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Autore: Feisty Pants    29/07/2021    1 recensioni
La banda è ormai fuori dalla banca di Spagna e cerca di ricominciare a vivere in piena tranquillità spostandosi da un luogo a un altro. Alicia Sierra, Cesar Gandia e la polizia segreta, però, cercheranno in tutti i modi di trovare i Dalì per porre fine a una guerra che ormai stava durando troppo tempo. I veri protagonisti, questa volta, saranno i sentimenti, le emozioni e le storie personali di ogni membro della banda obbligato a fare i conti con i fantasmi e tesori della propria vita.
(Alcuni elementi della trama originali sono stati modificati. Nairobi, infatti, è ancora viva e il professore è riuscito a portare fuori la banda dalla banca di Spagna senza aver incontrato Alicia Sierra)
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, FemSlash | Personaggi: Il professore, Nairobi, Rio, Tokyo
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Violenza
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CAPITOLO 18
LA POTENZA DI UN SORRISO
 

Qualche giorno prima dell’attacco di Alicia Sierra…

Il pianto di Nieves risveglia i due giovani genitori, addormentati nel cuore della notte. Tokyo si alza a fatica, particolarmente stanca e provata dai giorni ricchi di preparativi per il matrimonio di Nairobi. Essere un genitore è difficile e richiede sacrifici ogni ora del giorno e della notte. Per una persona può sembrare banale, ma i risvegli notturni sono sempre una grande gatta da pelare per mamma e papà. La ragazza accende la bajour con le palpebre incollate e pesanti, impossibili da aprire, quando vede davanti a sé Rio reattivo con in braccio la piccola che ha già smesso di piangere.

“Grazie” si limita a dire Tokyo, rivolgendo un sorriso al giovane che ancora una volta l’aveva aiutata.

“La sai calmare benissimo” constata la donna, osservando il ragazzo nell’adagiare dolcemente la bambina nel lettino, per poi sedersi accanto a lei.

“La amo, come amo te! Siete la cosa più bella della mia vita” afferma lui con quel sorriso a labbra serrate in grado di coinvolgere ogni muscolo del viso.

“Nairobi ti ha fatto vedere le foto di qualche giorno fa?” chiede lui, prendendo alcune immagini dal comodino. Tokyo fa segno di no con la testa, per poi osservare i ritratti in silenzio. Quattro fotografie meravigliose che inquadravano un bacio di Tokyo e Rio, una di Tokyo con la bambina e due che le aprono completamente il cuore. Una foto ritraeva Rio, intento a sollevare Nieves al cielo, mentre lei riceve il bacio del suo papà sul collo. La seconda, invece, mostrava la loro famiglia al completo: un abbraccio di tutti e tre sorridenti e sereni. Tokyo si emoziona di fronte a quelle immagini che imprimono su carta la famiglia che mai si sarebbe aspettata di meritare e di vivere.

“Da quando è nata Nieves e sto con te, gli incubi sono finalmente passati. Siete state il mio coraggio e la mia medicina per ritornare a vivere. Ora non ho più paura di nulla proprio perché ho voi. Non riesco ancora a crederci” constata Rio scuotendo la testa e mangiandosi le labbra per la felicità, per poi togliersi una targhetta alquanto conosciuta dal collo.

“Cosa ci fai con il mio anello di fidanzamento?” domanda Tokyo divertita nel rivedere il pegno del loro amore.

“Bogotà me l’ha modificata. Guarda…” spiega Rio, lasciando l’oggetto nelle mani della compagna. Tokyo squadra il metallo su cui era inciso il nome di Anibal Cortes, accorgendosi dei cambiamenti. Ora, al posto del suo nome, ve ne erano tre: Anibal, Silene e Nieves. Tokyo accarezza l’incisione con delicatezza per poi stringerla in un pugno come a voler proteggere qualcosa di suo.

“La terrò per sempre e mi darà la forza di lottare, di combattere l’ultima battaglia della Sierra e per sempre mi ricorderà della nostra storia. Mi hai regalato la vita che ho sempre sognato Tokyo, non vedo l’ora di uscire di qui e comprarci il nostro cagnolone e la nostra villa sulla spiaggia!” conclude Rio, per poi rimettersi la targhetta al collo e sporgersi verso Tokyo dando vita ad un bacio dapprima leggero e sensuale fino a trasformarsi in un vero e proprio antipasto d’amore. Il resto di quella notte i due la trascorrono facendo l’amore senza pensare a nulla, se non a guardarsi negli occhi e rendersi conto di amarsi come mai prima. I due inizialmente riuscivano a dirsi le cose solo scopando, ora avevano imparato a dimostrarsi amore in ogni piccolo gesto di quella quotidianità tanto bramata quanto temuta.

“Che cosa facciamo?!” chiede Raquel rientrando nell’abitazione, spaventata per quanto successo.

“RIO E MONICA PORCA PUTTANA! LI HANNO PRESI!” esclama Tokyo alterata, uscendo dalla panic room e sbraitando il più possibile.

“Calmati Tokyo!” la zittisce subito Denver, bisognoso di ossigeno per pensare e per respirare.

“Calmati un cazzo Denver! Hanno preso tua moglie e il mio ragazzo! Dobbiamo andarceli a riprendere o quella chissà cosa potrà fargli!” continua a gridare Tokyo, muovendo animatamente le mani.

“Adesso ragioneremo su un nuovo piano, anche se non ho la più pallida idea di come fare a rintracciarli!” ansima il professore, appoggiando le mani sul tavolo.

“Io sì!” prende parola Nairobi, accortasi di un piccolo particolare. La squadra fissa l’amica con attenzione per poi seguirla verso la panic room.

“Io e Tokyo abbiamo attivato le telecamere mentre voi sparavate e ora si è collegata anche questa” descrive Nairobi, indicando un monitor della stanza che mostrava delle immagini sfuocate.

“Rio!” dice allora il professore, sedendosi subito alla postazione e migliorando la qualità del video.

“Cosa? Che significa?” chiede Tokyo corrugando la fronte per lo stupore.

“Ha con sé una telecamera con annesso un localizzatore! È la nostra salvezza! Dobbiamo partire subito, prima che facciano qualcosa a Monica e Rio! Bogotà prepara le armi… Denver ed Helsinki contattate il resto della banda e Raquel…” inizia a ordinare il prof interrotto proprio dalla consorte.

“Io ho un’idea… penso sia azzardata ma questa volta vale la pena provare” propone lei seria, guardando negli occhi il compagno.

“Chiamiamo l’ispettrice e Angel. Possono venire anche loro in soccorso” sgancia la bomba lei, ricevendo il borbottio della banda.

“E pensi che ci aiuteranno? Quelli cercheranno di buttare in carcere anche noi!” si inserisce Nairobi, ragionando sulla proposta.

“Lo faremo! Provare non costa nulla e scappare da loro nel caso ci costerà poco. È la volta buona che sistemiamo anche i nostri rapporti con la polizia. Rivelargli la posizione della più grande ricercata del momento è un gesto di fiducia” spiega il prof, annuendo a Raquel e stringendole la mano.

“Ora dobbiamo partire. Voi due resterete qui!” comunica ancora Sergio, rivolto a Nairobi e Tokyo messe in panchina per quel colpo finale.

“In bocca al lupo” li incoraggia Nairobi, guardando negli occhi Bogotà e chiedendogli attraverso un semplice sguardo, di restare vivo. Tokyo si ritrova ancora una volta fuori gioco e, seppur arrabbiata per l’ingiustizia, sa bene che se si fosse trovata davanti la Sierra le avrebbe fatto scoppiare le budella.

Qualche ora dopo…

Alicia si era sistemata nella propria base e, dopo aver fatto legare Stoccolma e Rio a due sedie, camminava vicino a loro sorseggiando una bibita gassata.

“Posso chiederti come hai fatto a tornare così magra dopo la gravidanza?” domanda la Sierra, posizionandosi davanti a Monica.

“Sicuramente perché non mangiavo tutta la merda che prendi tu!” risponde Monica con coraggio, serrando i denti e guardando negli occhi la nemica.

La Sierra scoppia in una fragorosa risata, per poi stopparsi e tirare una violenta sberla alla riccia. Il colpo inflitto, sostenuto da una forza elevata e dalla presenza di anelli, taglia il labbro di Monica che rimane impassibile di fronte all’offesa subita.

“Che cazzo vuoi da noi eh?! Sono capaci tutti di torturare una persona tenendola legata!” entra in azione Rio, dimenandosi tra le catene cercando di salvare l’amica picchiata.

La Sierra si avvicina al ragazzo con un fare accattivante, prestando attenzione ad ogni singolo passo dei suoi tacchi a spillo. Nel sentire quel ticchettio lo stomaco di Rio si blocca in un secondo, ricordando immediatamente le torture inflitte da quella donna.

“Sei proprio bello sai?” commenta lei, accarezzandogli i capelli per poi afferrarli con forza e sollevargli la testa.

“Non ti facevo così pieno di te. Non eri così l’ultima volta… cos’è ti sono cresciute le palle?!” lo stuzzica lei, per poi tirargli un calcio alle parti basse, punto delicato e dolente per qualsiasi uomo. Rio risponde al colpo respirando profondamente, senza mostrare segni di cedimento, incassando il colpo privo di lamenti.

“A quanto pare sì! Bene… mi piacciono gli uomini forti!” continua lei, per poi accarezzargli il petto muscoloso.

“Mi vuoi dire ora… perché sei venuto in soccorso della biondina? Non mi starai dicendo che ti piace! In effetti a te quelle più grandi sono sempre piaciute, no?” lo punzecchia lei, per poi tornare da Monica e infastidirla sui soliti quesiti discriminatori.

“Quella brutta puttana! Se me lo tocca di nuovo io giuro che le infilo…” inizia a sbraitare Tokyo, avendo assistito alla scena dalla telecamera di Rio, pur bloccata da Nairobi che cercava in ogni modo di allontanarla dal visore.

“Calmati! Ora arriveranno i nostri! La Sierra è nella merda!” la interrompe l’amica, guardando lo schermo e rimanendo in contatto con il prof tramite una radiolina.

Dopo alcuni minuti, infatti, la base segreta di Alicia Sierra viene circondata dalle volanti dalla polizia e da circa quattro elicotteri militari. L’ispettrice e Angel, infatti, aveva ascoltato la comunicazione dei Dalì decidendo di fidarsi e di concordare una nuova tregua per annientare un nemico comune. Alicia Sierra, ormai, aveva i minuti contati.

“E in quanto a pulsioni? Tu devi essere fortunata, hai un uomo con cui sfogarti! Io invece non riesco più a farlo con nessuno da quando è morto mio marito e…” continua il suo monologo la Sierra, girando tra le dita un ricciolo d’oro di Monica che aveva ora il labbro viola e ancora colmo di sangue. La criminale non riesce a terminare la frase perché, proprio in quel momento, le porte vengono aperte dai suoi stessi scagnozzi che si ritrovano con una pistola puntata alla testa da parte dei Dalì.

“Lasciali andare Alicia! Sei fottuta ormai!” ordina il prof, guidando la banda dalla tuta rossa. La Sierra indietreggia spaventata, per poi prendere coraggio e puntare la pistola alla nuca di Monica. La squadra riesce a prendere tempo e, mentre il prof e Raquel tengono alta la guardia sulla Sierra, Helsinki e Bogotà corrono verso Rio liberandolo dalle catene. Il ragazzo scatta in piedi all’istante, munendosi di un’arma e unendosi ai compagni.

“Ah beh, ora che avete il ragazzino con una pistola in mano sì che ho paura!” li sbeffeggia la Sierra camminando all’indietro verso una porta segreta di cui solo lei conosceva l’esistenza. La donna si muove lentamente, continuando a trascinare con sé Monica legata alla sedia e con la sua arma alla nuca.

“Lasciala ho detto!” urla allora Denver, collerico di fronte alla situazione.

“Sapete qual è la verità?! Voi non siete capaci di sparare e non troverete mai il coraggio di uccidermi! Io, invece, non mi faccio scrupoli…” conclude la donna, per poi sparare un colpo. Il rumore fa urlare i presenti a cui si ghiaccia immediatamente il sangue. In quell’istante tutti vedono Monica inerme cadere a terra con una pallottola nella coscia, esattamente a pochi centimetri dalla precedente ferita. Quel momento di panico permette alla Sierra di azionare un pulsante nel muro ed aprire una porta automatica nella quale si immette rapidamente.

Rio assiste alla scena collerico per poi, mosso dall’adrenalina, correre dietro alla nemica.

“NO, RIO, FERMO!” esclama Denver ai piedi della moglie accasciata a terra. La squadra parte allora all’inseguimento del nemico trovandosi, però, il portone chiuso in faccia, azionabile solo dall’impronta digitale della Sierra stessa.

“Puttana! Fermati!” le urla dietro Rio, raggiungendo la ex ispettrice in una panic room bianca senza più vie di fuga.

“Tu? Mi avresti seguito tu? Sto tremando! Aiuto!” ride la Sierra, appoggiandosi alle ginocchia per poi alzarsi senza nemmeno puntare l’arma verso il giovane.

“So bene che non hai il coraggio di spararmi! Sei solo un ragazzino! Il punto debole dei Dalì!” lo insulta ancora lei, per nulla preoccupata.

“Sai qual è la verità Alicia?” inizia a dire Rio, mirando alla fronte dell’avversario.

“Tu mi fai pena! Non provo rabbia, ma solo pena! Pena perché avresti potuto avere tutto. Un bambino, una casa, una vita… e invece sei qui, a rincorrerci per chissà quale motivo. Ti chiedi perché io sia corso dietro a Stoccolma. L’ho fatto perché ognuno di loro è la mia famiglia e non avrei mai permesso a una cretina come te di uccidere una madre!” racconta Rio con molta maturità, dimostrando di non avere più paura, di essere finalmente un uomo coraggioso, pronto a tutto perché felice della propria vita.

“Che cazzo ne vuoi sapere tu della maternità? Non ti si saranno manco formate le sfere!” lo prende in giro la Sierra, difendendosi da un’accusa che, in realtà, la stava trafiggendo in profondità.

“Ne so quanto basta e mi riprometto ogni giorno di imparare di più! Sai perché ti sono venuto dietro!? Perché avevo un conto in sospeso con te! Pensavo che tu mi avessi rovinato la vita, ma la verità è che sono qui per dimostrarti il contrario. Io non ho più paura di te Alicia! Così come non temo più le tue torture o le tue fisse per lo zucchero!” continua il giovane, aprendo le braccia e sorridendo al nemico, dimostrando di averlo già vinto.

“In questi mesi ho scoperto la bellezza della vita. La meraviglia dell’amore, della famiglia, dell’amicizia! Non voglio parlartene troppo perché so che non capiresti, ma a me l’amore ha cambiato la vita! Una bambina mi ha destato dai traumi… mi ha fatto rialzare, svegliare, capire che nulla stava per finire ma solo per cominciare! Una bambina mi ha chiesto tutto ciò che c’è di più semplice facendomi accorgere di essere io ciò di cui aveva bisogno e che le mie preoccupazioni a confronto erano niente! Una bambina mi ha mostrato la dolcezza di un sorriso senza motivo che ha curato i miei musi lunghi e gli attimi di negatività. Una bambina mi ha fatto faticare, non mi ha concesso di dormire, di mangiare, di lavarmi mettendomi di fronte a quei momenti così comuni dal risultare speciali. Una bambina è stata la mia rinascita… la sua mamma, una bambina e il suo piccolo cuore” afferma Rio con le lacrime agli occhi e la voce spezzata per l’emozione, ma con un sorriso meraviglioso sul volto.

“Un bambino Alicia! La rinascita me l’ha data un bambino! E tu, che sei mamma di un bambino, lo hai messo da parte per la vendetta… dimenticandoti che lui avrebbe potuto darti tutto quello che stavi cercando” taglia corto lui senza smettere di sorridere in faccia al nemico.

Ed è proprio quella linea curva del viso ad infastidire la Sierra, perché aveva davanti a sé la dimostrazione di aver perso nella vita, di non essere nessuno, di aver sbagliato tutto. Per un attimo la donna abbassa la pistola e guarda per terra, sconvolta da quelle parole così profonde pronunciate da un ragazzo che aveva capito il senso della paternità nonostante la sua giovane età. Alicia si sentiva mentalmente sconfitta, demolita dalle emozioni e dalle parole: per sempre considerate le armi più potenti al mondo. Per una donna come lei la ripresa sarebbe stata comunque possibile ma l’orgoglio e il senso di colpa spesso portano a continue recidive, più che a momenti di stasi in cui ammettere lo sbaglio e pagare le conseguenze delle proprie azioni.

Per questo motivo, quando la partita sembrava ormai terminata, Alicia decide la sua ultima mossa. La donna estrae due pistole puntandone una verso Rio e l’altra alla propria tempia.

“No Alicia no!” esclama allora Rio, consapevole di avere di fronte una donna pronta a suicidarsi. Rio reagisce al momento addossandosi la responsabilità di una morte, prendendosi la colpa di uno sparo che avrebbe evitato il suicidio di una persona, pulendole l’anima da una scelta brutale e distruttiva. È così che Alicia Sierra riceve nel cuore la pallottola di Rio, per poi accasciarsi lentamente a terra non prima, però, di aver ricambiato con la medesima moneta.

Gli spari furono esattamente due, quasi simultanei, ma la pistola che la Sierra si era puntata alla testa non aveva sparato nessun colpo. Due proiettili si erano sfiorati, andando in direzioni opposte e colpendo al cuore entrambe le persone.

“NOOOOO!” è la parola che esce strozzata dalla bocca di Tokyo, che viene immediatamente sorretta dalle braccia di Nairobi. Quel monitor, infatti, aveva mostrato troppo trasformandosi in un film dell’orrore con una meravigliosa morale d’amore.

Millesimi di secondi in cui Rio abbassa lo sguardo al proprio petto dove vede il sangue zampillare e uscire a fiumi, intuendo in quel preciso istante che ormai era tutto finito. Il ragazzo si accascia a terra lentamente, chiudendo gli occhi e destinando le sue ultime forze a due azioni muscolari molto importanti: con una mano stringe a sé la targhetta con incisi i nomi della sua famiglia e impegna le energie per continuare a sorridere.

È così che termina la giovane avventura di Anibal Cortes, un ragazzo che aveva finalmente trovato la propria felicità, aveva salvato gli amici permettendo loro di vivere e di rinascere e se n’era andato con il sorriso: segno di una vittoria silenziosa ottenuta grazie all’amore.
 
  
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