giaciglio con le foglie, poi si raggomitolò vicino al fuoco.
Allungò le dita verso le fiamme; gli sarebbe piaciuto sentire di nuovo quel calore emesso dalle sue mani, gli sarebbe piaciuto essere percorso ancora una volta dal fremito della magia.


 
   
 
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