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Autore: Servallo Curioso    31/08/2009    2 recensioni
Tutto questo non ha senso, potrei dirvi, eppure è reale.
Da quando i miei mi hanno fatto trasferire nella metropoli succedono continuamente cose strane: prima scopro che la mia vicina è una fujoshi, o come cavolo si dice, poi delle pazze mi minacciano con un affare gigantesco e infine compare il magico porro di metallo.
Se devo essere sincero la città la immaginavo leggermente diversa, un po' meno assurda direi quasi. Forse sono pazzo, o forse tutto questo è un sogno, ma c'è chi dice che la magia in realtà è così: demenzialità allo stato puro.
Genere: Demenziale, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Chapter 2:
Un gatto di porcellana”

Con che cosa ti hanno minacciato?”
Il poliziotto mi osserva stupito da dietro la scrivania, forse è un bancone.
Cerca di trattenersi, non vuole scoppiare in una risata fragorosa davanti a me.
Ieri sera poi mi sono addormentato e mi è toccato venire di mattina a fare una denuncia. L'idea di raccontare la verità però forse non è stata buona, direi che è stata la peggiore dell'ultima settimana. Perché non usare quella del mitra, mi chiedo.
Con un fallo gigantesco”. Provo a dirlo nella maniera più discreta possibile ma per lui è la goccia che fa traboccare il vaso.
Inizia a ridere, non riesce a trattenersi, chiama perfino un collega che stava passando.
L'attenzione si focalizza su di noi.
Vieni! Ce n'è un altro!”. Un altro?
Quello nuovo è abbastanza grassoccio e avanti con gli anni. Lui è serio, non la trova una cosa simpatica; appena arrivato mi lancia un'occhiata severa e inizia a parlare. “Questa storia è ridicola”.
Ma è la verità!
Però essendo il settimo caso questa settimana dobbiamo crederti”.
Sobbalzo. Il settimo caso? Mio dio quante vittime hanno fatto con quel coso?
Non posso credere che sia accaduto ad altre sei persone” commento.
L'uomo con cui avevo parlato all'inizio, un giovane dalla carnagione abbronzata, mi riprende: “A cinque di loro è andata bene, come a te, poiché hanno ricevuto solo minacce”.
L'altro?”.
Ha provato a reagire e...” sta per ridere di nuovo. “... è successo”.
Successo? Cosa?
Ci penso alcuni secondi: possono essere successe molte cose, ma una sembra la più probabile, cioè: quelle pazze hanno fatto quella cosa con quel coso a quel poveretto?
Ma è enorme!” dico all'improvviso immaginandomi la scena.
Loro annuiscono, uno serio e l'altro ridacchiante.
Si trova all'ospedale, infatti, la cosa è piuttosto grave” mi dice il vecchio.
Poi, senza una ragione ben precisa, parte con una spiegazione.
Noi le chiamiamo le Yao, o le Yoa, oppure: Ayo, Oya, Oay o Aoy. Non sappiamo di preciso quale sia il loro nome”. Sì, in parole povere mettete insieme le lettere scritte sulla maschera, sarei capace anch'io. “La prima segnalazione risale a lunedì”.
Faccio un piccolo calcolo: oggi è giovedì, quindi è quattro giorni fa.
A te cosa hanno rubato?”
Ok.
Ora che cosa dico?
Come glielo spiego che avevo una rivista porno yaoi in versione fumetto nel cassetto?
Devo inventarmi qualcosa.
Un gatto di porcellana”.
Un gatto di porcellana?” mi riprende il vecchio.
Dannato vecchio! Se ci fosse stato solo l'altro magari l'avrebbe creduto, sembra abbastanza stupido.
Comunque devo ammettere che non ha senso.
Senti: abbiamo la lista di ciò che hanno preso fin'ora e direi che non è nel loro stile prendere un gatto di porcellana”.
Un gatto di porcellana! Ma come mi è venuto in mente?
Capisco che può essere imbarazzante ma devi dircelo”.
Sospiro. Sospiro. Sospiro. Non posso mica dirlo davvero!
Probabilmente inizio a sudare, con la mano destra mi gratto prima la fronte e poi la nuca. Il mio volto arrossisce, lo sento cambiare colore.
Era forse un gatto di porcellana che assomigliava vagamente a un pene?” mi consiglia il più anziano.
Io annuisco, è la risposta che fa meno male tra le possibili.
Capisco. E tu che ci facevi?”. Io direi anche di smetterla.
Non era una domanda in programma. Posso non rispondergli, non è una cosa che interessa ai fini della denuncia ma se non dico niente penseranno qualcosa che di sicuro non mi piacerà. È giunto il momento di inventarmi una storia, questa volta senza gatti di porcellana.
Ho una zia molto eccentrica” e ora come proseguo? “Sapete, mi sono trasferito qui proprio ieri per studiare e lei ha insistito affinché lo portassi con me. Ha davvero la forma di un gatto ma in realtà è... quello. Secondo lei porta fortuna, insomma: secondo il suo culto pagano”.
Se avessero un minimo di cultura a riguardo potrebbero contraddirmi. Cosa c'entra il paganesimo con i falli? Spero che non siano ferrati sulla cosa
Capisco” leggo lo stupore su di lui, per fortuna è ignorante in materia di paganesimo. “Mi dispiace che il tuo primo giorno sia stato così sconvolgente”.
Non si preoccupi” rispondo. “Non sarà questa cosa a farmi giudicare il posto”.
Iniziano a pormi altre domande, cose più tecniche.
Nome, cognome, data di nascita e simili.
Si arriva alla via. Non la ricordo, così estraggo il foglietto.
Via Isola Verde numero quarantacinque”.
Al sesto piano?”
Sì” rispondo senza pensarci.
Passano alcuni secondi prima che mi chieda come cavolo facciano a saperlo. Divento sospettoso.
Forse sono complici o più probabilmente Sabrina ha fatto una denuncia prima di me.
Oppure è stato un gatto di porcellana.
Ok, devo smettere di pensarci.


*

Quando torno a casa la incontro, proprio davanti alla porta dell'appartamento: ha suonato il campanello ma nessuno ha risposto e così è in procinto di andarsene. Oggi indossa una maglietta nera, con varie scritte rosse in una lingua dell'est che non conosco. I pantaloni invece sono degli short di jeans.
Rimane immobile davanti al portone quando mi vede, posso notare il suo volto illuminarsi appena.
Mi saluta con la mano prima di parlare. “Cristian, ti stavo cercando”.
Dimmi tutto”.
Intuisco già cosa vuole dirmi, sarà qualcosa che ha a che fare con il furto.
Ieri notte qualcuno è entrato nella mia soffitta e ha fatto un po' di casino. Volevo sapere se te hai sentito qualcosa”.
Faccio finta di nulla. “Dei ladri?”
A quanto pare”.
Scuoto la testa amareggiato. Fingo dannatamente bene a volte. “No, non ho sentito nulla”.
Ho fatto la cosa giusta, ergo, la migliore: non potevo mica dirle di aver raccolto un fumetto da quelli caduti e successivamente averlo ceduto alle pazze armate di fallo. Lei sospira abbassando lo sguardo.
Guarda che lo so che ne hai preso uno ieri sera”.
Perfetto: non credevo che avesse una vista così acuta, sulla schiena poi. Sa cosa ho fatto e probabilmente deduce cosa è successo dopo, i suoi occhi innocenti mi stanno minacciando.
Non saprei spiegare il modo con cui degli occhi minacciano qualcuno, però ora sento di dover ammettere tutto. Deglutisco, ma lei precede una qualsiasi altra mia reazione. “Leggi tra le righe, Cristian, voglio sapere se ce l'hai ancora o ti è stato preso”.
Ne parla come se fosse una cosa di valore. “Mi è stato preso”.
Con forza sbatte un pugno contro il muro ingiallito vicino alla porta, credo che abbia perso la pazienza. Poi la osservo meglio: non è arrabbiata, forse è sconfitta. Sono confuso, seriamente confuso da ciò che è accaduto ieri e dalla reazione di questa giovane sconosciuta.
Sabrina... mi dispiace” provo a dirle.
Lascia stare. Hanno vinto un'altra volta”.
Non capisco”.
Lei mi dice di lasciare perdere e io obbedisco. Ora sono sicuro che lei ha qualcosa che la lega alle tre ladre sodomizzatrici; è a conoscenza di vari punti che non vuole dire. Lei è informata dei fatti, lo deduco con facilità.
Hanno vinto, così ha detto, ma vinto a cosa? Gioca forse a nascondere la roba per vedere se le ladre la trovano? Oppure è qualcosa di più serio: una guerra nascosta.
Non si confiderà con me, ci conosciamo da un solo giorno, ma la curiosità mi implora di capirci qualcosa di più. Potrei spiarla o seguirla anche se non ne sono capace.
Ora mille possibilità mi frullano nella testa: tante opzioni, tante conseguenze, tante probabili risposte.
La seguirò stanotte, non ho nessun altro programma in agenda.
Stanotte perché le cose losche si fanno di notte, appunto.

*

Sono rimasto in casa tutta la sera ma lei non è uscita.
Sono rimasto vestito e con le chiavi pronte per ore ma non l'ho sentita scendere per le scale.
Sono rimasto sul divano cremisi con l'idea di un pedinamento da film.
Sono rimasto qui come un cretino dietro un'idea cretina.
Alla fine mi sono deciso a fare una passeggiata ed eccomi qui, in una stradina deserta all'una di notte. Passeggio nel silenzio totale, circondato solo da insegne di negozi chiusi, panchine e qualche albero.
Non mi pento di ciò che ho fatto, l'idea era buona, è stata lei a non permetterne l'attuazione. Non è stato neppure tempo sprecato quello, alla fin fine non avevo nient'altro da fare.
Mi imbuco in un vicolo stretto, circondato da due alti palazzi, alla fine dovrei sbucare in una via più grande proprio vicino al portone. Mi sembra di stare in un canyon, quelli dei film, solo che è buio e non ci sono indiani e cowboy.
Ritiro il paragone con un canyon.
Sono stanco: sto ritornando verso casa.
Un fruscio sospetto. Di notte sono sempre molto attento ai rumori, ho una innaturale paura per ciò che può accadere nei luoghi isolati e apparentemente deserti. Per i vicoli, le scale, le case abbandonate, i cantieri chiusi e i cimiteri.
Mi volto di scatto e vedo un foglio di giornale mosso dal vento.
Un altro rumore: una macchina che parte. Paura inutile.
Rumore: un gattino che salta sul cassonetto. Spavento inutile.
Rumore: una vecchia che si è affacciata al balcone. Sobbalzo inutile.
Rumore: due loschi individui sono apparsi vicino a me, uno è davanti a me e uno è dietro di me. Adesso credo di dovermi preoccupare.
Sono gemelli, identici. Hanno una felpa nera e un cappuccio sulla testa, ma il volto è ben illuminato: mento spigoloso, piccolo naso e occhi di un colore indefinito. Come due gocce d'acqua.
Sono anche alti e grassocci, insomma persone che vorresti incontrare in un vicolo isolato.
Non dico nulla, vado avanti e mi avvicino sempre di più a quello che mi para la strada, e che riesce a occuparla.
Passaggio ostruito, non posso proseguire.
Scusi, si può spostare?” domando con un filo di voce e tanta follia.
Questo è il nostro territorio” dice quello dietro di me.
Un vicolo?”.
Sì, un vicolo”.
Avete solo questo vicolo?”
Sembra scocciarsi. “Sì, abbiamo solo questo vicolo”.
La cosa suona ridicola”. Non ce l'ho fatta a trattenermi. A volte mi domando se la mia bocca non è comandata da qualcun altro. Parla senza che io ne abbia il controllo, dice cose tra le più disparate.
Forse ho una bocca senziente. Rimaniamo alcuni secondi in silenzio, loro non sembrano intenzionati a parlare e io sto rimuginando sulla mia bocca.
E così questa è la vostra via”. Mi tocca iniziare perfino una conversazione, tanto vale fare una domanda sul tempo.
Quello davanti fa una smorfia. “Sì, proprio così”.
Allora?” domando. Che è la loro via l'ho capito ma a me non interessa molto. Vediamo di sbrigare questa cosa velocemente che voglio tornare a casa.
L'uomo alle mie spalle sospira, quello davanti fa spallucce.
Nulla, così tanto per dirtelo”.
Mi fa piacere. Io sono nuovo, appunterò questa cosa nel mio diario segreto”. Mi sembrano abbastanza stupidi, così come non capisco il loro modo di fare. Cercherò di assecondarli, mostrandomi amichevole.
Interessante, mi sembrava di non averti mai visto”.
Nuovi attimi di silenzio.
Ora posso passare?”
Ci pensano un po' su, entrambi. Vedo quello che ho davanti scuotere il capo.
C'è una cosa che dobbiamo chiederti. Per quale motivo pensi che ti abbiamo fermato?” Per dirmi che è la vostra via, ovvio. “Dobbiamo chiederti dei soldi”.
In prestito?” ci scherzo un po', non sono così svegli da arrabbiarsi.
Rimangono immobili, non sanno come rispondere così prendo nuovamente la parola. “Comunque non ho il portafoglio con me, mi dispiace”.
È la prima volta che provo a fregare individui del genere, anche perché è la prima volta che li incontro. Nel mio paese non esistono.
Guardandoli bene sembrano due ippopotami gonfiabili vestiti da persone cattive, ma non sono cattivi. Solo un altro animale gonfiabile potrebbe cadere nel loro tranello; non mi stupisce abbiano solo un vicolo. Quello dietro fa una serie di rumori strani, mi volto e lo vedo frugare in una tasca. Estrae un biglietto con le istruzioni, manco fosse una lista della spesa.
Allora dobbiamo farti del male”.
Idiota lui e chi ha scritto quel foglio. Idiota io che sono uscito di notte in un luogo sconosciuto.
Non vorrete mica farlo davvero?” ora inizio a non sentirmi al sicuro. La follia è svanita.
Ieri sera vengo minacciato da un fallo gigante, stasera da due ippopotami.
Mi dispiace, ma il capo ci ha detto questo”. Quello davanti a me sembra davvero rammaricato. Povero diavolo. Non credo in Dio, ma se esiste deve intervenire subito affinché un innocente non si faccia male.
Stomp. La mia testa si gira nuovamente.
Prima che qualsiasi altra cosa possa accadere una figura è caduta davanti a me. È piombata al suolo come un sacco dell'immondizia gettato dalla finestra. È in piedi grazie a un atterraggio da film e ora si guarda attorno. In mano ha un porro, un lungo porro.
I due sono spaventati dalla verdura, chissà perché. La guardano con gli occhi sgranati.
Marco” sospira guardando colui che si trova davanti a me. “Mirko” sospira voltandosi verso quello dietro.
Se incontro la loro madre mi congratulerò per la scelta dei nomi, assolutamente.
Sabrina” rispondono loro.
Nessuno che abbia detto “Cristian” chissà perché.
Cristian” sospira lei lanciandomi un'occhiata. Mi rimangio ciò che ho appena detto, qualcuno ha detto il mio nome. Evviva!
Ciao Sabrina” rispondo cortesemente. Aspetto per alcuni secondi un chiarimento che non arriva e mi faccio avanti. Perché la gente piomba dal cielo e due stupidi pretendono di chiedere un pegno? E perché c'è un porro, ditemi per quale assurdo motivo lei maneggia un porro.
Posso sapere che cosa sta accadendo?”
Un secondo” mi risponde lei scattando in avanti.
Il tonfo del metallo che sbatte contro una testa. Poi si volta, giusto il tempo di saltare oltre di me e arrivare all'altro. Il tonfo del metallo risuona un'altra volta.
Come fa il metallo che sbatte? Tipo: Sdeng?
Nel mio diario segreto dovrò scrivere che la mia vicina ha appena picchiato due uomini con una verdura dalla dubbia provenienza.
Comunque: mi sono perso da qualche parte... non ci capisco più nulla. Cioè, devo correggermi: non capisco quasi più nulla di ciò che sta accadendo. Una cosa mi è chiara: il porro mi ha salvato.
È successo molto velocemente, ma in poche mosse li ha stesi entrambi armata di quello. Ora capisco il loro spavento.
Eccomi” sospira avvicinandomi a me.
I due stanno rantolando al suolo, me ne assicuro con un'occhiata rapida prima di tornare a fissare la mia vicina. “Grazie”. Mi fanno quasi pena, dev'essere stato un porro di piombo.
Lei sospira e mi dice di seguirla, mi sta conducendo a casa. “Erano amici di mio fratello, a volte gli piace giocare al boss e alla banda di criminali”.
Capisco e questo gioco comprende anche il fare del male agli altri? Insomma, che educazione ha ricevuto costui?
Ultimamente sono diventati più aggressivi, insomma, sono stati messi alle strette. Il quartiere non è più loro e li appartiene...”
Solo un vicolo” la precedo.
Sabrina annuisce con un sorriso. “Vedo che ne sei al corrente”.
Perché hanno perso il quartiere?” mi sembra di parlare di una cosa seria, non di un gioco per ragazzini cresciuti (male). Lei invece la prende come una sciocchezza, a sentirla sembra quasi che mi stia raccontando delle sue barbie.
Qualcun altro lo ha preso. Sono stati cacciati”.
Da chi?” alla mia domanda lei si volta di scatto fermandosi. “Se posso saperlo...” aggiungo mettendo le mani avanti a me.
Indovina? Dalle stesse che ieri sono venute da te: le Y.A.O.I.”.
Sono perplesso. Cos'è questa sigla? Sono una band musicale pop?
Magari le vedrò suonare.
Loro?”
Sì, loro”.
Arriviamo al portone, lo apre ed entriamo. Rimango in silenzio fino alla seconda rampa di scale, poi le domando: “Il tuo porro è di metallo?”
Lei si ferma. Era davanti a me, qualche gradino avanti, con l'oggetto della discussione in mano. “No, è un porro normale”.
Allora come hai fatto a tramortirli?” ora sono io che mi fermo, mentre lei riprende il cammino.
Aspetto alcuni secondi, il tempo che impiega per pensare a una risposta; alla fine si affaccia una rampa più in alto. “Non fare domande, Crist”.
Crist?” la mia attenzione è stata sviata verso questo diminutivo.
Sì, Cristian è lungo e così l'ho abbreviato”.
Ma è orrendo”.
Non ribatte e continua la scalinata, per seguirla mi tocca fare una breve corsa lungo le rampe.
Torna tra noi il silenzio fino al quinto piano, quando la lascio davanti alla porta.
Mi saluta con la mano, per evitare di fare ulteriore rumore vista la tarda ora; io non posso resistere però, sento il dovere di dire qualcos'altro, tanto per chiudere la conversazione.
Questo posto è pieno di cose strane”.
Lei apre la porta e sta entrando “Non hai visto ancora nulla”.
La porta si chiude piano e senza far rumore.
La conversazione è rimasta più aperta che mai.
La mia mente è rimasta più confusa che mai.
La casa è ancora più puzzolente che mai.
La finestra è ancora più rotta che mai.
Là fuori c'è gente più pazza che mai.
Dovrei finirla adesso.

   
 
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